CAPITOLO 37

Agnese

Il panico mi assale, facendomi contorcere le budella.

Non odio solamente i posti stretti e soffocanti, odio anche il buio.

M'incute terrore, e Dio, mi sta salendo l'ansia.

Il sudore freddo mi cola sulle scapole, attraversa la spina dorsale, e finisce la sua traiettoria, raggiungendo il fondoschiena.

Un brivido di freddo, percuote il mio corpo, e sono costretta più volte a deglutire per reidratare il mio esofago.

Mi passo le mani tra i capelli nervosamente, e con un balzo veloce, mi alzo in piedi.

"Perché cazzo la luce di emergenza non si accende"
sbotto, tastando l'ascensore in modo convulso, cercando quella maledetta luce.

"Rilassati, abbiamo i cellulari.
Accendi la torcia"
La voce di Nicholas è così tranquilla e pacata, da rendermi ancora più agitata.

Ma come diavolo ci riesce?

"Rilassarmi?
Odio l'oscurità e i posti così, mettiti nei miei panni"
Ringhio, mentre sfilo dalla tasca il cellulare.

Osservo il display, cercando la dannata torcia in mezzo a una marea di applicazioni.

Quando sto per attivarla, il telefono mi muore tra le mani.

"Cazzo!"

Lancio l'aggeggio tecnologico contro le porte di questo inutile ferro vecchio, e caccio un urlo carico d'odio.

Sentiamo caro amico Karma, hai qualche altra bella sorpesa, in serbo per me?

"Dammi il tuo telefono"

Il palmo della mia mano si allunga verso il petto di Nicholas e sussulto quando mi prende le dita, e ci appoggia il suo Smartphone.

Lo ringrazio fievolmemte, accadendo la torcia.

Mi rilasso di poco, cercando di calmare i battiti accellerati e convulsi del mio cuore.

"Adesso possiamo parlare?"

I suoi occhi si posano dolcemente nei miei, e per un attimo mi ci perdo, dimenticando momentaneamente la sua domanda.

"Agnese"
Ripete, mentre ritorno sulla terra, stacco gli occhi dai suoi e  rispondo.

"Avanti, sputa il rospo"

"Mi dispiace aver organizzato tutto ciò alle tue spalle, ma non mi hai lasciato scelta.
Ho chiesto a mio cugino il numero della tua migliore amica, e insieme a lei, ho organizzato questo."

E come ha fatto a convicere Alice?

Solitamente lei non ci lascia il giorno libero così senza preavviso, è raro che lo faccia.

"Come hai fatto a convincere Alice?"

Sorride beffardo e risponde:

"Le ho semplicemente detto che l'addio al nubilato di Fred si sarebbe tenuto nel suo locale.
Ho voluto esagerare dicendole che ci sarebbero stati un sacco di invitati e avremmo lasciato mance abbondanti"

Furbo, il ragazzo!

Quando si parla di soldi, Alice è sempre molto disponibile.

Chissà perché?

La rabbia si placa, ma non del tutto.

"Tutto qui? Non hai altro da dirmi?"
Lo guardo incitandolo ad andare avanti nel suo discorso.

"In realtà non capisco perché ti comporti così.
Perché non mi hai risposto? Ho forse sbagliato qualcosa?"

I suoi occhi cercano di leggermi l'anima, mentre continuano a scrutarmi senza battere ciglio.

Come faccio a dirti che ho paura di non essere ricambiata?
Che sto iniziando a provare qualcosa per te?

"Nicholas io..."
La voce mi si blocca in fondo alla gola, mentre la luce di emergenza si accende dando segni di vita.

"Era ora!"
Esulta Nicholas.

"Magari hanno capito che siamo chiusi qui dentro, e che le tue urla e il suono continuo
del campanello di emergenza che non hai fatto altro che sfondare con le tue dita, alla fine sono servite a qualcosa"

Sorride di pancia, prendendomi in giro come se fossi un'oca da Circo, e mi lascio sfuggire un sbuffo.

"Sì, prendimi pure in giro, tanto alla fine se non staremo qui per ore, è solo merito mio"

Le voci di quelli che presumo essere i nostri salvatori, arrivano al mio udito come un coro di un corpo di canto di Chiesa.

Sorrido vittoriosa e dico:

"Siamo qui! L'ascensore si è bloccato"
Urlo.
E penso di non essere mai stata così felice come adesso.

"Signorina, è da sola?"
È Un uomo dalla voce rauca a parlare.

"No, c'è anche un ragazzo insieme a me"
Sposto lo sguardo su Nicholas, mentre i suoi occhi erano già fissi su di me.

Le gote si tingono di un rosso tenue, e sposto lo sguardo sulle porte.

Non farti abbindolare, Agnese.
Ricordati che sei ancora arrabbiata con lui.

"Ci vorrà all'incirca una mezz'oretta, e ben presto, sarete fuori da qui"

L'uomo mi comunica le tempistica e lo sento insieme ad altri colleghi urlare e mettersi a lavoro.

Mi siedo nuovamente a terra, e inizio a contare mentalmente, i minuti che restano per uscire da questa scatola di ferro.

Il fruscio dei vestiti di Nicholas, mi fanno capire che è al mio fianco.

"Riprenderemo il discorso dopo, Agnese.
Quando tu sarai calma, avrò bisogno di risposte che possono giustificare il tuo mutismo nei miei confronti.
Ma adesso, facciamo pace?
Non vorrei tornare a casa con un buco in testa, per colpa tua"

Sorride, porgendomi la mano in segno di tregua.

Osservo il suo palmo, le dita affusolate e le vene in evidenza.

L'afferro con vigore, e dico:

"Pace fatta, ma sappi che dormirai per terra"

Sorrido malefica, mentre lui scoppia a ridere, contagiando anche me.

Allora...
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Cara capito qualcosa Nicholas?
O è troppo tonto?
E Agnese... Cosa stava per dirgli, prima che la luce di emergenza entrasse in funzione?
Bah, chi lo sa?
Spero vi sia piaciuto!
Grazie di tutto donzelle!❤

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