CAPITOLO 36

Agnese

Arriviamo all'albergo che ha prenotato, e con forza inaudita, scendo dalla macchina sbattendo la portiera.

Sono incazzata, è un eufemismo.

Mi dirigo a grandi passi verso l'entrata della struttura, evitando di ascoltare i richiami continui di Nicholas.

Stringo i pugni e prego mentalmente che questi 3 giorni: finiscano al più presto.

Dio, che situazione di merda.

Una presa ferrea, avvolge il mio polso in una morsa, e sussulto quando l'alito fresco di Nicholas sfiora il mio lobo.

"So che sei arrabbiata, ma questo non ti da il diritto di comportarti come un'inutile ragazzina capricciosa"

Chiudo gli occhi, e mi giro di scatto per guardarlo in faccia.

"Ah, no? Cosa credi? Che sia il tuo cagnolino? Che non mi opponga a tutto ciò?
Sai Nicholas, avresti potuto dirmelo"
Sbotto furiosa.

E so che la rabbia non è dovuta solo a questo.
Perché in fondo, io ho fatto la stessa cosa con lui.

Io ho agito alle tue spalle, proprio come tu hai fatto con me.
Ma c'è differenza tra la mia, e la tua situazione.
Ho ancora un grande fardello sulla schiena.
Un segreto, un segreto che non trovo il coraggio di rivelarti.

Sono la prima ad essere incoerente, ma non è facile.

Il fatto è che, la situazione si è complicata da quando ho scoperto che io ci sono dentro.

Pienamente.

Che mi sto innamorando, mentre vedo i miei sentimenti venire calpestati, ogni qualvolta incrocio i tuoi occhi, e noto che tu stesso non ricambi.

E fa male, cazzo se fa male.

Strattono con forza il braccio, staccandomi dal suo corpo.

Percorro il tragitto che mi condurrà all'interno dell'albergo, e impreco mentalmente per l'inutile situazione in cui mi hanno cacciata.

Eh no Clara,
Non mi sono dimenticata.
Sappi che sei nella mia lista nera insieme a Nicholas.
Ah, anche il mio capo Alice.

Apro la porta, l'arredamento moderno della hall, mi lascia di stucco.

Vasi colmi di fiori di tonalità differenti, vegetali profumati ovunque, addobbano la stanza.

Una lampadario in cristallo si erge al centro, i raggi del sole riflettono nelle piccole schegge vitree, conferendo alla stanza, un aspetto quasi surreale.

Un tappeto color avorio, ricopre il pavimento, regalando il benvenuto a tutti coloro che decidono di pernottare.

Sposto lo sguardo, e fisso le poltrone di un nero intenso, in contrasto con il chiarore delle pareti e del tappeto, risaltano all'occhio, e vorrei tanto potermi godere la morbidezza che emanano.

"Buongiorno! Ha per caso prenotato una stanza?"

Il sorriso candido di un ragazzo che potrebbe avere all'incirca la mia età, richiama la mia attenzione,  facendomi soffermare per pochi secondi sulla sua dentatura perfetta.

Io nemmeno dopo un chilo di nutella sorrido così, soprattutto di mattina.

Sto per rispondergli, quando una voce profonda e sensuale, lo fa al mio posto.

"Sì, a nome di Mariani"

Bel cognome, Nicholas.
Chissà, magari scopro che discendi da una famiglia di stronzi.

"Certo! Ecco qui le chiavi della vostra stanza"

Aspetta, vostra stanza?
Ho sentito bene.

"Scusi, dovrebbe esserci un errore.
Sono due camere separate, non una matrimoniale"

Il ragazzo mi sorride raggiante e risponde:

"Nessun errore signorina, una matrimoniale come il signor Mariani ci ha chiesto"

Lancio uno sguardo di fuoco a Nicholas, sperando che da un momento all'altro possa esplodere come una supernova.

Digrigno i denti e sorrido in modo forzato.

Stringo i pugni e mi volto.

Anche la stanza ha scelto.
Stronzo, cafone.

Ci porge le chiavi, chiamando un altro ragazzo affinché possa prendere il borsone di Nicholas.

Quest'Ultimo si rifiuta sorridendo e ringraziando per  cortesia, così ci avviamo verso l'ascensore.

Tre giorni qui dentro e non ho nemmeno un cambio.
Farò la barbona per tutto il tempo.

Mi rassegno al mio destino, e aspettiamo l'ascensore.

Le porte si aprono, mi fiondo all'interno, e muta come un pesce, aspetto che le porte si spalanchino nuovamente.

Nessuno dei due parla, ma alla fine è meglio così.

Taci Nicholas, perché potrei ucciderti da un momento all'altro.

Proprio mentre stiamo per raggiungere il secondo piano, dove c'è la nostra stanza, un rumore non proprio piacevole mi fa sobbalzare.

L'ammasso di ferro si arresta.
Mentre io, sto per avere un mancamento.

Schiaccio pulsanti a caso, e spero che non sia quello che penso.

"Apriti, cazzo!"
Sbatto ripetutamente i palmi sulle porte pesanti, ma quest'ultime rimangono chiuse.
 
Premo il tasto di emergenza con forza, facendolo suonare di continuo mentre urlo:

"Aiuto! L'ascensore si è bloccato"

Ho sempre odiato i luoghi ristretti e angusti, e pur essendo un ascensore grande, mi sento di soffocare.

Osservo Nicholas, e lui è calmo.

Un sorrisetto gli dipinge il volto, dopodiché si schiarisce la gola e dice: "Bene, volevo parlarti e la fortuna sembra girarmi attorno.
Siediti Agnese, abbiamo tutto il tempo per farci due chiacchere, tanto non puoi scappare"

Continua a sorridere beffardo prendendosi gioco di me, mentre io sto per avere un esaurimento nervoso.

Karma, perché ti abbatti sempre sulla mi vita?
Non dovresti essere dalla mia parte?

Sbuffo irritata, e mi siedo per terra.

"Sono tutta orecchi"
Sussurro a denti stretti, prima che anche la luce dell'ascensore, si spenga del tutto.

Che sfiga vero???
Non uccidetemi, dovevo aggiornare ieri, ma 'sto caldo mi fa passare la voglia.
Cosa ne pensate?
Sono cattiva, lo so.
Comunque, sappiate che Agnese si sente su un bivio.
Da una parte vorrebbe sputare tutta la verità, dall'altra è frenata a causa dei suoi sentimenti.
Ripeto: non vuole rovinare il legame che entrambi stanno creando, e la verità fa male, lo sappiamo tutti.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie ancora per le stelline e le visualizzazioni! Siete la mia gioia❤❤

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