CAPITOLO 35
Agnese
Il suono incessante della sveglia, mi avvisa che è giunto il momento di alzarmi.
La spengo controvoglia, e ancora con gli occhi impastati dal sonno, mi avvio in bagno.
Osservo il mio riflesso nello specchio.
I capelli in disordine, il pigiama stropicciato, i segni delle lenzuola sulla pelle, sono la prova della mia insonnia.
Mi sfrego il viso con l'acqua ghiacciata, sperando di diminuire l'intensità violacea delle mie occhiaie ed estirpare la spossatezza che appesantisce il mio corpo.
Mi asciugo il viso e penso.
Penso alla mia freddezza nei suoi confronti, al non rispondere al suo messaggio, al non cercarlo più.
E la risposta è là, proprio sotto gli occhi, proprio negli errori che insieme, in passato, abbiamo commesso.
Non voglio passatempi, non cerco sofferenze, nessun rapporto strettamente occasionale.
Niente di tutto ciò.
Ed è difficile non pensare che lui cerchi proprio quello.
Nonostante le sue parole sincere, nonostante alcuni gesti sorprendenti e romantici, nonostante il piccolo cambiamento che ho riscontrato negli ultimi tempi, non riesco a fidarmi, non totalmente almeno.
Non voglio commettere altri misfatti, non voglio scottarmi, non più.
Ho bisogno di sentirmi quelle parole, quelle parole che mi confermano che non è uno scherzo, che anche lui, come me, si sta innamorando.
E io ci sono dentro, fino in fondo, fino alle ossa, fino al sangue e alla gola.
Non posso dimenticare, non posso farlo perché è il padre di mio figlio, e ho bisogno di lui non solo per Francesco, ho bisogno di lui, anche per il mio debole e sofferto cuore.
Ci siamo spezzati entrambi, e sempre insieme, cuciremo la filigrana che porterà i nostri cuori a congiungersi, ma questa volta, si uniranno in un'unica entità.
Non smetterò di provare le farfalle nello stomaco, non smetterò di provare quel sentimento che sta crescendo come edera nel mio cuore.
Ma sarà difficile affrontare tutto ciò, perché lui non ricambia.
Mi avvio in cucina per sorseggiare un bel caffè amaro, amaro come il mio umore.
Verso il liquido caldo nella tazza e lo bevo, sperando che mi dia l'energia necessaria per affrontare questa intensa giornata di lavoro.
Verso il fondo del caffè nel lavello e mi avvio in camera per vestirmi e dirigermi in bagno per lavarmi i denti.
Mezz'ora dopo, sorrido a mio figlio.
Poso un dolce bacio umido sulle sue guanciotte paffutelle, posandolo tra le braccia di mia madre. Quest'ultima accenna un saluto e mi intima ad andare, prima di arrivare troppo tardi sul posto di lavoro.
Mi avvicino alla vetrata del locale, mi accorgo che le luci e la scritta luminosa che indica il bar aperto, sono spente.
Cerco di aprire la porta, ma sembra inutile, non si smuove di un centimetro, chiusa, il locale è chiuso.
Poco dopo, mi accorgo di una cosa che prima, nell'intento di sfondare l'entrata come una ladra, non avevo notato.
Non molto lontano da dove mi trovo io, un foglietto lattiginoso, giace solitario sulla grande vetrata di destra.
Mi appresto ad affermarlo, e leggo il contenuto.
"Ascolta Agnese, il bar è chiuso per tre giorni. Tra poco, arriverà una macchina nera a prenderti. Ci si vede al tuo ritorno.
Alice"
Ma cos'è, uno scherzo?
Io sono venuta qui, per leggere un misero foglietto, quando posso utilizzare il mio tempo in modi diversi?
Tre giorni con mio figlio, ad esempio.
Perché devo aspettare una macchina nera?
Dove devo andare? Eppure di scorte per il locale ne abbiamo abbastanza, ma che cazzo sta succedendo?
Accartoccio il foglio tra le mani, e aspetto questa fottutissima macchina nera.
Vedo avvicinarsi la vettura, e quando mi arriva vicina e si ferma, capisco subito chi è.
Nicholas.
Apro la portiera e salgo in macchina.
Prima che possa aprir bocca, lo fermo affogandolo con un sacco di domande.
"Cosa fai qui, Nicholas? Perché sono in macchina con te, invece di lavorare? Come fai a conoscere il mio capo, Alice?
Dove stiamo andando?"
Non risponde, e continua a guidare, mentre io inizio ad innervosirmi.
"Allora? Vuoi rispondermi?"
"Perché non mi hai risposto? Perché non ti sei fatta più sentire?
Perché Agnese?"
Le mani di Nicholas si stringono sul volante, osservo le nocche delle dita sbiancare.
La mascella si contrae e capisco che è nervoso.
Non dico nulla, penso solo a quello che mi ha appena detto.
Se fosse preoccupato? Se mi avesse pensata tutto il tempo come ho fatto io con lui?
"Stiamo andando in un Albergo, Agnese.
Voglio chiarire questa situazione subito, prima che sia troppo tardi"
Lo guardo scioccata.
Tre giorni con lui, solo per risolvere questa inutile situazione di mutismo che gli ho imposto.
E mentre cerco ancora di capire quello che mi ha appena detto, stringo i pugni.
Un complotto, tutti d'accordo per creare questo inutile teatrino per incastrarmi.
Non sarà facile come credi Nicholas, saranno tre giorni d'inferno.
Stavolta non sarà solo mutismo, no no, sarà molto peggio.
Molto, molto peggio.
Buonasera belle fanciulle!
Sì lo so, sono in ritardo con l'aggiornamento.
Tutto ciò, è dovuto alla revisione del mio primo libro "Innamorata di Uno schermo"
per cui, ci ho messo un po' per aggiornare.
Non so quante di voi hanno letto quel libro, ma per me è importante, ci sto mettendo anima e cuore per aggiustarlo e renderlo più "presentabile" ai vostri occhi.
Tornando a noi, che ne pensate?
Agnese è parecchio incazzata.
Diciamo che persino il suo capo Alice, (non mi ricordo se in precendenza le ho dato un nome, ma vabbè, adesso la chiamiamo Alice) ha complottato alle sue spalle, e non solo ragazzuole, tanti e tanti altri.
Povero Nicholas, se l'è cercata lui eh😂
Spero che il capitolo vi piaccia! Vi amo donzelle!❤
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