CAPITOLO 28
Che strana macchina è l’uomo. Gli metti dentro lettere dell’alfabeto, formule matematiche, leggi, e doveri ed escono favole, risate e sogni.
Fabrizio Caramagna
Sento una mano che leggermente mi percuote, e in seguito la voce di Nicholas che mi arriva all'udito quasi in un sussurro.
"Ei, siamo arrivati. Ti sei addormentata"
Apro gli occhi, e osservo la luce fioca che illumina l'ambiente esterno in cui ci troviamo.
"Dove siamo?" Chiedo tra uno sbadiglio e l'altro.
"Adesso vedrai"
Mi sorride, per poi estrarre il suo smartphone e portarlo all'orecchio.
"Ei sono io... scusa il disturbo, ma volevo chiederti se posso prendere le chiavi del locale. Devo fare una sorpresa ad una persona"
Mi osserva, e io non capisco nulla.
Lo vedo Annuire ringraziando l'utente dall'altro capo del telefono, e poi chiude la chiamata.
"Vieni"
Scendiamo dalla macchina, e solo adesso constato il profumo di salsedine nell'aria.
Il rumore delle onde che si rivoltano sugli scogli, la brezza marina che mi accarezza il viso, e infine, la spiaggia spoglia nel silenzio della notte.
Potrei rimanere così all'infinito, cullata da questa magica vista con al mio fianco, il ragazzo più bello che io abbia mai visto.
Ma il mio cavaliere ha ben altri programmi per la serata.
Non è l'immensa vastità blu cristallina che ci circonda il suo intento, non è il panorama desertico che ci accoglie, ad interessarlo.
Lo vedo dirigersi verso un edificio di legno scuro, dalle dimensioni imponenti che sovrasta la mia piccola statura di molte spanne.
Traffica tra le assi malandate del passaggio che conduce alle porte della struttura, e ne estrae un mazzo di chiavi.
"Cosa stai facendo? È illegale!"
Mi guardo attorno per scorgere qualche sagoma incuriosita dalla nostra presenza, ma nel silenzio che abita tra noi, non trovo nessuno.
Rilascio un sospiro di sollievo, e osservo il ragazzo davanti a me in attesa di risposte.
"Non preoccuparti, il proprietario è un amico di vecchia data, stai tranquilla."
Annuisco, mentre lui inserisce le chiavi nel lucchetto e apre la grande porta in legno di Rovere.
Un interruttore illumina l'interno, e come un automa mi ritrovo a gustare tutto quello che i miei occhi riescono a divorare.
Un bar è disposto sulla sinistra contornato da tavolini e sedie in ferro, mentre sulla destra, un enorme castello gonfiabile
ospita centinaia di palline di cromie differenti.
Un sogno.
E dimentico tutto.
Dimentico i doveri, le responsabilità, il lavoro, L'età adulta che ho raggiunto troppo precocemente.
Rivivo i momenti fanciulleschi e acerbi della mia infanzia.
Rivivo i sorrisi.
Rivivo i momenti trascorsi in compagnia di tanti altri bambini, che come me, amavano questo tipo d'intrattenimento.
Rivivo la gioia di essere pura e innocente.
Rivivo i sogni nascosti e mai sbocciati.
Rovivo i tagli sulle ginocchia e le lacrime di gioia.
Tutto quello che ho disposto in un angolo remoto dei miei ricordi, e che solo adesso lascio librare tra queste mura turgide e segnate dal tempo.
La mano di Nicholas si posa sul mio fianco, invitandomi ad avanzare.
Ed è un attimo.
L'attimo in cui, il mio corpo si ritrova sulla massa uniforme, di quelle piccole e tondeggianti palline di gomma colorate.
La risata di pancia del ragazzo, arriva al mio udito come il suono più bello mai sentito.
E così, per vendicarmi, lo trascino con me, In un prato artificiale fatto di schiamazzi di due adulti, ma dentro eternamente bambini .
Le palline volano da un estremo all'altro, mentre la guerra infinita che ci siamo dichiarati, continua senza fine.
I fiati ansanti e i rimasugli di risate, sfociano in sottofondo, mentre tra giochi di sguardi, il mio aguzzino si avvicina.
"Mi piace vederti così"
La sua fronte si posa sulla mia, mentre il tepore del suo respiro, sferza sul mio viso, in una dolce nota sensuale.
"Così come?"
Domando in balia del profumo glicemico del suo fiato, quasi come se dipendessi unicamente da quello.
"Così viva"
Le sue giade perforano l'oscurità delle mie iridi, mentre le sue labbra si posano dolcemente sulle mie.
Un fuoco si accende.
S'irradia dal basso, risalendo verso la colonna vertebrale e infine raggiungendo il cuore.
Come un vecchio vagone a carbone.
Le sue mani si depositano sulle cosce nude, mentre il bacio diviene rude e passionale.
Ci stacchiamo l'uno dall'altro affamati d'aria, ma al contempo affamati di noi stessi.
E rimaniamo così.
Abbracciati ad osservare il nulla, ma ripieni di qualcosa che fino adesso non avevamo mai constatato.
Con questo capitolo ho avuto modo di esprimere a grandi linee, la vita di Agnese.
Ha partorito un bambino da poco più di due mesi, e ha solamente vent'anni.
Ha avuto trascorsi difficili.
Passare in fretta dall'adolescenza all'età adulta, per lo più con un bambino a carico, le ha fatto dimenticare i piccoli momenti fanciulleschi.
È cresciuta precocemente, godendosi a stento gli attimi come questo.
Voglio dirvi semplicemente, che molto spesso, il comportamento infantile risulta immaturo agli occhi degli altri.
Io la penso diversamente.
Nella tenera età, si è fragili, innocenti, vitali e senza forma di malizia.
Bisogna sempre trascinarsi dietro questo aspetto.
L'aspetto di vivere in maniera semplice e ingenua.
Per cui, siate voi stesse.
Siate felici e umoristici.
Siate bambini e sognate.
Sognate sempre!
(A volte anch'io partorisco concetti filosofici😂)
Spero vi piaccia, un beso ❤
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