CAPITOLO 1
È arrivato il momento del parto. Dopo dolorossisime ore di travaglio questo bambino nascerà finalmente.
Siamo in una sala grande, fredda piena di macchine per controllare la situazione.
Mi si gela il sangue nelle vene. Sento freddo, essendo coperta da una misera "uniforme" che le infermiere mi hanno forzato ad indossare.
Vorrei l'epidurale, ma stringo i denti e mi carico di forza per pressare maggiormente, e far nascere la mia creatura.
"Spingi!!" urla il dottore.
E spingo, spingo con tutte le forze che ho in corpo.
Prendo fiato per continuare, ma il mio bambino non vuole saperne di uscire.
"Cazzo! Ho detto di spingere! Lo capisci?" Grida ancora con prepotenza.
Vorrei replicare, ma sono troppo debole per farlo, e mi sforzo ancora senza sosta.
Talmente forte da rompere i manici di ferro a cui mi tengo aggrappata, come se potessi trovare tutta l'energia necessaria, in quell'oggetto.
Altre infermiere si affrettano a soccorrere il dottore.
Sento mia madre pregare e piangere in silenzio in un angolino, mentre lentamente le forze cominciano a vacillare.
"Dottore sembra esserci un problema.
Il bambino sta soffocando, il cordone ombelicale lo tiene bloccato impedendogli di uscire"
Ascolto attentamente le parole della donna al mio fiaco, mentre il cuore perde i battiti per la paura.
E se perdessi lui, morirei anch'io.
Ti prego Dio salvalo, prenditi me, ma non la vita di questa piccola e innocente creatura.
Ripeto come un mantra le parole appena pronunciate tra le lacrime mentalmente, sperando che le mie preghiere vengano esaudite.
Il dottore inforca un paio di forbici e taglia il punto più sensibile del mio corpo, dopo avermi dato l'anestesia.
Capisco che ha lacerato la carne tra le mie gambe, in modo tale che il bambino potesse uscire.
Mi sforzo ancora sentendo le grida fievoli di mio figlio.
E sorrido, sorrido perché è vivo.
"Il bambino dev'essere trasportato d'urgenza in un altro ospedale più attrezzato, ha ingerito il liquido amniotico, sta soffocando e il colore della sua pelle ne è la conferma."
Dice il dottore.
Mentre delle infermiere si occupano del bambino, io perdo le forze.
"Svegliati! Ascoltami, resta con me!"
Cerco di riaprire gli occhi, e osservo il camice del dottore sporco del mio stesso sangue.
Sangue ovunque.
Ma la debolezza prende il sopravvento.
Mi sento afferrare le gambe portandole in aria, mentre qualcuno continua a schiaffeggiarmi per tenermi sveglia.
E poco dopo il buio, il nulla mi ha presa tra le sue braccia, portandomi lontano dall'amore di un figlio che forse non potrò mai crescere.
Questo è il primo capitolo della mia nuova storia!
Mia sorella ha avuto un esperienza simile, ed è stato orribile, l'esperienza peggiore della mia vita.
Ovviamente non è mia sorella la protagonista, non fraintendete.
Spero vi piaccia!
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