Bella da morire

"La Bellezza è una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell'acqua scura di quella conchiglia d'argento che chiamiamo luna."

                                                                                                                                  (Oscar Wilde)


Se ne stava lì sdraiata come farebbero un mucchio di foglie in autunno.

Ormai stanca e arresa, stava adagiata su quel letto in ferro battuto.

La sua pelle bianca come la panna odorava ancora di latte detergente, mentre le lenzuola che stringeva nella mano destra, vibravano nell'aria quell'odore di pulito.

Il suo volto assorto ne nascondeva la pupilla, mentre quelle labbra carnose e rosee, mettevano desiderio di baciarle al solo ammirarle.

Le gote rosse erano ben visibili, così come quella schiena nuda che si mostrava orgogliosa al suo spettatore.

Una figura, camminava a passi lenti intorno a lei. La guardava con ammirazione squadrandone ogni centimetro, ogni millimetro.

Le scapole nude e ben pronunciate, mettevano voglia di sfiorarle, ma come se fosse un'opera d'arte, l'uomo decise di non lordarne quella sua pelle all'occhio morbida, come fosse una tela, la più pregiata.

Non sfiorò nessuna parte di lei, si limitò a guardarla. Così magnificamente assorta e assente, così vivace seppur dormiente. Così beata senza neanche rendersene conto.

L'uomo fece tutto il giro del letto per ammirarla da ogni singola inquadratura. Voleva avere un ricordo completo di quella magnifica creatura. Voleva andarsene con l'immagine di lei viva nei ricordi.

La sua attenzione si fermò su quei capelli corvini, puliti come la coscienza di un bambino, ma ribelli come la chioma di un purosangue.

Cadevano confusi sul cuscino, in attesa di un qualche soffio di vento che potesse ridare loro la possibilità di danzare. Coprivano protettivi la mano sinistra, erano sicuramente splendide mani, così affusolate quanto sconosciute, dalle unghie curate ma dalle pellicine non impeccabili.

Era inebriante osservarla. Guardarla era come una droga in quel momento, così come quando l'occhio scivolò sulle natiche mezze nude della giovane, così piccole, quanto di grande impatto. Tonde e toniche al posto giusto, sode come il sogno di ogni donna, graziose come la perversione di un adolescente.

Erano in parte coperte dal lenzuolo che ne lasciarono trasparire ancora di più quella sensualità nascosta. Le gambe coperte davano solo la possibilità d'immaginarle. Solo i piedi uscivano da quel lenzuolo martoriato. Erano piccoli e ben curati. Avevano di fresco uno smalto lucido, che a contatto con la luce della abat-jour sembravano brillare.

L'uomo buttò uno sguardo verso la finestra aperta. La luna lo guardava nel silenzio del momento. Fece un altro giro, sicuro di non essersi perso nessun particolare, poi si soffermò sul collo, quel collo fine e delicato dipinto da un tocco di viola...

Accese il giradischi color avorio, e mise in campo le note di Moonlight Sonata di Beethoven ad accompagnare il sonno eterno della giovane.

Afferrò il suo attrezzo da lavoro, e senza ripulire nulla, si allontanò con eleganza come tutte le altre ventidue volte precedenti.

Era nuda, era bellissima, era morta...

L'assassino di Anversa, colpì ancora.


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