Capitolo 6
《 Smetti di fare l'eroe e consegnaci il ragazzino Kanou 》
Orecchie sorde al cuore muto. Kanou strinse ancora più forte il corpo privo di vita del esile ragazzino a sé, tenendolo con una mano sul retro della nuca, in modo tale che la sua testa potesse riposare sulla sua spalla possente. Sentì il marchio dei cacciatori pulsare come vene suo collo, dove sulla pelle si intravedeva in sotto forma di loto nero.
Come egli, anche Kanou somigliava a quel fiore sotto ogni punto di vista. Quel marchio lo si veniva donato ad ogni nascituro che era destinato poi un giorno a divenire un cacciatore di Omega. Ma ad essere sincero , in ciò, non c’era niente di cui andarne fiero. Non era un bel mestiere e anche se lo disprezzavi con tutto il tuo essere, a questo non potevi sottrarti. Non andava di mezzo solo la tua vita, ma anche quella di chi ti stava attorno e dei tuoi familiari. Chiamatelo pure ricatto, ma in questa nuova società era tutto lecito e Kanou aveva sempre odiato tutto ciò. Lo disprezzava come tutti i cacciatori e cosa non meno importante odiava se stesso. Essere un dominato a cui la vita aveva solo insegnato che il più potente mangiava sempre quello più debole. Allora quel ragazzino a cui tanto teneva cosa era? Un essere celestiale che aveva promesso di proteggere. Se non lì con lui, Ayase non sarebbe stato al sicuro da nessuna parte. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo o peggio ancora, farlo rinchiudere in una cella sotterranea del tumulto della morte per poi essere utilizzata come cavia esperimentale, con tanto di catene, catenacci, bisturi e celle frigorifere ed essere gettato senza vita come spazzatura nel giardino sul retro, in attesa che poi bruciassero il corpo con tutti gli altri. Giusto per nasconderne le tracce e non fare scoprire alla corte suprema del giro dei traffici d’organi, che quelli come lui commettevano.
Per quanto desiderasse che al suo tre quelli sparissero, al suo aprire gli occhi, fattosi cupi e iniettati di vene sanguigne rossastre ciò non avvenne. Ma tenendo fra quelle braccia quella piccola persona, la cui espressione sembrava essersi fatta più tranquilla, una sensazione del voler lottare per la sua stessa vita si impadronì del suo cuore fattosi di puro odio non celato e tenebre che salivano dalla viscere, in attesa di essere sputati fuori e fare tragedia senza scampo.
Doveva solo proteggerlo e così avrebbe fatto. Pur rischiando di andare contro le regole della setta dei cacciatori. Pur di essere punito con le percossi e la morte. Pur essendo a conoscenza di rischiare di essere allontanato da quel posto che doveva essere casa sua. Nonostante tutto. Nonostante tutte queste conoscenze, lo avrebbe fatto rischiando. La sua vita in cambio quella del ragazzino. Ayase sarebbe sopravvissuto e da tutto questo casino ne sarebbe uscito indenne.
Adagiò delicatamente Il ragazzino a terra e guardandolo con tristezza, di chi sapeva che forse quella fosse stata l’ultima volta che avrebbe visto la persona amata, si alzò.
《 Dovrete passare prima sul mio cadavere 》 ringhiò sicuro l’Alpha della questione e con un vento che silenziosamente grazie ai poteri segreti aveva, intorno a sé si era alzato. Non era più il vecchio Kanou. Questo era il combattente dormiente che in lui si era appena risvegliato.
《TSK! Povero essere insulso. Sai che con i traditori come te non dovrebbero avere nessuna giustizia. Quelli come te vanno gettati giù da un dirupo e lì il posto per il tuo corpo 》lo derise Kanzo, con tanto di sorriso gelido.
D’improvviso, Kanou uscì dalla protezione trasparente di difesa, unendo le mani tra loro e chuedendo per un momento gli occhi, immaginando si creare una spada. L’aggeggio grande e affilata, così come l’aveva sognata, venne materializzato.
Kanzo di certo non si fece in alcun modo intimorire da ciò. Kanou non gli provocava terrore, ma solo comicità più estrema. Lo considerava alla pari di un insulso insetto calpestabile. Rise appena e tirò dal giacchetto un coltello da cucina. Muovendosi ad un passo avanti, pronto per partire e attaccare per primo.
《 Fatti avanti 》.
Lo sfottè correndo verso Kanou.
Fu come un lampo improvviso, il coltello che era pronto per trafiggere il petto di Kanou, fu placata con la spada dorata che luccicava ad ogni movimento. Un susseguirsi di colpi d’acciaio, rumori fastidiosi e colpi schivati per un pelo. Ma in un attimo dopo, il fianco di Kanou venne pugnalato di striscio, rompendo un pezzo di stoffa della maglia che portava. Ciò però non servì a fermare Kanou, che anche se ad ogni movimento il sangue prendeva a fuoriuscire sempre di più e a sporcare terra, schivava e contrattaccava.
Kanzo girò in tempo per scampare al pericolo della spada che aveva puntato al suo addome《 Dammi il ragazzino e finiamola qui 》disse più gentilmente.
Kanou non rispose e continuò a lottare per quella giovane anima, con pugnalate inflitte in ogni dove e perdite di sangue.
Ayase aprì gli occhi e dopo un momento di stordimento riprese pienamente coscienza di sé. Nella mente il nuovo ricordo di tutto. Delle menzogne che gli erano state taciute e di… kanou. Il solo pensiero di lui il suo cuore si faceva soltanto più prepotente. Più bullo di quanto in realtà non era.
Nonostante le bugie, non poteva essere arrabbiato con quel uomo da poco conosciuto- in realtà conosciuto inconsapevolmente dalla tenera età -. Forse dietro a quelle verità nascoste, si celava ben altro. Forse Kanou voleva raccontargli tutta la verità. E poi non poteva dire che era un uomo orribile. Nonostante di lui conoscesse ben poco, con lui si era comportato bene e in modo corretto. Si era preso cura di lui e gliene era davvero grato per questo.
Il rumore assordante dell’acciaio che veniva sfregato e colpito portò ad Ayase a voltarsi verso le figure che lottavano. Uno dopo l’altro gli andavano addosso senza alcuna premura. Kanou contro venti uomini. Questo non era giusto. Era di netto svantaggio. Uno dei tanti uomini, all’improvviso in silenzio con un coltello avanzò verso un Kanou preso di sprovvista per una lotta contro un altro uomo. Di certo, Ayase, non sarebbe rimasto a guardare fermo doveva fermarlo.
Anche se barcollante e con la testa che girava, si alzò all’inpiedi e avanzò verso la figura che continuava a tenere sotto d’occhio Kanou , pronto per colpirlo. Ma qualcosa lo fermò, non riusciva a fare un passo in più e mettendo le minute e magre mani davanti a sé, a contatto con un materiale venne. Sapeva di che cosa si trattasse e come romperla. Perché lui poteva, aveva anche lui i poteri e come tali poteva utilizzarli a seconda della situazione in cui si trovava. Ma ora doveva farlo, per salvare quell’uomo. Kanou. E ripagare quella bontà che gli aveva donato in quei giorni. Molta gratitudine e affetto ricambiato.
Ayase chiuse gli occhi, sospirando, tenendo le mani sulle barriere, finché poi create delle piccole crepe, una volta per tutte andò in frantumi, rendendolo ancora una volta libero. Lui era fuori e nessuno si era accorto di niente, presi così come erano da quella lotta furente all’ultimo sangue.
《 ATTENTO KANOU! 》
Gridò Ayase bianco come cencio al viso, correndo verso l’uomo che aveva preso a correre verso Kanou.
Ma stranamente Ayase fu più svelto della luce e si sovrappose tra la figura che aveva impugnato in aria il coltello e un Kanou preso di sprovvista che vedendo Ayase lì, diede le spalle al nemico numero uno. La lama affondò nell’arterie del collo del ragazzino squarciando la tenera carne e la bianca pelle macchiandola di quel sangue che spruzzò. Kanou immobile dietro di lui, non un solo muscolo riuscì a muovere per quanto era immobilizzato sul posto dal terrore e Kanzo soddisfatto che gettando il coltello a terra contento e vittorioso si pregustò quella scena. In fondo il suo compito ora era finito, il ragazzino era stato fatto fuori da giochi e per quanto ne sapeva poteva pure fare levare le tende.
《 A- Ayase…》
Ancora con il pugnale conficcato nella carne, il corpo del giovane ora con gli occhi spalancati e gli occhi vuoti e spalancati cadde prima in ginocchio sul pavimento e poi con un tonfo come un sacco di patate. L’aguzzino tolse il coltello incriminato e fece un passo indietro privo di emozione e rimpianto. E in un battito di schiocco di dita, portato il compito al termine, Kenza e li aguzzini sparirono soddisfatti come non mai.
Kanou. Kanou non voleva credere di avere perso. Il non voler accettare l’idea l’idea di non avere fatto molto per lui, l’idea del non essere riuscito a proteggerlo come aveva promesso. Era stato stupido e non gli aveva nemmeno spiegato come stavano in realtà le cose e ora… ora era tutto dannatamente finito così. Non poteva… non voleva…. Non Ayase. Il suo Ayase. Era solo tutta colpa sua.
Con passi tremanti e gli occhi liquidi di pianto si avvicinò al ragazzino privo di vita, gettandosi a terra con le ginocchia. Alzò quel corpo e il cuore si fermò. Era freddo e privo di respiro.
Non poteva davvero essere. Non poteva essere finita così. Perché Ayase ? Ayase. Ayase. Solo un nome che non riusciva a pronunciare per il troppo dolore eppure era fermo lì, sulla punta della lingua, ma uscire non ne voleva sapere.
Pianse Kanou. Pianse in silenzio tutte quelle lacrime stringendosi al petto quel ragazzino che in vita più non voleva tornare. Non era giusto, rivoleva quell’anima pura. Rivoleva quegli occhi cielo nei suoi. Aveva fallito come guardiano, ma come primo come uomo. Forse avevano ragione gli atri quando dicevano che la vita per le persone come lui era un peccato. Allora non la voleva più quella vita. Se Ayase non esisteva più nel suo mondo, lui quella stessa vita l’avrebbe rinegata . Se non con Ayase, allora lui quella stessa sera avrebbe radicato il suo dono.
Fu un attimo, se prima tra quelle braccia c’era il corpo del piccolo Ayase, adesso non c’era più niente, a terra si erano radicate delle radici. Ayase stava per rinascere e Kanou sarebbe rinato con lui.
Preso dallo sconforto e dalle lacrime, Kanou lasciò che l’essenza del loto nero prendesse la sua vitalità. Pian piano, lasciò che, la sua vita venisse disintegrata lasciando in aria solo una striscia di polvere. Sui rami di quell’albero dell’anima del giovane Ayase dei fiori di loto nero, dell’anima di Kanou, vi erano ancora in attesa di essere sbocciati.
Adesso insieme eternamente e in pace avrebbero riposato. Ayase avrebbe riposato in pace e senza pericoli facendo da porto solido a quel uomo che aveva estirpato i suoi peccati. Sradicata l’erbaccia cattiva e che attendeva un perdono che silenziosamente e inconsapevolmente era arrivato. Tra quelle braccia che da posto sicuro gli avevano fatto, Ayase ci sarebbe rimasto per la vita.
The End.
Note Autrice: okay.... lo so, lo so. Questo è il finale ? Ebbene sì, e nonostante mi abbia fatto male scriverlo, altrimenti non si poteva fare. Loro mi sanno di drammaticità, dolore e tristezza, perché sono semplicemente Kanou e Ayase. Ma dopo questo, per addolcire un po' la tristezza, vi lascio un piccolo racconto che tempo fa avevo scritto. Un extra, che con questa storia non c'entra niente, ma sarà più dolce.
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