Prologo

La vita fa proprio schifo. Ti pone davanti sfide che non sai se riuscirai a sconfiggere. Ti prende a calci e a pugni in continuazione fin quando non ti stende per terra con un colpo secco. Tu ci provi a rialzarti, ci provi e ci riprovi, ma non puoi. Sei già morto stecchito.
Non so perché Dio abbia scelto proprio me e non qualcun altro. Non mi sembra di aver mai fatto qualcosa di sbagliato.
Ho questo maledetto cancro ai polmoni da quando ho quattro anni. Non è mai peggiorato e non è mai migliorato. Rimane lì, immobile, senza darmi la possibilità di respirare come una persona normale. Senza darmi la possibilità di poter vivere in modo normale. Mi rende debole e fragile. Mi rende la persona che non vorrei essere. Ed è la cosa più brutta che possa capitare a qualcuno: vivere in un corpo che non senti tuo. Vivere in un corpo che non ti appartiene.
Prendo diciotto medicine al giorno, più o meno ad ogni ora. A volte, anche ogni mezz'ora. Se ne salto anche solo una, potrei già essere distesa su una barella al pronto soccorso con la mascherina dell'ossigeno per cercare di respirare quell'aria che la vita non vuole darmi.
In passato ci ho pensato. Ho pensato di mettere fine a questa atroce vita che continua a prendermi per i capelli e sbattermi la testa contro il muro. Una vita che continua a farmi uscire sangue dal naso e a farmi avere lividi su tutto il corpo per quanto male mi faccia. Poi, ho visto gli occhi lucidi dei miei genitori. Li ho visti piangere, sorridere e poi di nuovo piangere per colpa di una cazzo di malattia per cui non hanno ancora inventato una cura. Sono loro che mi mantengono viva. Non l'ossigeno. Loro.
I medici ti dicono che un giorno ci potrà essere una possibile operazione. Che un giorno avrai i polmoni di qualcun altro conficcati tra le tue costole e il cuore. Ti danno speranza; cosa che ho perso ormai da parecchi anni.
Io, questa vita, ho deciso di lasciarla perdere. Non fa per me. Non la voglio. Continui a combattere una guerra che sai che non potrai mai vincere.
Le persone, poi, sono le peggiori. Ti fissano in continuazione come se avessi la peste. Come se fossi una "povera ragazza con il cancro". Come se potessi morire da un momento all'altro. E da una parte è vero, ma io non vorrei ricordarlo ogni secondo della mia fottutissima vita, che fa già schifo così.
Vedi tua madre piangere e pregare lo stesso Dio che mi ha dato questi cazzo di polmoni, e ti chiedi solo, perché? Perché lo stai facendo? Dio mi odia e pensi che ascolterà te? Pensi che ascolterà le tue preghiere? Mi ha dato questa malattia perché non sapeva cos'altro fare. Doveva darla a qualcuno e ha scelto me, ovviamente.
Sei stressata perché per ogni minima cosa. Tutti ti chiedono se stai bene. Vorresti mandarli a quel paese ma la tua psicologa ti ha insegnato a contare fino a dieci e a respirare, cosa che non so letteralmente fare.
La cosa peggiore, è vedere le persone che sprecano la loro vita buttandosi in droga e alcol. Datela a me quella cazzo di vita! Se voi volete sprecare la vostra vita, vi prego, datela a qualcuno che possa meritarla. Datela a me. Vi prego.
Sono una persona attenta a ogni dettaglio, anche se non lo faccio vedere. La parte peggiore è che a volte finisci per capire cose che sarebbe stato meglio non sapere. Capisci l'espressione dei medici quando c'è qualcosa che non va come dovrebbe. Vorresti metterti una mano davanti agli occhi, ma non puoi. Ti devi subire quei maledetti segnali che ti fanno capire che un giorno ci sei, e il giorno dopo potresti essere solo un ricordo.
Vorrei solamente essere lasciata in pace da tutti quanti. Vorrei solo poter ricominciare a respirare, da sola.

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