Capitolo 6
«Ti va di andare a fare una piccola passeggiata stamattina? C'è un bel sole caldo ma anche un venticello rinfrescante. Si sta molto bene fuori, Diana», mi disse Mary mentre apriva le finestre della mia camera per far cambiare aria.
Mi stiracchiai un po' e risposi:«mi sono appena svegliata, Mary». Appoggiai la testa sul cuscino e pochi secondi dopo stavo già dormendo di nuovo.
Il suono del campanello di casa mia mi svegliò di soprassalto. Guardai l'orologio ed erano solo le dieci e mezza. Mary era sdraiata accanto a me mentre guardava qualcosa alla televisione; una sorta di programma di cucina in cui due cuochi fanno a gara a chi finisce di preparare prima un arrosto.
«Chi può essere secondo te?», le chiesi mentre mi alzai lentamente dal letto.
«Non ne ho idea. Andiamo a vedere». Mary, scese le scale più in fretta rispetto a me.
Dopo aver aperto la porta ci trovammo davanti ad Anna e la piccola Bella. I miei occhi si illuminarono.
«Ma ciao bellissima bambina. Cosa ci fai qui?», chiesi sorridendo.
«Scusate se vi disturbo, ma dovrei andare a lavorare e i miei figli non sono a casa. Non sono ancora riuscita a trovare una baby-sitter per Bella quindi mi chiedevo se...». Non le feci finire la frase.
«Sì! Vieni Bella, ti va di leggere un libro o di giocare a qualcosa?». La piccola mi diede la mano.
«Grazie mille! Siete la mia salvezza! Bella, mamma ora va a lavorare ma ci vediamo più tardi, va bene?». Poi continuò dicendo a Mary:«verrò a prenderla verso le tre se non è un problema per voi».
«Problema?! Guarda Diana! Se non fosse stato per voi, oggi molto probabilmente non si sarebbe neanche alzata dal letto, quindi sono io a ringraziare te», rispose Mary.
«Grazie ancora, veramente. Ora scappo! Per qualsiasi cosa, chiamate questo numero. È il mio cellulare». Anna diede un post-it giallo a Mary che poi corse fino alla sua macchina parcheggiata davanti casa mia. Sicuramente era in ritardo per il lavoro.
«Allora Bella, hai già fatto colazione?», le chiesi sorridendo.
«No no». Era una bambina dolcissima.
«Mary,.. non è che ci prepari dei pancakes?», le chiesi utilizzando il mio metodo da "ti prego, fallo". Gli occhi da cerbiatto funzionavano sempre. Non perdevo mai un colpo.
«E va bene signorine. Andrò a prepararvi i pancakes ma voi rimanete qui in salotto, mi raccomando».
«Sì! Pancakes! Pancakes! Pancakes!», continuavamo ad urlare io e Bella mentre saltavamo in giro per il salotto.
«Bella, che ne dici se giochiamo con questi lego? Li usavo quando ero piccola come te», le dissi mostrandole una scatola piena di giochi.
«Guarda, ci puoi fare la costruzione che preferisci». Mentre aspettavamo di fare colazione, stavamo cercando di mettere insieme alcuni pezzi per costruire una piccola casetta.
«Ci vuoi mettere anche degli animali?».
«Si! Mettiamoci la giraffa!». Mi misi a ridere.
«Ma le giraffe hanno il collo lungo! Non so se riescono ad entrarci nella nostra casetta.
Bella rimase a pensare in silenzio per pochi secondi.
«Allora... un maialino».
«Andata per il maialino!».
«Ecco dei bei pancakes fumanti per le mie ragazze preferite», disse Mary mentre entrava in salotto con due piatti in mano.
Mi avvicinai a lei mentre Bella giocava con tutti gli animali e intanto mangiava la sua colazione.
«Mary...». Avevo poco fiato.
«Dimmi tesoro. Stai bene?».
«Sì.. dobbiamo solo aumentare la quantitá di ossigeno». Mary sbiancò all'improvviso e nell'immediato girò la manopola della bombola dell'ossigeno.
«Sei sicura di stare bene?», mi chiese nuovamente, appoggiandomi una mano sulla spalla.
«Sì. Ora mi siedo un po' sul divano e cerco di riprendere fiato. Grazie».
«Vuoi che chiamo la dottoressa?».
«No no, non c'è bisogno». Le sorrisi. Continui a dirle:«non è facile stare dietro ad una bambina di cinque anni».
Bella spostò il suo sguardo dalla casetta che avevamo appena costruito a me. «Hai ancora quel brutto raffreddore?».
«Si, piccola mia». Le accarezzai i capelli. Erano morbidi come la seta.
«Mamma dice che il tuo raffreddore non andrà via mai».
«Lo vedremo. Ora non pensarci comunque, continua a giocare». Le sorrisi.
La giornata insieme a Bella fu molto divertente, ma allo stesso tempo, faticosa. Sentivo una strana sensazione ma non volevo far preoccupare nessuno. Sicuramente, la mancanza d'ossigeno è data dal fatto che per trenta secondi le sono dovuta correre dietro. Amava giocare e io amavo stare in sua compagnia.
Il campanello di casa mia suonò. «È arrivata la tua mamma. Ora devi tornare a casa, ma ti prometto che giocheremo insieme anche un altro giorno».
«Promesso?». I suoi occhi luccicavano. Era un po' triste, e anche io.
«Promesso piccola principessa».
Mary intanto aveva aperto la porta di casa, ma non ci trovammo davanti Anna. Era William.
«Salve, sono venuto a prendere mia sorella. Mia madre è ancora a lavoro quindi...».
«Fratellone!». Bella corse ad abbracciarlo. Nel frattempo, ero diventata paonazza per l'imbarazzo.
«Si è comportata bene?», mi chiese. Sta volta, cercai di non imbambolarmi troppo, ma di comportarmi come una persona normale, anche se davanti a lui, mi sembrava un'impresa impossibile.
«Sì. Sei molto fortunato ad avere una sorella come lei».
«Lo so, è dolcissima». I suoi occhi erano fissi su di me e i miei su di lui.
Mary era sparita nel nulla. Io e Will rimanemmo in silenzio per alcuni secondi. Secondi di pura tensione e imbarazzo, ma allo stesso tempo, sentivo una strana sensazione. Una bella, sensazione. Gli feci un piccolo sorriso e gli dissi:«ci si vede, allora».
«Grazie ancora, Diana, giusto?».
«Giusto», risposi per poi chiudere la porta di casa. Presi un respiro profondo e cercai di calmare i battiti del mio cuore che avevano preso velocità dal momento in cui il suo sguardo aveva incontrato il mio.
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