Capitolo 26
«È sempre bello vederti così presto, Diana».
«Lo so, Jacob. Sono un raggio di sole».
L'infermiera mi stava bucando la vena. «Allora, com'è andata con William?».
«Non è andata. Ho provato a parlargli in moto tranquillo ma non l'ha presa bene. Non lo sento da ieri pomeriggio».
«Diana, lo so che tu lo ami. Ma devi anche cercare di goderti la vita senza di lui. Lo so che fino ad adesso lui è sempre stato il tuo punto di riferimento, ma con o senza cancro, prima o poi, moriremo tutti. E tu non puoi sprecare tempo a cercare di salvare qualcuno che non vuole essere salvato». Le parole di Jacob mi zittirono per tutte le due ore di terapia. Aveva ragione. Non potevo continuare così. Non potevo cercare di convincerlo ogni volta. A questo punto, stavo iniziando a mettere in dubbio anche il suo amore nei miei confronti.
«Io, per oggi, ho finito. Tieni, ti lascio il mio numero di telefono in caso avessi bisogno di parlare con qualcuno». Jacob, mi diede un bigliettino.
«Vai in giro con il tuo numero di telefono scritto su un biglietto?», gli chiesi ridendo.
«Non si sa mai. Comunque Diana, rifletti veramente sulle parole che ti ho detto prima. Rifletti su come tu voglia vivere la tua vita».
«Hai ragione, Jacob. Grazie». Una piccola lacrima mi rigò il viso.
«Posso darti un abbraccio?», mi chiese.
«Certo». Fu un abbraccio amichevole, ma mi strinse un po' troppo forte. Anche se conoscevo Jacob da poco tempo, mi aveva aiutata in tutto. Mi aveva sempre supportata per ogni cosa. Non mi faceva sentire il peso di avere un cancro. Mi faceva sentire, normale. Scherzavamo e ridevamo a crepapelle come se ci conoscessimo da una vita. Mi aveva raccontato del divorzio dei suoi genitori, di quando ha fatto sesso per la prima volta, di quando da bambino gli piaceva mangiare la sabbia della spiaggia. Non avevo mai conosciuto, in tutta la mia vita, una persona, in un modo cosí profondo. Ero contenta di poterlo avere come compagno di viaggio in questa terapia sperimentale.
Dopo averlo salutato, chiamai Mary per farmi dare una mano per arrivare fino alla macchina.
«Ti vedo pensierosa. Si tratta sempre di Will, vero?». Annuì, guardando fuori dal finestrino. Il Natale si stava avvicinando sempre di più, ma io non ne sentivo lo spirito. Nella mia famiglia c'era tensione per colpa della terapia, con William le cose non andavano bene e la sua dipendenza non faceva altro che farmi sentire in colpa. Per tutta la vita ho tenuto le persone lontane da me per non farle soffrire. Eppure, lui mi fece cambiare idea. Mi fece vedere la vita in un modo diverso. Forse, era meglio se non l'avessi mai conosciuto.
«Mary?». La guardai.
«Sì?».
«Ti sei mai innamorata di qualcuno?».
«Certo, Diana. Prima o poi, capita a tutti. Gli amori vanno e vengono».
«Perché non sei sposata?».
«Semplicemente perché non ho ancora trovato l'uomo con cui voglio passare il resto dei miei giorni». Anche lei, mi fece riflettere. William era il mio primo amore, ma era l'uomo con cui volevo passare il resto della mia vita?
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