Capitolo 25

Ero sdraiata sul letto, in attesa che William arrivasse. Ero un po' agitata perché avrei dovuto parlargli della nostra situazione e della sua dipendenza dall'alcol. Non sapevo come sarebbe potuta finire. Ripensavo alle parole di Jacob dette stamattina, in ospedale. "Se ti ama, ti ascolta". Speriamo che l'avrebbe fatto.
«Ciao, piccola». Lo vidi entrare nella mia stanza con un biscotto in bocca e due fra le mani.
«Ciao», lo salutai sorridendo.
«Mary ha fatto i biscotti. Ne vuoi uno?».
«No, però vorrei un bacino». Si tolse il biscotto dalla bocca e le sue labbra toccarono le mie. Un bacio semplice, ma che a me fa sempre effetto.
«Come stai? Com'è andata in ospedale stamattina?». Si sdraiò nel letto accanto a me.
«Bene, dai. Ho sempre un po' di nausea ma credo sia normale. E la tua serata invece? Ieri sera ti ho scritto ma non mi hai risposto». Volevo vedere se aveva il coraggio di dirmi la verità.
«È andata bene. Ci siamo divertiti».
«Hai bevuto?».
«No. Niente».
«Va bene», risposi semplicemente, facendo finta di continuare a guardare la televisione. Lui rimase in silenzio per qualche secondo.
«Okay, no. Ho bevuto, cazzo, Diana!».
«Perché ti stai arrabbiando con me?».
«Perché non riesco a mentirti. Ho bevuto».
«Lo so che hai bevuto».
«Non mi dire che... non mi dire che mi hai aspettata sveglia per guardarmi entrare in camera?!», il suo tono di voce si stava alzando sempre di più. Si stava arrabbiando. Fortunatamente, in casa c'era solo Mary.
«Mi avevi promesso che non avresti bevuto e ora sono io quella nella parte del torto?!».
«Ti avevo detto di non aspettarmi sveglia!».
«E io l'ho fatto. Lo sapevi anche tu che l'avrei fatto, avanti».
Affondò la faccia nel cuscino.
«Hai infranto la promessa che mi avevi fatto. Sono delusa da te».
«Scusa», disse sottovoce.
«Non ti devi scusare. Ascolta Will, io ti amo e te lo sto dicendo per questo; per il tuo bene. Devi provare ad andare da una specialista o partecipare a qualche gruppo di sostegno», gli dissi in modo tranquillo.
«Come un alcolizzato?!». Lui continuava ad essere agitato.
«Si! Come un alcolizzato, perché è questo che sei». Il suo sguardo incontrò il mio. Le mie parole, forse, erano state troppo forti.
«Will, lo so che soffri per colpa mia. Ma non puoi farmi avere questa responsabilità. Non puoi buttarti sull'alcol per non affrontare la realtà».
«E cosa dovrei fare?! Piangere ogni volta che ti vedo stare male?!»
«Fallo, se devi. Ma non buttare i tuoi problemi nell'alcol perché non te li risolveranno».
Presi un respiro profondo. «Se continuerai a bere, dovrò lasciarti, William. Ti metto di fronte a questa scelta. O scegli me o scegli l'alcol».
«È ridicolo! Io me ne vado!», disse alzandosi dal letto.
«Vedi come fai?! Vedi? Non riesci ad affrontare una discussione con me, figurati riuscire a togliere la dipendenza dall'alcol! Fatti sentire quando avrai capito che i problemi nella vita non si risolvono così!». Rimasi senza fiato. Gli avevo urlato contro, ma tutto quello che gli avevo detto, era giusto. Se avesse continuato a bere, avrei dovuto lasciarlo. Il solo pensiero di non stare insieme a lui, mi diede una botta fortissima al cuore.

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