Capitolo 23

«Ciao Bella! Ma che bel vestitino che indossi oggi. È rosso perché sta arrivando il Natale, vero?».
«Si!».
«Quest'anno hai fatto la brava bambina?», le chiesi sorridendo.
«A volte ho fatto i capricci».
«Chissà che regali porterà Babbo Natale, allora».
William sapeva che non ero stata molto bene a causa della terapia, quindi ha deciso di portare a casa mia anche la piccola principessa che amavo ogni giorno di più.
«Ti va di guardare un film della Disney? Magari... Cenerentola?», le chiesi sorridendo.
«Si!».
«Allora, andiamo di sopra, ci mettiamo sotto una copertina tutti e tre insieme e lo guardiamo. Va bene?». I suoi occhi azzurri luccicavano dalla felicità.
Iniziavo ad avere i primi brutti sintomi della terapia. Mal di testa, nausea e male alle gambe.
«Com'è andato l'allenamento?», dissi a Will sottovoce per non disturbare Bella che si trovava in mezzo a noi due a guardare il film.
«Bene. Sono un po' in ansia per il campionato. Tu mi hai detto che hai fatto amicizia. È simpatica?».
«Chi ti dice che è una ragazza?». Sghignazzai.
«È un ragazzo?». Si pietrificò.
«Sì, ma non ti preoccupare, è gay».
«Dicono tutti così». Gli tirai una piccola sberla sul braccio.
«Ahia!».
«È simpatico e dovrai fartelo andare bene. Molto probabilmente passerò più tempo con lui che con te». Forse, avevo un po' esagerato con le parole.
«E perché?».
«Perché devo andare praticamente ogni giorno in ospedale a farmi conficcare quell'ago nelle vene». Rimase in silenzio, un po' perplesso, forse. Dopo aver visto la scena di Cenerentola che perde la scarpetta, si decide a parlare di nuovo.
«Potrai venire a vedere almeno la prima partita sabato? Ci tengo».
«Lo so, anche io ci tengo. Farò il possibile per venire ma non posso promettertelo. Sai, se dovessi star male...». Mi fermai a quelle parole. Non continuai la frase perché William mi aveva espressamente detto che se soffrivo io, soffriva anche lui. Il suo dolore lo buttava nell'alcol ed era l'ultima cosa che mi serviva in quel momento.
«Come ti senti adesso?», mi chiede accarezzandomi un braccio.
«Bene», cercai di mentire.
«Non sembra».
«Ho solo un po' di mal di testa e stanotte non ho dormito molto bene. Ma stai tranquillo». Era bello che si interessasse alla mia salute, ma per lui, per noi, era un'arma a doppio taglio.
«Stasera faccio un salto al pub con i miei amici». Il sangue mi si gelò nelle vene.
«Berrai?», gli chiesi subito.
«No».
«William...».
«Non berrò. Te lo prometto. Non mi aspettare sveglia, però. Ti scrivo io un messaggio quando torno a casa». Ovviamente, l'avrei aspettato sveglia. L'avrei osservato dalla finestra e avrei capito se aveva bevuto o no. Volevo vedere se le promesse che faceva erano reali.
«Va bene».
«È finito!», esclamò Bella.
«Ne vuoi guardare un altro? Possiamo mettere la Bella e la Bestia. Che ne dici?».
«Si chiama come me, quindi, si!».
«Oh no, vi prego. È una tortura. Non possiamo guardare un film d'azione o qualcos'altro. Vi prego». William sprofondò la faccia sul cuscino e iniziò a far finta di piangere. Io e Bella ci mettemmo a ridere.
«Siamo due contro uno. Quindi, decidiamo noi. Batti cinque, Bella!». La sua piccola mano incontrò la mia.
Ero felice, ma allo stesso tempo ero preoccupata per William. Il pub non era un posto adatto a lui e alle sue dipendenze.

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