Capitolo 20
«Droga, William?! Sul serio?! Cazzo, non è proprio possibile. La tua ragazza ha un cancro e tu vai in Arizona per della cazzo di droga?!». Scattai in piedi.
«Diana, ti prego, non urlare che ci sentono tutti di là. Sì, droga. Ti ricordi la ragazza che ti avevo detto che era la mia ex?». Annuì.
«Non era la mia ex. Era la figlia dell'uomo a cui dovevo quei maledetti soldi. È venuta fino in California per dirmi che se non glieli avessi portati entro quattro mesi, mi sarebbe venuto a cercare il padre stesso».
Mi sedetti di nuovo sul bordo del letto. Mi girava la testa, Il mio sguardo puntava il pavimento che veniva bagnato da delle piccole gocce d'acqua. Stavo piangendo, di nuovo.
«Io non ti conosco», dissi sottovoce.
«Cosa stai dicendo, Diana?».
«Io... io non ti conosco». Lo guardai dritto negli occhi.
«Sì che mi conosci... vieni qui...». Allungò la mano ma io indietreggiai subito. Non volevo essere toccata da lui.
«Mi stai parlando di droga. Te ne rendi conto o no?!». Ero di nuovo furiosa. Il mio umore poteva passare dalla rabbia alla disperazione e tristezza nel giro di pochi secondi
«Cosa vuoi sapere su di me?».
«Eh?».
«Avanti, siediti su questo letto. Staremo distanti. Non ti toccherò. Fammi ogni domanda che vuoi e io ti dirò la verità. Te lo prometto». Presi un respiro profondo e lentamente obbedì.
«Perché avevi iniziato a spacciare?».
«Avevo brutti amici».
«Non mi basta. Vai avanti».
«Avevo brutti amici e una dipendenza dalla droga».
«Ne sei uscito del tutto?».
«Sì. Sono pulito da quasi un anno». Più rispondeva alle domande, più mi accorgevo che il William che avevo conosciuto in realtà, non era del tutto il mio William. Indossava una maschera.
«Avevi altre dipendenze?». La mia voce tremava.
«Sì. Alcool, ma non ne sono uscito ancora del tutto».
«Perché lo fai? Perché bevi?».
«Perché la mia vita fa schifo». Una lacrima rigò il mio viso e finì per cadere sul lenzuolo bianco del letto.
«Pensi davvero che la tua vita faccia schifo?», gli chiesi.
«Lo pensavo. Poi sei arrivata tu e...». Non riusciva a parlare.
«E?».
«E hai stravolto ogni cosa della mia vita. Mi hai fatto guardare tutto il mondo da una prospettiva diversa. Mi hai salvato, Diana». Rimasi in silenzio. Avevo bisogno di pensare. Mi rendeva felice il fatto che anche io gli avevo fatto vedere la vita in un modo diverso, come lui ha fatto con me. Ma d'altra parte, tutto il suo passato... era una persona completamente diversa da com'è ora.
«Quand'è che bevi?».
«Non posso dirtelo questo».
«William. Dimmelo. Subito». Fece un profondo sospiro.
«Bevo quando ti vedo fare le visite di controllo o quando vedo che non stai bene». Il mio cuore saltò un battito.
«È... è... è colpa mia...».
«No, Diana, no. Non è colpa tua. È che io mi faccio vedere forte nei tuoi confronti ma dentro... dentro sono fatto a pezzi. Mi rifugio nel l'alcool per dimenticare il tuo dolore. Siamo due metà, io e te. Ricordi? Un perfetto incastro. Il tuo dolore, è il mio dolore». Si stava avvicinando sempre di più a me. «Se vorrai sapere altro sul mio passato, ti racconterò tutto. Tutta la verità. Tutto ciò che vuoi. Ma io non sono più quella persona, Diana». Continuavo a rimanere in silenzio. Era come se le mie parole non riuscissero a passare dal cervello alla bocca.
Mi prese la mano e me l'appoggiò sul suo petto. «Lo senti questo? Lo senti battere?». Annuì. «Batte per te. In ogni battito, ci sei tu». Le sue dolci parole mi avevano calmata. Lo facevano sempre.
«Sono andata in ospedale oggi». William si preoccupò subito.
«Cosa è successo?! Sei stata di nuovo male?!».
«No. Ho fatto delle visite di controllo per...». Mi schiarì la voce.
«Per?».
«Per iniziare una terapia nuova. Potrebbe diminuire il mio cancro fino a farlo passare del tutto o potrebbe uccidermi direttamente».
William si appoggiò a me e iniziò di nuovo a piangere. Non potei fare a meno che accarezzargli la schiena cercando di calmarlo un po'.
«Non ci sono stato. Tu avevi bisogno di me e io non ci sono stato». Le sue lacrime mi stavano bagnando la maglietta. Questo era il mio William. Potevo perdonarlo. Mi ha dato la possibilità di conoscere anche la sua parte più profonda e oscura del suo cuore.
Gli misi la mano sotto il mento e gli alzai il viso per guardarlo dritto negli occhi.
«Smetterai di bere e io ti aiuterò».
«Te lo prometto».
«Mi dovrai raccontare tutto quello che appartiene al tuo passato ma non dovrà cambiare le cose che sono nel presente».
«Lo farò, Diana, lo farò. Te lo giuro».
Il mio viso si avvicinò lentamente a lui ma con il suo braccio mi fece sdraiare sul letto. Appoggiai le labbra sulle sue, e finalmente, respirai di nuovo.
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