Sogni strani

Personaggi: Fubuki Shirou; Fubuki Atsuya

Trama: Ci sono volte in cui Shirou avverte delle strane visioni che lo inquietano...

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Ci sono volte in cui Shirou si ritrova a vivere dentro a dei sogni strani - anzi, è meglio definirli incubi.

Davanti ai suoi occhi si presenta una distesa infinita di bianco puro. La neve gli sembra così bella, eppure il riflesso della luce su di essa trasmette una calma e indifferenza quasi crudele. L'immensità del luogo serve solo ad accentuare quanto in realtà sia deserto. Non esiste altro rumore a parte l'ululare del vento.

La temperatura è così bassa che la sua respirazione è visibile ad occhio nudo sotto forma di una nuvoletta condensata semitrasparente, tuttavia lui il freddo non lo sente. Ci pensa suo fratello a riscaldarlo, tenendolo stretto per mano; la fermezza che impiega gli fa capire che non l'avrebbe mai lasciato.

Camminano nella neve, mano nella mano. I loro scarponi affondano pesantemente in quello strato instabile, producendo un rumore ammaccato, fresco. La gelida brezza si incide sui loro candidi visi. 

— Atsuya, dove stiamo andando? — chiede, poiché è già da parecchio tempo che stanno camminando senza che lui sappia dove.

— Non ne ho idea — risponde il fratello, con un sorriso stranamente spensierato. 

Shirou si ferma sul posto e, di conseguenza, impedisce anche l'avanzata del contrario. 

— Come sarebbe a dire che non lo sai? Atsuya, dove siamo? — l'ansia che prova si manifesta con evidenza, eppure il suo fratellino continua a mantenere un atteggiamento sereno; e non risponde alle sue domande. Questo contrasto gli fa raggelare il sangue nelle vene. Ha un brutto presentimento.

— Forse è meglio se rimani qui — dice all'improvviso, e gli abbandona la mano. Shirou sente che la sua anima si spezza in due. Cerca di riafferrare anche solo un dito del contrario, ma non ci riesce. Atsuya è girato già di spalle e continua ad avanzare, mentre lui per qualche motivo non è capace di muovere un solo muscolo per raggiungerlo. Un nodo in gola gli impedisce di chiamarlo per nome. La frustrazione e l'impotenza gli pizzicano gli occhi.

Ad un certo punto, quando la sua silhouette è grande quanto la palma della sua mano, si ferma e si volge all'indietro. Un sorriso compassionevole gli adorna il volto. Tanto insolito in lui.

Shirou si impanica. Quella visione non gli piace per niente, ma nel momento in cui tenta di nuovo di agire, nelle sue orecchie riecheggia il suono più terribile che abbia mai sentito nella vita. Un blocco di neve si è staccato dalla cima della montagna e sta precipitando in maniera devastante e impetuosa verso suo fratello.

Atsuya non si muove di un centimetro. Neanche Shirou si muove di un centimetro, mentre osserva come le fauci bianche della valanga divorano senza pietà la figura della persona a cui vuole più bene in tutto il mondo. 

L'unica cosa che gli resta è il ricordo del suo ultimo sorriso... e la sua sciarpa, che, come per magia, si ritrova nella sua mano.

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Shirou si sveglia di colpo, agitato. Tutto il suo corpo è imperlato di sudore freddo, e la sua respirazione è erratica e irregolare; gli occhi sgranati dal ribrezzo, il cuore ansimante di esplodere.

Non fa in tempo neanche a riprendersi che già si alza e si dirige verso il letto del suo fratellino, quasi inciampando nell'atto. Lo vede dormire placidamente, con il petto che gli si alza e abbassa ad ogni suo respiro, e finalmente si calma. È lì. È vivo. 

Dopo un breve attimo di estremo sollievo, si porta le mani alla faccia e reprime un urlo di rabbia e dolore. Si lascia cadere in ginocchio e poggia la testa sull'estremità del letto.

Non capisce. Chi mai potrebbe essere tanto crudele da fargli sognare per l'ennesima volta la morte di suo fratello? Perché ogni volta che sente un tuono durante i temporali il suo corpo rabbrividisce con violenza? Perché ogni volta che sente parlare di una valanga il suo cuore perde un battito? Perché sente che il fatto che Atsuya sia lì insieme a lui è dovuto ad un miracolo?

Vuole smettere di sentire tutte queste cose. Si rifiuta di credere che possa esistere anche un solo universo in cui lui debba vivere senza Atsuya. È ridicolo. Ed impossibile. Il solo pensiero gli rapisce il fiato.

— Aniki, che ci fai qui? — l'udire la sua voce assonnata gli fa alzare la testa. I propri occhi si incontrano con i loro simili, ancora impastati dal sonno eppure tinti con una certa sfumatura di preoccupazione.

— Mi dispiace. Non volevo svegliarti — si affretta a scusarsi. I suoi problemi sono suoi e basta. Non dovrebbe disturbare Atsuya con le proprie paranoie infondate.

— Non hai risposto alla mia domanda — il tono demandante non lo smentisce mai; degno del suo fratellino ficcanaso.

Ora, però, deve pensare a cosa dirgli. Non vuole preoccuparlo, ma è anche cosciente che se gli dicesse una bugia lo smaschererebbe subito.

— Ho fatto un brutto sogno. Tutto qui — cerca di sminuire la faccenda piegando le labbra in un sorriso rassicurante, ma qualcosa gli dice che l'unico risultato che ottiene è una smorfia dall'effetto contrario. Atsuya si lascia scappare un sospiro.

— Ma cosa sei? Un bambino di cinque anni? — chiede quasi infastidito, per poi afferrare con una mano la coperta e alzarla. — Su, entra — non si tratta neanche di un invito. Quello è un ordine.

L'espressione di Shirou si addolcisce e si intrufola nel letto del fratello, fino a ritrovarsi faccia a faccia con lui. Avevano smesso di dormire nello stesso letto già da parecchi anni, però qualche volta si concedono di ritornare a essere quei bambini che si abbandonavano al sonno solo se erano avvinghiati l'uno all'altro.

— Che cosa hai sognato? — gli chiede il ragazzo, curioso. Shirou si morde il labbro al ricordare quell'orrore.

— Non voglio dirtelo — afferma con sicurezza, e Atsuya inarca un sopracciglio, intrigato. Il suo fratellone che si rifiuta di confidarsi con lui? Questa è nuova.

— Non ti dona fare l'enigmatico. Parla — a parte le parole, prova a mettergli pressione anche con lo sguardo, e ci riesce. Ci riesce sempre, lui.

— Va bene... — interrompe il contatto visivo e, con titubanza, gli inizia a raccontare tutto, omettendo il fatto che non è la prima volta che fa un sogno del genere.

Quando finisce, si gira di nuovo per guardarlo. Si aspetta di vederlo sconvolto, terrorizzato, magari schifato, ma l'espressione di Atsuya non cambia minimamente. Se dentro è turbato, fuori non lo dà a vedere.

— Che stupidaggine — dice, e fa un altro sospiro. Shirou sta per indignarsi a causa della poca considerazione nei suoi confronti, ma Atsuya avvicina la propria mano alla sua e intreccia le loro dita, esattamente come facevano da piccoli. — Ti assicuro che non è così facile sbarazzarsi di me. Ti seguirò anche fino all'Inferno se ce ne sarà bisogno, quindi dormi tranquillo e non pensare a queste cazzate — conclude il discorso e chiude gli occhi, pronto a cadere nuovamente nelle braccia di Morfeo.

Shirou lo osserva, attonito, e non può ostacolare il piccolo sorriso che si forma sulle sue labbra. Non è sicuro se quelle parole basteranno per far cessare quei sogni e quelle brutte sensazioni, però, almeno per adesso, quando le loro mani sono unite come se fossero una lega indistruttibile, si sente pacifico e sereno.

Se mai dovesse succedere qualcosa ad Atsuya, lui sarà lì, pronto a proteggerlo.

Beh, capitolo corto però intenso (?)

Ho approfittato del fine settimana e del brutto tempo per scrivere qualcosa, perché la scuola mi sta sfinendo. Dopo aver lottato come una guerriera dall'inizio dell'anno, ho esaurito le forze e adesso sto strisciando nella speranza di sopravvivere fino alla fine. È una cosa che si ripete ogni anno.

En fin, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo nel prossimo! Bye :)

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