Nathan Swift
Scusate per eventuali errori di grammatica e/o ortografia
(g/p)= gusto preferito
(N/a)= nome amic*
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"Se mai dovessi prendermi una pallottola al posto di qualcuno, quel qualcuno sarebbe (T/n)." Erano queste le parole che Nathan continuava a ripetersi da quando tu e lui siete diventati amici.
Fin dall'inizio il ragazzo ti ha sempre ammirato posizionandoti su un piedistallo così alto da sembrargli irraggiungibile.
La vostra amicizia risale agli inizi dell'asilo, il Turchese ancora si ricordava come se fosse ieri il vostro primo incontro. Le vostre mamme erano amiche di vecchia data e una mattina si erano casualmente incontrate davanti al portone prima di andare a lavoro. Nathan stava aggrappato ai pantaloni della madre, come se fossero la sua ancora di salvezza, e ti guardava sbirciando ogni tanto dal ciuffo turchese davanti l'occhio marrone sinistro.
Dal canto tuo eri tranquilla e spensierata, mentalmente pensavi ai giochi che avresti potuto fare fino all'ora del riposino: eri un po' indecisa se per quel giorno avresti immaginato di essere un cavallo oppure una sirena (anche se le maestre ti avevano vivamente sconsigliato di allagare un'altra volta i bagni delle bambine per rendere il gioco più realistico). Tenevi la mano di tua madre, all'inizio non avevi neanche notato quel bambino, solo quando la signora davanti a te si era spostata per presentarlo ti eri concentrata su di lui e sull'insolito colore di capelli.
Avevi alzato il braccio indicandolo e dicendo semplicemente. «Una fata turchina!» Presa dall'euforia gli eri corsa incontro e avevi iniziato a ronzandogli intono importunandolo di domande. «Sai fare magie? Le tue ali dove sono? Non pensavo che le fate potessero anche essere maschi!»
Tua madre si era scusata con la sua amica per la tua irruenza, ma l'altra aveva semplicemente riso osservando la reazione del figlio a quel tempo molto timido. Nathan era in panico, letteralmente, si era accovacciato a terra sperando che la smettessi con tutta quell'euforia. Ma così non era stato, anzi, ti eri messa a ridere e lo avevi imitato.
Una delle due mamme era sbalordita, l'altra divertita.
«Non avevo mai fatto questo gioco. Come si chiama?» Avevi chiesto al Turchese.
«Attacco di panico.» Rispose semplicemente.
L'hai guardato per qualche secondo, studiato, e poi avevi iniziato ridere di cuore. Il tuo riso era così incontrollabile da sembrare un fiume in piena, travolgente a tal punto che Nathan si ritrovò a sorridere nel guardarti rotolarti per terra riempiendoti di polvere.
È stato in quell'esatto momento che il turchese si è reso conto di volerti al suo fianco.
💝💝💝
Col tempo il vostro legame si era sempre più legato: dall'asilo eravate passati alle elementari e poi alle medie. È stato in prima media che il ragazzo ti aveva introdotto in una delle sue grandi passioni: l'atletica. Sia era scoperto che anche tu eri abbastanza brava e i pomeriggi passati a correre insieme al tuo migliore amico ne erano la prova. Solamente tu stavi allo stesso passo di Nathan, ritenuto uno tra i più bravi e promettenti della squadra maschile.
Ti ha fatto strano scoprire, in terza media, che il ragazzo aveva totalmente deciso di cambiare sport, preferendo il calcio.
«E come mai questa scelta?» Gli chiedesti quel pomeriggio bevendo dal tuo frappè (g/p).
Nathan si era preso qualche secondo per rispondere, giocherellava con la cannuccia. «C'è questo ragazzo nella scuola, un certo Mark, nipote di David Evans.» Disse poi.
Inarcasti il sopracciglio. «Continuo a non capire.»
Il Turchese scrollò le spalle e poi si girò verso di te sorridendo. «La sua passione, la sua bontà, mi ricordano te. Voglio provare a seguire il suo sogno e vedere a cosa mi porta.»
«Tutto qui?» Gli chiedesti.
«E anche perché sotto sotto penso che il correre da solo mi abbia annoiato, per una volta vorrei sentirmi parte di una squadra.»
Ricambiasti il sorriso per poi alzarti dalla panchina del parco. «Per me non c'è nessunissimo problema, quello che rende felice te rende anche me.» Tirasti il bicchiere vuoto facendo perfettamente centro nel cestino. «Ma se devo essere sincera, mi ha fatto male scoprire che non consideri me e te una squadra.» Aggiungesti girandoti verso di lui simulando una posa drammatica dove ti tenevi dolorosamente il cuore.
Nathan ridacchiò. «Ma per essere una squadra servono più di due persone.»
«Effettivamente...» Dicesti per poi essere interrotta dal suono di una notifica. Entrambi controllaste il telefono, il messaggio era tuo. «Cavolo Nathan devo andare, avevo promesso a (N/a) di accompagnarl* in biblioteca.»
«Tranquilla, vai.» Sorrise per poi passarti la tracolla con dentro i libri di scuola. Gli lasciasti un veloce bacio sulla guancia destra per poi correre via, lasciando il tuo migliore amico da solo in quel parco.
Nathan sapeva che voi due non sareste mai potuti essere una squadra e nemmeno un duo: eri troppo irraggiungibile per lui, così lontana che non saresti mai restata vicino a lui.
💫💫💫
Impiegasti mesi per convincere il tuo migliore amico a farti vedere una sua partita. Ai primi tempi la scusa che ti rifilava è che non era ancora abbastanza al top della sua forma e si vergognava nel farti vedere come gioca male. Altre scuse erano state che i tuoi incitamenti durante le gare di atletica erano coì rumorosi che lo distraevano.
«Ti distraggo nel correre dritto?» Gli chiedesti ridacchiando una volta.
«E pensa con una palla tra i piedi! Mi vedresti cadere come un sacco di patate!»Continuò lo scherzo ridendo.
Ignoravi il fatto che era semplicemente il tuo sguardo a metterlo in soggezione, il sentire che esultavi e incitavi lui e solo lui.
La prima partita in cui vedesti Nathan giocare fu contro la scuola Shuriken. Per l'occasione avevi indossato un vestito a fiori turchese. Ogni volta che lo mettevi prendevi in giro il tuo migliore amico dicendogli che eravate matchati. Pensavi che lo facesse arrabbiare ogni volta, ma il cuore del ragazzo faceva i salti mortali dall'emozione per quella piccola e innocente frase.
Avevi preso posto vicino ad una ragazzo coi rasta marroni e degli insoliti occhialini da aviatore, commentare con lui la partita era piacevole.
La squadra era letteralmente incredibile, Nathan era incredibile. Ti eri ripromessa di non distrarlo, di non interferire col tuo tifo spropositato, ma ad ogni sua azione ti mordevi la lingua per non urlare un "E andiamoooo!" a pieni polmoni.
L'azione che compì nel salvataggio della palla, dopo che Mark Evans per qualche motivo non fu in grado di pararla, tutto l'entusiasmo trattenuto esplose nel tuo petto e l'autocontrollo che gli avevi promesso prima della partita andò a farsi benedire.
«GRANDE NATHAN! SEI IL MIGLIORE!» Urlasti alzandoti in piedi e mettendo le mani a cono sui lati della tua bocca per amplificare la tua voce. Dire che mezza squadra si era girata a guardarti era un eufemismo. Il Turchese era diventato bordò, ma questo non gli impedì comunque di correre a tutta velocità verso la porta rivale.
Il suo cuore martellava nel petto, le orecchie accoglievano la tua voce carica di euforia che si tramutava in carburante per le gambe che ad ogni tua parola correvano più veloci. "Guardami. Continua a incitarmi. Tieni gli occhi su di me." Pensava mentre dribblava gli avversari.
«Deduco che conosci Swift.» Disse il ragazzo occhialuto al tuo fianco.
Non lo guardasti, i tuoi occhi non volevano staccarsi da Nathan. «Si, è il mio migliore amico.» Rispondesti velocemente sorridendo quando il ragazzo scartò con maestria l'ennesimo contendente.
«Solamente?» Controvoglia dovetti voltarti per osservare il tuo vicino di sedile.
«Cosa-?» Non facesti in tempo a chiedergli nulla che il Rasta si portò l'indice davanti alla bocca e poi indicò il campo. Girasti la testa così velocemente che ti venne un capogiro.
Quando vedesti la mossa, le Ali di Fuoco, e lo strepitoso gol che fece il tuo migliore amico insieme al Bomber di Fuoco il tuo cuore mancò un battito. Per la seconda volta non riuscisti a trattenerti. «WOOO! NATHAN SEI IL MIGLIORE!»
Dal canto suo il Turchese era al settimo cielo, stavi esultato unicamente per lui, per il suo gol. Stavi dando il merito a lui e non anche ad Axel, ma solo ed esclusivamente a lui.
La partita si concluse con la vittoria della Raimon dopo il gol del Bomber di Fuoco. La squadra stava festeggiando. Il tuo cuore si gonfiò d'orgoglio nel vedere Nathan dare la mano al numero 11 della Shuriken.
«Gran bella partita.» Aveva commentato il ragazzo affianco a te.
«Strepitosa. Nathan è stato strepitoso.»
«Beh questo non lo devi dire a me.» Disse il Rasta.
Entrambi sapevate che aveva ragione lui. Dopo un rapido saluto ti precipitasti giù per la scalinata degli spalti. La tua corsa venne interrotta dalla ringhiera che separava le tribune dal campo.
«NATHAN!» Urlasti sbracciando per richiamare l'attenzione del ragazzo.
Lui ti sorrise e ignorando i suoi compagni di squadra corse a tutta velocità verso di te. Voleva raggiungerti, voleva che per una volta fossi tu a dirgli quanto fosse stato incredibile, voleva sentirsi al tuo livello. Il sorriso a 32 denti che gli regalasti gli fece perdere almeno 100 battiti.
«Ti è piaciuta la partita?» Ti chiese col fittone per l'affaticamento di 90 minuti di sola corsa.
Annuisti. «Sei stato eccezionale, il migliore.»
Si crogiolò in quelle parole, le assaporò e le impresse a fuoco nella sua memoria.
«Nathan vieni qui.» Gli dicesti allungando le mani e incitandolo ad avvicinarsi.
Non se lo fece ripetere due volte anche se era confuso. Posizionasti le tue mani ai lati della sua faccia accarezzandogli lievemente le guance. A quel contato il corpo del ragazzo venne percorso da brividi sia caldi che freddi. Togliesti le mani, con disappunto del turchese, per metterle sulla ringhiera. In punta di piedi, con i fianchi contro la ringhiera dello stadio, ti desti lo slancio necessario per pagarti verso il ragazzo che prontamente stava per afferrarti in caso di una tua caduta. Si congelò sul posto quando le vostre labbra si scontrarono in un lento e dolce bacio.
«Fammi venire a vedere altre partite. Fammi stare al tuo fianco.» Gli sussurrasti a fior di labbra.
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