Beta

Scusate per eventuali errori di grammatica e/o ortografia

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One-shot ispirata dal film: Patto con il diavolo di Alec Baldwin (guardatelo, merita)

Esci dall'edificio sospirando affranta, non è possibile, ancora una volta la tua vita ti sta scivolando dalle mani.
Ancora una volta l'ennesima casa editrice ha respinto la richiesta di pubblicare il tuo libro. La motivazione è ormai sempre la stessa: è una storia trita e ritrita, con i soliti cliché e manca di personalità.

Sospiri affranta, ma come un fulmine a ciel sereno ti rendi conto che la fermata dell'autobus che devi prendere dista 10 minuti e tra 5 dovrebbe passare il suddetto mezzo di trasporto.

Ecco, come se non bastasse oggi ti tocca pure corre, potrebbe andare peggio di così?

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Forse era meglio non chiederselo...

La giornata è iniziata male e sta proseguendo alla stessa maniera, se non peggio: alla fine hai perso l'autobus e hai dovuto aspettare il successivo, peccato che passava un'ora dopo, nel mentre ha iniziato pure a piovere a dirotto e ovviamente portarsi dietro l'ombrello è un optional. Salita finalmente sulla corriera ti sei resa conto che ti eri dimenticata pure l'abbonamento, una multa oggi mancava proprio.

Arrivata finalmente dentro il tuo appartamento, stacchi dalla porta l'ennesima notifica di sfratto da parte del proprietario per essere indietro con i pagamenti delle bollette. La accartocci e letteralmente la getti alla tue spalle. Tanto ce ne sarà un'altra il giorno dopo ad attenderti.

Infili la chiave nella toppa, ma dopo neanche mezzo giro si spezza rimanendo incastrata nella serratura. Il tuo sguardo passa dalla porta a quello che rimane della chiave per cinque minuti buoni.
«No, mi stai prendendo per il culo.» Parli neanche te sai con chi.

Marci verso le scale diroccate del condominio per andare a parlare con il portiere.
Bussi insistentemente alla sua porta, tanto che potresti buttarla giù da quanto hai bisogno di sfogarti.
Ti viene ad aprire una signora anziana, bassa e tarchiata, e dal suo sguardo non sembra molto contenta di quel tuo bussare.
«Che vuoi?» Ti chiede senza mezzi termini.
«Buona sera anche a lei. -Borbotti- La chiave del mio appartamento si è spezzata nella serratura, non posso entrare.»

«E io che ci posso fare?» Risponde acida. La voglia di prenderla a sberle è tanta.
«Chiamare suo marito forse?»
«Non c'è, è a trovare sua sorella. Tornerà questa sera.»
«E io che dovrei fare fino a questa sera?» Chiedi allibita.

«Si vada a fare un giro.»
«Piove a dirotto brutta vecchia!» Sbotti.
Lei, in tutta risposta, scompare un attimo dietro la porta e ti lancia contro un ombrello.
«Maleducata.» Dice per poi chiudere la porta con un tonfo.
Raccogli da terra l'ombrello. «Ma vaffanculo.» Dici poi.

☔️☔️☔️

Beh almeno una cosa buona c'è stata oggi: ha smesso di piovere. Il lato negativo è che il parco vicino a casa tua si è letteralmente trasformato in una palude e ora puoi dire addio alle tue scarpe preferite divenute un tutt'uno col fango.

Controlli l'ora sul tuo orologio da polso: le 18:35. Essendo autunno inoltrato le giornate sono già finite e i lampioni illuminano il parco regalandogli un'aria cupa. La voce di tua madre che ti mette in guardia e si assicura che tu non entri mai in un parco la notte o col buio ti risuona in testa, ma visto com'è andata la giornata la prospettiva di incontrare un malintenzionato o un tossico pronto a drogarti non sembra poi così male.

«Maledizione.» Imprechi tra te e te calciando un sassolino. Sei così esasperata che neanche le classiche lacrime da nervoso non accennano a venir fuori.
«Stupido lavoro, stupido autobus, stupida chiave e stupida signora col suo cavolo di ombrello!» Alzi la voce e calci con forza l'ennesimo sasso con tutta la rabbia repressa.

Il ciottolo sfreccia dritto verso di te con velocità colpendo in fronte un signore che stava tranquillamente facendo jogging. Spalanchi la bocca nell'esatto momento in cui egli cade di schiena, molto probabilmente tramortito.

«Oh porca troia!» Esclami precipitandoti dal signore per vedere se è ancora vivo... oggi ti mancava un omicidio.
«No dai amico non scherzare, stai bene.» Dici mentre tiri dei leggeri colpetti sulla sua guancia cercando di rianimarlo.

Dopo qualche istante passato così, il panico ti attanaglia. Che dovresti fare? Chiamare un'ambulanza? E poi come spiegheresti l'incidente? Lasciarlo qui tramortito a terra è fuori discussione.

«Brutto affare.» Senti una voce alle tue spalle.

Ti giri di scatto spaventata cercando di non urlare. I tuoi occhi si scontano in quelli viola di una ragazzina dai capelli color blu chiaro acconciati in due trecce che le ricadono morbide sulle spalle. Indossa uno stravagante impermeabile rosso fuoco, molto appariscente, lungo fino alle ginocchia, ai piedi porta due scarpe dal décolleté elegante del medesimo colore dall'abito.

«Posso spiegare...» Ti affretti a dire, ma la ragazza ti ferma subito.
Alza leggermente una mano e tu ti zittisci, la sua espressione è molto rilassata e questo ti calma in parte. Anche se la situazione in sé non è delle migliori, apprezzi quello sguardo pieno di compassione.

«Tranquilla, ho visto tutto. - Calca molto sull'ultima parola.- Ti sto osservando da un bel po' in effetti.»
«C-cosa?» Balbetti ora a disagio.

«Non pensare subito a stalking. Semplicemente il mio lavoro mi impone che prima debba osservare per bene la persona per essere sicura che la trattativa vada a buon fine.» Spiega fin troppo tranquillamente tastando con la punta della scarpa il corpo inerme del signore. «Cavolo l'hai proprio messo k.o.» Borbotta.

«Trattativa?» Ripeti.
«Meglio parlarne in un posto più appropriato. Prego siediti.» Indica qualcosa alle tue spalle.

Con la coda dell'occhio ti accorgi di una sedia in metallo, com'era possibile che non l'avessi notata prima? Ti rigiri velocemente verso la ragazza, ma ti rendi immediatamente conto che non sei più nel parco, bensì in un ufficio dai colori prevalentemente bordò. La ragazza si mette comodamente seduta su una grande scrivania in legno proprio davanti a voi, accavalla le gambe in modo seducente e ripropone con la mano l'invito precedente. Decidi di sederti.

Una cartella rosso sangue si materializza davanti al suo volto, con uno scatto si apre e dei fogli iniziano a volare intorno a lei come se fossero animati di vita propria.

«(T/n) (T/c), 24 anni, lavori come autrice freelance in varie editorie sperando che un tuo qualche romanzo venga pubblicato, ma non è mai stato così. Conduci uno stile di vita parecchio monotono e all'insegna della sventura. Tutto ciò che fai sembra attirare verso di te ripercussioni negative. Corretto?»

Stringi i denti, la situazione si fa sempre più bizzarra e come se non bastasse questa estranea coi superpoteri ha appena riassunto in poche parole la tua vita schifosa con una nonchalance fin troppo sprezzante e ironica.

«Confermo.» Rispondi rassegnata, cosa guadagneresti anche se rimbeccassi? Molto probabilmente nulla, forse un'ennesima prova di quanto tu sia mediocre a giustificare una situazione ingiustificabile.

«Non abbatterti cara, sono qui per offrirti il mio aiuto.» Ti rassicura.

«E in che modo?» Le parole ti escono di getto dalla bocca nell'udire quella frase. Effettivamente ti sei sempre lamentata delle tue sventure senza mai fermarti a prendere un respiro e chiedere aiuto a qualcuno. L'orgoglio acceca.

Nella tua risposta la ragazza ci trova qualcosa di divertente, un sorrisetto le si campeggia sulle labbra, in realtà stava aspettando quelle esatte parole. Vive per sentirle.

Schiocca le dita e proprio come sono apparsi, i fogli, scompaiono. Ora c'è solamente un unico pezzo di carta davanti a te. Le parole sono scritte così piccole e fitte che ti pare incomprensibile leggere, l'unica cosa chiara è l'enorme x rossa in basso a sinistra.

«Firma questo contratto e tutto quello che desideri sarà avverato: le sventure cesseranno e la tua vita filerà nel verso giusto.» Spiega.

«Ma tu...» Provi a farle una domanda ma l'azzurra ti ferma subito.

«Io in cambio non voglio nulla, o meglio, non voglio nulla al momento. Quando mi converrà verrò a prendermi quello che mi spetta.»
«La mia anima?!« D'istinto ti porti una mano in mezzo al petto.

«No, di quelle ne ho a centinaia. Tutto quello che vorrò sarà solo un favore. Ti suona giusto?»
Ti suona schifosamente giusto, avere la vita che ti spetta è troppo allettante per farsela scappare. «Hai una penna?»

«Brava ragazza.» La figura rossa scende dalla scrivania e lentamente cammina verso di te. Come se fosse una maga fa comparire una penna nella sua mano destra e poi te la passa.
Non esiti a firmare, il cuore ti batte forte nella gabbia toracica, l'inchiostro nero sembra brillare di fiamme rosse vive ad ogni lettera che viene impressa sulla carta.
Appena la tua firma campeggia trionfante la pergamena si arrotola su se stessa e scompare in una nuvola di fumo rossa.

«Ora manca solamente un ultimo gesto per suggellare il patto.» La ragazza ti porge la mano, ti alzi di scatto per stringerla, ma non appena lo fai ella ti tira verso di sé facendo scontrare in maniera inaspettata le vostre labbra.

Sei confusa da quel bacio, ma lo sei ancora di più dopo che senti il tuo labbro inferiore venir morso con così tanta forza da sicuramente farlo sanguinare.

Ti allontani con un gemito di dolore e istintivamente ti porti le mani sulla parte dolorante. I tuoi sospetti vengono confermati non appena vedi del sangue scarlatto sulle dita. Alzi lo sguardo per guardare quell'ambigua figura rossa.

«Che patto col diavolo sarebbe se non c'è del sangue?» Ti chiede ridacchiando.

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