34)×Goufubu×
Non mi piace come è venuta, ma finisce bene e mi serviva un mezzo per comunicare quindi tiè!
Otp
"Letters"
Suonarono al campanello. Poichè Kevin era occupato in cucina, Shawn abbandonò sul divano l'ago, il filo e la sciarpa e andò ad aprire. Non l'avesse mai fatto. Shawn spalancò la porta e se lo ritrovò davanti. Era più alto dell'ultima volta, si era lasciato crescere i capelli e ora erano liberi dal gel e morbidi sulle spalle. La pelle era perfettamente abbronzata e malgrado l'espressione solito che aveva sempre mantenuto impassibile, gli occhi sembravano scoppiare dalla gioia. Shawn, di fronte a quello spettacolo meraviglioso, fece la cosa più logica: chiuse la porta. Ci appoggiò la schiena con un gesto disperato, come se potesse sfondare la porta con un calcio. Ed effettivamente lo avrebbe anche fatto, se Kevin non fosse apparso dalla cucina. «Chi era?» gli domandò sorridendo. Shawn avrebbe voluto rispondere "nessuno", anche perchè "Oh, il mio ex ragazzo appena tornato dopo due anni di separazione probabilmente per ricordarmi della promessa fatta che non ho mantenuto" pareva brutto, ma il campanello suono di nuovo, e questa volta fu Kevin ad aprire. «Axel! Quanto tempo!» Shawn, spostandosi dalla porta per cogliere l'espressione di Axel, temette di vederlo sorpreso o arrabbiato, ma tutto ciò che vide fu delusione e rimpianto. «Ehi, Kevin...» lo salutò a sua volta Axel, mentre Kevin lo invitava ad entrare. «Vuoi unirti a noi per il pranzo? Sei sparito per tanto tempo, ne avrai da raccontare!» «Non vorrei disturbare...»«Ma che disturbo! Shawn, accompagnalo in salotto intanto che cucino.» lo tranquillizzò Kevin, baciando la guancia a Shawn e tornando in cucina. Shawn, ancora paralizzato, fece come gli aveva detto e tornò in salotto con Axel alle calcagna. Velocemente si adagiò sul divano e riprese il suo lavoro senza dire una parola. Mentre Axel si sedeva e si guardava attorno con indifferenza, Shawn riuscì a pungersi il dito tre volte, sempre trattenendo i mugugni di disapprovazione. Ad un certo punto, però, Axel perse la pazienza: «Per quanto ancora farai finta di niente?» Shawn sobbalzò sorpreso, ma non alzò lo sguardo dalla sciarpa, cercando di capire se era arrabbiato oppure deluso o triste di quell'avvenimento inaspettato. Alla fine, arrivò alla conclusione che era tutte questo cose insieme e si decise a fare qualcosa: «Finta di niente? Niente cosa? Credi davvero che per me sia "niente"?» Shawn alzò lo sguardo, aspettandosi un espressione sorpresa, ma l'espressione di Axel non mutò. Anzi, continuò a parlare:
«Sbaglio o avevamo fatto una promessa? Certo, ora che stai con il rosa è più difficile mantenerla...»
«Lascia Kevin fuori da questa storia, chiaro? La colpa qui non è sua.»
Axel assottigliò gli occhi: «E di chi sarebbe la colpa?»
«Tua!»
«Mia? Avevi promesso, Shawn!»
«Avevo promesso di rimanerti accanto nella tua decisione a condizione che tu facessi lo stesso!» urlò Shawn, perdendo la pazienza ed alzandosi in piedi.
«E io non l'ho fatto?»
«Sei sparito, Axel! Avevi promesso di scriversi una lettera al giorno e io non ne ho mai vista nessuna! E sai quanto sono stato male, per quei tre mesi di solitudine? Sai chi mi rimaneva accanto? Chi assecondava ogni mio pensiero e andava in posta a imbucare le mie lettere nonostante tu non facessi lo stesso? Esatto, Axel: Kevin! "Il rosa"! Il mio ragazzo! Il ragazzo che a contrario di te mi è stato accanto quando sono diventato allenatore della Alpine!»
Shawn riprese fiato, asciugandosi gli occhi e maledicendosi per aver pianto in suo presenza per l'ennesima volta. Axel non aveva detto nulla, ma sembrava totalmente confuso e sorpreso, forse perchè non sapeva che era diventato allenatore della Alpine?
«Tu... tu non hai ricevuto le mie lettere?»
Shawn non disse niente, arrabbiandosi sempre di più: «Come avrei fatto a ricevere lettere che tu non hai mai scritto?»
«Ti ho scritto, Shawn. Ogni giorno. Non ho mai ricevuto risposta, ma credevo che le avessi ricevute.»
Il volto di Axel sembrava distrutto, ma Shawn non gli credeva: se le aveva scritte perchè non gli erano arrivate!?
«Sei un bugiardo, Axel, non ti credo più.»
«Shawn, ti prego, devi credermi io credevo... credevo ti fossero arriva-» Axel si bloccò, improvvisamente consapevole di qualcosa. Alzò lo sguardo, i suoi occhi erano determinati come poco prima: «Da quanto tempo non torni a casa da noi?»
«A casa tua?-domandò falsamente sorpreso Shawn-Da quando te ne sei andato, ovviamente. Ma per i primi mesi Kevin è sempre tornato a controllare la posta, per continuare a darmi speranza.»
«Oh... capisco.»
E anche Shawn capì: che le avesse inviate lì? ma allora perchè Kevin non le aveva mai trovate?
Shawn alzò lo sguardo e, in contemporanea ad Axel si fiondarono all'ingresso, urlando che andavano a fare un giro.
La casa distava diversi isolati, e Shawn si ritrovò a correre dietro ad Axel, come quando erano ragazzi: Axel era sempre sto troppo avanti per lui, troppo veloce, troppo forte. Ma questa volta, Axel si voltò e rallentò, afferrandogli la mano e trasciandolo con lui. La gente che li vedeva passare, probabilmente li credeva pazzi e li chiamava "froci", ma Shawn si sentì ugualmente felice a quel contatto, a che se non avrebbe dovuto: in fondo non era ancora sicuro che gli avesse scritto.
Arrivarono, la casa era uguale a come la ricordava, il bidone era ancora lì, ancora pieno. Nella buchetta non c'era niente e Shawn staccò la mano con diffidenza. ma Axel non si arrese e si avvicinò al bidone, rovesciandolo nel giardino: migliaia di lettere si rovesciarono insieme alle foglie secche e all'immondizia. Shawn, incredulo, si inginocchiò davanti alla mucchia e rovistò tra le buste:
14 ottobre
15 luglio
10 aprile
25 gennaio
28 aprile
14 marzo
Shawn sentì gli occhi pizzicare di nuovo. Per tutto quel tempo aveva odiato la persona sbagliata. Per tutto quel tempo, Kevin gli aveva mentito. Shawn aprì la prima lettera:
14 ottobre
caro Shawn,
Sono sorpreso che tu non mi abbia ancora scritto, suppongo tu stia studiando troppo per avere il tempo, quindi vedi di riposarti un po'! Per quanto riguarda ciò che sto facendo, è inutile dire che ancora non posso dirti nulla, ma quando avrò terminato potrò finalmente tornare. Potremo ricominciare da capo, potremo tornare a casa tua, all'Alpine. Tornerò presto, aspettami
Tuo, Axel
Axel non disse nulla, ma lo abbracciò da dietro e Shawn si lasciò cullare: tutto quel tempo perso... tutte le notti passate con Kevin... tutte quelle ore passate a gridare contro Mark perchè ancora difendeva Axel...
«Mi-mi dispiace, A-ax...»
«Shawn, non volevo che- che la prendessi così.» Shawn si voltò, Kevin era davanti a loro, il suo sguardo era fisso a terra ma Shawn era certo che non avrebbe retto a guardarlo in faccia. Axel gli accarezzò i capelli, prima di lasciarlo andare e fiondarsi verso Kevin, afferrandogli la felpa e spingendolo lontano:
«Come hai osato, Kevin? Avevi promesso di stargli accanto!»
Kevin si riprese, era palese che credesse di aver fatto la cosa giusta: «L'ho fatto! Gli sono stato accanto più di quanto tu abbia mai fatto!»
I due continuarono a lanciarsi sguardi accusatori, finchè Kevin non fece un passo verso Shawn cercando di consolarlo, e Axel gli si parò davanti:
«Stagli lontano!»
«Shawn, ascoltami..»
«Come ho fatto fin'ora Kevin?»
Shawn ancora non li guardava, quelle bugie gli avevano spezzato ogni certezza, non sapeva più cosa fare. Kevin gli era stato accanto tutto quel tempo, lo aveva fatto sentire amato... ma lo aveva fatto mentendogli, sabotando la sua relazione con Axel. Shawn si alzò in piedi e guardò verso Kevin, i suoi occhi sprizzavano odio.
«Vattene via, Kevin»
«Shawn, io-»
«Vattene via!»
Kevin non si mosse, dispiaciuto, paralizzato, distrutto. Ma quando Shawn si lasciò abbracciare da Axel, che gli sussurrava parole di conforto e gli baciava la testa, non potè trattenersi ed annuì:
«Sappi solo-sussurrò prima di andarsene-che l'ho fatto perchè ti amo»
Shawn, chissà come, trovò la forza di ribattere: «Se mi avessi amato davvero, tutte queste lettere le avrei già lette.»
Quando Kevin se ne fu andato, Axel ridacchiò e Shawn lo guardò confuso:
«Il modo in cui hai ribattuto... cavolo, con che prontezza! E' per questo che ti amo!»
Shawn abbassò lo sguardo, stringendosi alla sua giacca e sperando che non scomparisse sotto il suo tocco.
«Quindi ami ancora?» domandò Shawn, mentre alzava lo sguardo e incrociava gli occhi di Axel.
Axel sorrise e lo baciò.
«Non potrei fare altrimenti.»
Sono felice di annunciarvi che può iniziare il conto alla rovescia. Sabato prossimo pubblicherò il primo capitolo di The Maze. E ogni sabato, se mi sarà possibile, pubblicherò un capitolo. Naturalmente farò del mio meglio per aggiornare anche qui ;)
Xavier si risveglia in un luogo buio e chiuso, completamente privo di qualsivoglia ricordo riguardo il suo passato e la sua vita. Insieme ad un altro ragazzo, si ritroverà sbattuto un luogo chiamato Radura, dove ragazzi e ragazzi come loro, nella stessa situazione, sperano un giorno di uscire da quel luogo: il labirinto. Xavier e Jordan impareranno a conoscere la Radura ed apprezzarne i difetti, ma un imprevisto insegnerà ai due amici che l'unica cosa da fare in casi come quelli è cominciare a correre.
JML
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