¹Yuri!!! On Ice

Herafu

Byron amava pattinare. Era tutta la sua vita, non poteva pensare di vivere senza di esso. Da quando, poi, era arrivato secondo classificato al Gran Prix, la sua carriera non faceva che andare verso l'alto. Sapeva che era tutto merito di Henry. Eh, si, stiamo parlando di Henry House, il pattinatore più conosciuto al mondo, nonché vincitore del Gran Prix per cinque volte consecutivo. Lo stesso che si era ritirato solo per fare da coach a Byron. A pensarci, Byron ancora non si spiegava come mai avesse deciso di allenarlo, ma Henry non gli aveva mai detto nulla di corposo al riguardo.
Dicevo, Byron amava pattinare. Già da bambino sapeva che, se mai avesse avuto figli, gli avrebbe insegnato prima a pattinare e poi a camminare. Ecco, quello era il suo punto dolente. Perché si, Byron amava pattinare, amava Henry, quello che era ormai diventato anche suo marito, ma qualcosa gli mancava. Quel qualcosa, era un figlio.

«Byron, oggi hai fatto la performance peggiore di sempre, che ti prende?»

«Scusa, sono... Sono solo sovrappensiero.»

Henry inarcò le sopracciglia ma non indagò oltre e osservò con sospetto Byron tonare in pista. Aveva i capelli lunghi, di un biondo simile all'oro, decisamente unti e appiccicosi, e Byron non aveva ancora detto nulla al riguardo. Aveva le mani sporche e colme di piccoli taglietti e lividi, e Byron non aveva ancora aperto bocca al riguardo. Aveva due borse di Luis Vuitton sotto gli occhi e la pelle di un bianco cadaverico che faceva risaltare piccoli brufoli non coperti dal fondo tinta, e Byron non si era ancora autocommiserato. Henry iniziò a preoccuparsi quando, facendo un semplicissimo singolo, Byron perse l'equilibrio e sbatté forte la testa sulla lastra di ghiaccio. Henry si affrettò a corrergli incontro, prendendogli il capo tra le ginocchia e facendo del suo meglio per mantenerlo sveglio.

«Byorn, amore, vedi di resistere, okay? Ehi, non è successo nulla, sei solo un po' stanco...»

Henry percepì del liquido caldo infangargli la mano e fece in tempo a digitare un numero sul cellulare che Byron aveva chiuso gli occhi. L'ambulanza arrivò quasi immediatamente, grazie al cielo l'ospedale era solo a pochi isolati.
Lo avvertirono immediatamente che Byron stava bene e non aveva nulla di grave, ma avrebbe dovuto rimanere a riposo per le due settimane seguenti. Henry li ringraziò ma, per nulla tranquillo, rimase nella stanza d'ospedale per tutte le ore che seguirono il ricovero, in attesa del suo risveglio.

Sapeva ancora prima di aprire gli occhi che Henry gli avrebbe rivolto quelle esatte domande, ma non era pronto a dare una risposta: gli chiedeva se stava bene, e Byron non lo sapeva; gli chiedeva come era successo, e Byron non sapeva neanche quello; gli chiese perché fosse strano ultimamente, e Byron non ne aveva idea. O forse sì, ma non sapeva come dirlo.

«Byron, che cosa ti prende? Che cos'hai? »

«Non è quello che ho il problema. »

Decise infine Byron, nascondendo le mani coperte di fili sotto lo spesso lenzuolo verde chiaro:

«Ma quello che non ho... Che non abbiamo.»

Senza accorgersene, aveva iniziato a piangere. Con un flusso silenzioso avevano cominciato a scendere una dopo l'altra, scoprendo al mondo intero la sua vergogna. Henry non disse niente, non chiese spiegazioni. Non fece altro che guardarlo piangere fino a che non terminò le lacrime. Solo allora, Henry si avvicinò e lo abbracciò, accomodandosi ad un lato del letto e sfiorandogli i capelli (ancora unti, ci tiene a precisare Byron-si, ehi, l'ho fatto! Metti giù quel tubetto di mascara!).

«Sh»

Sussurrò, a bassa voce, mentre Byron si tranquillizzava trattenendo gli ultimi singhiozzi.

«Scu-scusa, He-henry, i-io...»

«Byron, lo so, anche io.»

«N-no, Henry, non anche tu.»

Byron si asciugò le lacrime con la manica, gesto di cui si sarebbe pentito. Era vero, sapeva che Henry non aveva la sua stessa idea sull'adottare un bambino. Henry non ribatté, attendendo che continuasse a parlare.

«Voglio ritirarmi, Henry.»

Henry si pietrificò, improvvisamente sull'attenti.

«I-io non voglio lasciare il ghiaccio ma...»

«Stai dicendo sul serio? Rinunceresti a... A tutto?»

«A tutto, no.»

Lo interruppe Byron in un soffio. Si, voleva un figlio, era vero: avrebbe rinunciato al ghiaccio, alla sua carriera, ma non a tutto.

«A te no, Henry.»

«Cosa intendi?»

«Voglio un figlio. Si, voglio adottare un bambino, ma non se significa perderti, Henry. Non se tu non sei d'accordo. »

«Scherzi? Certo che voglio, solo... Davvero ti ritireresti?»

Byron non rispose, le luci accanto alla finestra traballarono e si spensero. Un'infermiera accese la luce del corridoio e chiuse la porta di fianco al bagno.

«Quando la mamma è morta avevo 13 anni.»

Cominciò, con sguardo vacuo e sotto lo sguardo indagatore e preoccupato del suo ragazzo.

«Papà mi ha detto che, visto che l'ultima cosa che ha visto sono stato io, era sicuramente felice, lassù.
All'inizio ci scherzavo, ma poi papà mi spiegò cosa era successo prima che io nascessi.»

«Byron, ma questo cosa-»

«Mamma era sterile.»

Henry ammutolì. Non lo sapeva, Byron non gli aveva mai detto nulla al riguardo, e ora ai sentiva male per aver cercato di interromperlo. Byron lasciò scivolare un'altra lacrima insieme ai ricordi. Si scostò un po' da Henry e si appoggio meglio sul cuscino.

«E tu?»

«Un miracolo, hanno detto. La mamma era stata diagnosticata impossibilitata a partorire. Prima di me perse due bambini.»

Henry lo strinse forte a sé e chiuse gli occhi, ascoltandolo con pazienza.

«Mia madre ora è felice, lassù. Perché ha avuto la possibilità di avermi come figlio. Anche io voglio diventare come lei.»

«Va bene. »

Byron si voltò verso di lui: non credeva che ce l'avrebbe detto davvero. Il ghiaccio era la sua vita. La loro vita.

«Davvero?»

Henry gli baciò il collo.

Era il 17 gennaio quando Eris raggiunse finalmente casa House, pronta a diventare parte di una nuova famiglia. I primi due mesi furono un incubo, per i neo-genitori, e visto che la maggior parte delle volte Henry era rinchiuso agli allenamenti, Byron si occupava da solo della piccola House. Ma non era mai stato così felice. E poi, quando Eris compì quattro anni, indovinate dove li festeggiò?













Ehiii, mi sento un sacco malinconica, aiuto.

Io c'ho sempre un botto di roba da dirvi ma dopo aver scritto il capitolo me le dimentico, perché?

Prossimo capitolo?

Fandom

Ship

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Mh, personaggio... Credo Victor e Chris. Cioè, è un mito. Ship... 💕OTAYURIO💕

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