²Percy Jackson
Dalla geniale e crudele mente di @asharaMF (non è vero, le voglio bene)
Ranmasa
Non sapeva da quanto tempo stava combattendo, ma ormai sentiva i muscoli bruciare e il fiato diventare sempre più carente. A causa del fumo, neanche riusciva a vedere contro chi stava combattendo, e il pensiero che potesse essere un ex-ragazzo del Campo lo faceva ammattire. Senza contare che non aveva idea di dove fossero Terry e Riccardo! Per quanto potesse essere potente il figlio di Poseidone (ed era sicuro che grazie al figlio di Atena sarebbe per lo meno sopravvissuto) non potevano combattere fuori dalle schiere: era rischioso! Mentre era distratto da questi pensieri, una lama dalla punta arrotondata gli sfiorò la spalla e Gabi gracchiò per lo spavento. Ma lo sgomento rimase molto più di quanto avrebbe dovuto. Riconosceva quella lama. Era Zoe, Vita, la spada di Aitor. E la voce del suo avversario gli tolse ogni dubbio.
«G-gabi?»
Aitor abbassò il pugnale, socchiudendo gli occhi per distinguere la figura davanti a sé. Non era cambiato, era proprio lui. I capelli erano più lunghi, aveva numerosi graffi in faccia e sulle gambe. L'armatura era sempre la stessa, anche se sporca di sangue e polvere. Aveva una profonda ammaccatura su un fianco. Gabi fece un passo indietro, il figlio di Nemesi ne fece uno a sua volta.
«Tu... tu che ci fai qui, non... tu dovresti essere a medicare i feriti, io... non puoi combattere! Vattene via!»
Gabi non credette alle sue orecchie. Si vedevano dopo mesi, mesi passati senza rivolgersi la parola a causa del tradimento dell'altro, e la prima cosa che gli lasciava le labbra era che non voleva vederlo lì? Il figlio di Apollo strinse la presa sul pugnale, ed in un impeto di rabbia affondò, senza badare alle lacrime che cominciavano a scivolare giù per le guance. Aitor, seppur preso alla sprovvista, seppe parare il suo attacco con la spada e roteò il polso, disarmando il compagno. Gabi si dimenò e gli pestò un piede con forza, convincendolo a lasciarlo andare. Poi si lanciò su di lui. Mentre con un piede calciava via l'arma dell'avversario, con una mano riuscì ad afferrare il suo pugnale e puntarlo alla gola di Aitor. Il tempo sembrò fermarsi, e così anche il suo respiro. L'espressione di Aitor non era né sorpresa né arrabbiata. Sembrava quasi pacifica. Ed ad un certo punto, addirittura, sorrise. Quando notò che Gabi non aveva alcuna intenzione di scuoiarlo vivo (almeno in quel momento), alzò lentamente un braccio e gli sfiorò il viso con le nocche.
«E' bello rivederti.»
Ecco, forse le intenzioni erano buone, ma l'approccio fu pessimo. Gabi caricò il braccio sinistro e gli tirò un pugno, colpendo in pieno la guancia. Il labbro iniziò a sanguinare, mentre Gabi ancora piangeva a dirotto. Ma Aitor non si rimangiò le parole. Mentre la battaglia infuriava accanto a loro, ignorandoli beatemente, il silenzio li pervase e nessuno dei due provò a spezzarlo per immensi minuti. Fino a quando Gabi non lasciò cadere il pugnale.
«Tu... Tu, ma perché? Perché proprio tu? Io... ero pronto a combattere per tutti, ama tu non... perché hai voluto rendere tutto così difficile?»
Aitor faticò a capire la parole da lui biascicate, ma si sforzò di rispondere lo stesso, impedendo per miracolo che un sorriso amaro lo privasse di quella espressione beata.
«Ero stufo, lo capisci? Stufo di starmene nella Cabina di Hermes. Solo perché mia madre non era famosa quanto quel playboy di Apollo dovevo rimanere in un tempio che non mi apparteneva. Io ero e sono fiero di essere un figlio di Nemesi, e ho intenzione di combattere per questo. O, almeno, lo credevo.»
La mano di Aitor, che ancora si trovava posata sul viso del figlio di Apollo, si spostò di pochi centimetri, permettendogli di asciugare i rimasugli di lacrime. Ora l'espressione di Gabi era stravolta. Era abbattuta, ma sembrava anche rilassata. Nessuno dei due avrebbe saputo decifrarla. Gabi si inclinò in avanti e Aitor strinse gli occhi, aspettandosi un altro pugno. Gabi lo abbracciò stretto, trasmettendogli un calore che sono un figlio di Apollo è in grado di dare. O solo la persona che ami. Aitor lo strinse a sua volta e, nonostante la scomodissima posizione della schiena, affondò il muso tra le sue scapole. Sentì del bagnato scivolargli sulla schiena, segno che Gabi stava piangendo di nuovo.
«Ti prego.»
Lo supplicò il rosa, balbettando.
«Torna al Campo. Torna da me. Potremo chiedere di erigere templi agli dei minori, potremo... potremmo allargare la Cabina di Hermes... Ma, ti prego, io... io non ce la faccio, senza di te.»
Quella dichiarazione fece sbarrare gli occhi al figlio di Nemesi, che non aveva idea di come ribattere, e probabilmente, se avesse aperto bocca, avrebbe risposto "barbabietole da zucchero". Ma, fortunatamente, non ce ne fu bisogno, perché subito dopo Gabi si alzò in piedi, asciugandosi il viso con fare infantile, e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi. Teneva ora stretto il pugnale in mano. Aitor ghignò, afferrò la mano e si voltò dalla parte opposta. Ora erano schiena contro schiena, e sebbene i nemici si fossero avvicinati notevolmente durante la breve pausa, sapevano che insieme ce l'avrebbero fatta.
«Sei proprio un deficiente, comunque.»
«Mi erano mancati questi tuoi complimenti gratis, Barbie.»
«A me i soprannomi non erano mancati aff-DIETRO DI TE!»
Aitor disarmò appena in tepo quello che doveva essere un figlio di Ecate e tornò a guardare Gabi, che aveva ancora quella espressione determinata e quasi-allegra che aveva sempre. Senza pensarci troppo, gli prese la mano, e sebbene il rosa avesse sobbalzato a quel contatto, non fece nulla per mollare la presa. Non sapevano se erano in vantaggio o meno, se avevano già perso o già vinto, perché finchè erano l'uno a coprire le spalle dell'altro, tutto andava bene.
Fu un attimo.
Gabi se lo ritrovò davanti senza alcun motivo.
Aitor tendeva il braccio con la spada teso al suo fianco, a novanta gradi, e la sua espressione era indecifrabile. Solo quando perse il contatto con la sua mano, un fiotto di sangue lasciò la bocca di lui e una spada lo trafisse senza alcun rimorso, Gabi urlò.
Fu un attimo.
Gabi lo vide scivolargli davanti con grazia e naturalezza.
Aitor aveva gli occhi rivoltati all'indietro, una frase mai detta cucita sulle labbra e la spada che si ritraeva verso l'assassino. Solo quando la sua bocca si allargò in un pigro sorriso, la vita lo abbandonò come nelle leggende, come la vita di Patroclo salutò il prode Achille dirigendosi nell'Ade, il luogo a cui ora apparteneva.
Aitor, figlio di Nemesi. Caduto in Battaglia.
Il suo nome venne inciso nella parete del tempio dedicato alla dea, proprio di fianco ad un letto destinato a rimanere vuoto per l'eternità.
L'incisione fu un momento assai importante e celebrativo, in cui tutti gli amici della vittima furono autorizzati a lasciarvi un proprio segno.
Gabi scrisse solo una frase:
"Non ce la faccio senza di te".
Fu l'ultima volta che Gabi pianse.
#PATRACHILLEISREAL
Io ho amato questa shot, anche se è tipo cortissima e tipo tristissima.
Ve lo giuro, la amo. Grazie @asharaMF per questa bellissima ide, P.S. ANCHE LA COLPA\MERITO PER IL FINALE è SUA\O, PRENDETEVELA CON LEI, VI PREGO, PLIS, NON UCCIDETEMI
No, non è vero, l'avrei ucciso lo stesso, ma non volevo prendermi tutta la colpa io. Ciao @asharaMF, tvb BRO.
Anygay, sono viva, yeah.
Ma sono abbastanza certa che vuoi siate attivi quanto me a quest'ora, quindi quasi sicuramnte lo leggere te domani BUT io vi voglio bene e la pubblico ora, sennò mi scordo.
Eh, niente.
Ciao ciao.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top