¹Hunger Games

Enkaze

Era il giorno della Mietitura, 27° Hunger Games.
Mark era abbastanza teso, al pensiero, e non si stupì quando vide Axel stesso posizionarsi nella fila accanto a lui con la stessa espressione scura e cupa. Poche file più in là c'era anche Jude, che ancora aiutava la sorellina ad orientarsi nella sua fila: era il primo giorno per lei. Mentre parlava con Axel senza nascondere l'ansia che traspariva dalla sua voce, Mark notò che altre due ragazze si stavano avvicinando a Jude. Jude salutò quella più alta e con i capelli turchesi, mentre quella più piccola, che avrà avuto la stessa età della sorellina di Jude, si avvicinava a quest'ultima e si metteva in fila a sua volta. La ragazza blu voltò lo sguardo a tre quarti e Mark capì che non era una ragazza. Era Nathan, il ragazzo che abitava nella piccola fattoria in cima alla collina. Mark lo aveva incrociato un paio di volte ed erano in buoni rapporti. Nathan incrociò il suo sguardo e fece un sorriso di cortesia, che Mark imitò pienamente in imbarazzo. Poi tornò a parlare con Axel proprio mentre la voce squillante di quella che si presentò come Suzette parlasse al microfono. Iniziò un discorso di incitamento (perfettamente inutile, al distretto 12) e terminò con la solita frase incoerente rispetto a ciò che aveva appena detto. Infine, decise di iniziare dalle femmine. Fu estratta una certa Nelly Raimon che Mark non aveva mai visto: aveva lunghi capelli rossi ed un viso angelico tramutato in puro terrore, mentre saliva i gradini con passo robotico e completamente avvilita. Suzette applaudì, abbracciò Nelly e la fece attendere alcuni secondi, mentre estraeva il ragazzo:

Mark Evans

Mark si immobilizzò e tutta la sua fila puntò verso di lui. Non riusciva a muovere un passo, fino a che qualcuno non lo spintonò da dietro, incitandolo ad avanzare. Mark deglutì trattenendo le lacrime, con il nodo alla gola che gli divorava ogni traccia di dignità e fece un passo avanti. Una voce forte e chiara interruppe il suo supplizio, ma Mark pregò che fosse solo un miraggio: non poteva essere vero. Esisteva qualcuno di così pazzo? Mark voltò la testa proprio mentre l'eco di quella voce rimbombava nei timpani:

«Mi offro volontario come tributo.»

Nathan era avanzato a passo sicuro, Mark non vide traccia di paura sul suo viso, neanche quando gli passò davanti. Nathan gli sorrise e gli sfiorò la mano, senza accennare a fermarsi. Si udiva la voce di una bambina che gridava il nome del nuovo tributo, e Mark avrebbe fatto lo stesso se le corde vocali non si fossero immobilizzare con lui. Nathan salì sul palco e si mise al fianco di Nelly, mentre Suzette applaudiva, ancora più contenta, chiedendogli al microfono con quale coraggio avesse compiuto quel gesto.

«È per un amico.»

«Mh, per un amico... O per un'amica?»

Suzette ammiccò in direzione di Nelly ed i due si guardarono confusi: non si erano mai visti, e se Suzette li avesse ascoltati lo avrebbero anche detto.
Terminò così come era iniziata, con urla e poi silenzi improvvisi, mentre i tributi andavano nelle stanze dove li avrebbero presto raggiunti gli amici e i parenti per un ultimo saluto. Mark non si era ancora mosso. Non era possibile. Nathan non poteva averlo fatto. Sentì la mano di Axel scuoterlo, il suo viso era tornato imperturbabile.

«C-come è possibile...»

Riuscì a sussurrare, con voce rauca. Nessuno si era mai offerto come tributo, nel distretto 12. Era un suicidio. Axel alzò le spalle, afflitto.

«Non lo so, ma credo che dovresti andare.»


Quando Mark entrò, la stanza era già occupata. Anche se, a giudicare dalle urla che si sentivano da fuori, forse avrebbe dovuto capirlo prima. Quando i due lo videro entrare, probabilmente capirono che il tempo era terminato e sul volto corrucciato di quella che doveva essere la sorella del tributo, apparvero vero terrore e disperazione. Tornò a guardare Nathan, che non aveva notato neanche chi fosse entrato, era ancora voltato verso di lei. Aveva una specie di sorriso, come se volesse rassicurarla ma senza darle false speranze. La sorella lo abbracciò e Nathan incrociò gli occhi di Mark, che lo guardavano ora non più sconvolti ma completamente sottomessi. Gli doveva tutto. Passarono diversi minuti, prima che qualcuno trascinasse la bambina fuori dalla stanza, e solo allora Nathan si sedette sulla poltrona nascondendosi il viso.

«Se credi che lo abbia fatto per pararti il culo ti sbagli di grosso, l'ho detto per tenere muta quella pettegola.»

Sentenziò dopo pochi secondi il turchese, che aveva ancora le mani sul viso.

«L'ho fatto per me stesso, tu sei capitato per caso.»

Mark non ci rimase male. Ricordava la lingua biforcuta del ragazzo, anche se era da tempo che non la sentiva, e sapeva che non era altro che la frustrazione a parlare.

«Cosa c'è di così brutto nella tua vita da istigarti al suicidio, Nathan?»

Domandò Mark, cercando di non arrabbiarsi, come era solito fare: mantieni la calma e sorridi, era il suo mantra.
Nathan sospirò e alzò lo sguardo. Non stava piangendo, non proprio.

«Odio questa vita. Questo distretto, questa civiltà stupida e crudele. Lo scorso anno Jordan. Quello prima Austin. Quello prima ancora Celia Reeds. Se ne vanno uno dopo l'altro e io non ce la faccio più. E l'anno prossimo sarebbe toccato a qualcun altro. Almeno non vedrò né mia sorella, né tantomeno te andartene a morire in quella stupida arena. Direi che vale la pena morire per questo.»

Mark non rispose. Aveva già sentito quei discorsi, più volte. Ed era anche d'accordo, ma non poteva lasciare che Nathan morisse in quell'arena. Non lui.

«Devi vincere, Nathan. »

«Ma ti senti quando parli?»

«Forte e chiaro. Forse non hai capito, te lo ripeto: devi vincere.»

Nathan alzò il capo, come a dire: "ma mi vedi? Credi davvero che potrei vincere questa battaglia all'ultimo sangue?"
Mark strinse i pugni e gli fece il suo miglior sorriso:

«Si, ne sono sicuro. Perché avrai un motivo per vincere.»

«Vale a dire?»

«Far cadere Capitol City.»

Nathan sgranò gli occhi quando capì che faceva sul serio.

«Mark, ma io-»

«Quando vincerai, il morale dell'intero distretto si solleverà alle stelle. E allora potremo coalizzarci contro Panem.»

Nathan sorrise debolmente, forse perché aveva capito che stava dando i numeri o forse perché ci avrebbe provato. Fatto sta, che il tempo terminò e Nathan non ebbe nemmeno il tempo di abbracciare il suo amico. Quando rimase solo, due scelte ancora gli frullavano in testa:

Tentare o non tentare.











Ho letto HG secoli fa, ho sicuramente sbagliato qualcosa. Vabbe, scusate fan accaniti.

Mi è piaciuto scrivere questa Shot e se può rendervi allegri avevo intenzione di fare anche il pezzetto in cui Nathan vince ma a me sembrava inutile quindi niente. Sappiate che finisce bene.

\\Personaggio preferito?

\\Ship preferita?

Non saprei, forse Rue. O Finnick.
Ship... Everlark? Non lo so, sinceramente.

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