CAPITOLO 3: Come la Madonna
Scusate per eventuali errori di grammatica e/o ortografia
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Finita la partitella sono circa le 18.30, decidiamo tutti quanti che per oggi basta così. Doveva essere una giornata tranquilla e invece abbiamo trasformato il pomeriggio libero dei ragazzi in un semi allenamento.
Io, Mark e Axel percorriamo la via che porta a casa Evans. La conversazione è tranquilla e leggera, principalmente stiamo facendo il punto della situazione del mio primo giorno di scuola.
«Non è andata così male alla fine, tranne magari per le ultime due ore.» Rifletto.
«Musica e matematica?» Domanda Mark. Mi limito ad annuire.
«Pensavo che a musica fosse andato tutto ok.» Continua il Portiere.
«Beh si, ma anche no. Mi piace cantare, ma alla Talent ho capito che non fa per me come carriera e adesso vorrei semplicemente essere una normale 16enne che vive la sua vita spensierata senza doversi mettersi in mostra ogni cinque secondi.» Spiego.
«Ma tu ami mettierti in mostra.» Mi canzona Mark. Alcune volte lo vorrei veramente picchiare.
Sospiro esasperata. «Mark, hai capito cosa intendo.»
«Matematica invece?» Chiede Axel cambiando argomento.
«In quella sono semplicemente pessima! Non ci capisco assolutamente nulla! Tutte quelle formule e lettere mi confondono e basta.» Protesto. Anche in Australia ero negata, anzi con lo studio in generale non me la sono mai cavata. Ci sono state delle volte in cui i miei pessimi voti hanno compromesso la borsa di studio, ma bene o male sono sempre riuscita a cavarmela.
«Se vuoi posso darti una mano.» Si offre Axel, e guardandolo giuro di vedere un'aureola sulla sua testa accompagnata da cori angelici.
«Saresti il mio salvatore!» Esclamo con le lacrime agli occhi per la commozione.
«Se vuoi aiutare anche me non mi lamento.» Si aggiunge Mark.
«No, vai da Jude. Dall'ultima volta non ti faccio più ripetizioni.» Axel quasi sbianca al ricordo.
«Mark cosa hai fatto a questo povero ragazzo?» Chiedo alzando il sopracciglio.
«Gli ho chiesto se la sigla del Minimo Comune Multiplo poteva anche essere Ma Che Minchiata.» Risponde semplicemente e io freno una risata perché nella mia testa ha perfettamente senso.
Entriamo in casa con Mark che cerca di convincere il Bomber a dargli un'altra possibilità e che Jude lo prende a librate in testa ogni volta che si distrae. Mentre mi tolgo le scarpe però guardo confusa Axel, non ho capito perché è entrato.
«Bene, Axel sai già cosa c'è in frigo, fai magie!» Batte le mani mio fratello e a me vengo in mente le sue parole di sta mattina: seriamente usa il Porcospino come cuoca personale il giovedì?
«Mark! Dovresti essere il padrone di casa e non spedire il nostro ospite a cucinare!» Lo rimprovero, ma l'interpellato è già bello che disteso sul divano a smanettare per accendere la Playstation.
Axel mi afferra per il gomito prima che vada a ribaltare il sedere pigro di mio fratello dal sofà. «Tranquilla, vostra madre in realtà vi mette sempre la cena nel cassetto del frigo. Basta scaldarla e fare il riso, ma Mark è convinto che la preparo sempre io.» Mi fa l'occhiolino e io mi trattengo dal spalmarmi la mano sulla fronte. Ripeto: come possiamo avere gli stessi geni?
«Vuoi lo stesso una mano?» Gli chiedo.
«No, tranquilla, è ancora presto, possiamo fare due partite in santa pace.» Mi lascia andare e solo in quel momento realizzo quanto caldo e piacevole fosse il suo tocco contro la pelle. Axel si posiziona di fianco al castano e prende l'altro controller.
«Ne approfitto per darmi una veloce rinfrescata.» Comunico e i ragazzi si limitano ad annuire ormai presi dal gioco.
Salgo le scale e mi fiondo dentro la doccia beandomi del getto caldo. Come sempre ho raccolto i capelli per non farli bagnare e mi insapono il corpo togliendo il sudore della giornata. Metto al volo della biancheria pulita e una tuta grigia con una semplice canotta nera e ritorno. I miei piedi scalzi camminano sul freddo pavimento di legno della casa fino al morbido tappeto in salotto, mi siedo su di esso invece che sul divano e appoggio la tempia destra sulla gamba di Mark mentre guardo il televisore. Mi accarezza la testa distrattamente.
Dopo una partita vinta da Axel il gioco viene messo in pausa. «Che ore sono?» Chiede mio fratello.
«Le 19.» Rispondo guardando il telefono. «Possiamo anche iniziare a fare la cena.» Mi volto vero il Porcospino, a sinistra, per fargli l'occhiolino, ma il mio sguardo cade sulla figura di Mark concentrata a guardare il cellulare. A esclusione la mia testa è appoggiata sulla gamba di Axel. Mi stacco velocemente sperando che nessuno dica nulla e fortunatamente succede: il Biondo si alza e Mark ricomincia una partita in modalità singola. Mi sollevo da terra e seguo silenziosamente il Bomber in cucina.
«Scusami veramente, pensavo fosse la gamba di mio fratello.» Dico giustificandomi mentre il ragazzo tira fuori dal frigo un contenitore pieno di curry.
«Nessun problema, non mi ha dato fastidio.» Mi tranquillizza sorridendo, non accenna alla carezza sulla nuca, ma sinceramente va bene così.
Gli passo una pentola dove versare il curry e accendo i fornelli mentre lui inizia a preparare il riso da accompagnare.
«Ma quindi sei veramente bravo a cucinare o vuoi solo farglielo crede a Mark?» Lo prendo in giro per smorzare il mio imbarazzo, lui sembra fin troppo tranquillo.
Una leggera risata gli abbandona le labbra mentre apparecchiamo la tavola per tre persone.
«Penso di cavarmela. Tidie, la signora che si occupa della casa e bada a mia sorella quando non c'è nessuno a casa, mi ha insegnato qualche ricetta semplice in caso lei non potesse venire, ma ammetto che non ho mai tempo per provare altro.»
«Hai una domestica? E una sorella?» Ho letteralmente scoperto due cose della vita di Axel come se nulla fosse.
«Si, Julia, va alle elementari.» Risponde tranquillamente. «Forse in qualche partita potresti anche conoscerla.»
Sorrido. «Ne sarei felice, ma ti avviso: non vado particolarmente d'accordo con i bambini.»
«In realtà credo che mia sorella sia una 30enne nel corpo di una bimba di 8 anni.» Scherza.
«Oddio, in che senso?» Mi viene da ridere.
«Quando la conoscerai vedrai.»
La cena è finalmente pronta, la mangiamo parlando amabilmente, l'atmosfera è così rilassata che mi sembra di conoscere Axel da una vita e non da un giorno.
Sparecchiamo, riesco pure a fermare Mark dal ributtarsi sul divano senza dare una mano, pigro ingrato. Io e Axel scarichiamo e carichiamo la lavastoviglie mentre mio fratello passa uno straccio bagnato sulla tavola.
«Come ti trovavi in Australia? Non è tipo piena di ragni e cose che vogliono ucciderti?» Mi chiede ad un certo punto il Bomber.
«No dai, non è così male, principalmente non andavo quasi mai a nuotare al mare ma in delle piscine fornite dall'accademia, e, grazie a Dio, non ho mai visto un insetto o ragno grande più della mia faccia in camera... credo che avrei dato fuoco a qualsiasi cosa.» Axel ride, ma io sono tremendamente seria, nessun insetto deve permettersi di stare vicino al mio letto.
«E riguardo ai ragazzi? Non è entrato neanche uno in camera tua spero.» Chiede all'improvviso Mark al mio fianco.
Dalla sorpresa e per l'imbarazzo della domanda il bicchiere che mi stava porgendo il Bomber mi scivola di mano e finisce per schiantarsi a terra riducendosi in scaglie di vetro che circondano i nostri piedi.
«Cazzo!» Impreco.
«Deduco che qualcuno è entrato.» Sentenzia Mark.
Lo ignoro e cerco di andare a prendere una scopa, ma il Porcospino davanti a me mi blocca.
«Sei scalza! Stai ferma lì!» Mi ordina, ed effettivamente ha ragione.
«Ma anche te e Mark.» Constato guardando i semplici calzini bianchi che portano.
«Ho un'idea!» Esclama improvvisamente Mark. Io e Axel lo guardiamo incuriositi.
«MAMMA! MAMMAAAA!» Inizia ad urlare il genio.
«È a lavoro.» Gli faccio notare.
«Oh giusto... PAPÀ! PAPAAAÀ!»
Quanti danni potrei farmi se iniziassi a sbattere la testa sul bancone della cucina?
«Hai finito?» Chiedo a quello che dovrebbe essere mio fratello.
«Forse, e tu mi assicuri che nessun ragazzo è entrato in camera tua?» Mi guarda critico e con sospetto.
«Tranquillo, tua sorella è come la Madonna.» Lo rassicuro, non ho mai avuto molta fortuna sul lato amoroso.
«Una pop star di fama mondiale?» Domanda sorpreso il Castano.
«Si, Mark, proprio come quella Madonna.»
Fortunatamente la porta di ingresso si apre. «Ragazzi siamo tornati avete cenato?» Chiede nostra madre che insieme a papà si affaccia sulla soglia della cucina.
«Mark ha rotto un bicchiere e siamo tutti e tre scalzi.» Indico il falso colpevole, dopo quella domanda se lo merita.
🥛🥛🥛
La mattina dopo la sveglia di Mark fa il suo dovere a metà: quella in piedi che la spegne sono sempre io mentre mio fratello continua a dormire come se non avesse sentito nulla.
Ieri sera, nostra madre, dopo aver spazzato i cocci di vetro, ha offerto ad Axel di fermarsi a dormire da noi, ma il Bomber ha declinato l'offerta cortesemente e in pochi minuti è tornato a casa. Sono riuscita a fermarlo in tempo per chiedergli almeno il numero di telefono per confermarmi quando sarebbe arrivato a casa. Onesta: l'unico contato di qui che avevo era solo quello di Mark.
Provo a svegliare quest'ultimo ma con scarsi risultati, decido intanto di prepararmi come la mattina precedente. Avere la divisa e non dover pensare a che cosa mettere ogni giorno ha i suoi lati positivi, ma solo questo, per il resto è ancora brutta.
Quando ritorno in camera Mark si è barricato così bene sotto le coperte che mi è impossibile scuoterlo. Lo faccio rotolare fino a farlo cadere dal letto, ma neanche questo funziona. Afferro la bottiglietta d'acqua sul suo comodino e gliela rovescio in faccia. Questo lo sveglia un minimo dal biascicarmi insulti sconnessi.
«È tardissimo! Faremo tardi per le lezioni!» Strillo.
Lui mi sbuffa in faccia come se non gliene importasse. «Mi preparo in 5 minuti, ma se tu vuoi andare vai.» Sbadiglia rumorosamente e io roteo verso l'alto gli occhi.
Afferro al volo la borsa ed esco di casa con ai piedi le mie solite converse. Mentre cammino verso scuola sento qualcuno chiamarmi, mi giro vedendo Shawn corrermi incontro con una mano alzata e sventolante.
«Buongiorno Celeste!»
«Ciao Shawn!»
«Mark dov'è?» Chiede sorpreso di non vedere il suo capitano.
«Non si muoveva e quindi sono andata avanti, Aiden invece?» Gli spiego esasperata.
«Idem.» Ci guardiamo capendo perfettamente l'uno la croce dell'altra.
Arrivati a scuola ci uniamo a Suzette, Victoria, Hurley ,Erik e Celia, noto che quest'ultima sta trascinando qualcuno.
«Ei Celeste, non hai conosciuto tutti i componenti dell'Inazuma l'altro giorno: lui è Darren.» Dice la blu presentandomi il ragazzo che tiene a braccetto.
«Piacere, Darren LaChance.» Si presenta facendo un inchino così rigido da sembrare un soldatino.
«Ciao, io sono Celeste Evans.» Ricambio l'inchino, ma più sciolta e divertita dalla situazione.
«Evans?! Sei imparentata con Mark?» Chiede sorpreso.
«Ho sentito pronunciare il mio nome!» Ecco, parli del diavolo e spuntano le corna.
«Vedi Darren, io e questo coso qui siamo fratello e sorella.» Gli spiego prima indicando me stessa poi il moro al mio fianco.
Sto seriamente pensando di tatuarmi sulla fronte la frase "Si, io e Mark siamo fratelli, anche se non ci assomigliamo manco a volerlo".
«Wow! Che fortuna!» Esclama Darren con gli occhi che brillano
«Se vuoi possiamo fare cambio.» Propongo.
«Ei!» Protesta mio fratello.
La campanella suona e siamo costretti ad entrare per iniziare le lezioni.
⏰⏰⏰
Per fortuna questa giornata passa in un batter d'occhio così io e Mark torniamo subito a casa.
«Ciao Mamma! Ciao Papà!» Li salutiamo in coro.
«Ciao, oggi papà è al lavoro!» Avvisa la mamma dalla cucina. Vabbè abbiamo azzeccato 1 su 2.
La donna si affaccia dalla porta. «Ah Celeste, vai a vedere in camera tua, c'è una sorpresa per te.»
Senza fare domande salgo le scale e vado in camera mia, aprendo la porta stento a credere a quello che vedo. La mia camera si è completamente trasformata: al posto del letto rosa ora c'è un letto bianco sabbia da una piazza e mezza, davanti al letto è stata posizionata una scrivania bianca con vicino una libreria con i scafali del medesimo colore, vicino alla finestra c'è l'armadio con delle porte scorrevoli bianche e una delle ante è un enorme specchio, mentre tra la libreria e l'angolo della finestra c'è una parete completamente grigio chiaro.
Mark alle mie spalle fischia, in realtà è molto uguale a camera sua, solo che lui ha un armadio più piccolo e un comò dove tiene la foto e il pallone del nonno.
«Che bellaaa!» Esclamo. «Ricordami di ringraziare mamma e papà per tutto questo.» Dico avvicinandomi ai scatoloni, finalmente arrivati questa mattina.
«Certo. Vado a preparare il borsone per gli allenamenti.» Comunica Mark.
«Non vuoi darmi una mano?» Gli chiedo.
«No, buona fortuna.» E sparisce da dietro alla porta.
«Pigro.» Bisbiglio guardando male il punto dove fino a cinque secondi fa era appoggiato.
Incomincio a disfare le scatole e le valigie, metto tutti i miei vestiti nell'armadio, i miei libri e dischi in vinile che ho accumulato nel corso degli anni nella libreria. Sulla scrivania metto qualche souvenir e il giradischi, mentre nella parete dalla parte del letto ci attacco 3 dischi di vinile che accidentalmente ho rovinato qualche anno fa, mi dispiaceva troppo buttarli via, visto i soldi che avevo speso. Decido di lasciare in sospeso parete vuota e pensarci in un secondo momento.
«OOOH MUOVITI!» Urla Mark dalla porta d'ingresso.
«SE MI AVESSI AIUTATO AVREI FATTO PRIMA!» Gli rispondo strillando a mia volta, ficco dentro il mio borsone tutto quello che dovrebbe servirmi.
Prima di uscire abbraccio forte la mamma sussurrandole una serie di grazie così esaltati che mi escono come gridolini.
Stranamente arriviamo in orario. Approfitto per lasciare la mia taglia a Silvia, che lo appunta su un Block notes.
«Vedo in magazzino se abbiamo delle tute della tua taglia, per la divisa da mettere durante le partite invece serve una settimana per ricamare il tuo nome e il numero dietro la schiena.» Annuisco nel semplice pensare ad una maglia calcistica col mio nome sopra, certo, potrei arraffare una di quelle di Mark dal suo armadio, ma non ci sarebbe gusto.
Le manager mi augurano buon allenamento e io scendo in campo. Inizio a riscaldare i muscoli prima di iniziare.
«Ei Celeste!» Per la seconda volta nell'arco della giornata Shawn corre verso di me richiamando la mia attenzione.
«Ei! Dimmi tutto!»
«Cosa ne pensi di realizzare una mossa combinata?» Mi chiede. Rimango sorpresa dalla domanda, ma infondo non mi costa nulla.
«Certo, va bene! Ma volevo solo farti notare che io dovrei stare in attacco e, da quanto so, tu sei un difensore. Che mossa vogliamo fare?»
«Tranquilla, molte volte io e Aiden ci invertiamo i ruoli, siamo molto versatili come coppia.» Mi spiega, e onestamente come risorsa non è male. Se io provassi a prendere il posto di Mark in porta credo che le uniche palle che riuscirei a fermare sarebbero quelle mirate verso la mia faccia.
«Pensavo di combinare la "Difesa di Ghiaccio" con l' "Aurora Boreale".» Continua ad illustrare il suo piano per il tiro.
«Va bene. AIDEN!» Chiamo il suo gemello.
«Che c'è?» Si gira abbastanza scocciato visto che ho interrotto il suo allenamento.
«Aiuta me e tuo fratello a fare una tecnica difensiva!» Dico, se proprio non posso stare in porta posso imparare a fare qualcosa come difensore.
«In verità starei facendo altro.»
«Guarda che la mia non era una domanda. Porta il fondoschiena qui!» Tuono autoritaria.
«Ma guarda te...!» Aiden fa come gli ho chiesto borbottando qualcosa tra se.
Io e Shawn ci posizioniamo ai lati del campo davanti al brontolone che effettua una perfetta "Tormenta Glaciale". Io e Shawn saltiamo nello stesso momento girando su noi stessi, come nella classica "Difesa di ghiaccio", quando atterriamo dal terreno si sprigiona del ghiaccio color viola dalle sfumature verdi acqua che avvolgono la palla trasformandola in una pseudo stella di ghiaccio. In teoria dovrebbe fermarsi, ma qualcosa va storto: il pallone non decelera ma non annulla la sua avanzata e si dirige verso di noi ancora avvolto dal ghiaccio.
«Ma che...!» Esclamo.
«Proviamo a calciarla!» Mi urla Shawn.
«Sei pazzo?! Vuoi romperti una gamba?!» Strillo.
«Fidati!»
Faccio come dice il ragazzo: calciamo la palla nello stesso istante facendola tornare indietro più veloce di prima lasciano delle strisce viola e verdi luminose. Arriva fino alla porta dove si trova Darren che per non farsi ammazzare si scansa buttandosi a terra.
«Ma che è successo?» Chiedo non capendo bene la situazione.
«Non ne ho la più pallida idea...» Mi risponde Shawn, incredulo quasi quanto me.
«Al posto di creare una mossa difensiva ne avete creata una d'attacco: fate credere che la mossa non funzioni e mentre si ha la guardia abbassata fate goal.» Ci spiega Jude, per fortuna che lui ha capito qualcosa.
«Wow! Siamo grandiosi! Batti il cinque, Frosty!» Mi avvicino a lui con il braccio alzato aspettando il cinque.
«Mi hai appena dato un soprannome?» Mi chiede lui sorridendo ma confuso allo stesso tempo.
«Se ti da fastidio non ti chiamo più così.»
«No, no! nessun problema! Siamo stati grandiosi!» Ci battiamo il cinque, sapendo di aver aggiunto un'ottima arma nel repertorio dell'Inazuma.
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