Capitolo 28- Prova di fiducia

{ATTENZIONE: TW
In questo capitolo, si affronteranno temi che potrebbero essere non adatti alle persone deboli di cuore. Si parla di depressione, implicazioni di abusi e suicidio. Leggete a vostro rischio e pericolo.}


Archer's POV

Il tramonto illuminava la sede, mentre io, Mark, Nathan ed Eve eravamo gli ultimi lì dentro.

-Devo ammettere che il tuo aiuto è stato prezioso, Archer. Senza di te, avrebbero probabilmente segnato prima loro.-

Io finsi di nulla, ma in realtà quelle lusinghe da parte di Nathan mi facevano sentire importante.

-Figurati.-

Dissi, mentre mi pettinavo.

-Noi dobbiamo andare adesso. Voi due ci metterete tanto ad uscire?-

Io scossi la testa. Mark mi lanciò le chiavi.

-Chiudi appena hai finito.-

Ed uscirono. Io chiusi il mio armadietto, con lo sticker che recitava il mio nome premuto sopra il nome di un altro membro della squadra. Logan era tornato... Ma gli altri due? Avevano intenzione di tornare?

-Ehi, Eve, per quanto stai qui? Sto uscendo e...-

Dopo essermi girato, mi accorsi che era già sparita. Sbuffai.

-Almeno arrivederci poteva dirmelo...-

Uscii e chiusi la porta a chiave dietro di me.

.

Eve's POV

Entrai in casa facendo il minimo rumore possibile. Le luci erano spente, quindi mi sentii più tranquilla a buttare le chiavi sul tavolo. Sentii la televisione accendersi.

"Qualcuno è in casa..."

Cercai di raggiungere camera mia, ma mi vidi bloccata da una figura esile. Sapevo chi fosse. La luce si accese e mia madre mi fissò, iraconda.

-Ciao... m... Mamma...-

Il balbettio non mi faceva sembrare così sicura.

-Sai cosa ho fatto quando sono tornata a casa?-

Scossi la testa, senza distogliere gli occhi dai suoi per un secondo.

-Ho acceso la televisione guarda guarda... La Oaks Siècle stava giocando contro una squadra.-

Il pensiero volò subito al mio stomaco, che ormai faceva male per un altro motivo.

-Io...-

-Ti avevo detto chiaramente che non volevo vederti più giocare a calcio! Mi causi già abbastanza problemi così, se ti metti anche a prendere pallonate saremo alla frutta sul serio.-

Spense la TV e lanciò il telecomando sul divano, che rimbalzò e cadde a terra, aprendosi e spargendo le batterie. Deglutii.

-Devi smettere in questo istante di giocare. È uno sport da maschi... E da bruti! Sul serio, per quanto pensavi di potermelo nascondere?-

-Se te ne sei accorta solo ora, vuol dire che non sei una gran detective...-

Mi resi conto troppo tardi di quello che avevo detto ed indietreggiai d'istinto.

-Scusa... SCUSA!-

-Ne ho abbastanza! Dammi quella borsa! D'ora in poi, basta giocare.-

-No!-

Strinsi la borsa.

-Non puoi togliermi il calcio... Ho dei veri amici lì e sono così contenta quando gioco e...-

-AHAHAHAHAH!-

Lei rise, istericamente.

-Quelli? I tuoi "veri amici"? Ti stanno solo usando! Gli servi solo per vincere le partite ed appena troveranno un giocatore migliore di te, sarai inutile!-

-Stai mentendo!-

-È così che funziona la vita, ragazzina. E se non l'hai ancora capito, sei ancora più cretina di quanto sembri!-

Aprì la mano.

-La borsa!-

Scossi la testa lentamente.

-No... I miei amici ci tengono a me... E non mi abbandonerebbero mai... Vero?-

-La. Borsa!-

Corsi verso la porta della mia camera, sperando di raggiungerla prima di lei...

.

(Dieci anni prima)

-Vola vola!-

-Ahahahah!-

Mio padre mi fissava, contento che mi stessi divertente.

-Peso troppo?-

Chiesi, sentendomi un po' in colpa.

-No, sei leggera come una piuma. Vola vola!-

La vita andava bene per me. Mio padre era decisamente il più affettuoso, mi faceva lui tutti i regali di compleanno. Pensavo fosse perché glielo chiedesse la mamma, ma adesso... Nonostante ciò, ero una ragazza normale. Ma i miei genitori litigavano... Continuamente. E mi capitava di sentirli, pronunciare parole che ferivano persino me, che ero fuori dalla conversazione. Non intervenivo mai, da codarda che ero. Poi... Un giorno...

-Papà! Dove vai?-

Lo chiamai, tirandogli i pantaloni per cercare a farlo tornare indietro. Lui si sistemò la cravatta, con una valigia accanto alle gambe, guardando prima me e poi mia madre, dietro di me. La sua espressione era vacua, quasi spaventosa.

-Devo andare via per un po'...-

Replicò, facendomi mollare la presa con un colpo leggero di braccio. Mentre prendeva la valigia, però, si fermò per girarsi nuovamente a guardarmi negli occhi. Si mise in ginocchio e mi afferrò le spalle, con una delicatezza che non avrei mai più dimenticato.

-Ricordati di sorridere. Perché il tuo sorriso rende gli altri felici. E il mondo ne ha bisogno.-

"La sua barba è sempre stata così sfatta? Perché ha le occhiaie? Sembra ferito... Perché sembra ferito?"

Forse istintivamente, abbassai gli occhi verso il suo braccio destro e fu allora che lo vidi: c'erano due tagli e stavano ancora sanguinando. Sentii tutti i miei muscoli irrigidirsi mentre la mia mente mi stava gridando di aiutarlo, ma cosa potevo fare?

-Me lo prometti?-

Non risposi. Non riuscii a parlare. Dovette capirlo, perché mi lasciò.

-Ma io...-

Si alzò, come se niente fosse, mentre il rosso mi oscurava la vista. Prima che me ne potessi accorgere, uscì. E non lo rividi mai più.

-Papà?-

Da quel momento, la mia vita fu un totale disastro. Non andavo d'accordo con le ragazze della mia età perché ero a detta loro "troppo gentile" e non andavo d'accordo con i maschi, che non mi lasciavano giocare con loro.

-Il calcio non è uno sport per femminucce come te!-

-Ma a me diverte tanto!-

Sorrisi.

-Posso giocare anche in porta, ma vi prego, fatemi entrare in campo.-

-Togliti di mezzo.-

E mi spinsero a terra.

-Dai, andiamo.-

Mi rialzai, e ricordando il consiglio di mio padre, sorrisi.

-Non importa... Posso giocare da sola...-

Ma più continuavo a fare quello sport, più mia madre era irascibile.

-Smettila di dare calci ad un pallone! Ti verranno le caviglie grosse!-

Sapevo che eravamo al verde e che lavorava molto per mantenermi da sola, quindi al tempo sorridevo.

-Ok, mamma.-

Ma non riuscivo a smettere di pensare al calcio... Così, cominciai a giocare di nascosto. E al liceo... Conobbi Steve, Mark, Jude, Axel e tutti gli altri. Una vera squadra, che ci teneva ai propri compagni. Ed è stato lì che ho pensato che la mia vita stesse tornando a splendere. Poi il capitano mi venne a trovare e il segreto venne scoperto.

-Ti sei iscritta a calcio?-

-Per favore, non ti arrabbiare...-

-Come avevi intenzione di pagare la divisa e gli allenamenti? Sono io che procuro i soldi qua dentro!-

-A dire la verità... È un po' che risparmio i soldi che mi ha messo da parte papà...-

-NON...-

E alzò le mani.

-PRONUNCIARE IL NOME DI QUELL'INFAME IN MIA PRESENZA!-

-Scusa! SCUSA!-

Erano anni che evitavo di stare in casa con lei... E all'inizio del liceo, quasi lo stesso giorno della cerimonia, trovai un ristorante cinese. Aprii il mio portafoglio: c'erano abbastanza soldi per un pasto. Era ora di cena e non volevo tornare da mia madre a mangiare. Entrai senza pensarci troppo e un uomo alto con i capelli bianchi, un codino, degli occhiali ed una cicatrice mi salutò.

-Benvenuta. Cosa ti porto?-

Non avevo mai mangiato cinese prima d'ora...

-Non lo so... Cosa sono i ravioli al vapore?-

-Sono molto buoni.-

Mi girai e vidi un uomo di mezza età che leggeva un giornale.

-Allora prendo quelli...-

Appena arrivò il piatto, ne assaggiai uno e non seppi il perché, ma mi sembrò la cosa più buona del mondo.

-Sono deliziosi!-

Senza aspettare, mi finii il resto della porzione. Sentii quell'uomo ridere.

-Che appetito, ragazzina!-

Io ridacchiai.

-Mi sono allenata e non tocco cibo da...-

Feci una pausa.

-Stamattina.-

-Allenata? Aspetta... Quella è la divisa della Oaks o sbaglio?-

-Sì. È la mia scuola...-

Il cuoco ridacchiò.

-Ma pensa te... Conosci Mark allora?-

-Il capitano? Certamente!-

-Io ero l'allenatore della Raimon.-

Mi sporsi sul tavolo.

-Davvero? Mi racconti tutto, gliene prego!-

-Che spirito!-

E cominciò a raccontarmi del suo passato. E poi, sentendomi al sicuro, anch'io cominciai a parlare troppo del mio. E tornai lì ogni quanto potevo, con nuovi aneddoti. Stava pazientemente ad ascoltare, e anche se l'uomo con la barba grigia non si fece più vedere, mi sentii meglio a parlare con qualcuno. Non dissi mai nulla di mio padre, però raccontai della frustrazione che provavo nell'avere mia madre contro per quanto riguardasse la mia passione, quanto irascibile era quando tornava dal lavoro e quanto poco cibo mettesse in tavola. Un giorno che stavo mangiando il solito, Seymour (questo il suo nome) si intromise per la prima volta per darmi un consiglio, in tono molto genuino:

-Non puoi scappare di casa per sempre...-

-Forse non ancora.-

Frugai nelle mie tasche e tirai fuori i miei ultimi soldi rimasti, mettendoli sul tavolo.

-Devo ancora pagare...-

Lui sembrò scrutarmi, senza muoversi, perciò ripresi a mangiare senza pensarci troppo. Sentii un fruscio ed aprii gli occhi, vedendo che stava spostando i soldi con il suo mestolo, avvicinandoli a me.

-Uh?-

-Non lo sai? Da oggi parte una mia promozione. Dopo due pasti, il terzo lo offre la casa.-

Sobbalzai, estasiata.

-Davvero? Che fortuna!-

Dissi, sorridendo.

-Grazie, signor Hillman!-

Prima di uscire, però mi raccomandai:

-Non dica nulla a Mark e agli altri della squadra...-

-Come mai?-

-Preferirei non preoccuparli per così poco.-

E sorrisi, prima di fare un inchino.

-Arrivederla!-

.

(Presente)

Erik's POV

Il giorno subito dopo la partita, stavo andando verso la mia classe stiracchiandomi quando qualcuno mi diede una spintarella.

-AH!-

-Hai ragione, scusa! Dovevo avvicinarmi con più calma! Ti ho spaventato?-

-Mark! Che vuoi? Tra un po' cominciano le lezioni e c'è matematica. Ed io e questa materia non andiamo d'accordo...-

-Lo so, ma volevo solo chiederti se sei disponibile per tornare ad allenare la difesa? Hai fatto un ottimo lavoro l'altra volta, mi fido di te.-

-Di nuovo? Non puoi lasciare che se ne occupi Axel o Steve?-

-Perché Steve?-

Feci per spiegare, ma poi scossi la testa.

-Ci penso io, Mark. Puoi contare su di me!-

-Grande!-

E mi diede un'altra pacca.

-Ci vediamo in campo.-

Appena si allontanò, sbuffai.

-Matematica?-

-Sì. E poi devo di nuovo allenare i difensori...-

Max mi guardò.

-Non sei contento? Sono molto migliorati dall'altra volta ed è stato anche grazie a te.-

-Non è che non mi va... Ma... A volte è un incubo e...-

Mentre spiegavo questo, vidi Eve arrivare e quasi mi prese un colpo, così come anche a Max.

-Oh, cielo!-

Lei si volse verso di noi a quel grido, facendosi vedere in viso ancora meglio: aveva un cerotto sulla guancia sinistra e quella destra era chiaramente gonfia e livida.

-Che hai fatto?-

Lei si toccò il cerotto.

-Oh, questo?-

Sorrise e fece un cenno con la mano.

-Non è nulla! Sono solo caduta!-

.

Max' POV

-Sicura? Sembra grave...-

Le dissi, un po' scettico. Erik, accanto a me, la stava fissando senza intervenire, ma vedevo che la sua faccia era... Strana. Lei annuì di nuovo, sorridendo.

-Sono solo molto maldestra... Grazie per l'interessamento.-

E se ne andò verso la sua classe. Erik fece due passi verso la sua direzione, come a fermarla, ma la campanella suonò.

-Se dice che non è nulla, non è nulla.-

-Certo. Hai ragione.-

Il suo tono sembrava... Strano. Senza pensarci troppo, tornai verso la mia classe.

.

Bobby's POV

Mentre stavo andando verso la porta, la mano di Erik mi bloccò.

-Oggi state con me.-

-Oh. Agli ordini, capitano.-

-Piantala!-

Ridacchiai. Liz ci raggiunse senza troppe storie. Appena vidi Eve con dei cerotti, trovai naturale chiedere al mio amico:

-Che ha fatto?-

-È caduta. Ci ha assicurato che non è nulla...-

Il suo tono... Era soprappensiero.

-Che hai?-

Lui sospirò.

-Mettiti in fila dietro il conetto. Ci esercitiamo sul secondo palo.-

Eseguii subito, senza indagare oltre.

.

Byron's POV

La palla viaggiò da Nathan a Logan, che sbagliò la misura del passaggio e la mandò oltre Max, dando ad Ezra l'opportunità di spazzarla.

-Andiamo, Logan, non aspettare la palla sul posto...-

-Andateci piano con lui!-

Lo difese il numero 11.

-È ancora un novellino e poi ha perso diversi mesi di allenamento quando ha lasciato la squadra. Sono contento di vedere che sei tornato!-

Logan non gli rispose e si limitò ad alzare gli occhi al cielo e tornare al suo posto. Ezra si grattò la nuca, un po' confuso.

-Dai, torna qui, Ezra.-

Intimò Axel. Era vero... Logan era tornato a solcare i campi... Ma ancora giocava come se fosse la sua prima volta. Jude mi lanciò un'occhiata eloquente. Annuii.

.

L'allenamento proseguì senza troppi intoppi. I passaggi di Logan rallentavano un po' il gioco, ma dopotutto, non era nulla di terribile. Uscii, con circospezione, e mi ritrovai con Jude ed Axel.

-Che volete?-

-Logan continua a mentire al resto della squadra... Sarà ora di dire a tutti la verità. Potrebbe spronarlo.-

Io scossi la testa.

-Ci deve essere un motivo se tiene nascosto il suo passato alla Zeus. Anche se ignoro quale...-

Axel guardò il suo amico.

-Ha paura di giocare. E non si impegna. Odio la mancanza di impegno...-

-Cosa posso fare io?-

-Prova a parlarci.-

.

Jude's POV

-Ignoro come tu sia riuscito a convincerlo a tornare in squadra, ma si vede che ti ascolta.-

Lui fece un piccolo cenno con la mano e se ne andò.

-Era un sì o un no?-

Chiesi, confuso. Axel sorrise, ma poi tornò serio.

-Vuoi che ci parli io con Logan?-

Scossi la testa.

-Ancora no. Vediamo come se la cava Byron.-

Lui annuì e mi salutò, prima di tornare verso casa sua.

.

Jeanne's POV

-In questi tre giorni di allenamento, posso vedere che il vostro fiato sta migliorando.-

-Come no...-

Disse Liz, che era devastata dalle ultime sessioni. Erik stava davvero cercando di migliorare le prestazioni dei difensori per cercare di non rimanere fregati come contro la Bullseye. La difesa doveva irrobustirsi e in fretta.

-Capita a fagiolo, i nostri prossimi avversari saranno la Seaweed Academy.-

Bobby storse il naso.

-Seaweed?-

Chiese Archer.

-Alga. In inglese.-

Lo aiutò Erik. Archer annuì.

-Sono la seconda squadra di Okinawa. A quanto pare, sono molto precisi e si muovono seguendo delle tattiche concepite dallo stesso capitano. E ci sarà da correre.-

Sbuffo di gruppo.

-Avete ragione, ma almeno siamo certi che questa squadra non cercherà di ucciderci.-

Cercò di sdrammatizzare Max. Gli lanciarono tutti un'occhiataccia.

-Cosa?-

-Forza. In campo.-

.

Nathan's POV

-Che ti aspetti da questa squadra, Mark?-

Chiesi, molto preoccupato. Lui alzò le spalle.

-Quancosa di simile alla Brainwashing...-

-La Brainwashing?-

Chiese Steve.

-Anche loro usavano schemi e tattiche come un perfetto orologio italiano!-

-Svizzero, Mark.-

Lo corresse Jude mentre Axel rideva sotto i baffi.

-Quello, sì.-

-Eve! Ti sei tolta quei cerotti.-

Lei ci guardò, per poi sorridere ed annuire debolmente.

-Contento che non fosse nulla di grave.-

Commentai io. Lei annuì di nuovo, prima di tornare in difesa.

-Sono io o è un po' strana ultimamente?-

Io mi girai verso Steve.

-Che intendi? A me sembra normale.-

Lui non mi rispose, gli occhi fissi su di lei mentre provava a tirare in porta e beccava la traversa.

-Adesso proviamo a fare un due contro uno. Nathan: cominci in difesa.-

Eseguii senza fare domande.

.

Erik's POV

-Pausa!-

Liz si sdraiò immediatamente, a corto di fiato.

-Siamo un po' debolucce, eh?-

Scherzò Myrna, porgendole l'acqua.

-Tieni il becco chiuso...-

E gliela strappò di mano.

-O te lo chiudo io!-

E prese a bere avidamente.

-Wow. Con calma, tigre.

-Ho le gambe corte! Non sono fatta per correre.-

-Il fiato si fa, non ci si nasce.-

Cercò di rincuorarla Sabrina.

-Stai migliorando, anche se piano piano.-

Liz non rispose, ma la fissò per un minuto buono. Guardai mentre anche Bobby ed Eve si rinfrescavano.

-Erik. Ti posso parlare un attimo?-

-Steve. Certo. Hai altre dritte?-

-Io? Oh, no no. Stai andando benissimo anche da solo. Ma siccome Mark ha affidato a te la difesa... Puoi farmi un favore?-

Sembrava serio. Annuii.

-Tieni d'occhio Eve.-

-Cosa? Perché? Semmai è Liz quella che ha bisogno di una spinta.-

Lui scosse la testa.

-Ultimamente, è strana. Non sorride più molto spesso... E la cosa mi preoccupa.-

Tornai con gli occhi verso la panchina: lei e Bobby stavano parlando allegramente.

-Io non vedo nessuna differenza...-

Lui si morse le labbra.

-Io sì. Ma spero di sbagliarmi. Tu intanto tienila sott'occhio...-

E tornò all'attacco. Cercai di pensare agli ultimi giorni: Eve non aveva mutato il suo comportamento. Sembrava totalmente se stessa. A meno che quel cerotto... I dubbi cominciarono a riaffiorare.

.

Max's POV

-Uniamo i due allenamenti ora. Voi della difesa sarete sul secondo palo a turno, mentre Nathan, che poi verrà sostituito da Victoria, cercherà di rubare la palla all'attaccante. Se ci riesce, vi passerà la palla e voi proverete a segnare. Forza allora!-

Partii per primo, in coppia con Bobby. Cercai di schivare Nathan, ma me lo ritrovavo sempre davanti. Tenni il controllo per altri due secondi, poi provai a fargli tunnel. Non funzionò.

-Ottima difesa, Nathan. Sotto a chi tocca!-

Partì Axel, in coppia con Liz. Dopo un'accesa battaglia per la palla, Nathan si fece sorprendere sul suo lato debole e la palla raggiunse il libero, che tirò immediatamente all'incrocio, superando il capitano.

-Gran bel tiro! Si vede che Erik vi ha allenati!-

Si rialzò e la passò a Byron. Lui la passò senza neanche aspettare e Eve sembrò impreparata. Il tuo tiro superò la traversa.

-Mh. Dai, non male. Alla prossima!-

.

Ezra's POV

Toccò a me e riuscii a passarla alta a Bobby, che stavolta riuscì a tirare e quasi segnare, se il capitano non l'avesse respinta.

-Siete migliorati tantissimo!-

L'allenamento proseguì fino a che l'allenatrice fischiò.

-Bene, basta così per oggi. Sharp: da domani vorrei che studiaste una strategia per bloccare il loro attacco e penetrare la loro difesa.-

-E lei?-

-Domani ho dei controlli e non potrò essere dei vostri.-

Axel annuì.

-Ricevuto, allenatrice.-

Dalla borsa di Eve si sentì un "beep". Afferrò il suo cellulare e lesse quello che doveva essere un messaggio prima di dire:

-Cavoli... Ehi, chi di voi vuole aiutarmi a...-

-Io.-

Rispose Steve quasi immediatamente. Si accorse che lo stavamo osservando ed arrossì.

-Non ho finito di parlare...-

Max, che stava chiudendo la sua borsa, rise.

-Poco importa, qualsiasi cosa sia... Puoi contare su di me.-

Lei sembrò confusa, ma poi disse:

-D'accordo, allora. Seguimi.-

I due si allontanarono.

-Oggi torno a casa da solo.-

-Come, Max? Non vai con loro?-

Lui si mise un paio di cuffiette.

-Cosa? Non ti sento!-

E se ne andò, ancora ridendo. Io non li capisco...

.

POV generale

-Grazie ancora per l'aiuto con la spesa...-

Disse Eve, camminando davanti a Steve, che stava tenendo due grossi sacchetti di plastica pieni di roba, con entrambe le braccia e barcollando un pochettino. Sorrise nervosamente, sudato, e disse:

-Ahah! Figurati! Questa roba non pesa!-

Eve ridacchiò, divertita, mentre lui finalmente la metteva giù. La ragazza strinse le nocche e, arrossendo, alzò gli occhi per guardare l'amico.

-Steve... Io...-

.

Steve's POV

Ero esausto! Mi stavo asciugando il sudore dal mento, mentre ansimavo.

-Sì? Che c'è?-

Non sentii risposta, almeno per un paio di secondi.

-Nulla! Ci sentiamo domani!-

Alzai gli occhi per vederla mentre mi salutava con la mano ed il suo sorriso.

-Eh? Oh, ehm... Certo.-

Ricambiai il saluto, goffamente e con le guance in fiamme. Raccolse le sue buste e, senza chiedere ulteriore aiuto, entrò nel suo appartamento. Qualcosa mi tratteneva dal seguirla. Sospirai.

-Bravo idiota... Ora penserà che fai favori a tutti e che lei non è speciale per te.-

Mi diedi uno schiaffo in fronte.

-Sono un tale disastro...-

.

Max's POV

-Tenerla d'occhio?-

-Tu conosci Steve meglio di me. Cosa pensi volesse dire?-

-Difficile a dirsi...-

Mentii.

-Quei suoi cerotti non mi convincono... Ha detto di essere caduta, ma quale caduta ti farebbe del male su entrambe le guance e non il naso?-

-Che intendi? Che è stata picchiata?-

Lui scosse la testa, boccheggiando.

-Non lo so... Pensavo ai bulli ma... Eve non ha nemici. Almeno credo.-

Io annuii.

-Guarda, eccola lì.-

Aveva con sé il suo cellulare e si stava allontanando da tutti per andare da sola. Vidi Erik camminare nella sua direzione.

-Che stai facendo?-

Mi fece cenno di stare zitto. Si fermò alla svolta prima e si mise ad origliare.

-Questo è stalking, Erik!-

-Steve mi ha detto di tenerla d'occhio... Sto solo facendo il mio lavoro.-

Alzai gli occhi al cielo, ma anch'io rimasi per origliare.

-Sono Eve. Sì... Volevo lasciare questo messaggio sulla tua segreteria per dirti che...-

Io ed Erik ci scambiammo un'occhiata. Ci fu una lunga, lunga pausa.

-Oggi non ci sono agli allenamenti e forse... Potremmo non rivederci per...-

Stava... piangendo? Non l'avevo mai vista piangere, il che mi fece venir voglia di svoltare l'angolo per consolarla ed il mio amico dovette capirlo, perché mi trattenne dal cappello.

-Ahio!-

-Ssssh...-

-Non fa niente. Ci vediamo. Ciao.-

Chiuse il telefono ed Erik mi fece cenno di disperderci tra la folla. Il suo viso era estremamente serio e, stranamente, spaventoso.

-Tutto bene?-

-Devo parlarle subito. Quella pazza...-

Suonò la campanella.

-È finita la ricreazione.-

-No! Non potremo avvertire la squadra!-

-Posso sapere qual è il problema?-

-Non ho tempo di spiegarlo. Avverti quelli di classe tua di ritrovarmi fuori da scuola appena finite le lezioni. Io farò lo stesso con i miei.-

E se ne andò.

-Fermo... Perché? E... se n'è andato... Grandioso...-

I corridoi si stavano svuotando ed anch'io dovevo tornare in classe.

.

Nathan's POV

-E ha detto il perché?-

-No.-

Max controllò che il professore non ci stesse ascoltando mentre si sporgeva in avanti verso la mia sedia per parlarmi.

-Però sembrava piuttosto serio mentre lo diceva... Gli frulla qualcosa per la testa, questo è sicuro.-

Mordicchiai la mia penna e guardai la lavagna, in un tentativo di capire qualcosa di quello che spiegava il professore.

-Quindi ci troviamo fuori da scuola... Ma dove?-

-Immagino fuori dalla B... Ma fine dei dettagli.-

Rispose a Byron. La cosa mi preoccupava non poco. Ignoravo il perché per Erik fosse tanto importante avere altre persone con lui, ma immaginai fosse qualcosa di molto serio se aveva turbato uno come lui.

-Volete che rispieghi?-

Volevo dire di sì, ma stetti zitto.

"Chiederò a Jude di spiegarmelo domani..."

-Pssst...-

Questa era la voce di...

-Di che parlate?-

Chiese Dan, sporgendosi verso Max. Lui lo ignorò totalmente, aggrottando le sopracciglia.

-Fatti gli affari tuoi, Schneider.-

Mi sentii colpa per conto suo. Alcuni nella squadra avevano cominciato a trattare male Dan per il suo abbandono, ma per quanto mi riguardava io lo consideravo ancora un mio amico. È stata una sua decisione... Ha ragione Mark. Non possiamo decidere noi per le persone. Non se l'è sentita: capita. Ed io lo so più di tutti...

.

Erik's POV

Vidi quelli della C avvicinarsi e chiesi immediatamente.

-D'accordo: la D non è ancora uscita. Dobbiamo assolutamente intercettare Eve.-

-Perché?-

-Byron: sta' zitto.-

Lui tacque immediatamente: evidentemente, non era abituato a vedermi così.

-Puoi spiegarci?-

-No che non posso. Non finché non ne sarò sicuro al cento percento.-

Bobby e Jude si scambiarono un'occhiata.

-Spero per te che ne valga la pena... Mi farai far tardi agli allenamenti ed oggi dovevo introdurre la nuova tattica alla squadra.-

-Gli allenamenti possono aspettare!-

Dissi, alzando un po' troppo la voce.

-Comunque ti sbagli. La D è uscita prima di noi, almeno cinque minuti fa.-

-E tu ADESSO ME LO DICI?!-

Victoria indietreggiò.

-Scusami...-

-Non abbiamo tempo per le scuse: seguitemi!-

Cominciai a correre, con il cuore a mille.

"Dove sei? Dove ti sei cacciata? Non fare scherzi, fa' che mi stia sbagliando, te ne supplico..."

Uscito dalla scuola, girai a sinistra, guardandomi in giro. Non la vedevo... Da nessuna parte.

-Eccola là!-

Guardai il dito di Jude, che puntava un palazzo di vetro dall'altro lato della strada. Sembrava un normale appartamento e vidi Eve entrare senza problemi. Senza dire altro, attraversai scapestratamente quasi senza controllare la strada e la seguii. Entrato, vidi le porte dell'ascensore chiudersi.

-No no no!-

Troppo tardi. Diedi un pugno alle porte.

-Che ti prende? Perché la stiamo seguendo?-

-Qual è l'ultimo piano?-

-Il tetto? Credo sia aperto...-

Commentò soprappensiero Jude.

-Le scale!-

Mi fiondai su per i gradini senza nemmeno far caso al numero di piani o alla stanchezza che provavo. Sentivo i miei compagni rallentare, ma non c'era tempo. Il cuore mi martellava in petto mentre un misto di terrore e rabbia mi pervadeva. Finalmente, le scale finirono. E aprii la porta con foga.

-Eve!-

Vagai con gli occhi sul tetto, cercando dove potesse essere, quando la vidi: in piedi sul cornicione, che ci dava le spalle.

"Non mi sbagliavo. Non mi..."

Anche Bobby accanto a me dovette aver capito dal colorito che assunse dopo averla vista.

-EVE! FERMA!-

Chiamai a gran voce. Anche se lentamente, lei si girò per guardarmi: stava piangendo, delle piccole lacrime le riempivano gli occhi. Vedendomi, sembrò che aumentarono. Fece un sorrisetto, l'espressione tutto tranne che felice.

-Erik... Facciamo...-

Tirò su col naso, abbassando un po' la testa.

-Una prova di fiducia?-

Fu come se tutto succedesse al rallentatore: la vidi buttarsi all'indietro, mentre scattavo dalla porta verso di lei. Mi sembrava di muovermi così lentamente, troppo lentamente. Estesi il braccio per raggiungerla, mentre i suoi piedi persero totalmente la presa.









Nel prossimo episodio

Con il peso dell'avvenimento tragico di Eve, Bobby scopre suo malgrado che Hershel si incontra con un informatore nella scuola. Che ci sia una spia all'interno dei nostri ranghi?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top