Capitolo 4

Su Instagram (astrastellablack) trovate il disegno dell'allenatore.

Il suo sguardo severo e giudicante, era stata la prima cosa che avevo notato. Sembrava guardarci dall'alto in basso, come se lui fosse una qualche divinità e noi degli inutili mortali che avevano incrociato per sbaglio il suo cammino. Di certo era molto diverso dall'ideale di mister che papà ci aveva abituato ad avere e mi domandavo se saremmo mai riusciti ad instaurarci un buon rapporto. Mi voltai verso le ragazze, incuriosita dal sapere se avessero avuto la mia stessa sensazione. Dall'espressione beata che si poteva leggere sul volto di Emma però, era altro quello che aveva notato. Con il suo aspetto da principe, dato dai lunghi capelli e dai suoi colori così chiari, e il viso che raccoglieva alla perfezione gli assurdi standard di bellezza coreani, nei suoi ventiquattro anni rappresentava il sogno di qualunque ragazzina delle medie. Personalmente c'era solo una particolarità che mi impediva di smettere di guardarlo, il simbolo della luna che gli decorava la pupilla sinistra.

«Come ha già detto il viceallenatore Dark, sono Ji Ah Kan, il nuovo allenatore della vostra squadra e vengo dalla Corea del Sud. È probabile che i miei metodi vi risultino un po' estranei all'inizio, ma se li seguirete sono sicuro che andremo d'accordo. A voi adulti assicuro che lo studio non verrà trascurato e sarà nostra premura controllare che i programmi vengano svolti con regolarità e al meglio.» Forse per il suo tono di voce così serio ed impassibile, mi sentii di nuovo trasportata alla Royal Academy.

«È quello che ci auguriamo accada, la scuola per noi è importante come il calcio, soprattutto in vista del liceo.» Che fosse stato il signor Samford ad intervenire non mi sorprese molto, infondo Derek era uno dei tre che quell'anno si sarebbe diplomato a differenza nostra. Per loro i voti erano importanti se volevano entrare in un buon istituto superiore. Strano a dirsi, però in Giappone erano il requisito fondamentale. Potevi anche avere i milioni nel conto in banca, ma senza dei risultati esemplari ai vari cicli di esami dell'ultimo anno non potevi puntare all'eccellenza.

«Lo comprendo e sarà mia premura tenerlo in elevata considerazione. Anzi, visto che siamo in argomento, ci tengo a ricordare ai ragazzi che anche la mancanza di impegno nello studio o degli scarsi risultati possono farvi tornare a casa. Non mi farò remore, potete starne certi.» Per fortuna avevo ereditato il talento di mamma in quell'ambito, con quello di papà mi avrebbe rimandata indietro al primo aeroporto. I miei pensieri vennero scansati dall'apparizione dietro alle grandi vetrate, dove i velivoli si riunivano per accogliere l'imbarco dei passeggeri, di un aereo dalle dimensioni maestose. Non avevo mai visto nulla di simile in tutta la mia vita.

«Vi presento quello che sarà la nostra casa per i prossimi mesi.- Intervenne il secondo in comando. -Per la sua realizzazione e concessione, dobbiamo ringraziare la Federazione, che lo ha messo a nostra disposizione.» Rimanemmo a bocca aperta sentendo quelle parole, davvero avremmo viaggiato con un mezzo del genere? Inclinai la testa verso zio Axel quasi a cercare una conferma, se c'era di mezzo la Federazione calcistica, allora l'artefice della magia era lui. L'uomo alzò le spalle.

«Non ci è voluto chissà quale impegno, sono bastate giusto un paio di telefonate.» Ethan ridacchiò, divertito dalla risposta del padre.

«Pensa se ci avessi perso tempo!»

«Se mai ricapitasse l'occasione lo scopriremo.» Mi morsi il labbro, quanto sarebbe passato prima di poter rivedere uno scambio del genere? Erano diventati momenti della mia quotidianità e amavo così tanto vederli. In quell'istante, però, dava l'impressione di essere più che altro il loro modo di dirsi addio.

«ATTENZIONE! IL VOLO PRIVATO INAZUMA AIR È PRONTO AL DECOLLO, SI PREGA AI GENTILI PASSEGGERI DI IMBARCARSI PRESSO IL GATE!» L'annuncio ci ricordò senza preavviso che il tempo per le chiacchiere era finito e che era iniziato quello più rapido dei saluti. Non si poteva aspettare ancora un po'? Solo qualche minuto, in cambio di chissà quante settimane. Lasciare i gemelli era già stata un'agonia quella mattina, ma dire ciao persino ai miei genitori era straziante. Li strinsi forte, mi sentivo rinchiusa in così tante emozioni che non avevo idea di cosa stessi provando. La paura era tanta, soprattutto quella dell'ignoto, ma non vedevo l'ora di partire. Bloccata in quella posizione, il profumo di papà, lo stesso che da piccola trovavo sempre sul cuscino quando mi svegliavo, mi avvolse dandomi sicurezza.

«Mi raccomando vegliate su quei due, sono due pesti quando vogliono, ma lo fanno per attirare la vostra attenzione. Papà non tornare troppo tardi a casa la sera e non fare impazzire la mamma, al contrario tu però lascialo respirare un po' ed uscire ogni tanto con gli amici.» L'ex portiere trattenne una risata, mentre mi accarezzava dolce i capelli.

«A volte sembriamo noi i tuoi figli e non l'opposto. Sta tranquilla e pensa solo a goderti questa esperienza e giocare a calcio. Me lo prometti?»

«Farò del mio meglio.» La donna invece mi sistemò la capigliatura che l'altro mi aveva appena arruffato.

«State attenti, però, abbiate un comportamento responsabile. Non voglio vivere con l'ansia che possa arrivare una chiamata terribile.»

«Nelly lo sai che sono dei ragazzi con la testa sulle spalle, possiamo fidarci. Te lo dice uno che con loro ci ha passato tutti i giorni nel corso degli ultimi mesi.»

«Lo spero.» Concluso l'attimo di serietà, al moro parve accendersi una lampadina nella mente.

«A proposito, devo fare un discorsetto a Sirius prima che partiate, da uomo a uomo. Ho giusto un paio di raccomandazioni da fargli.» E così rossa come un peperone mi ritrovai a guardarli da lontano parlare. Chissà cosa gli stava raccomandando quel pazzo!

I saluti con i parenti alla fine erano stati per tutti molto più dolorosi del previsto, lasciando un senso di amarezza in bocca, legato al non sapere quanto tempo sarebbe trascorso prima di rivederli. Commovente era stato il saluto tra il signor Dark e il marito, Wanli, il quale, aiutato dalla sua imponente stazza, non sembrava intenzionato a lasciarlo andare. L'unico allegro in quella circostanza era Alexander, aveva si salutato i nonni, però stava andando a trovare i suoi a Seoul e non poteva che esserne entusiasta. Per fortuna l'entusiasmo generale venne rianimato dal visitare il nostro incredibile mezzo di trasporto, o almeno così era stato dopo aver superato la prima porta interna. Il portellone ci aveva condotti in una zona identica a quella di un normale aereo e l'idea di dormire e passare le giornate su dei sedili non entusiasmava nessuno, soprattutto un'iperattiva come me. Intravidi un bel gruppetto già pronto a lamentarsi quando gli adulti ci fecero segno di seguirli. Lì rimasi a bocca aperta. L'ambiente di prima era misero, però quello era davvero molto più di ogni mia più rosea aspettativa. La Federazione aveva una marea di soldi! Quella doveva essere per forza la sala dedicata ai pasti, contava infatti vari tavoli rotondi che potevano ospitare più passeggeri di quelli imbarcati in quel momento. Sul lato c'era un lungo bancone, che mi ricordava uno di quelli dei film americani dove nelle mense era presente il cibo da servire. Quello che mi aveva stupito di più, però, era quanto fosse luminosa e grande quella stanza. I numerosi finestrini disposti sulle due pareti laterali facevano un lavoro incredibile!

«Prima di passare alle questioni di tipo amministrativo, è mio compito introdurvi agli altri due membri dello staff che ci accompagneranno in questa missione. La nostra pilota, Misa Matsushima, e il signor Hiroshi Ishiguro, che sarà il vostro insegnante.» Ci inchinammo tutti verso di loro, ma solo io presi la parola.

«Vi ringraziamo molto per aver accettato di venire con noi.»

«Per favore alzatevi, non c'è bisogno di tanta formalità. Per noi è un piacere essere stati coinvolti in quest'avventura!» Quasi sussultai sentendo l'incredibile senso di gentilezza che la sua voce lasciava addosso. Aveva un sorriso timido che scaldava il cuore. I grandi occhiali e il gilet forse di una taglia di troppo gli davano un'aria simpatica, che contrastava con quella severa del nostro nuovo allenatore. La donna, di meno di trent'anni, rimase invece in silenzio, racchiusa nella sua uniforme. Chissà se fosse contenta di vederci, incominciavo già ad avere qualche dubbio, per lo meno finché non mi fece divertita l'occhiolino. Forse anche lei era felice di essere lì in fin dei conti.

«Considerando che saremo costretti a viaggiare sia di notte che di giorno in alcune circostanze, siamo dotati di un pilota automatico che permetterà anche alla signorina Matsushima di riposarsi. Per quanto riguarda la cucina e la lavanderia ci affidiamo ai tre manager, infondo non sono lavori distanti da quelli che gli sono stati affidati duranti i ritiri.» Fabian incominciò a massaggiarsi le tempie e quello stava a significare che era irritato. Conoscendolo non era tanto per le mansioni, a quelle era abituato, era che non glielo avesse chiesto, lo aveva ordinato. Migliorando forse di poco la situazione, intervenne il professore.

«Vi prometto che per la preparazione del cibo cercherò di darvi una mano. Non sono uno chef così bravo, ma proverò a dare il mio contributo.»

«Tornando a noi, l'aereo è strutturato, salvo questa zona, su due piani. Come potete vedere sulla parete di fondo, ci sono sei porte in totale, tre su e tre giù. Le centrali sono quelle dei due corridoi, le altre sono uno dei due accessi a degli ambienti.»

«Qui dobbiamo farci dare una piantina, io mi sono già perso.» Bisbigliò Ethan al mio orecchio.

«Le camerate possono ospitare un massimo di sei persone, perciò i ragazzi si divideranno in due da quattro. Non ho intenzione di vedere nessuno girare dopo il coprifuoco, ci sono le telecamere ovunque, quindi lo saprò. Per entrare negli ambienti notturni dovrete scansionare la vostra tessera giocatore, così da monitorare gli accessi e soprattutto chi va in camera di chi.»

«Ci siamo arruolati nell'esercito senza saperlo per caso? Nemmeno nelle forze armate c'è una disciplina del genere!» Per la sua incolumità speravo che l'allenatore non avesse sentito i commenti dell'attaccante, altrimenti ne avremmo viste delle belle.

«So che ci sono diverse coppie, vi consiglio di non fare nulla di sconveniente o contrario alle regole di comportamento, altrimenti non ci penserò un attimo prima di sostituirvi e questo vale per chiunque mi disubbidisca. Sulla Fascia Inazuma troverete il regolamento completo.»

«Mi rimangio tutto, siamo in un lager, direttamente in un lager.»

«Ogni mattina riceverete il piano della vostra giornata, che potrà essere di tipo collettivo o individuale. Dovrete seguirlo alla lettera, senza eccezioni.»

«Abbiamo fatto in modo che abbiate sempre del tempo libero durante la giornata, non vi preoccupate. Non so bene dove sia, però c'è anche una sala svago da qualche parte. È stata un'idea di Mister Evans.» Che papà fosse lodato! Per quel dittatore avremmo dovuto solo studiare e allenarci! Grazie agli dèi il signor Dark ce lo aveva fatto presente.

«Visto che le comunicazioni sono terminate e che Blaze ha finito con i suoi commenti a bordo campo, andate ad accomodarvi sui sedili che è ora del decollo.» Sì, lo aveva proprio sentito. Il biondo non se lo fece ripetere due volte, forse nel tentativo di evitare la sua ira, corse a rispettare l'ordine. Notai solo in quel momento che la nostra pilota era sparita da diversi minuti, intenta a preparare gli ultimi dettagli. Dal canto mio, presi posto con calma accanto al finestrino. Volsi lo sguardo versol'esterno, chissà quando avrei rivisto il mio amato Giappone. Partivamo per una missione di cui non conoscevamo la durata o anche solo le mete, in una corsa verso l'ignoto. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro, ero pronta! Non importava quanto ci sarebbe voluto o che luoghi avremmo dovuto visitare, nulla mi avrebbe fermato dal salvare il calcio!

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