Capitolo 2
Sfortunatamente nemmeno una bella serie di allenamento intensivo alla Torre era riuscita a calmare il mio stato d'animo. Possibile che fossero tutti dei bambinoni in quella classe? Mi stupivo soprattutto del comportamento dei miei amici, almeno da loro mi aspettavo un po' di maturità, in particolare da Sirius. Sospirai, non c'era peggior sordo di chi non voleva sentire e dal mio lato non potevo fare molto di più. L'occhio mi cadde sulle culle dei gemelli, situate a poca distanza da me. Erano così carini, mi fissavano con quelle iridi castane scure. Mi faceva al quanto ridere che fossimo l'opposto per i colori, loro avevano preso i capelli dalla mamma e lo sguardo di papà, mentre io ero completamente l'inverso. Allungai le mani nella loro direzione. Iridio cercò di afferrarla entusiasta, come un vero terremoto, al contrario Enmei incominciò a fissarla immobile. Identici nell'aspetto, ma già da piccoli talmente diversi nel carattere. Da grandi ne avremmo viste delle belle, chissà come sarebbero diventati. Beati loro che non avevano nessuna preoccupazione. Niente compagni deficienti o fidanzati non dotati di nemmeno un briciolo di pazienza. Loro si trovavano nel momento perfetto della vita, in cui dormivano, mangiavano e giocavano e nessuno si aspettava null'altro da loro. Speravo con tutto il cuore che una volta cresciuti sarebbero stati due ragazzi svegli e con la testa sulle spalle. Non dovevano per forza assomigliare a papà, o avere la stessa passione sfegatata per il calcio, mi bastava solo che fossero felici e altrettanto intelligenti sulle cose importanti.
«Vero che voi non crescerete stupidi come quegli altri babbioni che avete intorno? Non darete dispiacere alla vostra sorellona?- Entrambi inclinarono la testa di lato confusi, quasi a volermi dare una risposta. Per poco riuscirono persino a strapparmi una risata. -Lasciate stare, mi sono capita da sola.» La mia attenzione venne richiamata dal tonfo di alcuni passi lungo il corridoio, sintomo che qualcuno stesse per arrivare. Ero contenta della comparsa di papà, lui sapeva sempre in che modo tirarmi su di morale, però a quanto pareva non erano quelle le circostanze.
«Tesoro c'è qualcuno che ti cerca giù.»
«Di chi si tratta?»
«Da quello che mi sembra di aver capito, cinque penitenti.» Afferrai al volo l'allusione.
«Lo spero vivamente per loro. Oggi hanno davvero esagerato.» Avanzai con calma, fino a raggiungere la cima delle scale. Non avevo assolutamente voglia di urtarmi nuovamente quella sera e perciò, al primo accenno di battibecco o atteggiamento strafottente, ero più che intenzionata a sbatterli fuori a calci, nessuno escluso. Non vedendoli nel genkan*, ipotizzai che mamma li avesse già fatti accomodare in soggiorno, offrendogli qualcosa da bere. Capii di avere ragione, quando entrata nella stanza li vidi seduti su i divani, alcuni con un bicchiere di succo di frutta in mano. Non diedi loro nemmeno il tempo di aprire bocca, precedendoli.
«Allora, perché siete qui? Mi auguro per scusarvi del comportamento di questa mattina. Non mi sono mai vergognata e arrabbiata tanto in vita mia. I miei fratelli si sarebbero comportati meglio e loro hanno tre settimane.» Sirius era stato il primo ad alzare lo sguardo nella mia direzione. La sua espressione era molto diversa dal solito, quasi triste. Per una volta anche lui sembrava pronto ad abbassare la testa e dare ragione a qualcun altro.
«In parte sì. Non siamo stati migliori di quelli che accusavamo di trattarci con sufficienza. Eravamo talmente convinti che la situazione sarebbe degenerata, che abbiamo solo accelerato il processo. Inoltre...»
«Inoltre abbiamo un'idea che potrebbe risolvere questo casino, riappacificando gli animi, e farci fare una bella figura al Festival.» La voce di Genesis sovrastò quella del ragazzo, dotata come sempre di quel tono alto, volto ad attirare tutta l'attenzione su di sé. Sir invece era sempre deciso, ma estremamente calmo e pacato quando parlava e quello portava le persone a volte a scambiarlo per disinteresse, cosa decisamente non vera.
«Sono tutta orecchie.»
Mi guardai un po' intorno, avevamo fatto davvero un bel lavoro alla fine dei conti. Non potevo di certo lamentarmi dell'impegno, tardivo, che i miei amici ci avevano messo. Mi domandavo solo se il nostro sforzo sarebbe stato sufficiente. Avevamo interamente trasformato la palestra in una specie di cinema all'aperto, riprendendo l'idea che avevamo avuto per l'ultimo compleanno di Sirius. La sala era arredata con tante coperte, volte a creare piccole isolette da dove poter osservare al meglio il telo per le proiezioni. Per rendere le sedute più confortevoli avevamo inoltre aggiunto vari cuscini, che allo stesso tempo garantivano anche, almeno secondo Ethan, un notevole miglioramento estetico. Raggiunsi, grazie all'utilizzo di una scala laterale, la zona superiore, dove Sirius e Morgan erano intenti ad armeggiare con il proiettore. Era stato deciso che se ne occupassero loro due in quanto: il primo era un esperto di qualunque oggetto riguardasse in qualche modo il cinema, mentre il secondo aveva fatto un minimo di esperienza con una di quelle diavolerie.
«Come procede?»
«Alla grande, direi che siamo pronti per cominciare. Tra quanto si dà il via al festival?» Chiese l'azzurro stiracchiandosi. Non mi sorprese più di tanto il suo gesto, visto che avevano passato lì accovacciati almeno una buona mezz'ora se non di più.
«Se non sbaglio tra meno di cinque minuti.»
«Allora siamo perfettamente in orario.»
«Avevi qualche dubbio? Io non sono mai in ritardo.» S'intromise il regista compiaciuto, suscitando l'ilarità di noi due. Lo scoppiargli a ridere in faccia ci fece guadagnare per direttissima una delle sue leggendarie occhiatacce, che però sembrò ottenere almeno in un primo momento l'effetto contrario.
«Tesoro scusa, però dovresti vedere la tua faccia. È troppo buffa!»
«Pazienza, déi datemi la pazienza.» Proprio tra una risata e l'altra ci raggiunse la voce di Emma, che grazie al suo solito tono troppo alto non dovette sforzarsi più di tanto.
«RAGAZZI! SE AVETE FINITO SCENDETE CHE QUI FUORI C'È GIÀ UN SACCO DI GENTE!»
«VEDI ANCHE QUALCUNO DEI NOSTRI COMPAGNI DI CLASSE?» Annuì decisa.
«MI SEMBRA CI SIANO TUTTI PER FORTUNA. SPERIAMO CHE IL NOSTRO PIANO FUNZIONI!» Raggiungemmo immediatamente gli altri, intanto che le luci si abbassavano, per creare un'atmosfera più raccolta, preparandoci inoltre a spegnerle da lì a poco per l'inizio del "film". Ricontrollai tutto con lo sguardo, giusto per essere certa che fosse ogni cosa al proprio posto, e, una volta finito, presi un bel respiro. Non era come prima di una partita, lì sapevo di poter fare del mio meglio, mentre in quel genere di circostanze non ne ero certa, non era il mio campo. Sarebbe davvero andata bene? Le ostilità si sarebbero appianate? La nostra sezione avrebbe fatto almeno una figura decente al festival? Troppe domande e troppe poche risposte come al solito. Sussultai sentendo il braccio di Genesis mettermisi intorno alle spalle.
«Dai capitano! Da quando sei tu a farti le paranoie? Voglio vedere il tuo solito entusiasmo anche ora! Altrimenti non riusciremo mai a fare una bella figura!» Aveva dannatamente ragione, era arrivato il momento di andare in scena ed io non potevo di certo tirarmi indietro.
«Bene ragazzi, tutti ai propri posti!- Afferrai le gigantesche maniglie delle porte con presa salda.- Che lo spettacolo abbia inizio!» E con gesto deciso le abbassai, lasciando entrare la forte luce abbagliante esterna.
Non ci aspettavamo che così tante persone potessero effettivamente essere interessate alla nostra iniziativa, soprattutto considerando quello che avevano preparato gli altri. Io stessa sarei rimasta per ore ad ammirare Alex allegro e pimpante nell'insegnare a realizzare un abito da zero. C'erano molti genitori, sia conosciuti che no, salutai con un gesto con il capo sia quelli dei miei amici che i miei, ma anche molti studenti. Ero molto sorpresa nel notare che Alyxia si fosse riuscita a liberare in tempo. Essendo un chirurgo per cui la gente attraversava mezzo mondo, non mi aspettavo di vederla lì ad accompagnare il marito. Ero contenta per Sirius, finalmente i suoi avrebbero visto un progetto di regia a cui aveva lavorato interamente lui. Avrebbe potuto forse rivelarsi una buona occasione per parlargli di come questo suo interesse non fosse solo un hobby, ma di più. Presa dai miei pensieri, quasi non mi accorsi dell'avvicinarsi di mamma e papà.
«Allora pronti per la messa in onda?» L'uomo aveva la solita espressione entusiasta, che oramai conoscevo bene. Fare il padre, assistendo a qualunque istante, dal più significativo a quello più stupido, era l'unica cosa che amasse quanto il calcio. Non si era mai perso nemmeno un saggio, una recita o qualsivoglia altra stupidaggine. Era sempre in prima fila ad applaudire orgoglioso.
«Diciamo di sì.- Scorsi nel frattempo, con la coda dell'occhio, i nostri compagni sedersi davanti allo schermo, in modo tale da avere una visuale perfetta. -I gemelli?»
«Con tua nonna. Si è offerta di tenerli, evitandoci di chiamare una tata per un pomeriggio.»
«A quanto pare passeremo tutti una giornata diversa al consueto. Ora, se non vi dispiace, raggiungo i ragazzi. Voi sedetevi e godetevi il film!» Corsi via, pronta a lanciarmi a capofitto su uno dei grandi cuscini vicino ai miei amici. Nemmeno il tempo di toccare il suolo, che Ethan si alzò e prese il centro della scena. Era stata un'ottima idea mettere lui a presentare, sembrava nato per stare in situazioni del genere. Mai un tremolio nella voce o una parola fuori posto, era un vero animale da palcoscenico.
«Salve e benvenuti alla presentazione del cortometraggio della 2ªA! Siamo lieti di avervi qui così numerosi e speriamo che il nostro lavoro sia di vostro gradimento. Inizialmente eravamo molto indecisi su cosa presentarvi oggi, però alla fine ci siamo resi conto di qualcosa di fondamentale. Il Festival della Cultura non nasce per mettersi in mostra, ma per aiutare gli allievi a lavorare insieme e creare coesione tra di essi. Questo concetto non è mai stato alla base della nostra classe sapete. Siamo molto diversi tra noi e in più avere tanti giocatori dello stesso club in una sezione può non essere ottimale per gli altri. Proprio per queste ragioni, grazie all'infallibile regia di Sirius, vi mostreremo come in realtà le azioni dimostrino molto più di quello che la superficie permette di scrutare. Buona visione!»
«Grazie!» Strillò qualcuno in mezzo alla folla in modo scherzoso. Il biondo, nel frattempo, era già tornato da noi quando le luci si spensero definitivamente. Sul grande schermo apparve un conto alla rovescia, che voleva riprodurre l'effetto delle pellicole del primo Novecento. Concluso il conteggio, sbucò la porta della nostra aula mentre scorreva, garantendo una visuale completa dell'aula. Mi era bastato uno sguardo alla mia uniforme e ai capelli lunghi, sciolti fino a toccarmi la metà della schiena, per realizzare a quando fosse datata. Si trattava del primo giorno di scuola del primo anno. Eravamo davvero piccoli all'epoca. Invisibili agli occhi dei più grandi, che ci scrutavano solamente per la fama dei nostri padri. Era tutto così lontano, quasi fosse passata una vita. In quella inquadratura risaltavamo soprattutto il numero dieci ed io. I ragazzi e le ragazze si erano divisi intorno a noi, creando due gruppi distinti. Tra quelle chiacchiere e i gesti che mostravano le personalità di ognuno, una cosa risaltava immediatamente, almeno per me, le nostre espressioni gioiose e felici. Scorsero altre scene quotidiane, una diversa dall'altra, finché non arrivammo ad una che, osservando anche le reazioni dei nostri compagni, tranne Sir, sembravamo esserci tutti dimenticati. Era pieno inverno e il periodo natalizio era molto vicino, a giudicare dalle decorazioni del laboratorio di arte e dai nostri maglioncini. La professoressa era malata e per questo ci avevano lasciati completamente senza supervisione. Stavamo dipingendo ognuno la propria tela, quando per errore Fukuba inciampò in alcune borse lasciate a terra. Lo Slow Motion inserito nel montaggio rese persino più comica la scena successiva. La vernice, contenuta nei due barattoli che aveva in mano, venne sbalzata fuori, dirigendosi pericolosamente verso Blaze e Swift, che non si erano per nulla accorti di cosa stesse accadendo alle loro spalle. Inutile dire che finirono per essere ricoperti da una valanga di colore. Entrambi si voltarono lentamente, nel silenzio generale, quasi avessimo paura che anche il più piccolo dei nostri respiri potesse far scoppiare una guerra. Ne seguì un gesto rapido, quanto preciso, dell'attaccante, il quale con il pennello schizzò il poveretto, colpendo però persino gli sventurati, tra cui la sottoscritta, che si trovavano nelle vicinanze. Un urlo che richiamava ad una battaglia si levò sullo sfondo e improvvisamente esplose il caos. L'atmosfera si era tinta di risate e complicità, quanto di sfumature dalle tonalità più diverse. Seguirono scene altrettanto belle, di cooperazione ed armonia, di cui a quanto pareva nessuno ricordava l'esistenza. Era strano come avessimo dimenticato quegli avvenimenti, soprattutto considerando che gli eventi negativi erano stampati nella nostra mente in modo indelebile. Non c'era alunno della nostra sezione che non avrebbe saputo citarti a memoria ogni nostra singola litigata, eppure gli altri sembravano spariti nel nulla. Più le immagini sullo schermo scorrevano e più quella stessa gioia coinvolgeva noi del presente, quasi fossimo lì con loro. Chissà quand'era stata l'ultima volta che avevamo riso e ci eravamo divertiti così tanto insieme.
Finita la proiezione il nostro presentatore improvvisato richiamò l'attenzione degli spettatori su di sé. Si prese il suo tempo, però, prima di iniziare a parlare. Si guardò un attimo intorno, come se volesse sondare le reazioni delle persone.
«Non trovate che la memoria umana sia davvero divertente? Scorda con facilità i momenti belli e ricorda sempre con estrema accuratezza quelli brutti. Alla nostra età poi siamo quasi più propensi ad amplificare i problemi che ci circondano, arrivando in pratica a trasformare un granello di sabbia in una montagna. L'atteggiamento di ognuno di noi non ha aiutato in tal senso, abbiamo tutti dei bei caratterini e perdiamo subito la pazienza. A questo si è aggiunta la mancanza di cospicua parte della classe durante le attività che avrebbero dovuto più di ogni altra creare lo spirito di gruppo. Insomma, un bel guaio! Un mix letale paragonabile solo alla cucina di Sirius se lasciato da solo ai fornelli!»
«Ehi!»
«Zitto un po', lo sai anche tu che è vero! Come stavo dicendo, prima di venire interrotto, questo però non significa che l'ambiente è davvero in condizioni così disastrate da non poter essere salvato. Nell'opera che la nostra sezione ha deciso di presentarvi oggi, è rappresentata proprio questa verità e speranza. L'augurio che vogliamo trasmettere è che la "luce" presente in questi fotogrammi, possa crescere e diventare permanente. Vi ringraziamo dunque per la partecipazione.» Raggiungemmo il ragazzo, disponendoci al suo fianco. Sussultai nel notare che non eravamo gli unici accorsi accanto a lui, anche il resto dei nostri compagni si era avvicinato. Rimanemmo tutti e sei di stucco davanti alla cosa, ma il giovane Sharp, con i riflessi sempre pronti, asserì da buon capoclasse:
«Inchino!» Eseguimmo l'ordine senza esitazione, coordinati come in un'orchestra diretta dal migliore dei direttori. Un applauso si levò improvvisamente nell'aria, forte al pari di uno schiaffo, però allo stesso tempo carico di felicità ed euforia. Che quello fosse veramente un buon segno?
Saltellai euforica per la stanza, fino a lanciarmi sopra il mio ragazzo, il quale stava chiacchierando con il resto della ciurma.
«Direi che almeno tra il pubblico il film è stato un successo.- Gli diedi un bacio sulla guancia. -Devi essere molto fiero del tuo lavoro e sono sicura lo siano anche i tuoi. Potresti avere l'occasione giusta per parlargliene.» Lui sorrise in segno di ringraziamento, venendo però anticipato dal biondino del nostro trio prima di poter dare una risposta.
«Ha ragione, lo sai sì?» Seguii con lo sguardo la direzione verso cui era voltato. Gli zii erano lì in piedi, che discutevano amichevolmente con il solito gruppo di amici di qualcosa. Si morse il labbro incerto.
«Forse questo è stato un primo tassello, ma temo che ne passerà di tempo prima che io getti una bomba del genere. Appena un progetto a cui sto lavorando sarà pronto gliene parlerò.» L'attaccante alzò le spalle in segno di resa.
«Se è quello che preferisci.»
«Sì, cr...»
«Vi siete impegnati sul serio alla fine.» La voce di Daigo attirò l'attenzione di tutti noi. Era accompagnato, quasi fossero dame di compagnia, dal resto dei nostri compagni di classe.
«Già. Beh, volevamo dare il nostro contributo. L'anno scorso vi siete occupati da soli del Festival, perciò era giusto ripagarvi facendo noi lo stesso ora.» Risposi amichevolmente. Volevo davvero che i toni riuscissero a rimanere calmi. Notai le sue labbra incresparsi, anche se di poco. Che fosse l'accenno di quello che pensavo io?
«Magari per il prossimo potremmo lavorare insieme per una volta, se per voi va bene.» Porse la mano al capoclasse in segno di rispetto. Quel gesto risultava strano da parte sua, che veniva da una famiglia così attaccata alle tradizioni giapponesi, però forse proprio per lo stesso motivo aveva una risonanza più forte del normale. Anche il regista ne rimase sorpreso in un primo momento, fissando di conseguenza per un istante l'arto. Lo afferrò poi con sicurezza e con una gentilezza per lui insolita rispose:
«Certo.»
Risistemare la palestra aveva richiesto più impegno di quanto ci aspettassimo, ma con l'aiuto della 2ªA al completo avevamo impiegato meno tempo del previsto. Eravamo persino riusciti a rimandare le pulizie alla fine della giornata, riuscendo a goderci alcune delle attività proposte dagli altri. Avevo appena ricuperato la mia borsa, pronta a dirigermi all'uscita, quando la fascia iniziò a suonare. Sullo schermo scorse con rapidità un messaggio chiaro quanto coinciso, firmato da Riccardo Di Rigo.
"GIOCATORI E GENITORI SI RADUNINO IMMEDIATAMENTE ALLA SEDE DEL CLUB." Senza pensarci un attimo incominciai a correre tra le persone, non curante di quello che accadeva intorno a me. Cosa poteva essere successo? Il calcio era forse di nuovo in pericolo?
*Tradizionale anticamera d'ingresso che separa l'ambiente esterno da quello interno nelle abitazioni e in alcune strutture pubbliche in Giappone.
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