Seconda Parte
Scrooge aprì la porta della sua baracca spingendola con forza con una mano.
Invitò il nipote a sedersi e gli passò la coperta che di solito usava per dormire, così da permettergli di scaldarsi.
<Mai avrei potuto immaginare di ritrovare mio nipote tra i boschi. Di solito ci trovo grizzly, cervi, qualche furbo che cerca di rubarmi il terreno...> borbottò, ancora scosso dalla notizia.
Da quando si era convinto della sua identità non aveva fatto altro che osservare il papero che si trovava di fronte, come a cercare nel suo aspetto qualche prova in più.
Guardandolo bene, in effetti, trovava delle somiglianze palesi con sua sorella minore.
Hortense e lui condividevano le gestualità e lo sguardo delle inguaribili teste calde, inoltre il suo modo di parlare lasciava trasparire in parte le sue origini.
Certo, la maggior parte del suo parlato era americano puro, ma c'era la possibilità, tra una parola e l'altra, di sentire qualche leggero suono della lingua scozzese ben nascosto tra gli altri.
<Credo che dovremmo andare in città per procurarti qualche abito più pesante. Vestito così morirai di ipotermia.>
<Vuoi davvero comprarmi un vestito!?> rispose sbalordito Donald, che mai aveva visto mostrare tutta quella generosità gratuita da parte del parente.
<Comprarti?! Sei impazzito?! Te lo comprerai tu!>
Gli indicò un'accetta poggiata in un angolo della baracca.
<Procurati un po' di legna, la venderai in città.>
<Il solito taccagno... Strano che tu non sia lì a vendere, in questo momento.>
<Tsk. A Dawson mi odiano. Non comprerebbero da me nemmeno l'ultimo grammo d'oro rimasto sulla Terra.>
Il nipote annuì consapevole, conoscendo già le storie su quella città che lo zio raccontava alle volte.
<E poi, era una cosa che facevo da piccolo! Adesso cerco la vera ricchezza!>
Donald si limitò ad alzare gli occhi al cielo e non osò commentare.
Dopotutto, lo zio non poteva conoscere le sue azioni future, e sicuramente non immaginava che, per perseguire la "vera ricchezza", si sarebbe allontanato dalla cosa che lo rendeva davvero ricco, ossia la sua famiglia.
Ricordava bene il giorno in cui si erano conosciuti: aveva solo dieci anni, e lui tornava da un viaggio attorno al mondo durato poco più di due decenni.
La prima cosa che aveva fatto era stata ignorare la sua famiglia e poi cacciarli via.
Donald non si era mai pentito del calcio sul portapiume che gli aveva riservato per vendetta quel giorno.
Ancora non riusciva a spiegarsi il perché di quel comportamento e, avendo vissuto il dolore di sua madre e di sua zia Matilda al tempo, non avrebbe comunque potuto perdonarlo del tutto.
Sospirò a quei pensieri e decise semplicemente di attivarsi, legandosi la coperta intorno alle spalle e alzandosi per prendere l'accetta.
Avrebbe avuto un bel po' da faticare.
L'indomani si recarono a Dawson nel primo pomeriggio dopo una lunga camminata di quasi due ore.
La città era così caotica che Donald ne rimase piuttosto sbalordito.
Sulle strade erano riversate decine e decine di persone, per lo più cercatori d'oro, giocatori d'azzardo e uomini in cerca di fortuna, che cercavano di combinare affari o cantavano lasciandosi andare ai piaceri dell'alcool.
<Mettiti lì.> suggerì Scrooge al nipote, indicandogli uno spazio vuoto vicino al piccolo ufficio dello sceriffo, che dava sulla parte centrare del viale principale.
<E stai attento ai ladri, qui sono tutti bravi a rubare. Torno tra poco.> continuò poi, avviandosi per la strada.
Non dovette nemmeno chiedere alle persone di farlo passare, si spostavano davanti a lui rivolgendogli parole di scherno o sguardi disgustati.
Il papero vestito alla marinara lo seguì con lo sguardo finchè non scomparve tra la folla, per poi posizionarsi nel punto stabilito.
Notò subito che la gente sembrava essere amichevole con lui: si fermavano a chiacchierare, facendogli anche qualche domanda curiosa.
In poco tempo finì la legna che aveva portato e racimolò un po' di spiccioli.
Mentre si preparava a cercare lo zio, un papero si avvicinò a lui con fare sospettoso.
Portava un cappello di paglia, aveva una lunga chioma bionda e il becco allungato.
<Dimmi un po' tu, per caso conosci Scrooge McDuck?> chiese poi a voce bassa, riservandogli uno sguardo indagatore.
Gli lasciò il tempo di borbottare qualche negazione sconnessa, prima di ridacchiare e presentarsi.
<Sta tranquillo, sta tranquillo, gli amici di Scrooge sono anche amici miei! Mi chiamo Casey Coot.> e detto questo, gli porse la mano.
Donald capì subito, grazie al nome, di potersi fidare.
<Io sono Donald! Sono... un suo lontano parente.> disse, stringendogli la mano.
<Non sapevo avesse parenti americani! Quello lì riserva sempre delle sorprese!>
<... Casey, posso chiederti come mai tutti sembrano avercela con Scrooge? Con me gli abitanti sono stati piuttosto gentili...>
Casey gli rivolse un sorriso amareggiato.
<Un taglialegna è diverso da un cercatore d'oro. Non ha pretese, vende la sua legna in pace e non toglie ricchezze a nessuno. Scrooge invece è abile, determinato e con grandi sogni. Inoltre, non spende nemmeno un decino in più. La gente tende ad allontanare chi teme o invidia... e chi non sperpera.>
Annuì nel sentire quelle parole. Pure lui non era stato un santo nei confronti dello zio, quando ancora non lo conosceva bene.
<Meglio raggiungerlo. Sai dove potrebbe essere?>
Casey non ci pensò molto.
Dopotutto, se l'amico scendeva a Dawson, passava sempre nel solito paio di posti.
<Cerca in emporio, alla posta o al negozio di Soapy. Evita sempre di andare altrove, lo troverai sicuramente in uno di questi posti!>
Il papero ringraziò il suo nuovo amico (e proprozio) e si diresse velocemente verso uno dei luoghi indicati.
Vide lo scozzese nel momento in cui entrò in uno degli edifici.
Sopra l'entrata troneggiava la grande scritta "Soapy Slick: Prestiti".
Donald si affacciò alla porta per sbirciare all'interno.
<Ecco qui quello che ti devo, Soapy.> disse Scrooge con amarezza, lanciando un sacchetto sul bancone e guardandolo come se avesse davanti la persona più schifosa al mondo.
Soapy, il maiale ben vestito e dagli ispidi capelli neri, riservava al papero davanti a sè un sorriso sprezzante e viscido.
<Vedo che abbiamo avuto fortuna, McDuck. Ti sei già fatto intestare il terreno?>
<A tempo debito. Ho trovato qualcosa di grosso, e non voglio scocciatori tra i piedi.>
Il maiale se la rise di gusto.
<Buona fortuna allora, papero!>
Scrooge si congedò lasciandosi scappare qualche borbottio nervoso e lanciando al nipote uno sguardo rabbioso.
Lui, dal canto suo, cercò di fare il finto tonto, come se non avesse sentito nulla.
<Allora? Quanto hai guadagnato?> gli chiese senza mezzi termini, piuttosto interessato.
Donald gli mostrò il suo piccolo bottino e lo zio sorrise gioioso.
<Ottimo! Comprando un abito di seconda mano, ci rimane pure qualcosa!> disse, per poi iniziare a camminare raggiante verso l'emporio.
Bastava qualche monetina in più per metterlo di buon umore.
Donald non era affatto entusiasta del suo nuovo vestito.
Era fatto di una qualche pelliccia scura indefinita e emanava un leggero odore non molto gradevole.
Almeno, poteva dire, adesso non soffriva più il freddo.
Guardò il denaro rimasto e sospirò nel vederlo così, tra le sue mani, mentre il suo stomaco riprendeva a brontolare.
Non si era saziato molto con quella zuppa di fagioli che lo zio aveva preparato nella sua baracca a pranzo.
<Zio... ehm... Scrooge, che ne dici di fermarci a mettere qualcosa sotto i denti?>
<Abbiamo da mangiare a casa.> rispose secco, mentre continuava a camminare per il viale.
Proprio in quel momento, il più americano tra i due sentì provenire da una costruzione alla sua destra un'invitante profumo di carne.
Girandosi e osservando per bene la casa, dedusse di trovarsi davanti a una qualche specie di locale e con un sorrisetto fece qualche passo verso di esso.
<Se non vuoi mangiare, va bene... ma i soldi li ho guadagnati io, quindi sono miei!>
<Ma che stai?... NO, NON LÌ.>
Troppo tardi.
Donald era già corso dentro il locale e Scrooge non potè far altro che seguirlo per poterlo fare uscire da lì il prima possibile.
Entrare ne La Bolla D'Oro per lui era sempre un incubo.
Quel saloon era sempre pieno di gentaglia, e come se non bastasse anche solo vedere da lontano la soglia di quel posto gli faceva gelare il sangue e lo riempiva di disgusto.
Aveva troppa paura di rivederla.
Proprio quando stava andando verso il nipote per mandarlo fuori a calci sul portapiume, le luci si spensero lasciando che i clienti seduti ai tavoli potessero godersi al meglio lo spettacolo che stava per iniziare in quel preciso istante.
Una soave voce si levò dal palco, seguita dal suono dei tasti di un pianoforte, posto appena sotto il rialzo.
Scrooge rimase pietrificato sul posto.
Una mano si sporse dalla destra del palco, facendo spostare di poco il sipario e mostrando la proprietaria di quell'angelica voce.
Goldie era ancora più bella di quel che Scrooge ricordava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Rivedere i suoi capelli biondi, i suoi glaciali occhi azzurri e l'abito rosso e oro che la caratterizzava e valorizzava fecero scattare in lui un senso di meraviglia e malinconia.
La Stella del Polo era riuscita a catturarlo di nuovo, ad ammaliarlo e a non fargli pensare a nulla, null'altro, oltre a lei.
Solo un fischio lo riportò con i piedi per terra.
Spostò a fatica lo sguardo dal palco ai tavoli, stringendo i pugni alla vista di quegli uomini che osavano rivolgerle fischi o sguardi viscidi e pieni di schifose fantasie.
Ecco perché Scrooge odiava quel posto.
Vedere Goldie come il mero oggetto del desiderio di qualcuno lo faceva bruciare di rabbia.
Al contempo, sapeva bene che per lei quello era tutto un gioco, un modo per raggirare quegli allocchi e poter entrare nelle loro grazie solo per i suoi scopi personali.
Non era di certo stupida, anzi, era la papera più furba e manipolatrice che lui avesse mai incontrato.
E di persone così ne aveva incontrate tante.
Quando Goldie si accorse della presenza dello scozzese fece fatica a rimanere concentrata sul suo spettacolo.
Incontrò i suoi occhi, gelidi quanto i propri, e gli fece un leggero cenno, come per invitarlo a farle visita una volta finito lo spettacolo.
Donald si diede un paio di pacche sullo stomaco in segno di apprezzamento.
Quella carne di renna era davvero deliziosa.
Si girò e scese dallo sgabellino che dava sul bancone e fu in quel momento che vide lo zio sgattaiolare dietro una tenda, in uno di quelli che sembrava un ingresso per il palco.
Non ci pensò due volte a seguirlo e, una volta capito il perché del suo gesto, si ritrovò nel sentirsi un po' in imbarazzo per quella scelta.
Riconobbe subito Goldie, che aspettava il papero con le braccia incrociate e il becco leggermente alzato, nella sua tipica espressione glaciale.
Scrooge sembrava piuttosto nervoso nel ritrovarsi di fronte a lei.
<Che ci fai qui, Scrooge? Hai cambiato idea e rivuoi i tuoi dannatissimi soldi indietro?> le chiese lei, aspra.
<Ero qui per caso. Avevo detto che ti avrei lasciato in pace, così farò.>
Lo sguardo di Goldie si accese di rabbia pura.
<Mi hai costretta a lavorare per te per un mese. Un mese, Scrooge. E io dovrei comportarmi come se nulla fosse successo?!> esclamò, presa dall'ira.
<Non sembravi molto contenta di stare in quella putrida baracca, o sbaglio?! Sei tornata alla tua vita! Cosa vuoi ancora da me?!>
Goldie lasciò cadere lentamente le braccia lungo il corpo con rassegnazione.
<Quello che è successo in quella putrida baracca non significa proprio niente per te?>
Scrooge si irrigidì a quelle parole.
<Goldie, io... non posso... non posso rinunciare a tutto questo, non posso lasciarmi alle spalle tutto quello che ho costruito per...>
<Per cosa, Scrooge? Per amarmi? O per permettermi di lasciarti amare?>
Lui non riuscì a darle una risposta.
<Vai via. Non farti più vedere.> gli intimò Goldie, indicando l'uscita dal retro.
<Goldie, io...>
<Vai via, Scrooge.>
E così fece.
•Angolo Autrice•
Seconda parte di tre.
Lo so, ho mischiato un po' l'ordine temporale di alcuni avvenimenti nella Saga, ma sssh.
Descrivere la parte tra Scrooge e Goldie è stato per me un colpo al cuore.
Loro due sono la mia OTP, li adoro insieme e vorrei solo la loro felicità (che purtroppo non si realizzerà mai, yuu-uuh. *va a piangere*).
Se non avete mai letto la Saga e non conoscete le magnifiche canzoni che Tuomas Holopainen ha composto ispirandosi ad essa, vi lascio qui il video sulla parte riguardante Scrooge e Goldie presa dalle parti "La prigioniera del Fosso dell'Agonia Bianca" e "Cuori nello Yukon".
Piangete con me.
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