Prima parte
Scrooge guardava la strana macchina davanti a lui con una certa curiosità, velata saggiamente dalla sua solita espressione arcigna.
Sembrava un computer di ultima generazione, largo circa un metro e mezzo e alto la metà, trasportato da un carrellino, con un numero spropositato di lucine, tastini e numeri sparsi qua e là.
Sul lato destro, inoltre, era attaccato uno strano tubo di un materiale indefinito (forse gomma?) a cui era legato un caschetto simile a uno scolapasta.
L'anziano papero trovava quel congegno piuttosto bizzarro, a primo acchito.
Non che ci capisse davvero qualcosa di meccanica o chissà cosa, le sue conoscenze si fermavano a quello che effettivamente gli serviva per arricchirsi, ma se Gyro fosse riuscito nel suo intento... ne sarebbe rimasto piuttosto sbalordito.
<Dimmi un po', come funziona questo aggeggio?> chiese infine, dando un colpetto alla macchina con l'estremità del suo bastone da passeggio.
<Tramite il caschetto, la macchina si collega all'ippocampo, recuperando il ricordo desiderato e tramutandolo in pastiglie, come questa!> rispose il giovane scienziato con tono piuttosto emozionato, come sempre quando presentava una nuova invenzione.
Mostrò subito una delle pastiglie al suo sfrutt- ehm, datore di lavoro, che appariva come una normale pillola rotonda colorata d'arancio.
<Basta mettersi a letto, ingerirla, e ti permetterà di rivivere il ricordo come se fosse un sogno... sembrerà così reale, che ti chiederai se hai appena viaggiato nel tempo!... piuttosto, per curiosità, come mai ti serve una cosa del genere?>
La Vecchia Tuba sospirò, andando comodamente a sedersi su uno dei suoi sacchi di monete.
<L'età avanza, giovanotto, e quando si è un uomo d'affari bisogna ricordarsi di ogni numero e di ogni spillo! Meglio avere qualcosa che mi aiuti a farlo, se in futuro non riuscirò da solo.>
Gyro annuì, anche se gli sembrava una motivazione piuttosto bizzarra.
Scrooge McDuck non avrebbe mai potuto scordarsi qualcosa legato ai suoi profitti, sarebbe andato contro anche alla stessa vecchiaia, conoscendolo.
L'inventore decise però di non chiedere oltre conscio del fatto che, se avesse toccato qualche dolente tasto, si sarebbe ritrovato a fuggire dal deposito prima di essere colpito da certi proiettili di sale grosso.
<Va bene se faccio una prova?>
<Bah, sì, dopotutto è gratis.>
Fu così che Scrooge si ritrovò con il caschetto/scolapasta in testa, assorto tra i suoi pensieri mentre cercava un ricordo da farsi catturare, intanto che Gyro sistemava le varie impostazioni e aspettava il via del suo capo.
<Iniziamo pure.> disse il papero, deciso.
Bastarono pochi secondi, il tempo di ricordare, e una pastiglia uscì dal lato sinistro del congegno, andando a cadere su una ciotola... poi un'altra, un'altra ancora, e così via fino a formare un piccolo cumulo di almeno una trentina di pastiglie.
Gyro cercò di fermare subito la macchina ma la frittata ormai era fatta.
<Scusami Scrooge, non so proprio cosa sia successo!> esclamò il giovane, passandosi varie volte la mano tra le piume bionde, piuttosto confuso.
<Questo è uno spreco bello e buono! Riportati questo ammasso di ferraglia e vedi di sistemare il guasto! Già è tanto che si debba usare una pillola intera e non un quarto!>
Scrooge sembrava proprio amareggiato dal fallimento della macchina, poco più del solito.
Si alzò dal sacco di monete, si tolse il caschetto e prese una delle pastiglie, scrutandola con lo stesso sguardo di quando analizzava una mappa del tesoro.
Era lo sguardo di una persona sognante, che sperava di poter ancora vivere grandi imprese, e di avere sottomano il mezzo per farlo.
<Voglio provarla comunque. Tu sistema il guasto.>
Gyro si limitò ad annuire, salutò il papero e spinse via il carrellino fuori dall'ufficio.
La Vecchia Tuba si trascinò fino alla sua scrivania, si sedette, e riprese a gestire il suo impero monetario.
Chiamate, documenti, calcoli, firme, consensi e negazioni, era quello che faceva durante una normale giornata per far fruttare al massimo ogni sua singola impresa.
Per una volta, però, avrebbe voluto staccare tutto e godersi un lungo sonno, accompagnato dall'effetto della nuova invenzione di Gyro.
Scosse la testa.
Lui era un uomo d'affari! Prima il denaro, poi tutto il resto!
<Ma chi vogliamo prendere in giro?> si disse.
Lui sapeva bene che, in fondo, avrebbe mollato tutto per tornarci.
Per tornare tra le immense praterie del West, per tornare sul fangoso fiume Mississippi, per tornare tra i gelidi ghiacciai e le incontaminate foreste dello Yukon.
Per tornare da lei. Per tornare da loro.
Donald diede un'altro calcio alla 313, facendosi solo male alla zampa e incrementando così la sua rabbia.
La macchina non si decideva a ripartire, come al solito, e come al solito aveva dato buca a un appuntamento con Daisy proprio per questo.
Aveva avuto l'insolita fortuna, però, di fermarsi a qualche via di distanza da casa di Gyro, ed era già da una ventina di minuti che spingeva la pesante automobile verso casa del suo amico.
Si fermò solo dopo aver raggiunto il vialetto che portava all'abitazione dell'inventore, sbuffando sonoramente e guardando il trabiccolo come se lasciarlo a piedi fosse stato tutto un suo dispetto.
Si avviò verso la casa/laboratorio e bussò, trovando però la porta socchiusa che si aprì di più quando battè le nocche su di essa.
<È permesso?> chiese, sbirciando all'interno, più per capire se effettivamente l'amico era in casa.
Gli diede il benvenuto Little Helper con uno dei sui "bzz!" e scuotendo una delle sue manine robotiche.
Sembrava indaffarato con una strana macchina posta su un carrellino.
<Ehi Helper! Gyro è in casa?>
Da come scosse la testa, Donald capì che la risposta era negativa.
Sospirò affranto, non sapendo se aspettare o meno.
Di solito se lasciava la casa a Helper era solo per veloci commissioni, e poi non aveva nemmeno come tornare a casa con la 313.
Mentre decideva sul da farsi sentì il suo stomaco brontolare.
Effettivamente, non aveva ancora pranzato e già dal rumore si poteva intuire il suo essere piuttosto affamato.
Anche la piccola lampadina se ne accorse e, tramite qualche gesto della mano, lo invitò a cercare in una dispensa sulla destra qualcosa da sgranocchiare.
Il papero spostò lo sguardo sulla dispensa e, ringraziando il gentile robottino, si avvicinò per vedere se c'era qualcosa che potesse fare al caso suo.
Aprì uno degli sportelli trovando all'interno vari attrezzi da lavoro, come cacciaviti, chiavi inglesi e pinze, cose che di solito Gyro dimenticava in giro a causa del suo disordine, qualche scatola di merendine e una scodella piena di pastiglie arancioni.
Sembravano come delle caramelle all'arancia, ma avevano un'aspetto più da medicina, come le pasticche fruttate per bambini.
Ne prese una, curioso di assaggiarla, e senza pensarci troppo se la mangiò.
Il sapore non era malaccio.
Sapeva d'arancia, ma aveva un qualche retrogusto insolito.
<Meh, nulla di che.> disse, per poi avvicinare la mano alla scatola di merendine.
Non fece nemmeno in tempo ad allungare la mano che si sentì di colpo assonnato, pesante.
Gli occhi gli si chiudevano da soli e sentiva le zampe cedevoli sotto il suo peso.
Non era un mancamento, sentiva solo il bisogno di dormire... e così fece, finendo sul pavimento del laboratorio di Gyro a peso morto.
Successe tutto in un battito di ciglia.
Rimase sbigottito quando, nemmeno un secondo dopo aver chiuso gli occhi, riaprendoli si era ritrovato in mezzo a un bosco.
Ignorava dov'era, nè come c'era arrivato, e si stupiva ancora di più nel sentire l'aria attorno a sè molto più fresca rispetto al placido clima primaverile in cui si sarebbe dovuto trovare.
Anche guardandosi intorno non riusciva a capire nè a cogliere un misero indizio su dove si trovava, per cui iniziò a camminare senza meta alcuna.
Scartò l'ipotesi del sogno quando sentì le sue piume rizzarsi dal freddo, pungente come pochi.
Anche solo il tipo di freddo era diverso dai gelidi inverni di Duckburg.
Lo trovava stranamente più penetrante, così tanto da riuscire ad arrivare fin dentro le ossa.
Le sue piume si rizzarono ancora di più però quando sentì la voce di qualcuno, piuttosto arrabbiato, che in lontananza diceva qualcosa di indistinto.
Ne era spaventato, anche tanto, essendo in un posto a lui sconosciuto, e non ci pensò due volte ad iniziare a correre tra gli alberi più veloce che poteva.
A quanto pare non lo era abbastanza, perché il suo inseguitore guadagnava terreno con una velocità impressionante.
Riusciva anche a sentire distintamente quello che gli stava urlando contro.
<Nessuno mette piede nel mio territorio! Te la farò pagare!>
Fu proprio quando riuscì a sentire quelle parole che Donald si vide acchiapparsi da una corda, che si avvolse attorno al suo busto e lo costrinse ad arrestare la sua corsa, mentre veniva tirato indietro e costretto a cadere a terra sbattendo il portapiume.
<In confronto al bestiame che inseguivo nel West sei una lumaca.>
<Non ho fatto nulla, lasciami!> iniziò così ad urlare innervosito, agitandosi per cercare di liberarsi.
<Dovrei lasciarti andare?! Sarai sicuramente un ladro di concessioni! Porterò il tuo portapiume a marcire nella prigione di Dawson!> rispose lo sconosciuto, con la voce di qualcuno che si stava contenendo dallo strozzarlo.
Donald rimase senza parole però quando l'inseguitore si parò davanti a sè.
Smise anche di agitarsi, lasciandosi legare come un salame.
A primo impatto, il papero che si trovava davanti aveva un che di familiare, ma pensandoci meglio non poteva avere nessun dubbio.
Il marcato accento scozzese, lo sguardo arcigno e determinato, l'accenno di basette incolte, i tratti del viso caratteristici della loro famiglia...
Non poteva essere.
<Certo che tenersi la divisa da marinaio nello Yukon... ne hai di fegato.> commentò lo scozzese, piuttosto divertito.
Il "marinaio" non smetteva di guardarlo mantenendo un'espressione da pesce lesso.
<Zio Scrooge?...>
<"Zio"? Aye, mi sembrava strano che il freddo non ti avesse ancora dato alla zucca, visto come sei vestito.>
Donald era ancora troppo stupito per potergli rispondere in maniera sensata.
Si ritrovava davanti suo zio ringiovanito di almeno cinquat'anni, con i suoi vestiti da cercatore d'oro addosso e un lazo da cowboy in mano con cui lo aveva appena catturato.
Non ci volle molto per capire il luogo e approssimativamente la data in cui si trovava.
Aveva sentito troppe volte i racconti di quel papero in merito.
<Sono davvero tuo nipote! Vengo dal futuro!... credo... e non so come sono finito qui!>
<Altro che prigione, qui ci vuole l'ospedale... stai proprio delirando.>
<Stai zitto e ascoltami! Sono il figlio di tua sorella Hortense! Te lo giuro! Guardami bene, non ci somiglio almeno un po'!?>
Scrooge rimase piuttosto interdetto a quelle parole.
Non che fosse convinto della loro veridicità, più che altro era strano immaginare sua sorella minore con un figlio della sua stessa età.
L'ultima volta che l'aveva vista, era poco più di una bambina.
Pericolosa e distruttiva, ma pur sempre una ragazzina.
Si mise a ridere in risposta, trovando tutto troppo bizzarro e surreale, anche per lui.
<Potrei dirti tutti i componenti della nostra famiglia, se non mi credi. Potrei raccontarti anche di come hai guadagnato la Numero Uno, che tieni legata in tasca.>
Furono quelle le frasi che fecero scattare nel papero scozzese qualche dubbio.
Non aveva mai parlato della storia di quella moneta a nessuno, nemmeno ai suoi genitori.
Certo, aveva accennato qualcosa, ma mai nessuno avrebbe potuto raccontare ogni vicenda nel minimo dettaglio.
Nessuno poteva anche solo immaginare tutto quello che aveva vissuto da quando quella moneta era finita tra le sue mani.
Strinse la corda tirandola di più a sè e guardò il misterioso marinaio con sospetto.
<Parla.>
•Angolo Autrice•
Avevo proprio bisogno di scrivere questa storia.
Inizialmente doveva essere una One-Shot, ma vedendo che ho raggiunto le 1900 parole solo con la parte iniziale, ho deciso di dividere a metà (o in tre parti, vedremo) questa roba.
Che dire... ci tengo molto e spero che per adesso vi sia piaciuta.
Scrooge è un personaggio che adoro alla follia e su cui scriverei praticamente sempre.
Beh, non mi dilungo oltre e vi saluto!
Aspetto i vostri commenti, mi farebbe molto piacere sapere cosa pensate di questa storia!
Grazie mille se lo farete... e alla prossima!
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