Domande

Mi hanno preceduto.
Mi siedo sulla panchina, un respiro profondo aspettando che anche l'ultimo gruppetto rumoroso sparisca. Ora siamo solo in due, nel silenzio, ad osservare questo parco dalle tonalità tipiche autunnali. Le chiome brune degli alberi si fanno sempre più rade. Il vento, seppur non forte e dalle leggere folate fredde, riesce a strappare le deboli e morenti foglie dai rami, creando ai piedi degli alberi un unico tappeto. Un tappeto che domina sull'intero parco e copre anche quei pochi fiori colorati, superstiti dalle prime notti fredde e dalle prime piogge temporalesche. Eppure mi piace, amo rimanere seduta ad osservare il giovane autunno che ci avvisa e ci prepara per l'arrivo inesorabile del suo anziano Re, l'inverno. Certamente non avrei mai apprezzato e ammirato tanto questo periodo dell'anno se non avessi iniziato a odiare anche la sola idea di tornare in quella rumorosa e soffocante casa, le cui mura fungono da amplificatore di urla e mielose, quanto false parole. Abbasso la testa, distolgo lo sguardo dall'incantevole danzare delle foglie, mi focalizzo per un breve momento su due piccole biciclette e sui suoi piccoli e rumorosi padroni. Sfrecciano urlanti e gioiosi davanti alla mia panchina. Non li sopporto. Non sopporto davvero nessuno e se davvero un Dio esiste, lo prego affinché mi faccia diventare al più presto parte di questo spettacolare panorama. Lo prego di non farmi diventare come quelle frustrate madri che gridano ordini e comandi, o come la vecchia sulla carrozzina affianco a me. Siamo nuovamente solo noi due, io e questa donnina anziana dai capelli banchi. Mi volto per osservarla, lei è muta con lo sguardo fisso chissà dove, molto probabilmente preoccupata a chiedersi chi sia e cosa ci faccia li. Chi abbandonerebbe mai una povera vecchia, preda di demenza senile, in questo parco. Signore, non voglio invecchiare in compagnia di qualche malattia degenerativa come questa povera donna. Provo pietà per la nonna in carrozzina, sospiro e forse lo faccio troppo rumorosamente perché due stanchi occhi azzurri si fissano improvvisamente su di me. Maledizione, fingo noncuranza voltandomi per osservare altro. Possibile che l'udito della vecchia sia ancora così buono?!

"Dimmi bambina, hai fratelli o sorelle?"
Mi volto nuovamente verso la donna anziana, sono perplessa, che stia parlando con me?
Siamo sole, dubito che la demenza l'abbia portata a parlare con qualche bambino fantasma.
"No"
Forse ho risposto in modo troppo duro, ma non sono interessata a parlare con lei.
Torno a fissare le foglie che svolazzano prima di toccare suolo.
"Oh" sembra delusa, ma non mi interessa. "non ti piacerebbe averne?"
"No"
Si ostina a parlare la nonna, non posso fingere di non aver sentito ma posso benissimo farle capire che non sono interessata a qualunque discorso moralista.
Tipico dei vecchi pieni di rimorsi e occasioni perse.
"Davvero un peccato bambina mia. Avere un fratello o una sorella è qualcosa di unico e speciale, si instaura legame fortissimo."
Non le rispondo, ora me lo permetto perché non mi ha rivolto nessuna domanda, mi chiedo solo che intenzioni abbia, volto il capo per osservarla cercando di capire.
La nonna non mi guarda più, i suoi occhi sono tornati a fissare il vuoto, un punto indefinito, lontano da noi e dal nostro tempo, probabilmente qualche ricordo lontano che le scorre vivido davanti agli occhi.
Forse tutto ciò, o forse l'Alzheimer[1] le è compagno in questo momento.
"E sai dirmi quanti tipi di amori esistono?"
Ma cos'è, un interrogatorio? la guardo perplessa e non le rispondo, o meglio, non faccio in tempo a formulare un idea che, più veloce di me, continua il suo discorso.
"Ciò che provi per il tuo animale domestico è diverso da quello che provi per i tuoi genitori, ma è pur sempre amore"
"Non possono essere paragonati, c'è differenza tra uomo e bestia!"
Sospira e scuote leggermente la testa, forse stupita dalla mia affermazione, prima di rispondere.
"no bambina, non hai capito. Non guardare le cose con superficialità"
Mi rivolge un sorriso dolce.
Sono stupita, con che coraggio mi da della superficiale, gli altri, tutti sono superficiali, io no.
"L'amore è quel sentimento che ti riempie il cuore ed è capace di farti piangere, ridere o desiderare, bramare e allo stesso tempo, paura. Quel sentimento che ti lega profondamente a qualcuno o a qualcosa, che sia un animale o un oggetto.
Per esempio: Puoi amare un anello?"
"Per un anello?" Ripeto il nome dell'oggetto, sono sconcertata dalle sue parole "come si può provare amore per un oggetto!"
"E se questo fosse un cimelio di famiglia che ha superato unioni, separazioni, guerre e malattie. O addirittura, se ti fosse stato dato dall'uomo che ami e fosse stato baciato da lui sull'altare? Non si può amare quest'anello?"
"credo di si.." Sono sorpresa tanto da non riuscire a rispondere con sicurezza, ciò che dice mi confonde.
"Credi di si..." mi sta guardando di nuovo, sorride soddisfatta mentre ripete le mie ultime parole e ciò mi indispettisce.
Lei lo sa.
So che una ruga si è appena formata sulla mia fronte, tra i miei occhi, dovuta al corrugarsi delle mie sopracciglia, e so benissimo che lei mi ha visto.
"Bene, quindi possiamo dire che esistono vari tipi di amore. Amore per il tuo uomo, per il tuo animale o i tuoi genitori o "
"Non capisco " interrompo la sua lunga lista di esempi "ha intenzione di farmi una predica per caso? Cosa vuole?" mi sento una bambina a farle queste domande, soprattuto perché la mia voce sembra quasi implorarle di smetterla.
Non sono interessata a cambiare le mie idee, non voglio sentire giudizi sul mio modo di pensare perché ora sono così, cinica e anti conformista.
Ecco come mi reputo, senza etichetta e con le mie convinzioni, non voglio sentirmi frustrata o infastidita dalle parole dell'anziana.
"Bambina, non cerco di fare prediche" afferma, mentre rivolge un sorriso gentile accompagnato dalla testa leggermente inclinata a destra.
Forse un gesto affettuoso nel volere trasmettermi sicurezza, o più semplicemente è il collo che le cede leggermente per via della vecchiaia, mentre abbassa e alza impercettibilmente l'addome, in brevi respiri.
Continua "io di certo non mi permetto di farne, abbi solo la pazienza di ascoltare le parole di una povera vecchia sola..."
Mi sorride ancora con gentilezza, la voce le si ammorbidisce tanto da sembrare un sussurro appena più forte del leggero soffiare del vento.
Sembra esserle completamente sparita la tenacia e il vigore avuto fino a qualche istante prima nel dimostrare la sua tesi, che vecchia strana.
Riuscire a confondermi con poche domande l'attimo prima, e trasmettermi un senso di pace l'attimo dopo.
Non le rispondo, ancora reticente a voler partecipare al suo gioco, mi limito ad alzare gli occhi al cielo e a lasciare cadere la schiena di peso sullo schienale della panchina.
Signore, neanche mi sono accorta di essermi così irrigidita.
Le mani non soffrono, ma come una bambina infreddolita le infilo nelle tasche del giubbotto.
La giornata sembra, paradossalmente, ancora molto lunga e tornare a casa ora sarebbe uno spreco di tempo e soprattutto di energie.
Non mi esalta l'idea di tornare fra quelle quattro mura, resterò ancora per un po ad ascoltare gli sproloqui dell'anziana.
Mi basterà fingere attenzione restando in silenzio, una sola domanda e cadrò nel suo gioco, non arrivando mai a una conclusione della giornata.
Inoltre mi dà davvero fastidio il suo modo di fare, le lancio un'occhiata veloce, giusto per vedere che sguardo abbia.
Sorride.
Sul volto ha uno sguardo trionfante, un espressione davvero fastidiosa che ha trasformato quel suo sorriso confortante, in un ghigno.
"Bene..."

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[1] Alzheimer: malattia degenerativa che si sviluppa maggiormente nell'età adulta, e che va a degenerare sempre più. Consiste nella iniziale perdita di memoria per fatti banali, ad esempio non ricordare dove si ha messo le chiavi di casa pur avendole prese in mano pochi secondi prima, oppure dimenticando in che giorno siamo, dove si ha parcheggiato la macchina o più semplicemente, dimenticando dove si abita. Non ci sono cure, porta il soggetto a dimenticare fatti e persone importanti, peggiorando sempre più.

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