#[EXTRA 2] Metti, Una Sera A Cena

Era ormai tutto pronto: la tavola imbandita, una candela profumata che avrebbe dovuto, perlomeno a suo dire, rendere l'atmosfera decisamente più romantica e raccolta. L'orologio da parete segnava le diciannove e trenta.

Dovrebbe essere qui a minuti, si disse, il cuore che batteva forte.

Per l'ennesima volta, guardò il tavolino con aria perplessa e modificò nuovamente la disposizione dei tovagliolini di carta rosati che aveva trovato nella dispensa. C'era sicuramente di meglio, ma per quella sera avrebbe dovuto accontentarsi.

All'improvviso, uno strano sospetto si affacciò nella sua mente.

E se per caso avesse cambiato idea?

Non ebbe neanche il tempo di rispondere a quell'agghiacciante quesito, che la chiave nella toppa girò. Si morse le labbra.

«Che strano, ero convinto di averla chiusa», borbottò Alessandro fra sé e sé, mentre si toglieva la giacca e la sistemava nell'appendiabiti dell'ingresso. Si bloccò di colpo. La porta della cucina era semichiusa e la luce era accesa, quindi... quindi in cucina c'era qualcuno.

Rabbrividì. Quel qualcuno doveva aver forzato la serratura, pensò, sconvolto. Si guardò intorno: nessuna anomalia o cambiamento particolare. Il soggiorno era perfettamente tirato a lucido e tutto quanto era al suo posto. La cosa più sensata da fare sarebbe stata quella di tornarsene indietro e aspettare che il ladro di turno facesse "il proprio lavoro" – perché di chi altri poteva trattarsi, altrimenti? –, ma poi pensò che non poteva assolutamente dargliela vinta.

Certo è che devo restare vivo, perché sennò Amanda con chi si sposa? pensò, più che sorpreso del fatto che non se la fosse ancora fatta addosso.

Fece un paio di passi verso la cucina e si fermò di nuovo. Il suo cuore sussultò quando una vocina che conosceva benissimo iniziò a canticchiare All You Need Is Love dei The Beatles. Le sue labbra si allargarono in un sorriso. Non poteva crederci. Ma allora...

Spalancò la porta di colpo, e... ed ebbe quasi un mancamento. La sua Amanda era semplicemente stupenda. Indossava un lungo vestito rosso dal taglio elegante che metteva in risalto le sue forme gentili e sinuose; un sorriso meraviglioso e un leggero filo di trucco che metteva ancora più in luce il colorito roseo delle sue guance e l'intensità dei suoi occhioni verdi.

«N-non... non sei più partita?» le domandò, senza distogliere lo sguardo dalla sua figura.

Amanda sorrise. Quanto lo trovava tenero quando rimaneva senza parole!

«A quanto pare no.»

Alessandro si riscosse. Avrebbe dovuto dirle quanto la trovasse meravigliosa e quanto fosse contento di averla lì, invece... «Scusami tanto, sono un pessimo fidanzato», se ne uscì, quindi le si avvicinò e la strinse in un forte abbraccio, inspirando a fondo l'odore dei suoi capelli. Il cuore gli batteva ancora all'impazzata, ma questa volta per l'emozione. «Ti credevo in Sicilia», mormorò, chiudendo gli occhi. Il profumo di Amanda gli stava già facendo perdere la testa.

«Ho deciso di rinunciare. Il mio posto è qui. Con te.»

«Ma lo stipendio—»

«Lo so, la paga era piuttosto allettante, concordo. Ma ormai sono una scrittrice di fama mondiale, no? E poi non sono i soldi, quello che più mi interessa. Per fortuna, di quelli, ne ho già in abbondanza. L'Architettura ha fatto parte di me per alcuni anni, e sono felice che il professor Cecconi abbia pensato a me, però... io non voglio andarmene. Io voglio soltanto vivere di scrittura. E poi... il pensiero di starti lontana per quasi tre mesi non mi fa nemmeno più dormire.»

Non fa dormire neppure me, pensò Alessandro, gli occhi lucidi.

«Voglio stare con te, Ale. Non desidero altro.»

Alessandro le accarezzò le guance e, in un impeto di profonda commozione e gratitudine, catturò le sue labbra in un bacio dolcissimo. «Ne se sei sicura?» le chiese poi, con grande serietà. «Guarda che posso aspettare, non devi—»

«Io no», replicò lei, che si fiondò sulle sue labbra con rinnovata passione. «Io non posso più aspettare», gli confessò tra un bacio e l'altro, mentre milioni di farfalle svolazzavano felici nel suo stomaco.

Alessandro l'attirò ancora più a sé, le sue mani che, smaniose di sentirla, vagavano dalla schiena ai fianchi di lei con sicurezza e desiderio. Si erano salutati il giorno prima con un calore, una passione e un affetto quasi sconosciuti. Avevano fatto l'amore per quasi tutto il giorno, promettendosi l'un l'altra che si sarebbero aspettati. E avevano persino cucinato insieme una torta al cacao.

«Vedrai, tornerò presto. D'altra parte, tre mesi non sono poi così tanti, no?» aveva detto lei, un sorriso tirato.

In effetti, fin dal giorno prima, non l'aveva vista troppo convinta, eppure lui non aveva insistito. La libertà di scelta era un diritto sacrosanto, dal suo punto di vista.

Amanda si attaccò a lui come una piovra che, con i suoi tentacoli, avvolge la preda di turno. Sorrise compiaciuta quando sentì Alessandro stringerle i fianchi in segno di possesso, l'eccitazione impressa in quel punto specifico del corpo. Che un uomo potesse volerla così tanto era per lei una novità, ma ammetteva anche di provare la stessa identica attrazione per Alessandro.

Si staccarono con evidente difficoltà, il fiato corto e un accenno di sorriso imbarazzato da parte di lui.

«Scusa», farfugliò, scostando appena lo sguardo. «È che quando mi baci così, io non—»

«...Ci capisco più niente.» Amanda gli stampò un altro bacio a fior di labbra, un sorriso radioso e una voglia matta di dirgli come stavano realmente le cose. «Quando la smetterai di scusarti? Per me è lo stesso», proseguì. «E poi... se non fosse che la cena è già pronta, ti assicuro che passerei immediatamente al dessert», gli confidò, con velata malizia e un accenno di puro divertimento nella voce. L'atmosfera si era già parecchio scaldata, ma stava disperatamente cercando di non precorrere i tempi.

Alessandro le prese le mani, lo sguardo penetrante e un guizzo di sincera adorazione che poi sfociò in un bellissimo sorriso che le fece perdere un battito. «Non posso negare che ti seguirei a ruota», scherzò, una risata smorzata. «La serata è ancora lunga, però. Sono felicissimo che tu sia qui. E questa cenetta a lume di candela è stata un'idea magnifica. Una sorpresa che non mi aspettavo.»

Amanda ricambiò la stretta, sinceramente emozionata. «Spero di essere stata brava, almeno.»

«Sono sicuro che sia tutto buonissimo. Anzi, scopriamolo subito.»

Presero posto dietro al tavolo e si ritrovarono l'uno di fronte all'altra. Alessandro prese una forchettata di spaghetti al sugo di astice e Amanda lo imitò. «Caspita, è fenomenale!» esclamò lui dopo un po', impressionato.

«Lo pensi davvero? Non sarà perché hai una gran fame?» domandò Amanda, non riuscendo a trattenere un altro sorriso. In realtà, il risultato aveva soddisfatto molto anche lei, ma pensava comunque che Alessandro avrebbe potuto fare di meglio.

«Io dico sempre la verità. Dovresti saperlo, ormai», la rassicurò lui. Allungò il braccio e strinse teneramente la mano della ragazza, che giaceva sull'altro capo del tavolo.

«D'accordo, allora mi fido. Com'è andata oggi, comunque?»

«Tutto regolare. Galeazzi è sempre il solito rompiscatole, ma per il resto me la sono cavata egregiamente.»

Amanda rise. «Perché, cosa ti ha chiesto questa volta?»

«Te

Amanda spalancò gli occhi. «Me?»

«Esatto. Ma gli ho detto che ti deve dare tempo, cavolo! Neanche due mesi fa hai terminato il tuo tour in giro per l'Italia, e già stava pensando di organizzarne un altro per la fine di settembre.»

«Be', non sarebbe una cattiva idea.»

Alessandro aggrottò la fronte. «Mi stai prendendo in giro», appurò, un'altra forchettata di spaghetti.

«Sì, in effetti. Tutto quello che voglio adesso è godermi un po' di tranquillità. Per l'eventuale tour, penso che il caro Galeazzi dovrà aspettare, quantomeno, l'anno prossimo.»

Alessandro si rilassò all'istante, e ad Amanda quella reazione non sfuggì.

«Cos'è, forse hai paura che qualche ragazzino imberbe dall'aria sfacciata possa provarci un'altra volta con la sottoscritta?» lo provocò, analizzando a fondo la sua espressione.

«Lo sai che sono geloso», rispose lui, con perfetta nonchalance. «Non l'ho mai nascosto. Anzi, il prossimo che si azzarda a chiederti di uscire, be'... passerà un brutto quarto d'ora, te lo garantisco.»

Dopo qualche secondo, scoppiarono a ridere. «Non mi ti immagino proprio mentre le suoni a qualcuno», rispose Amanda, tra una risatina e l'altra.

«Infatti. Però sai benissimo quanto tengo a te», ribatté lui, tornando serio. «E sono troppo felice che tu non sia partita. Chiamami egoista, però... sotto sotto speravo tanto che restassi.»

Amanda intrecciò le dita a quelle di lui. «Ti sono grata per avermi lasciato la libertà di scegliere. E sono troppo contenta di aver scelto te.»

Alessandro non resistette e, terminato il primo, sorseggiò un po' di vino bianco dopo aver brindato a loro con la ragazza, quindi corse subito ad abbracciarla, un tenero bacio sulla guancia. «Quindi nessun rimpianto?» le sussurrò, a pochi centimetri dalle labbra.

«Nessuno», confermò lei, guardandolo con viva intensità. Il bacio che ne seguì fece dimenticare a entrambi che li aspettava ancora il secondo. Amanda si alzò dal tavolo e gli si fiondò tra le braccia, ormai incapace di trattenersi. In poche falcate raggiunsero la camera da letto e, smaniosi di appartenersi, iniziarono a sbarazzarsi dei propri indumenti. Quando Alessandro tirò giù le spalline del vestito indossato dalla ragazza, non senza averle detto prima quanto le stesse d'incanto, prese a mordicchiarle l'incavo del collo. Amanda gli accarezzò la schiena, mentre i suoi baci si facevano sempre più ardenti e appassionati.

«Sei così bella. Da togliere il fiato», dichiarò lui. Distesi sul suo letto, il fiato corto e l'emozione a mille, si studiarono a vicenda come se si stessero vedendo per la prima volta.

«Anche tu sei bellissimo.» Amanda gli accarezzò la curva appena accennata dei fianchi, quindi ancora le sue spalle larghe, il leggero accenno di barba che, a suo dire, lo rendeva ancora più sensuale. Si sentiva tremendamente piccola, al pari di lui, nonostante avesse quasi la sua stessa altezza.

«Cosa c'è?», le chiese lui, lo sguardo pieno d'amore.

«C'è che ti amo, Ale. Ti amo da impazzire, e che...» Una forte emozione la colse sul fatto proprio in quel momento, impedendole di continuare il discorso.

Alessandro si aprì in un sorriso radioso. «Ti amo tanto anch'io, mia piccola grande scrittrice.»

Si gettò a capofitto sulle sue labbra per poi tormentarle i piccoli seni, che suggellò con un impeto che la fece tremare. Gemette piano alla sensazione, il desiderio di lui che diventava sempre più forte. Di minuto in minuto, i suoi lamenti si fecero più consistenti e appassionati, i palmi di lei che gli saggiavano la pelle e le gambe che gli si stringevano attorno ai fianchi, richiamandolo a sé.

Alessandro rispose al fuoco e si spinse appena contro di lei, suggellando quell'unione di corpi con un bacio altrettanto profondo. Le mani saldamente intrecciate, i movimenti di entrambi che, da calmi e ponderati, si facevano impetuosi ed esigenti. Amanda, tra le sue braccia, si sentiva così venerata, così amata e desiderata. Si sentiva al pari di una dea. Gli regalò un altro bacio e, ricambiando con fervore le sue spinte, si lasciò dominare dal trasporto, dal sentimento e dalla stima profondi che nutriva nei suoi confronti. Una volta raggiunta la terra promessa, se ne restarono abbracciati per un tempo indefinito, ascoltando l'uno il respiro dell'altra.

«Un'altra decisione l'ho presa, a dire il vero», se ne uscì Amanda dopo un po', girandosi appena verso di lui.

«Ah sì? Allora sentiamo. Sono tutt'orecchi.»

Amanda sorrise. «Avrei voluto dirtelo prima, in realtà, però... però, come sempre, mi hai distratto.»

«Io distratto? ribatté lui, soffocando una risata. «Io pensavo che fossi tu a distrarmi.»

L'altra scosse la testa. «Allora diciamo che ci distraiamo a vicenda. In effetti, di là ci sarebbe ancora qualcosina da mangiare.»

«Non so tu, ma io mi sento piuttosto sazio, in questo momento.»

Amanda ricambiò il suo sorriso malandrino. «Ah-ah. Però hai ragione. Forse questo non è esattamente il momento giusto per papparsi dell'ottimo pollo arrosto.»

Alessandro strabuzzò gli occhi. «Cacchio, me lo potevi dire, però!» replicò lui, buttandola sullo scherzo.

«Sì, lo so che ti piace tantissimo. Ma so anche che ti piaccio più io, e che a me non puoi resistere», si vantò lei, ridendo.

«Non posso darti torto», rispose lui, unendosi alla risata. «Allora... che cosa volevi dirmi?»

«Che sono pronta.»

«Pronta a cosa, esattamente?»

«Non le hai viste le valigie, di là?

Alessandro fece spallucce. «All'inizio non ci avevo fatto caso, ma poi, lungo "il tortuoso percorso" che abbiamo fatto per arrivare fino a qui, mi è sembrato di vederle, sì.» Gli sfuggì un sorriso divertito, che suscitò in Amanda un'altra risata. «Sono le valigie che avevi preparato in vista della partenza per Siracusa.»

«E invece le ho portate proprio qui. A casa tua. Questo... questo ti dice qualcosa?»

Alessandro si riscosse e la guardò con aria incredula. Il suo cuore aveva appena fatto boom. Gli si asciugò la gola. «Tu vuoi... tu vorresti...»

«Io voglio vivere insieme a te. A partire da questo momento, quindi anche domani e nei giorni a seguire. Adesso e per sempre

Alessandro, senza parole, la strinse di nuovo a sé. Adesso più che mai, era conscio del fatto che anche i sogni più belli potessero avverarsi. Gli sfuggì una lacrima, che prontamente asciugò. Aveva vissuto da solo per tanto tempo, sempre circondato da quelle quattro mura che soltanto grazie a lei avevano preso vita; e adesso, contro ogni più rosea aspettativa, avrebbe avuto accanto una ragazza alla quale avrebbe dato tutto se stesso. Una ragazza che gli aveva rubato il cuore e la mente. E di cui prendersi cura ogni singolo giorno.

«Grazie, tesoro mio. Non potevi farmi più felice», mormorò, tornando sulle sue labbra.

«Saresti ancora felice se ti dicessi che in passato ho avuto una cotta per il professor Cecconi?» gli chiese lei dopo averlo assecondato, buttandola sul ridere. Era emozionata come non mai e, se non avesse cercato di alleggerire quell'atmosfera, avrebbe pianto di gioia davanti a lui, perché mai, in tutta la sua vita, aveva osato sperare di poter essere la diretta protagonista di una felicità così grande.

La sua espressione si indurì appena, ma fu subito sostituita da una risatina spensierata. «Ah sì?» le rispose, tornando all'attacco. «Non mi dire che volevi accettare la sua offerta per questo motivo!»

«Chissà, può essere», stette al gioco lei, preparandosi all'inevitabile assalto che, da quelle parole, ne sarebbe seguito.

«Sarà meglio che te lo faccia dimenticare una volta per tutte, allora.» Con uno scatto felino, la girò di schiena e, tra una risata spensierata e l'altra, cominciò a subissarla di baci languidi e sensuali. Anche stavolta, Amanda perse il senso del tempo e le scappò un sospiro di puro piacere. E quando il corpo di lui fu di nuovo contro il suo, reclamando nel silenzio quell'unione dolce e appassionata di cui sin dagli albori erano stati testimoni, Amanda inarcò la schiena in un tacito segno di approvazione e tutto il resto – pollo alla griglia compreso – scomparve.


N.d.A: E niente, ieri sera ero davvero troppo triste, perché come al solito lo studio non va mai come vorrei e mi prosciuga tutte le energie (purtroppo, la sessione è vicina, quindi devo tornare sulle dispense), ma ci tenevo a prendermi una bella boccata di aria fresca con A&A, i miei amori stupendi. Spero, al solito, che questa one-shot vi sia piaciuta! Grazie di cuore, come sempre, per il sostegno!

Eleonora

P.S.: Metti, Una Sera A Cena è una composizione strumentale di Ennio Morricone, appartenente al soundtrack del film omonimo (1969) del regista Giuseppe Patroni Griffi.

Il solito grazie speciale a:

fxyredarling

m_giorgia_

Vittoria1975

iamverat


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