CAPITOLO XXVIII

Il mattino seguente, Amanda si ritrovò a girovagare in lungo e in largo per le stradine di Torino. Sentiva forte il bisogno di distendere i nervi e di respirare un po' quell'aria che tanto sapeva di casa, di lasciarsi intontire da quella brezza tanto familiare che, tiepida, l'avvolgeva. Le salirono alla mente molti ricordi; alcuni felici, altri meno. L'espressione trasognata di sua madre quando riattraversavano quei luoghi era un tutto dire. Come quella corrucciata di Francesco quelle poche volte che l'aveva portata dai nonni materni. Soltanto adesso riusciva a spiegarsela. 

Amanda fece un respiro profondo, cercando di non fissarsi troppo sul contenuto di quella corposa lettera. Durante la nottata, quasi non aveva chiuso occhio. L'aveva letta e riletta con ostinazione e altrettanta incredulità, come se non riuscisse a metabolizzarne per bene le verità di cui la stessa si faceva portavoce. Estrasse il libro di Dickens dalla borsa, sfogliandone distrattamente le pagine. La colse un impeto di profonda nostalgia. Aveva portato quel bel romanzo sempre con sé, malgrado ne avesse ormai sospeso la lettura da qualche mese. Le fece strano pensare che, all'epoca, non conosceva ancora le intenzioni di Federico, come pure i sentimenti che Alessandro aveva sempre nutrito per lei.

Richiuse di colpo il libro. Proprio come nella vita, anche i suoi amatissimi romanzi non erano esenti da colpi di scena o traumi d'altro tipo. Ma viverli in prima persona – come processarli – nella realtà era tutt'altra cosa. Una lacrima solitaria prese a correrle ai lati del viso. Cosa poteva mai farsene del successo ottenuto come scrittrice, se comunque si sentiva completamente in balia degli eventi? Da una parte, sentiva che la sua vecchia vita si fosse ridotta a un cumulo di cenere, ma d'altronde, non riusciva a non pensare a Federico. Al suo affetto profondo, ai suoi sguardi così dolci, così autentici. A quanto doveva aver sofferto la sua lontananza da lei. Alla rapidità con la quale si era affezionato a lei, senza neppure conoscerla a fondo. A quel ti voglio bene quasi sussurrato, come se, in cuor suo, avesse temuto una reazione negativa da parte sua.

Tornò a camminare e si strinse nelle spalle, fino a quando una musica dolce non attirò la sua attenzione. Amanda si fermò di colpo, affascinata da quello che le sembrava un brano dal sapore retrò, che doveva già aver sentito da qualche parte. Tese l'orecchio: quella zuccherosa melodia proveniva dal bar di fronte. Affascinata, attraversò la strada e vi entrò. Rimase a bocca aperta e si bloccò sul posto. Una ribelle cascata di capelli scuri gli ricopriva parte del volto, le spalle larghe, lo sguardo concentrato. Amanda lo riconobbe all'istante. 

Vittorio, quel Vittorio, sapeva cantare? E, oltretutto, sapeva persino suonare la chitarra?

Di cosa ti sorprendi, eh? Tutti hanno delle doti nascoste!

Amanda non riuscì a muovere neppure un muscolo, del tutto ipnotizzata dalla bellezza della sua voce. Il testo di quella canzone, di chiunque essa fosse, era a dir poco splendido.


Scrivimi quando il vento avrà spogliato gli alberi,

gli altri sono andati al cinema, ma tu vuoi restare sola.

Poca voglia di parlare, allora... scrivimi.

Servirà a sentirti meno fragile, quando nella gente troverai...

Solamente indifferenza.

Tu non ti dimenticare mai di me.

E se non avrai da dire niente di particolare, non ti devi preoccupare, io saprò capire...

A me basta di sapere che mi pensi anche un minuto,

Perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto.

Ci vuole poco, per sentirsi più vicini.

Scrivimi quando il cielo sembrerà più limpido,

Le giornate ormai si allungano.

Ma tu non aspettar la sera... Se hai voglia di cantare...

Scrivimi, anche quando penserai che ti sei innamorata...


Proprio in quel momento, Vittorio si perse in un "guitar solo" che la fece tremare per l'emozione. Era dannatamente bravo e, nella sua semplicità, quella canzone l'aveva stregata. Lui alzò lo sguardo, e soltanto in quel momento si accorse di lei.

«Tu non ti dimenticare mai di me», proruppe, fissando gli occhi nei suoi e abbozzando un tenero sorriso. «E se non sai come dire, se non trovi le parole, non ti devi preoccupare, io saprò capire. A me basta di sapere che mi pensi anche un minuto, perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto. Ci vuole poco, per sentirsi più vicini. Scrivimi, anche quando penserai che ti sei innamorata... Tu scrivimi.»

L'applauso scrosciante del pubblico la fece scattare all'istante. Vittorio posò la chitarra ai lati di quel palchetto improvvisato, quindi fece un breve inchino e ringraziò quelle poche persone che l'avevano ascoltato, del tutto rapite dalla sua performance. Anche Amanda si era unita a quegli applausi tanto lusinghieri, ma cominciò ad agitarsi non appena lui si diresse nella sua direzione.

«Ciao, Amanda», farfugliò, e titubante allungò la mano per poter stringere la sua.

La ragazza, per tutta risposta, ignorò i suoi turbamenti interiori e, del tutto inaspettatamente, lo strinse tra le sue braccia. Si rifugiò nell'incavo del suo collo e, nonostante non conoscesse per nulla Vittorio, non riuscì proprio a trattenersi dal piangere, pur nel silenzio assoluto, sulla sua spalla. Aveva bisogno di una presenza amica, di qualcuno che le dicesse che sarebbe andato tutto bene.
Nell'ultimo periodo, le bastava davvero un nonnulla per emozionarsi fino alle lacrime. Lui, con quella splendida canzone, le aveva squarciato il cuore, già di per sé lacerato dalle continue bugie, dalle false speranze e dall'imprevedibilità della vita.

Vittorio la strinse a sua volta, l'espressione incredula e altrettanto circospetta. «Dai, andiamo pure in un posto più tranquillo. Non mi piace che qualcuno possa vederti in queste condizioni», le sussurrò nell'orecchio, mentre la accarezzava le spalle.

Amanda apprezzò molto la sua premura. Si scostò da lui, mentre le sue guance si erano fatte di porpora. Si asciugò gli occhi con i lembi del maglione scuro che indossava. «Mi dispiace tanto, non so cosa mi sia preso. Non volevo metterti in imbarazzo.»

«Ma figurati, non è mica per questo, che ti sto dicendo di andarcene!» specificò lui, tranquillizzandola. «È solo che... non sta bene parlare qui, con tutta questa gente che non la smette di guardarci.»

Ad Amanda spuntò un sorriso. «Si vede che sei stato troppo bravo. Comunque, hai ragione tu. Usciamo da qui.»

Vittorio si voltò verso il barman, facendogli cenno che sarebbe tornato più tardi a riprendere le sue cose. Una volta fuori, Amanda si chiese ancora cosa le fosse scattato nella testa. «Davvero, scusami tanto per prima. Non volevo—»

«Quante volte devo dirti che non è necessario scusarti? Anzi, sono io che mi scuso. Non volevo turbarti con quella canzone.»

«È bellissima», rispose Amanda. «Non sapevo che cantassi così bene. Tantomeno che suonassi la chitarra. Pensandoci bene, mi ha fatto bene ascoltarla. Sono soltanto diventata più suscettibile, tutto qua.»

«Ci sono tante cose che non sai di me», soffiò lui. «Ma, a quanto pare, la cosa è reciproca. E comunque... io ti capisco bene, sai? Perché anch'io, nel corso degli anni, sono diventato molto più sensibile. Anche se a primo impatto non sembra.»

«L'hai... l'hai saputo?» gli chiese Amanda, dando un calcio a un sassolino che le sue scarpe incontrarono lungo la strada.

Vittorio sospirò. «Sì, ho saputo. E non posso neanche immaginare cosa tu stia passando. Avrei tanto voluto telefonarti, però... non sapevo come comportarmi, in realtà. Non sapevo se mi avresti mandato al diavolo o se, magari, ti saresti sfogata con me allo stesso modo con cui io, delle volte, ammorbo il mio migliore amico. Propendevo più per la prima ipotesi, però. Del resto, tra di noi non c'era poi troppa confidenza.»

«Dispiace più a me. Non volevo ferire tua madre, e... mi dispiace tanto avervi rovinato il pranzo di Natale. So che ho sbagliato tutto, però... purtroppo, coinvolgere Grazia è stato più forte di me.»

«Mia madre non ce l'ha con te», rispose prontamente Vittorio, sostenendo il suo sguardo contrito. «Anzi, è molto dispiaciuta per quello che è successo e per il dramma che stai vivendo. Non avrebbe mai voluto che tu... sì, insomma, non avrebbe mai voluto che tu lo scoprissi in quel modo.»

Amanda alzò le spalle. «Come... come state tutti quanti?»

Vittorio captò al volo il reale significato di quella domanda. «Vuoi saperlo davvero?»

Il cuore di Amanda ebbe un nuovo sussulto. «Sì», esalò, un respiro profondo ad accompagnare quel monosillabo.

«Be', Francesco se n'è andato via di casa. Inutile dire che la mamma è disperata.»

Amanda rimase a bocca aperta, e, in quel preciso momento, fu come se una lama le avesse tranciato il petto, lacerandola senza lasciarle un briciolo di respiro. S'impose di rimanere calma, immaginandosi il Federico di qualche mese prima che, con premura e altrettanta dolcezza, la pregava di non farsi prendere dal panico. «Ma... ma perché se n'è andato?» gli chiese, a mezza voce.

Vittorio fece spallucce. «Secondo me non ha retto il colpo. Ormai, è convinto di averti persa per sempre. Così mi ha detto la mamma. Non lo so, magari gli passerà.»

Amanda si sentì quasi svenire. «E... e dov'è andato a stare?»

«Nessuno lo sa. Non ha voluto dircelo, ma... io presumo che sia tornato nella sua vecchia casa. Ma la mamma non ha il coraggio di cercarlo lì. Teme che lui possa tagliare una volta per sempre tutti i ponti con lei.»

«Ma se lei non c'entra niente!» scattò Amanda, sempre più agitata.

«Lo so. E anche Francesco lo sa benissimo. Però... io credo soltanto che stia cercando di scontare una specie di... di punizione, capisci? Magari è convinto che rimanere solo come un cane sia il prezzo da pagare per la sua... reticenza

«Mi sa che lui e mia madre si assomigliavano più di quanto pensassi.» Amanda si fermò di colpo, toccandosi i lati della fronte. La sua bocca si piegò in una smorfia di dolore.

«Amanda, che ti succede?» domandò Vittorio, sostenendola per le braccia.

«Soltanto un capogiro», mormorò l'altra, a denti stretti. «Non è niente.»

«Vieni, andiamo a sederci su quella panchina.» A piccoli passi, raggiunsero la meta indicata da Vittorio e, dopo che lui le ebbe offerto un bicchiere d'acqua prendendolo dal bar più vicino, la ragazza si sentì un po' meglio. «Ti ringrazio», gli disse. «Ultimamente sono un po' stressata.»

«Chiunque lo sarebbe. Ma dimmi di te... a parte questo, come sta andando tutto il resto?»

Amanda sospirò. «Sta andando a rotoli, direi. Federico è in ospedale.»

Vittorio strabuzzò gli occhi. «Come in ospedale?»

«Sì. Anche lui non deve aver retto la troppa distanza che si era creata tra di noi, e così... e così ha pensato bene di fumarsi cinquanta sigarette al giorno, di saltare i pasti e di farsi prendere un infarto. E di finire nel reparto di rianimazione.»

«Non ci posso credere. Mia madre mi aveva raccontato un po' la vostra storia, però... ovviamente, non sapevamo che lui fosse finito in ospedale.»

«Be', è successo giusto due giorni fa.»

Vittorio scosse la testa. «Dio, Amanda. Mi dispiace tantissimo. Questa volta, fu proprio lui a stringerla a sé. «Mi dispiace non essermi fatto più sentire. Ma pensavo sul serio che avessi tutte le ragioni per avercela con noi. Anch'io, al posto tuo, non avrei più voluto avere niente a che fare con la mia famiglia.»

«Non devi sentirti in colpa. Io... io riuscirò a cavarmela, vedrai.»

«Non esitare a chiamarmi, se ne hai bisogno. Okay? Se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, puoi contare su di me.»

«Ti ringrazio tanto. Adesso devo andare, però. Si è fatto un po' tardi, e credo che Federico stia reclamando la mia presenza.»

Vittorio sorrise. «Mi sembra giusto. Vuoi che ti accompagni?»

«Tranquillo, l'ospedale è a pochi minuti da qui.»

«D'accordo. Mi raccomando, abbi tanta cura di te. E stai attenta», le disse, trattenendo per un breve istante la mano di lei nella sua.

«Anche tu. E... ti prego, porgi ancora le mie scuse a tua madre.»

«Non preoccuparti.» Vittorio le fece un ultimo saluto e si voltò per andarsene. Percorso qualche metro, si fermò e si girò di nuovo, incontrando lo sguardo di Amanda. «La canzone è di Nino Buonocore, comunque. È del 1990.»

Amanda annuì, non mancando di rifilargli un sorriso. Da quel momento in poi, la ragazza avrebbe ascoltato quel brano molto spesso.


Perfetto, ci mancava anche questa, si disse Amanda, a pochi metri dal reparto di rianimazione. Le parole di Vittorio le rimbombavano ancora nella testa. Chiuse gli occhi per un momento. Dai, non pensarci adesso. Federico ha bisogno di te. Mettendo su un leggero sorriso, bussò alla porta della stanza e si fece avanti.

Federico s'illuminò tutto. «Amanda, finalmente... Credevo non saresti più venuta...» esalò, schiarendosi la voce.

«Sì, lo so, ho fatto un po' tardi. Ma adesso sono qui, no? Come ti senti?»

«Adesso che ti vedo, mi sento decisamente meglio.»

Amanda gli diede un bacio sulla guancia e prese posto sulla sedia posta di fianco al letto. «Mi fa molto piacere.»

«Va tutto bene?» le chiese lui, indurendo i tratti del viso.

Amanda alzò le spalle. «Per me è... è tutto così nuovo, e... e non so se potrò mai farci l'abitudine.»

«Ti capisco, Amanda. Per me è lo stesso. Da un momento all'altro, ho scoperto di avere una figlia di quasi trent'anni, e... e ho finito per chiedermi che senso avesse avuto, per me, vivere quasi un'intera esistenza senza che desiderassi un figlio tutto mio. Valeria, in realtà, è stata l'unica ragazza con la quale ho pensato a un futuro concreto. Matrimonio, figli a volontà... Insomma, cose così.» Sorrise appena. «Con lei, sarebbe stato tutto così naturale, così... magico. Lei, però, non mi ha mai voluto. Per Valeria non sono stato che uno sfizio, ma resta il fatto che è stata proprio lei, paradossalmente, a dare un senso alla mia vita. E tutto perché, adesso, ci sei tu.» La fissò con grande intensità. «Per anni e anni, questo "fantomatico" senso della vita era legato soltanto alla mia professione di medico. Certo, volevo molto bene a Roxanne, ma lavorare sarebbe stata l'unica cosa di cui non avrei mai potuto fare a meno. Fare gli straordinari non era mai stato un peso per me. Questo fino a qualche settimana fa, certo. Io... sapevo che, se ti avessi detto la verità, probabilmente ti avrei persa per sempre. Però, non potevo nemmeno lasciarti all'oscuro di tutto. Si dice che, alcune volte, sia molto meglio non dirla, la verità. Che sia più giusto fare finta di niente, e magari... scomparire per sempre nel nulla, lasciandosi tutto alle spalle.»

«Ed è quello che stavi provando a fare tu?» Amanda aveva gli occhi lucidi.

«Volevo farlo, sì. Volevo sparire, e lo volevo soltanto per il tuo bene, ma poi... ma poi, non appena ti ho rivista, è stato come se avessi rivisto anche Valeria, e lei... be', lei voleva che tu lo sapessi. Che sapessi tutto quanto, e che... e che io mi prendessi cura di te. Però direi che, in quest'ultima cosa, ho fallito miseramente.»

«Non dire così» , lo redarguì lei. «Adesso siamo insieme. Ed è questo che conta, no?»

Federico sospirò. «Amanda, io provo molto affetto, per te.» Le strinse forte la mano. «Volerti bene è veramente facile, e tutto perché sei una persona davvero speciale. Ma se per caso volessi andartene, io—»

«No. Io non andrò da nessuna parte, okay?» rispose Amanda, risoluta. Avrebbe voluto dirgli tante di quelle cose, ma sapeva di dover tenere ancora la bocca chiusa.

«D'accordo. Però... non voltare le spalle alla tua famiglia, okay?»

Amanda scosse la testa, la confusione impressa sul suo volto. Non riusciva a credere che proprio lui le avesse detto quelle parole. «Se vuoi che me ne vada, io—»

«Per carità, certo che no!» proruppe lui, lo sguardo implorante. «Voglio soltanto che... sì, insomma, lo sai che desidero solo il meglio per te. Fa' pure ciò che ritieni più giusto. Segui sempre il tuo cuore, d'accordo?»

Seguire il cuore.

Quelle parole colpirono Amanda al pari di una doccia gelata.

Lei l'aveva mai seguito davvero, il suo cuore? Poteva dire di averlo sempre fatto?

No, non sempre, si disse. E chissà che non sia giunto il momento di cominciare a farlo.

Ricambiò il suo sguardo e gli consegnò un tacito cenno di assenso. Quindi, per tutta risposta, s'accoccolò a lui abbracciandolo forte.

Sei tu la mia famiglia, adesso, pensò, mentre il macigno che aveva nel petto iniziava a dissolversi come neve al sole.


fxyredarling

Vittoria1975

Nat0519

DanRuben


Come sempre, gli impegni universitari mi risucchiano nel solito vortice, ma, come si suol dire, non si molla un centimetro!

Al solito, vi ringrazio di cuore! 💕🥰

A presto,

Eleonora

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