CAPITOLO XVIII
«Avresti dovuto chiamarmi!» la rimbrottò Alessandro, visibilmente dispiaciuto per quanto Amanda gli aveva appena raccontato.
«Sai, ero tentata, ma non volevo rovinarti la giornata. Ti preoccupi troppo per me, te l'ho sempre detto.»
Lui sospirò. «Sei sempre la solita testona. Siamo amici o no? Mi sembra ovvio che tenga a te», le fece notare Alessandro. «Quindi hai passato l'intera serata a deprimerti?»
«In realtà...» Amanda si morse le labbra. Come aveva previsto, non aveva chiuso occhio per tutta la notte, incapace di scrollarsi dalla testa il famoso messaggio. «Sono uscita con Federico», biascicò poi, scrutandolo di sottecchi.
Alessandro annuì quasi a rallentatore, l'espressione indecifrabile. «Ah», le rispose, incrociando finalmente i suoi occhi. «E com'è andata?»
Amanda sospirò. «Molto bene. Ma a fine serata... be', ecco, lui mi ha inviato questa canzone.»
Gli consegnò il cellulare e fece partire subito il brano.
Alessandro fissò lo schermo, completamente inebetito. Al termine della musica, si riscosse e fece spallucce. «Be', mi sembra ovvio che il nostro uomo sia cotto a puntino», sentenziò, una smorfia divertita accompagnata da un tono di voce che ad Amanda suonò leggermente seccato.
«Tu dici? Eppure non è successo niente, non—»
«Mi sembra che il testo della canzone parli molto chiaro», rilanciò lui, alzandosi di scatto dal divano. Si avvicinò alla finestra e ne scostò le tende. Un leggerissimo strato di neve ricopriva il giardinetto circostante la casa di Amanda, mentre un tiepido sole contribuiva al suo imminente scioglimento. «Vi... vi siete baciati?» le chiese, senza degnarla di uno sguardo.
«No, ti ho detto che non c'è stato niente!» puntualizzò l'altra, l'espressione confusa.
Per quale motivo Alessandro non la stava più guardando?
«Ma lo avrai senz'altro incoraggiato», intuì lui, continuando a voltarle le spalle. Dopo qualche istante le tornò vicino, un alone di profonda serietà nascondeva il verde delle sue iridi. «Amanda, dimmi la verità... Ti sei innamorata di quell'uomo?»
La ragazza lo scrutò appena. Non riusciva a comprendere perché si sentisse così in imbarazzo di fronte a lui. «No, non lo sono», soffiò alla fine, decisa. «Ma non posso negare che ogni volta che lo vedo provo una sensazione particolare.»
Alessandro annuì, dando segno di aver capito. «Che intendi fare, quindi? Gli hai dato una risposta?»
«Tu credi che lui se l'aspetti?»
«Secondo te? Non vorrei essere al suo posto. Perché al posto suo diventerei matto.»
«Lo dici a me? Te l'ho detto com'è finita con mio padre, no? E tutto perché ho aspettato quel qualcosa che non sarebbe mai arrivato.»
Alessandro si perse nei suoi pensieri, fino a quando uno strano suono non lo ridestò. Amanda estrasse il proprio cellulare e, sbloccato il display, rimase a bocca aperta.
Ciao, Amanda. Come stai? Mi scuso in anticipo per essermi appuntato il tuo numero senza il tuo consenso, ma non ho resistito. Spero tanto che tu stia meglio.
V.
«Qualcosa non va?» le chiese Alessandro, notando la sua espressione sbigottita.
«Il figlio di Grazia mi ha appena inviato un messaggio», farfugliò, scuotendo la testa.
«Quindi hai conosciuto anche loro», commentò Alessandro, l'aria smarrita.
«Non è come pensi», si affrettò a chiarire Amanda. «Gli avevo dato un attimo il cellulare per fargli vedere una cosa perché la sua impertinenza mi stava dando sui nervi, ed evidentemente ne ha approfittato.»
«Già. Non ha perso tempo, in effetti. E... lui ti piace?» le chiese, guardingo.
Amanda gli regalò un'occhiata truce. «NO. La vuoi smettere di farmi il terzo grado?»
«Scusami tanto se ho il cuore tenero e mi preoccupo per te!» ruggì Alessandro.
All'ennesima occhiata indagatrice di Amanda, sospirò e si affrettò a correggere il tiro. «Perdonami, non... non volevo alzare la voce. È che mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare questa situazione con tuo padre, per giunta proprio a Natale. Pensavo che stavolta avreste parlato come due persone civili, e invece...»
«Per una volta non sono riuscita a controllarmi. E adesso ci si è messo pure Federico. Dio, sono così confusa!»
Alessandro sospirò. «Sapessi io. Non saprei come aiutarti, Amanda. Questa è la tua vita, e non dico che tu debba sbrigartela da sola, però... non credo di essere la persona più adatta a dare consigli. Non stavolta.»
Amanda sbuffò, quindi sbloccò lo smartphone e cliccò sul messaggio di Federico.
È una canzone bellissima, scrisse di getto. La ascoltavo molto spesso quando ero piccola.
Senza pensarci troppo, inviò l'SMS e si preparò a rispondere anche a Vittorio.
Ciao. Diciamo che si va avanti. Cercherò di non disturbarvi più e, ti prego, porgi un mare di scuse a tua madre da parte mia. Non meritava che scappassi in quel modo senza salutarla.
Amanda premette sulla freccia di invio e richiuse il telefono. Non pensava che avrebbe mai "supplicato" Grazia di accettare le sue scuse, eppure l'aveva fatto. Il suo sguardo tornò su Alessandro, un mezzo sorriso e un barlume di speranza nel cuore. «Menomale che ci sei tu», soffiò, rivolgendosi a lui.
Lui alzò le spalle. «Non sto facendo niente, Amanda.» Le si sedette accanto e, finalmente, accennò anche lui un tenue sorriso. «Anzi, ti confesso che... che mi piacerebbe tanto fare di più. Poterti dare di più...»
Le sfiorò appena la guancia, e proprio in quel momento la ragazza si rese perfettamente conto di quanto fossero vicini – il suo tocco era gentile, quasi timido. Anche stavolta, si soffermò ad analizzare le labbra sottili di Alessandro più del dovuto, una sensazione di intorpidimento improvvisa. Forse era una completa follia, magari le stava salendo qualche linea di febbre, ma tutt'a un tratto trovava quelle labbra così straordinariamente invitanti, che d'istinto le avrebbe...
Scosse appena la testa, mordendosi le proprie. Colmare le sue mancanze d'affetto per mezzo di Alessandro non era per nulla corretto. Lui non si meritava un simile trattamento.
E poi... non era forse innamorato di un'altra?
Quel pensiero le fece scostare lo sguardo. «Il... il mio tour è quasi finito», sussurrò. «E tu dovresti farmi conoscere quella ragazza, te lo ricordi?»
Alessandro smise di accarezzarle la guancia seduta stante, l'espressione indecifrabile. «Non potrei dimenticarlo neppure se lo volessi, Amanda. Checché se ne dica, sono abituato a mantenerle, le promesse. La conoscerai molto presto», le disse, accennando un sorriso. «Comunque sia... la nostra è stata un'avventura bellissima. E non smetterò mai di ringraziarti per avermi permesso di viverla nelle vesti di agente, e... e di amico.»
«Magari ce ne saranno altre», rispose Amanda, concordando con lui.
«Magari, sì. A tal proposito, è ancora valida la proposta che mi hai fatto un mesetto fa?»
Amanda gli diede un pugnetto sul braccio, quell'alone di tensione profonda che si sciolse d'un colpo. «Lasciatelo dire, sei un furbacchione!»
«Eh certo!» stette al gioco lui. «Quando mi ricapita di giracchiare per l'Italia sottobraccio a una scrittrice talentuosa e bellissima come Amanda Benassi?» – fece un gesto teatrale con entrambe le mani e ci rise su.
«La vuoi smettere?» lo pregò l'altra, le guance in fiamme. Se non fosse che era fermamente convinta del fatto che Alessandro fosse sotto a un treno per la misteriosa ragazza che avrebbe conosciuto tra qualche settimana, avrebbe quasi sospettato che le stesse – più o meno velatamente – facendo il filo. Non le aveva mai detto che la trovava bellissima in un modo così diretto. Tra l'altro, qualche minuto prima sembrava quasi che lui fosse un pelino geloso di Federico e Vittorio. Scacciò seduta stante quei pensieri dalla testa.
Stai delirando, Amanda.
«Allora, sei pronta per l'ultima tappa del nostro grande viaggio?»
Amanda fece spallucce. «Mi dispiace aver dovuto rimandare a così tanti mesi il penultimo incontro con i miei fans. Ma non vedo l'ora che questo tour finisca, perché... perché per quanto sia stato bello, non mi sento così in vena di parlare in pubblico.»
Alessandro torno al suo fianco. «Ti capisco. E non preoccuparti, ci parlo io con Galeazzi. Vedrai che non farà una piega.»
«Spero di non crearti troppi casini. Mi dispiacerebbe un mondo.»
«Nah, sappi che il vero casino è dentro la mia testa da ben cinque anni.»
Amanda aggrottò la fronte. «Quindi... da quando mi hai conosciuta?»
«Precisamente, sì. Ma adesso forza, andiamo a fare due passi», si affrettò ad aggiungere, prima che Amanda potesse pretendere ulteriori spiegazioni. «La neve ormai si è sciolta del tutto, e io vorrei offrirti una bella cioccolata calda al bar del centro. Sei con me?»
Gli occhi della ragazza luccicarono al pari di quelli di una bambina. Tra le tante cose che adorava, la cioccolata calda era proprio il suo must.
§
Non sapeva spiegarsi bene il perché si sentisse così nervosa. Certo, in quelle occasioni la solita ansia da prestazione l'aveva sempre accompagnata a braccetto, senza lasciarla un attimo. Questa volta, però, percepiva un qualcosa di diverso nell'aria. Come se, da un momento all'altro, dovesse succedere qualcosa.
Dopo l'ultimo messaggio inviato a Federico, lui non le aveva risposto né, tantomeno, telefonato. Non sapeva se l'avrebbe nuovamente visto varcare la soglia di quella porta che ora stava fissando con preoccupazione e aspettativa insieme.
Il loro ultimo incontro era stato decisamente particolare. In Federico aveva captato un qualche cosa di profondamente diverso. Nel suo tocco un profondo affetto, più nessun alone di freddezza nello sguardo, una dolcezza nuova nella voce e nei lineamenti di quel viso sempre accarezzato da una cieca – quanto squisita – malinconia. Quel viso tanto affascinante e nel contempo pregno di una misteriosità accattivante, testimone, tra le altre cose, di un grande amore vissuto a metà.
E poi, quella dolcissima canzone di Battisti. Al solo ricordo, lo stomaco di Amanda si attorcigliava tutto. Le sensazioni che quel gesto le suscitava erano a dir poco contrastanti.
Consultò l'orologio da polso. Il chiacchiericcio di alcuni avventori contribuiva ad acuire la sua ansia, soprattutto perché in tanti continuavano a mormorare senza spostare lo sguardo dal suo, che invece vagava per la grande libreria alla ricerca di un porto sicuro che, in quel momento, sentiva tremendamente lontano. Persino nel luogo che tanto amava; quel suo rifugio fatto di sogni e felicità, dove niente e nessuno poteva scalfirla.
Per un momento, il suo pensiero andò al padre. Chissà come se la stava passando?
Non devi interessartene, si redarguì, mentre pensava che ormai Federico non sarebbe venuto.
Passato qualche altro minuto, proprio quando stava per prendere fiato ed augurare il benvenuto alle tante persone che già avevano preso posto di fronte a lei, sulla scena comparve l'ultima persona che si sarebbe mai aspettata.
Il suo cuore fece mille giravolte, la gola secca.
Questa volta, aveva indossato il suo completo migliore. Era davvero molto elegante, e non indossava nemmeno gli occhiali. Incrociando il suo sguardo, aveva accennato un triste sorriso e si era seduto, non senza timore, in uno dei pochi posti vuoti rimasti.
Amanda cercò immediatamente Alessandro con lo sguardo, un leggero cenno di diniego con la testa. Imbarazzata, confusa ed emozionata al tempo stesso, fece un bel respiro e farfugliò: «Vi prego di scusarmi un attimo, torno subito.»
Si voltò e corse su per le scale, mentre Alessandro si apprestava a seguirla, non senza aver prima rassicurato tutti i presenti che l'interruzione sarebbe stata breve.
Salì di corsa le scale e trovò Amanda davanti a uno scaffale pieno di libri. Le si avvicinò piano, quindi prese ad accarezzarle le spalle con tenerezza. «Amanda, va tutto bene?» le chiese, visibilmente preoccupato.
L'altra sussultò appena. Si asciugò un paio di lacrime dal volto e si girò verso di lui. «È appena successo un miracolo», farfugliò, un sorriso istantaneo le sorse sulle labbra.
Avrebbe dovuto odiarlo per tutto quello che non aveva fatto per lei, eppure l'iniziale repulsione che aveva provato si era trasformata quasi subito in una splendida felicità. «Di là c'è mio padre!» esclamò, cercando di non farsi sentire, malgrado l'insistente chiacchiericcio che proveniva dal piano di sotto. «MIO padre!»
Alessandro sorrise a sua volta e la prese subito in braccio, facendola volteggiare più e più volte. «Allora dobbiamo festeggiare», le sussurrò, mentre Amanda – pur colta di sorpresa – continuava a ridersela insieme a lui.
Non appena la mise giù, le loro labbra si ritrovarono ancora una volta a pochi centimetri l'una dall'altra. Amanda trattenne il respiro. La tentazione di catturarle nelle sue non era affatto scomparsa. E quando lui posò la fronte contro la sua, un brivido intenso le trapassò la schiena. Alessandro non sorrideva più, i palmi di entrambi sui fianchi dell'altro. La stava guardando così intensamente che faticò non poco nel restare lucida.
«Forza, torniamo giù», riprese Alessandro, scostandosi da lei, un'ultima stretta incoraggiante. «E fai vedere chi sei.»
«Lo farò, Ale», rispose la giovane, che mentre si avviava giù per le scale pensò a quanto si sentisse frastornata e confusa per quell'avvicinamento improvviso.
Quando tornò al cospetto del suo amato pubblico, si ripromise che il suo discorso sarebbe stato indimenticabile. Perché malgrado una parte di lei ce l'avesse ancora con suo padre, nel profondo del suo cuore non poteva essere più felice della sua presenza.
Come se non bastasse, dopo circa cinque minuti dall'inizio del suo discorso, anche Federico fece il suo ingresso in libreria. Il cuore di Amanda triplicò i battiti.
Molto probabilmente, se non le fosse preso un colpo nel corso di quella giornata, non le sarebbe successo mai più!
Federico le sorrise e si accomodò a poca distanza dal papà, ma comunque dietro di lui. Amanda fece appena in tempo a ricambiare il suo sorriso, che l'uomo parve irrigidirsi di colpo. Credendo si trattasse soltanto della solita, erronea impressione, focalizzò l'attenzione su suo padre, che sembrava ascoltarla con interesse e abnegazione totali.
Quanto tempo aveva aspettato perché lui la guardasse in quel modo? Perché quell'ammirazione che vedeva impressa nei suoi occhi perdurasse ben più di un fugace attimo?
L'emozione le salì più volte dritta in gola. Per sua fortuna, il buon Alessandro l'aveva rifornita di acqua fresca e, di tanto in tanto, Amanda non resisteva dall'afferrare la bottiglietta che teneva sul tavolino per centellinarne un qualche sorso.
Non riusciva proprio a credere che lui fosse lì: le pareva soltanto un bellissimo sogno. Di tanto in tanto, le capitava di incrociare anche lo sguardo di Alessandro, estasiato tanto quanto il suo.
Avrebbe voluto che quel momento non avesse mai fine.
Quando la solita presentazione giunse al termine, tutto il pubblico proruppe in un applauso scrosciante, alzandosi persino in piedi. Anche suo padre e Federico, che l'avevano ascoltata completamente rapiti, non mancarono di unirsi a quella standing ovation.
Amanda ringraziò tutti i presenti con sincero trasporto e, quando arrivò il momento degli autografi, un'ulteriore ondata di emozioni la sopraffece quasi del tutto. Suo padre aveva il suo ultimo romanzo tra le mani, lo sguardo speranzoso e un lieve accenno di sorriso.
«So che forse non ne ho più il diritto, ma posso ancora sperare in un tuo autografo?» le domandò non appena fu il suo turno.
Amanda ricambiò il suo sorriso. «Non riuscirei mai a negartelo», gli confessò.
Prese il proprio libro tra le mani e sussultò non appena vide che al suo interno c'era un bigliettino.
Ti aspetto al caffè all'angolo. Se vuoi, quando hai finito, possiamo vederci e parlare un po'. Non devi sentirti obbligata, però. L'ultima cosa che voglio è rovinarti il momento.
Amanda prese la penna tra le mani e, distrattamente, appose la consueta firma in quarta di copertina. Si ripose il fogliettino in tasca e restituì il libro al genitore che, facendole un ultimo sorriso, scomparì dalla sua vista senza aspettarsi una qualsivoglia risposta. Amanda aveva colto nel suo sguardo un guizzo di timore misto a una profonda insicurezza. E lei non poteva certo biasimarlo. Fino a due giorni prima gli aveva detto che sarebbe uscita dalla sua vita per sempre, e adesso reclamava la sua presenza.
Se era vero che alla sua ultima chiamata – alias poco prima che fuggisse da casa sua – non aveva risposto, questa volta era invece sicura che non gli avrebbe detto no.
Non appena ebbe finito con le solite interviste e gli altrettanti, noiosissimi convenevoli che le stesse comportavano (quando si trattava di confabulare con i giornalisti, Amanda non era per nulla contenta), uscì fuori dalla libreria e si ritrovò davanti Federico.
«Com'è andata?» le domandò, senza accennare il benché minimo sorriso.
«Molto bene, ho appena finito di "parlare" con i soliti avvoltoi.»
«Perfetto. Ti andrebbe di andare a bere qualcosa con me?» le chiese poi, speranzoso.
Amanda strinse le labbra. «A dire il vero... Sai, proprio oggi è venuto anche mio padre. Era seduto davanti a te, e non puoi immaginare la sorpresa e la felicità che ho provato. Io... io sono al settimo cielo. Non ci speravo più, pensa che, dopo avermi chiesto l'autografo, mi ha persino invitato al bar del centro per fare due chiacchiere, quindi non pos—»
«Ho capito», rispose Federico. «Non devi aggiungere altro.» Sospirò pesantemente, un consistente alone di tristezza e delusione negli occhi. «Amanda, io... io penso che sia meglio chiuderla qui.»
Amanda scosse la testa, un sorriso nervoso e lo stomaco in subbuglio. «Che... che cosa intendi? Scusami tanto, ma non ti capisco.»
«Io e te non dobbiamo vederci più», puntualizzò lui, guardandola a malapena.
«Ma... ma che diavolo stai dicendo? Perché?» domandò l'altra, in preda al panico.
Che cosa aveva fatto di sbagliato? Che fine aveva fatto il Federico di due giorni prima?
«Ho forse detto qualcosa che—»
«No. Tu non hai fatto niente», la interruppe lui. «Ma dobbiamo finirla qui. È la cosa più giusta per entrambi.»
«Sei tu che stai decidendo per entrambi», rilanciò Amanda. «E non riesco a capire il perché.»
Era forse geloso?
Nah, si disse Amanda. Come poteva essere geloso di suo padre?
«Ti prego, spiegami perché di punto in bianco ti stai comportando in questo modo», lo implorò Amanda, cercando, invano, di incrociare i suoi occhi.
Lui estrasse una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e, del tutto incurante della sua presenza, se l'accese facendo subito un tiro.
Amanda provò una sensazione di estraniamento totale. Si trovava davvero insieme a Federico? A quel Federico?
«Rispondimi!» esclamò, infastidita e delusa allo stesso tempo. «Forse ti dà fastidio che preferisca mio padre a te?»
Federico tornò a guardarla, un ghigno divertito e amareggiato al tempo stesso gli si disegnò sulle labbra. «Non cercarmi più, Amanda. Te lo dico per il tuo bene», le disse, in tono duro.
Riprese a torturarsi con la sigaretta e fece per andarsene, ma Amanda lo bloccò per un braccio. «Federico, io... io mi sto affezionando molto a te», gli confessò, prendendo coraggio. «Mi devi credere. Perché mi fai questo?»
Lui non oppose resistenza e si voltò. Aveva gli occhi lucidi, benché si ostinasse a ricacciare tutto indietro. «Per me è lo stesso. Dal momento in cui ti ho conosciuta, sei il mio primissimo pensiero non appena mi alzo la mattina, e... e rimani l'ultimo persino quando decido di arrendermi al sonno. Ed è proprio per questo che non dobbiamo vederci più. Finirei per farti del male. Anzi, finiremmo per farcelo entrambi. E tu non meriti questo. Buona fortuna per tutto, Amanda.»
Si voltò nuovamente e, a grandi passi, si allontanò da lei.
Amanda rimase pietrificata, incapace di replicare alle sue parole. Non riuscì a muovere un muscolo, tantomeno si abbandonò all'impulso di seguirlo come una disperata per cercare di fargli cambiare idea. Qualcosa le diceva che non sarebbe servito a niente. Nonostante quella tristissima (e inspiegabile) scenata, però, un barlume di speranza continuava a farle tremare il cuore.
Suo padre Francesco la stava aspettando e, per quanto le fosse dispiaciuto che Federico avesse troncato i rapporti in quel modo così drastico e infelice, il genitore sarebbe sempre venuto prima di tutto.
N.d.A: Finalmente, sono riuscita ad aggiornare nonostante i numerosissimi impegni (al solito universitari) cui ho dovuto far fronte. Cosa sarà mai passato per la testa di Federico? Avete ipotesi?
Di Ale e Amanda, invece? Cosa ne pensate? 🤭
Ne approfitto per ringraziare tutti i lettori che sono arrivati fin qui, il vostro sostegno è stato e sarà sempre fondamentale! Come sempre, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto! 💕😁
Un abbraccio,
Eleonora.
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