CAPITOLO XIX
Amanda si apprestò a raggiungere il bar più vicino, un'accozzaglia di pensieri che si intervallavano nella testa. Il suo turbamento interiore non accennava a diminuire e, anzi, aumentava esponenzialmente di minuto in minuto. Per alcuni versi, aveva rassomigliato il comportamento di Federico proprio al suo e, tutto d'un tratto, comprese appieno cosa dovesse aver provato suo padre il giorno di Natale. A quanto pareva, però, quella sua sceneggiata aveva portato i frutti sperati, dato che stava per incontrarsi con lui.
Certo, non poteva sapere come sarebbe andata, ma in cuor suo sperava in un chiarimento definitivo.
Raggiunse Il Colosseo e attraversò la strada. Proprio lì di fronte c'era un bar all'aperto. Si guardò intorno per un momento e lo intercettò quasi subito. Immerso nei suoi pensieri, lo sguardo basso, la gamba destra che ciondolava qua e là.
Era nervoso, constatò Amanda, che d'altra parte non poteva dirsi meno tesa di lui.
Si avvicinò quel tanto che bastava perché Francesco la vedesse. «Siediti pure», la pregò. «Mi... mi sono permesso di ordinarti un succo alla mela. È rimasto ancora il tuo preferito – dopo la cioccolata calda, ovviamente –, giusto?»
Amanda accennò un sorriso. Nonostante tutto, suo padre ricordava alla perfezione i suoi gusti, e questo la commosse nel profondo. «Sì, hai indovinato», gli rispose, prendendo posto di fronte a lui.
«Se desideri qualcos'altro, basta chiedere», le disse Francesco, tamburellando le dita sul proprio bicchiere contenente un goccio di acqua tonica.
«Mi è bastata la tua presenza in libreria», soffiò Amanda, leggermente imbarazzata. «Grazie davvero per essere venuto. Ci tenevo molto.»
Suo padre sospirò. «Mi sono perso così tanto, in questi anni», ammise, alternando lo sguardo tra la figlia e il bicchiere semi-vuoto. Ingollò un altro sorso. «Sei stata bravissima. Anzi, superlativa», le disse poi, nei suoi occhi tristi un barlume di sincera soddisfazione.
Amanda provò un'emozione fortissima. Forse l'ultima volta che le aveva detto quelle parole era stato quando aveva finalmente risolto senza alcun aiuto il suo primo problema di geometria. «Mi dispiace tanto se l'altro ieri sono scappata da casa tua senza salutare nessuno. Grazia è stata così gentile con me, che—»
«Non devi rimproverarti niente», la interruppe Francesco. «Lei non ce l'ha con te. L'unico che ha sbagliato sono io.»
L'altra scosse la testa. «Non solo tu. Io non... nemmeno io ho cercato di capirti, papà. Alcune volte, ho... ho odiato Grazia con tutte le mie forze, senza rendermi troppo conto che è stata proprio lei a farti tornare l'uomo felice che eri, prima che...» Sospirò. «Mi ricordo molto bene quando tu e la mamma vi siete separati. Eri praticamente distrutto.»
Francesco strabuzzò gli occhi.
«Sì», proseguì Amanda. «Non pensare che non me ne fossi accorta soltanto perché avevo nove anni. Ti ho sentito tante volte piangere per lei. Sapevo che piangevi per lei. Tutte le volte che mi mettevi a letto, io non riuscivo a dormire perché nella stanza accanto c'eri tu. I muri di casa nostra erano quasi di cartapesta, lo sai.»
Un sorriso amaro contornò le labbra di Amanda. «Mentre la mamma era costretta a fare i turni di notte per badare a nonno, io dall'altra parte ti sentivo piangere. Ma comunque... non potevo farci niente. Non mi avresti mai permesso di dormire con te. Forse perché alla fine avremmo finito per piangere insieme. Però... io avrei tanto voluto che lo facessimo, se soltanto fosse servito ad alleviare il nostro dolore.»
Francesco si affrettò a scacciare un paio di lacrime che sfuggirono al suo controllo. «Io ci ho creduto tanto, Amanda. Ho creduto tantissimo nel matrimonio con tua madre, come nel nostro sentimento, però...» Deglutì a fatica. «E per tanto tempo ho creduto anche che...» Scosse la testa. «Niente era più come prima, ormai. E il mio rimorso più grande è che ci sia andata di mezzo tu. Io non volevo che soffrissi, ma sia io che tua madre non siamo riusciti a evitarlo.»
Amanda si morse le labbra. Era tremendamente difficile trattenersi.
«Vorrei che sapessi che comunque non ho mai smesso di volerti bene. Te ne ho sempre voluto. Però... la rottura con tua madre mi ha segnato e... non sono più riuscito a vedere il bicchiere mezzo pieno, come si suol dire. Avevo ancora te, eppure ho fatto di tutto per perderti per sempre. E forse è proprio quello che è successo. Spero soltanto che un giorno riuscirai a trovare la forza di perdonarmi.»
Amanda gli strinse la mano. «Devo sapere che è successo, papà. Per favore», lo implorò, mentre delle calde lacrime le solcavano le guance.
«Per me è difficile dirtelo. Mi sono ripromesso che non mi sarei mai abbassato a tanto, però... forse arrivati a questo punto non posso negartelo.» Si stropicciò gli occhi e riprese a parlare. «I sentimenti di Valeria erano cambiati», mormorò. «Forse un po' è stata colpa mia. In quel periodo lavoravo tanto... Troppo, forse. Però ho cercato comunque di essere presente almeno tramite telefono. Tornavo spesso a tarda sera, ed evidentemente c'è stato un punto in cui lei non lo ha più sopportato, e quindi...»
«Ti ha lasciato per questo?»
Francesco strinse forte il bicchiere. «Non è andata proprio così. Lei... lei mi ha tradito», confessò, le parole gli morirono quasi in gola. «Una storiella senza importanza, per lo meno a suo dire, ma... io comunque non sono riuscito a perdonarla. Ero ancora profondamente innamorato di lei, ma per me è... per me è stato troppo.»
Ad Amanda si bloccò il respiro. Altre lacrime le rigarono il viso e l'impulso di distruggere qualunque cosa le capitasse a tiro si fece talmente potente, che per un momento pensò di scappare a gambe levate. Aveva appena scoperto una verità devastante, che fra l'altro non aveva mai considerato.
«Mi dispiace avertelo detto solo adesso», soffiò il papà con aria contrita e addolorata. «Grazia mi ha pregato spesso di dirti la verità, ma io non le ho mai dato ascolto. Distruggere l'immagine che ti eri fatta di Valeria era l'ultima delle mie intenzioni.»
A fronte del silenzio e del palese turbamento di Amanda, Francesco le regalò un'occhiata comprensiva. «Avresti preferito non saperlo, vero? Be', non ti biasimo.»
«Ho sempre creduto che fra voi due ci fossero stati problemi di tutt'altra natura», rispose lei, cercando di farsi forza. Il pensiero che sua madre avesse fatto una cosa così riprovevole le provocava delle fitte lancinanti allo stomaco. «Non posso credere che lei si sia spinta a tanto. Eravate... eravate così belli insieme.»
Francesco abbassò il capo, un'altra scia di lacrime che soffocò dietro a un mesto sorriso. «Valeria è sempre stata uno spirito libero. Magari il matrimonio non faceva davvero per lei.»
Amanda ripensò alle innumerevoli frequentazioni della madre, al suo entusiasmo iniziale che, dopo appena poche settimane, si tramutava in completa apatia. «Dopo di te, la mamma è uscita con tantissimi uomini», sibilò, malcelando il proprio disgusto. «A te è bastata Grazia, invece. A questo punto, mi sembra ovvio che il più equilibrato della coppia fossi tu.»
L'altro scrollò le spalle. «Non è semplice trovare la propria metà. Delle volte bisogna letteralmente sopportarsi a vicenda, quindi tienilo a mente qualora un domani – e te lo auguro – dovessi sposarti. Però... io di tua madre ho sempre amato tutto, eccessi compresi. Lei adorava circondarsi di capi costosi e altrettanto alla moda, di borsette firmate e di tante altre cose che per me erano di scarsa importanza... Ma non devi pensare che sia stata una donna superficiale. Lei ti ha cresciuta, e di questo devi esserle grata.» Francesco allungò di nuovo il braccio e catturò la mano della figlia, racchiudendola nella sua.
«Non devi odiarla, Amanda. Promettimi che non lo farai. Non se lo merita.»
La ragazza scostò lo sguardo. Come poteva chiederle di fingere che non fosse successo niente?
«Sai, quando ho conosciuto Grazia...» riprese Francesco, con un filo di indecisione nella voce, «Io non volevo più saperne niente di donne. Mi ero completamente chiuso in me stesso, e... per me non esisteva altro che il lavoro. Lei, però, non sembrava molto d'accordo con me.» Scrollò le spalle. «È stata molto tenace. E il resto lo sai. A poco a poco, la sua presenza è diventata indispensabile. Ma ti confesso che tua madre resterà per sempre il mio più grande amore. Nonostante tutto», esalò, sorridendo amaramente.
Amanda non ce la fece più, quindi scoppiò in lacrime. «Mi dispiace tanto, papà», farfugliò tra i singhiozzi, mentre lui si alzò subito dalla sedia per stringerla in un forte abbraccio.
«Dispiace più a me», balbettò lui, cercando di non perdere del tutto il controllo. «Mi dispiace di essere stato un pessimo padre. Mi dispiace essermi allontanato così tanto da te.»
Amanda non riuscì a rispondergli. Si aggrappò alle sue spalle e continuò a singhiozzare. Non sapeva se, da quel momento in poi, avrebbe riallacciato davvero i rapporti con il genitore, ma forse, nel profondo del suo cuore, era proprio quello che sperava.
Aveva raccontato tutto ad Alessandro qualche giorno dopo, incapace di tenersi dentro una verità che, di minuto in minuto, le faceva sempre più male. Si era sentita tradita. Del tutto annientata da un qualcosa che lei aveva sempre reputato agghiacciante: il tradimento fisico – e soprattutto emotivo – ai danni della persona amata.
No, Amanda non credeva affatto che la squallida avventura extraconiugale della madre fosse da considerarsi un episodio senza alcuna importanza. Malgrado non le riuscisse di immaginarla nelle vesti di una donna cinica e senza scrupoli, non poteva comunque giustificarla in alcun modo. Aveva sbagliato, e non biasimava certamente Francesco per la sua decisione di chiudere una relazione cui lei, evidentemente, non aveva conferito il benché minimo valore. Nonostante Amanda avesse sempre rifiutato l'idea che l'uno o l'altra si fosse abbandonato al più classico dei cliché, doveva ammettere che, per l'ennesima volta, la vita le aveva giocato un gran brutto tiro. Negli ultimi due anni, sua madre le era mancata come l'aria, ma da quando aveva scoperto quel terribile retroscena...
Inspirò a fondo, mentre Alessandro continuava a stringerla a sé. Non aveva resistito dall'andare a trovarlo nel suo appartamento, e tutto perché non aveva più intenzione di rimuginare in solitaria sulla questione. L'impulso di confidarsi con lui era stato più forte di tutto, aveva prevaricato persino sul desiderio di provare a contattare Federico – sempre ammesso che l'uomo le avesse risposto. Su quel fronte non si sarebbe certo arresa; ma, in quel preciso momento, il conforto e la presenza di Alessandro erano quanto di più bello potesse attendersi.
Peccato che si sentisse confusa su tutto. Da una parte, non comprendeva nemmeno l'atteggiamento scostante del padre. Perché mai aveva deciso di allontanarsi così drasticamente da lei? Non potevano continuare, a dispetto del divorzio, a vedersi come il padre e la figlia che sempre e comunque sarebbero stati?
A quanto pare, Francesco aveva deciso di chiudere tutti i ponti – o quasi – con lei, benché non potesse attribuirsi alcuna colpa.
Malgrado l'incessante turbinio di emozioni che l'aveva investita non appena l'uomo era comparso alla presentazione del suo romanzo di punta – e nonostante gli volesse ancora un bene dell'anima –, Amanda non poteva comunque ignorare il fatto che lui l'avesse praticamente ignorata per quasi vent'anni.
«Nessuno mi ha mai amata. Non veramente, almeno», se ne uscì, mentre quella dolorosa consapevolezza le provocava l'ennesimo squarcio nel petto. «Se la mamma mi avesse voluto bene, ci avrebbe pensato mille volte prima di fare quello che ha fatto. Il tradimento è una scelta», sottolineò, lasciando che un altro paio di lacrime le sgorgassero dal viso. «E lo stesso vale per papà. Lui non mi ha degnato di uno sguardo per anni. E adesso... come può pensare che tutto possa tornare immediatamente alla normalità soltanto perché si è degnato di venire alla presentazione – peraltro solo a seguito della sceneggiata che gli ho fatto a Natale – ? Sì, una parte di me lo vorrebbe, però... però non riesco nemmeno a dimenticare quanto ho sofferto per causa sua. A causa della sua maledetta freddezza.»
«Non dire così, Amanda. Non devi pensare che—»
«Cosa? Che nessuno dei due mi abbia realmente voluto bene? E invece lo penso!» esclamò Amanda, incrociando i suoi occhi intristiti. «Sono stata solo un peso. Per entrambi.»
Alessandro la scrollò dolcemente per le spalle, obbligandola a voltarsi. «No!» ribatté, un tono di voce che non ammetteva repliche. «Non devi neanche pensarlo. Okay, hanno sbagliato entrambi. E ci sta assolutamente che tu non riesca a perdonare tuo padre nell'immediato, ma vedrai che con il tempo—»
«Non lo so, Ale. All'inizio ero tanto felice, ma adesso... non lo so nemmeno io, quello che provo. Mi sento soltanto...»
Sbuffò, incapace di dare forma a tutti i suoi pensieri.
«Posso immaginarlo. Ti senti come se nessuno ti avesse mai amata. Ma non è così, te lo posso assicurare. Ci sono tante persone che ti vogliono bene. Che si sentirebbero perse, senza di te. Prendi Monica, per esempio. Lei ti adora. E poi... e poi ci sono io, che farei qualsiasi cosa per te», le confessò, carezzandole con dolcezza la guancia. «Qualsiasi.»
Amanda si scontrò nuovamente con quel concentrato verdognolo testimoniato dalle sue iridi – e che tanto l'affascinava, benché faticasse tuttora ad ammetterlo a se stessa.
«Sei speciale, Amanda. Io l'ho capito sin dal primo momento», le sussurrò, quasi a fior di labbra.
La ragazza gli si avvicinò, mentre Alessandro si premurava di asciugarle le lacrime. Quel gesto così tenero la spinse ad abbandonarsi una volta per tutte a quel desiderio. Un desiderio che forse, a ben guardare, aveva ignorato per tanto – se non troppo – tempo. Prendendo coraggio gli sfiorò le labbra, quindi le catturò nelle sue. Alessandro non si fece pregare e rispose al fuoco immediatamente, stringendola appena a sé. Il cuore di Amanda iniziò a battere più forte. Lui la stava baciando con una passione, una dolcezza e un'accortezza del tutto inaspettati. Quel sublime contatto non le era per nulla familiare, anzi.
Il sapore delle sue labbra stava iniziando a stordirla, tanto da non riuscire a staccarsene. Senza che se ne rendesse conto, approfondì il bacio e venne colta da un brivido non appena Alessandro riprese ad accarezzarle le guance arrossate.
Un tocco a malapena percettibile, eppure così ardente.
Così traboccante di parole non dette.
A poco a poco, Alessandro addolcì il ritmo di quel bacio tanto agognato, che nel frattempo s'era fatto sempre più frenetico. Stavano consumandosi le labbra l'uno con l'altra saggiandone la morbidezza e i contorni in una lotta che, vista dall'esterno, poteva sembrare priva di grazia e di virtù.
Magari l'impazienza di scoprirsi finalmente per davvero li stava conducendo a solcare orizzonti del tutto inesplorati, nonché intrisi di un qualcosa che nessuno dei due aveva mai sperimentato prima di allora.
Amanda gli cinse il collo con le braccia, lasciandosi cullare dalle effusioni sempre più discrete di Alessandro, che ormai si appropriava della sua bocca sottile con rinnovata calma.
La ragazza tracciò il profilo del suo viso con la punta delle dita e, quando posò entrambi i palmi su suo petto, provò l'irresistibile impulso di concedersi a lui; di rendere manifesta quella forte attrazione che il suo stesso corpo stava tradendo. Con un'audacia che non sapeva di avere, si staccò dalle sue labbra e le posò appena dietro la nuca di Alessandro, schioccandogli un bacio languido e dolce allo stesso tempo.
L'altro sospirò profondamente, gli occhi chiusi, le mani strette intorno alla vita di Amanda. La sollevò di colpo dal divano e quindi si alzò anche lui, continuando a stringerla a sé. La giovane gli saltò in groppa e gli si avvinghiò. Proprio in quel frangente – mentre lui s'accingeva a trasportarla verso quella che probabilmente era la camera da letto – constatò che il desiderio di Alessandro non era affatto dissimile al suo. Entrati nella stanza incriminata, continuarono a baciarsi e ad approfondire il contatto fisico, scoprendosi ogni volta di più, i vestiti ancora indosso.
Quando la ragazza lo strinse più forte, Alessandro si scostò appena, il fiato corto e la voce roca.
«Amanda, forse dovremmo—», tentò, ma venne subito zittito dalle calde labbra della giovane, che saccheggiarono le sue in una danza proibita, facendogli perdere completamente la testa. Senza più remore, Alessandro si arrese, gettandosi nell'incavo del suo collo per poi mordicchiarlo, mentre la voglia di confluire l'uno all'altra si faceva sempre più pressante.
Ciononostante, presero a spogliarsi lentamente, accompagnando il tutto a una caterva di baci e di teneri abbracci che Alessandro, a differenza della ragazza, ricercava di continuo.
Amanda non voleva fermarsi. Magari era tutto sbagliato, o magari si stava facendo prendere troppo dal momento. Sapeva soltanto che, almeno per una volta, voleva sentirsi davvero speciale per qualcuno. Per quel qualcuno che forse la conosceva più di quanto lei conoscesse se stessa.
Alessandro la guidò verso il letto e cominciò a tempestarle i seni di morsi leggeri e di altrettante, timorose carezze. La stava trattando alla stregua di un cristallo, come se avesse paura di romperla. Di tanto in tanto, l'accarezzava persino con lo sguardo. I suoi occhi scintillavano di gioia, permeati da un guizzo di sconfinata passione. Da un'ammirazione a dir poco profonda, che ad Amanda tolse quasi il respiro. Nessun ragazzo l'aveva mai guardata in quel modo. Ebbe come l'impressione che stessero già facendo l'amore; era come se... come se, per certi versi, avessero cominciato a farlo da molto tempo prima. Perché se davvero Alessandro le aveva lanciato, pur con misurata discrezione, quegli sguardi così penetranti e amorevoli sin dal principio, lei, per lo meno fino a quel momento, non se ne era affatto avveduta. Perché amarsi con gli occhi – ancor prima che con il corpo – era quanto di più intimo potessero sperimentare un uomo e una donna. Al tempo stesso, però, poteva non consentire all'uno, come all'altra, una visione totalmente limpida delle cose.
Amanda fremette d'impazienza non appena il suo corpo si avvinghiò a quello di lui; labbra contro labbra, una disperata voglia di appartenersi. La ragazza si spinse contro Alessandro, le mani affusolate ad accarezzargli continuamente la schiena, ricercando un contatto sempre più spinto. Ben presto, quell'abbraccio tanto elettrico si trasformò in completa fusione, i movimenti di Alessandro sempre più febbrili ed entusiastici, i consueti mugolii di piacere che si mescolavano ai pesanti sospiri di lui. Dopo qualche minuto, del tutto presa dal momento, Amanda lo trascinò dall'altro capo del letto tornando a riempirlo di baci e carezze leggere. Gli si sistemò a cavalcioni e, aumentando progressivamente il ritmo, lasciò che Alessandro continuasse a guidarla verso di lui.
Si sentiva più donna che mai. E se da un lato la cosa la spaventava, dall'altro le suscitava delle sensazioni tanto forti da non riuscire a definirle con estrema – e assoluta – chiarezza. Alessandro si premurava di stuzzicare il suo corpo con una gentilezza e una bramosia che la lusingavano e la facevano impazzire, amplificando a dismisura quell'incresciosa passione da cui erano stati avvinti, nonché il desiderio di essere completamente, indiscutibilmente sua.
Amanda, dal canto proprio, non riusciva proprio a staccarsi dalle sue labbra. Erano come un potente afrodisiaco... d'amore, forse. A fronte di quel continuo punzecchiarsi, il piacere più intenso li avvinse e li fece crollare, del tutto esausti, sul cuscino, ritrovandosi l'uno accanto all'altra.
E mentre Alessandro stringeva a sé quella piccola donna, non mancando di lasciarle un tenero bacio sui capelli umidi, quella stessa donna si scoprì del tutto sconvolta. Il cuore di Amanda non accennava a placare i propri battiti.
Aveva appena fatto l'amore con il suo agente letterario, che per inciso – e fino a pochi giorni prima – si era sempre ostinata a definire un semplice amico.
N.d.A: Okay, scrivere questo capitolo è stato un parto, e non dico altro. Posso solo sperare che vi sia piaciuto almeno un po'!
Un abbraccio e, come sempre, vi ringrazio per l'infinito sostegno! 💕
Eleonora
Pps: Questo capitolo è dedicato a fxyredarling . Lei sa perché.
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