Capitolo 8
《Mamma, papà, devo parlarvi.》
Immediatamente rivolgono la loro attenzione verso di me. I loro sguardi sono curiosi ma anche un po' preoccupati. Non so che cosa possano pensare di questa mia affermazione, dato il mio stato d'animo degli ultimi mesi.
È buio fuori, le luci di Milano brillano al di là dalle grandi vetrate del salotto.
Papà chiude il giornale e mi fissa dal divano, la mamma lo raggiunge e gli si siede accanto.
Parlo subito, ho paura di perdere il coraggio che ho racimolato negli ultimi giorni.
《Fra tre settimane partirò per Tokyo.》
Si scambiano uno sguardo perplesso, poi mio padre prova a capire meglio la situazione.
《Una vacanza?》
Nego col capo e spiego meglio.
《Sono stata accettata per un programma all'estero di sei mesi. Ho finito la sessione di esami e passerò l'estate e l'autunno alla Chuo University.》
Sono allibiti, non se lo aspettavano proprio.
Mi dispiace farli soffrire, sono dei bravi genitori. E fino al trasferimento in Italia avevamo un ottimo rapporto. Da quando siamo qui, però, non riesco più a vederli nello stesso modo: questa decisione che mi hanno imposto senza nemmeno consultarmi ha pesato sulla mia relazione con loro.
È mamma la prima a parlare.
《Non capisco, tesoro. Perché tornare a Tokyo? Mi sembrava che avessi iniziato ad ambientarti qui.》
La guardo senza filtri, lasciando trasparire il dolore che covo dentro da quando siamo arrivati a Milano.
《Davvero, mamma? Ti sembra che io sia felice qui?》
Lei apre la bocca per rispondere, poi la richiude subito. Si volta verso papà, aspettando che sia lui a parlare.
《Avresti dovuto dircelo prima, avremmo potuto discuterne insieme.》
Il suo tono è più duro di quanto mi aspettassi, ma non mi farò intimidire.
《Come voi avete discusso con me del trasferimento in Italia?》
Provo un po' di soddisfazione nel vederli disorientati, non si aspettavano che potessi rinfacciarglielo. Non sono fiera di me in questo momento, ma erano mesi che avevo bisogno di dire queste cose ad alta voce e finalmente è arrivato il momento.
Mio padre si schiarisce la gola e continua:
《La tua vita ormai è qui, Ema. Io e tua madre non siamo d'accordo con questa scelta. So che Yuki ti manca molto, ma hai trovato dei nuovi amici. Non andare.》
Trattengo il fiato al nome del mio migliore amico, poi lo rilascio con calma.
《Ho intenzione di andare, papà. Ho consegnato i moduli in segreteria, ho fatto tutti i preparativi. Ho anche messo da parte la somma necessaria a mantenermi per tutto il tempo in cui sarò in Giappone.》
《Le ripetizioni!》esclama la mamma, adesso se ne è resa conto.
Annuisco, in silenzio.
Loro si scambiano ancora degli sguardi, ma non replicano più.
Considero chiuso l'argomento, così do loro la buona notte e me ne torno in camera mia.
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Alla fine ho deciso di non anticipare nulla a Yuki, voglio che sia una sorpresa. Chissà che faccia farà quando busserò alla porta della sua stanza.
Non sto più nella pelle, questi ultimi giorni sembrano infiniti. A Milano l'aria sta diventando mano a mano più calda, ma non è nulla in confronto alle estati di Tokyo. E nonostante il clima afoso al limite del sopportabile, so che amerò girare di nuovo per le strade di quella megalopoli.
《Terra chiama Ema.》
Sbatto le palpebre e guardo la persona che ha pronunciato quelle parole: Stefano, insieme a Carlotta e Anna, mi fissa divertito. Indica il cellulare che ho tra le mani. Sta suonando. Un sorriso istintivo mi appare in volto quando leggo il nome di Yuki sullo schermo. Accetto subito la videochiamata.
《Yuki! Stai già andando all'allenamento?》
I miei amici assistono senza capire cosa ci diciamo, ma ormai sono abituati. Spesso la sera, durante le nostre uscite, è capitato che io e Yuki ci sentissimo, poiché a causa del fuso orario è uno dei pochi momenti in cui siamo entrambi liberi.
《Ciao, Ema. Sì, il coach ci sta massacrando in vista della fase finale del campionato. E tu dove sei?》
《Siamo fuori a bere qualcosa.》rispondo, mostrandogli i tre seduti accanto a me. I ragazzi lo salutano e lui ricambia. In realtà io ho ordinato un drink analcolico, perché ci eravamo ripromessi di assaggiare l'alcol per la prima volta insieme, in Giappone, al compimento dei venti anni.
《Sono contento che ti sia fatta dei nuovi amici. All'inizio ero molto preoccupato.》
Gli sorrido per tranquillizzarlo, ma anche io ne sono contenta. Senza di loro, superare questi mesi sarebbe stato impossibile.
Ciononostante, Yuki mi manca come l'aria e non dirgli nulla del mio imminente ritorno in Giappone diventa ogni ora più complicato. Mi mordo la lingua e lo saluto, deve andare in palestra e poi a lezione.
Torno a guardare i miei amici, che mi sorridono.
《Quando sarai a Tokyo ti scorderai di noi?》chiede Anna scherzando.
《Assolutamente no!》
《Non so, sembra che avrai occhi solo per il tuo Yuki.》insinua Carlotta.
Non so come, ma sembra che abbiano capito che lui per me non è solo un amico. Tuttavia glisso facendo finta di niente.
《Vi prometto che vi chiamerò spesso, mi dovrete aggiornare su tutte le novità.》
Facciamo un brindisi al mio ritorno a Tokyo, poi ci salutiamo e mi dirigo verso casa.
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È quasi arrivato il momento. Domani partirò per il Giappone.
Do un'occhiata alle due valigie azzurre che mi accompagneranno in questo viaggio, sperando di averci infilato tutto l'occorrente. Sono stracolme, non amo viaggiare leggera.
Sento bussare piano alla porta della camera; quando apro mi ritrovo davanti mio padre.
《Posso entrare?》domanda cauto.
Lo osservo con attenzione e mi sembra meno sicuro di sé rispetto al solito. Papà è sempre stato un mio punto di riferimento, sa sempre cosa dire e cosa fare per risolvere ogni situazione. Adesso invece lo vedo provato.
Mi sposto per farlo entrare, sedendomi sul letto.
Lui fissa le valigie, poi l'armadio mezzo vuoto. Infine, va a sedersi sulla sedia accanto alla scrivania.
《Ema, mi dispiace.》esordisce a mezza voce.
Abbasso lo sguardo e lo lascio continuare. Non è mai semplice chiedere scusa, per nessuno. Non voglio interromperlo.
《Se avessi saputo che avresti sofferto così tanto ne avrei discusso con te. Ma pensavo davvero che avresti potuto rifarti una vita qui. Milano è una città ricca di opportunità. So che Yuki è molto importante per te...》
《Non si tratta solo di Yuki.》lo fermo con voce calma ma decisa. 《Avevo la mia vita, i miei amici, i miei studi. E sì, Yuki è la persona che mi manca di più, ma lì c'era tutto il mio mondo. E voi me lo avete portato via senza nemmeno parlarmene.》proseguo puntando gli occhi su di lui. 《Non lo dico per ferirvi, so che non avevate cattive intenzioni. Ma questo non toglie che avevo il diritto di dire la mia. E non lascerò più che qualcun altro decida per me.》
Papà si passa una mano tra i capelli brizzolati e annuisce, sospirando.
《Hai ragione. Ti chiedo perdono.》
Annuisco, accettando le scuse.
《Ora ti lascio alle tue valigie. Ci vediamo domattina.》
《Buonanotte, papà.》
Mio padre esce e si richiude la porta alle spalle. Sono sollevata da questo nostro chiarimento, ora posso pensare solo al mio ritorno a Tokyo.
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