Capitolo 4
L'aria fresca fa rallentare i battiti accelerati del mio cuore. Mi sposto di qualche metro rispetto all'ingresso del locale e mi siedo sull'unica panchina della zona, incredibilmente libera.
La mia mente è piena di immagini di Yuki. Sì, è inutile nasconderlo a me stessa: mi mancano il Giappone, gli amici, la mia vita. Ma più di tutto di manca Yuki. Perché lui è sempre stato il perno di tutto, la persona che mi è stata costantemente accanto, quella che mi incoraggiava, mi consolava, e mi faceva capire quando sbagliavo. È sempre stato il mio migliore amico, e da qualche tempo ho capito che non era solo questo.
L'illuminazione è arrivata questa estate, durante uno dei tanti pomeriggi caldi e umidi che stavamo trascorrendo insieme in una sala giochi, alla ricerca di un po' di divertimento e di refrigerio. Non ricordo che cosa abbia fatto scattare questa consapevolezza, ma d'un tratto mi sono ritrovata a pensare a lui in modo diverso. Lo guardavo e sentivo le guance scaldarsi, il cuore fare una capriola nel petto. Fortunatamente sono riuscita a mascherare tutto dando la colpa alla temperatura, ma da quel momento è cambiato tutto. Per me.
Perché Yuki non ha mostrato di avere intuito qualcosa, né che i suoi sentimenti fossero in effetti mutati. Ha continuato a trattarmi come prima, come un'amica speciale, una sorella. E a me andava bene così. L'importante era stargli accanto, pensavo di avere tutto il tempo del mondo.
Invece adesso rimpiango di non avergli detto nulla, di avere taciuto i miei sentimenti. Cosa sarebbe cambiato? Probabilmente niente, ma non avrei avuto rimpianti.
Cerco le stelle con lo sguardo, non si vedono, lo smog e le luci di Milano le oscurano.
Mi sento come questo cielo: oscurata, opaca.
Controllo l'orario: è mezzanotte, a Tokyo starà sorgendo il sole e Yuki si sarà appena alzato. Mi prudono le mani, ho talmente tanta voglia di sentirlo che afferro il cellulare e sblocco lo schermo.
Ci metto solo pochi secondi per avviare la videochiamata; sto agendo di impulso, ma ho bisogno di vederlo.
Impiega un po' a rispondere, ma alla fine me lo ritrovo davanti, coi capelli scompigliati e la maglietta del pigiama ancora addosso.
《Ema! Scusa, stavo facendo colazione e non avevo sentito il telefono.》
Mi tappo la bocca con una mano, rischio di urlare dalla gioia e dalla frustrazione.
《Ema, tutto bene?》
Mi affretto ad annuire e a parlare.
《Ciao, Yuki. Come stai?》
Iniziamo a parlare come se non ci fossimo mai salutati e mi sembra di essere tornata indietro nel tempo. Lui è proprio come me lo ricordavo, non è cambiato di una virgola.
I sentimenti che ho tentato di reprimere in questi due mesi ritornano a galla con prepotenza e sento gli occhi inumidirsi. Quanto vorrei confessarli a Yuki, ma che senso avrebbe? Non siamo più sotto lo stesso cielo.
《Ema, dimmi cosa c'è che non va, ti prego.》
Mi rimangio le parole che volevano uscire dalla mia bocca, ma non ce la faccio a fingere che vada tutto bene.
《Mi manchi, Yuki.》confesso. 《Tanto.》
Lui trattiene il respiro, poi si passa una mano tra i capelli. Avvicina il viso allo schermo e abbassa il tono della voce.
《Scusami. In questo periodo sono stato troppo impegnato con lo studio e gli allenamenti, e ti ho trascurata. Ma non succederà più.》promette con serietà.
Nego con il capo, asciugandomi in fretta una lacrima traditrice.
《Non dire così. Non è colpa di nessuno se le nostre vite ormai non sono più compatibili.》
Pronunciare queste parole mi sta lacerando, ma è la verità. Non voglio che si addossi colpe che non ha.
《Non dire tu così!》ribatte Yuki con una determinazione che non mi aspettavo. 《Ricordi quello che ti ho detto in aeroporto? Noi ci rivedremo, questa non è la fine.》
Vorrei credergli più di ogni cosa al mondo, davvero. Ma mi sembra così impossibile...
《Non piangere, Ema. Mi fai venire voglia di mollare tutto e venire lì a riprenderti.》
Trattengo il respiro, perdo un battito. So che ha pronunciato queste parole in veste di amico, ma il mio cuore non ne vuole sapere di rassegnarsi. Tuttavia mi costringo a rimetterlo al suo posto.
Sto per rispondere, ma sento delle voci conosciute che si avvicinano. Asciugo rapidamente le guance. Improvvisamente nell'inquadratura entrano i miei compagni di corso, che mi hanno raggiunto fuori dal locale.
《Ema, con chi stai parlando?》
《È il tuo fidanzato?》
Grazie al cielo Yuki non può capire, ma si affretta a pettinarsi un po' con le mani.
Io ignoro le domande e mi forzo a salutarlo.
Ci promettiamo di sentirci presto, chissà se ci riusciremo davvero.
Una volta chiuso il collegamento, mi volto verso i ragazzi. Sono un po' arrabbiata per la loro interruzione, ma ricordo a me stessa che non hanno fatto nulla di male. Di certo non possono conoscere la nostra situazione, né il mio stato d'animo attuale.
《Allora, chi era?》Carlotta è la più curiosa.
《Il mio migliore amico.》
Dopotutto è la verità.
《È carino. Me lo presenti?》
《Vive a Tokyo.》rispondo, sperando così di troncare il discorso.
Carlotta alza le spalle e cambia argomento. Ci incamminiamo lungo il marciapiede e io ascolto senza molto interesse le chiacchiere del gruppo. La mia mente e il mio cuore stanno rivivendo la videochiamata con Yuki.
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Una volta giunta a casa, entro silenziosamente e mi dirigo verso la mia camera. Per fortuna mamma e papà dormono già. Chiudo la porta alle mie spalle e mi ci appoggio. Lascio cadere borsa e giacca per terra, poi mi copro la bocca con una mano per attutire il suono e piango tutte le mie lacrime.
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