Capitolo 32

Alla fine Yuki ha accettato l'offerta di Milano. Spero sinceramente che sia la scelta giusta per lui, e che non si sia fatto influenzare troppo dal fatto che anche io sarei tornata lì una volta terminato il semestre alla Chuo University. Ovviamente non potrei essere più felice di averlo nella mia stessa città, ma non mi perdonerei mai il fatto di essere diventata un ostacolo per il suo futuro.

Mancano due settimane alla sua partenza e mi sembra che il tempo sia volato: abbiamo trascorso insieme ogni momento libero, ho persino cominciato a studiare sulle gradinate della palestra mentre lui si allena, tutto per poter stare insieme a lui il più possibile. All'inizio mi vergognavo, ma nessuno in squadra mi ha fatto pesare la mia costante presenza, così ormai mi sono abituata.

Anche stasera sono qui, a cercare di non farmi distrarre da Yuki, ma è sempre più difficile. Mi sono accorta che oramai lo guardo con occhi diversi. Prima, non avrei mai notato i suoi bicipiti, o il modo in cui il sudore fa brillare la sua pelle. Ora tutto di lui rappresenta una distrazione che conduce la mia mente lungo un corso di pensieri che hanno molto poco a che fare coi libri su cui dovrei studiare.

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All'uscita, mentre lo aspetto, vengo avvicinata da Ran. È sicuro di sé e spavaldo come sempre, e mi saluta con un grande sorriso.

《Allora, Ema, il mio amico ha già organizzato il vostro appuntamento?》

Lo fisso a bocca aperta. Come fa a saperlo?

《Te ne ha parlato lui?》

Ran si mette a ridere.

《No, no. Ma ho capito subito che c'era qualcosa di diverso. È come se camminasse a un metro da terra!》

《Shhh. Parla piano!》cerco di fargli abbassare il volume della voce, non voglio che tutto il campus lo venga a sapere.

《Che c'è? Sono per caso successe cose che devono rimanere segrete?》indaga col sorriso.

Scuoto la testa con decisione, so che le mie guance hanno tradito il mio imbarazzo.

《Ah, Yuki. Devo proprio insegnargli tutto! Tranquilla, me ne occupo io.》

Così dicendo se ne va.

《È questo che mi preoccupa!》gli urlo mentre si allontana.

L'idea che Ran possa interferire mi preoccupa davvero. So che in fondo è un bravo ragazzo, ma ha uno stile di vita piuttosto spregiudicato sotto alcuni aspetti. Meglio che non si intrometta tra me e Yuki, abbiamo già i nostri problemi da risolvere senza che lui ci metta becco.

《Con chi stavi urlando?》

La voce di Yuki mi sorprende mentre sto ancora pensando al discorso del suo compagno di squadra.

《Ah, niente. Solo Ran.》spiego, indicando con la mano la sua sagoma in lontananza.

《Devo fargli una ramanzina?》chiede serio, ma non troppo.

《No, lascia perdere. Ran è solo... Ran.》concludo rassegnata.

Ci guardiamo e sorridiamo, un po' per Ran, un po' perché siamo felici di essere insieme.

Nei giorni passati il nostro rapporto non è sostanzialmente cambiato, abbiamo continuato a comportarci come prima, come amici e confidenti. L'imbarazzo che aveva caratterizzato il primo giorno dopo la dichiarazione di Yuki è scomparso. A un occhio esterno non troppo attento sembrerebbe tutto normale. Solo chi ci conosce meglio, come Ran, può accorgersi di qualcosa di diverso.

E questo mi fa pensare, perché le alternative sono solo due: o ancora non abbiamo realizzato che non siamo più solo amici, oppure ci siamo sempre comportati come fossimo qualcosa di più.

In entrambi i casi è strano.

《Cosa pensi?》

Yuki mi distoglie dai miei ragionamenti.

Stiamo tornando al dormitorio, ci sono pochi studenti in giro, e il cielo minaccia pioggia.

Gli espongo con poche parole i miei dubbi e lui ci riflette per alcuni minuti.

《Non saprei dire quale delle due possibilità è quella corretta.》commenta alla fine. 《Ti assicuro che per tanti anni ti ho considerata davvero la mia migliore amica, la mia sorellina. Poi ho capito che questo non mi bastava più, e che provavo anche altro.》

Non mi aspettavo una confessione così sincera da parte sua e l'imbarazzo comincia ad affacciarsi in superficie.

Però riconosco la verità in quello che dice, dopotutto anche per me è stato così. Un bel giorno mi sono ritrovata attratta da lui, senza capire né il come né il perché.

Ecco, l'unica cosa che è cambiata tra di noi è che ho sempre voglia di stargli appiccicata, e di toccarlo. Cosa che mi costringo a non fare, sia perché mi vergogno sia perché non è nella nostra cultura e non vorrei metterlo a disagio davanti alle altre persone.

《E tu?》

Mi volto di scatto verso Yuki, rendendomi conto che mi ha appena fatto una domanda.

《Io?》

《Sì. Quando ti ho chiesto di uscire ti eri già accorta di qualcosa?》

Smetto di camminare e lo guardo negli occhi: vi trovo curiosità, speranza e timore. Non deve essere stato facile per lui esporsi rischiando un rifiuto, perché non poteva sapere che avrei accettato subito.

Annuisco, poi cerco di spiegare senza balbettare.

《Non ho mai creduto che tu mi vedessi in modo diverso da un'amica, però... Tu mi piaci dalla scorsa estate. O almeno, me ne sono accorta allora.》

Non so se sia stata una buona idea svelargli il momento preciso in cui mi sono resa conto di provare qualcosa per lui, ma non voglio avere inutili segreti.

Studio la sua reazione alla mia confessione: serra la mascella e per alcuni secondi non proferisce parola.

Siamo ancora nel mezzo del sentiero che porta al dormitorio e si è fatto tardi, il cielo è scuro e carico di nubi.

Yuki fa un passo verso di me, i suoi occhi non lasciano i miei.

《Sono stato uno stupido, avrei dovuto accorgermene.》

Fa ancora un passo, ora siamo incollati e sono costretta ad alzare il viso per continuare a guardarlo. La fragranza del suo bagnoschiuma mi avvolge; penso distrattamente che devo chiedergli di che marca si tratta, perché nei mesi in cui saremo lontani voglio usarlo anche io, così potrò sentire il suo profumo ogni giorno.

Il suo sguardo cade sulle mie labbra, poi torna ai miei occhi.

Ho così voglia di baciarlo che sono quasi disposta a gettargli le braccia al collo e a rischiare di essere visti da chiunque passi di qui. Se continua a fissarmi in questo modo non penso di poter resistere.

Purtroppo, o per fortuna, Yuki sembra essere più saggio di me: fa un respiro e un passo indietro, poi si incammina di nuovo verso il dormitorio, assicurandosi che io lo segua.

《Vieni, prima che arrivi il temporale.》

Vorrei rispondergli che la tempesta che mi fa più paura è quella che lui ha fatto nascere dentro di me; minaccia di sopraffarmi ogni volta che mi è vicino, che mi guarda come mi ha guardata stasera. Ma tengo tutto per me, anche la sincerità in questi casi deve avere un limite.


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