Capitolo 29 - Occhi grigi

Sto aspettando Yuki in uno dei nostri punti di ritrovo, un'altalena del parchetto del quartiere in cui abitiamo. Dondolo piano, guardando il cielo insolitamente azzurro. Ci avviciniamo all'estate, il che significa che presto arriveranno i temporali estivi, magari anche qualche tifone, e l'umidità salirà alle stelle. Al solo pensiero, provo l'irrefrenabile impulso di slacciare il colletto della camicia.

Il mio migliore amico sembra essere in ritardo, ma non intendo andarmene senza di lui. Vorrà dire che rimedieremo entrambi una nota sul registro per l'entrata ritardata.

Sento delle voci in lontananza, sembrano ragazzini più o meno della nostra età. Poco dopo spuntano da dietro la siepe che delimita un lato del parco, ridendo e scherzando tra di loro. Indossano una divisa diversa dalla nostra, vuol dire che frequentano un'altra scuola.

Li osservo passarmi davanti, continuando a dondolare.

Uno di loro mi lancia un'occhiata e quasi subito si ferma. Richiama l'attenzione dei compagni, che si avvicinano indicandomi.

Inizio a sentirmi a disagio e fermo l'altalena.

Ehi, ciao.inizia uno di loro, un ragazzo alto e magro. Che fai, non saluti?

Io rimango in silenzio, ma mi alzo e cerco di allontanarmi.

Altri due ragazzini mi bloccano la strada.

Hai visto che occhi?uno dei due chiede all'altro.

Porti le lenti a contatto?domanda il terzo, avvicinandosi ancora di più.

Ci risiamo. Capita a volte che i miei occhi attirino l'attenzione. Il sangue italiano di mio padre, dalla pelle chiara e gli occhi azzurri, mi ha lasciato in eredità un colore particolare. Non sono cerulei come i suoi, ma piuttosto grigi, un mix tra i suoi e quelli neri di mia madre. Di sicuro, una tonalità che nessuno ha in Giappone. A meno che non indossi le lenti colorate.

Giro su me stessa alla ricerca di una possibilità per andarmene, adesso sono agitata.

Ragazzina, dove è finita la tua educazione?

Il primo, quello alto, si avvicina deciso.

Rispondi!

Allunga una mano e mi solleva il mento, guardandomi meglio.

Non sembrano lenti a contatto.

Non so cosa fare: potrei urlare, ma dubito che a quest'ora ci siano degli adulti in zona, perché probabilmente sono già tutti al lavoro. Delle gocce fredde di sudore mi imperlano la fronte. Cerco di divincolarmi ma lui mi afferra anche per un braccio. Sento i due dietro di me sghignazzare, ma non sono in grado di comprendere quello che stanno dicendo. Il mio cervello gira a mille, alla ricerca di una soluzione.

All'improvviso dei passi affrettati ci raggiungono, ma non posso voltarmi per vedere di chi si tratta. Poi una mano mi libera dalla presa del ragazzo sconosciuto. Davanti a me compare una schiena che conosco fin troppo bene. La divisa è uguale alla mia, ma chi la indossa è molto più alto di me.

Yuki.

Finalmente è arrivato.

Lasciatela stare!urla con un tono che non ammette repliche.

Tuttavia i tre non si danno per vinti.

E tu chi saresti? Fatti gli affari tuoi!

Vi conviene sparire!

Il gruppo si scambia qualche sguardo, probabilmente stanno decidendo cosa fare.

In quegli stessi istanti udiamo distintamente il suono di un fischietto e vediamo una coppia di agenti di polizia avvicinarsi in fretta.

I tre sono velocissimi a sparire, correndo via per evitare guai.

Immediatamente i poliziotti capiscono che la situazione si è calmata e si allontanano, non prima che Yuki li abbia ringraziati con un inchino.

Finalmente posso riprendere a respirare.

Il mio migliore amico si volta verso di me e scruta il mio volto, sollevandomi delicatamente il mento.

Ti ha fatto male?chiede con preoccupazione.

Nego col capo. Sono così sollevata che non sento nessun dolore.

Che cosa volevano?si informa, lasciando andare il mio viso. Il suo sguardo però non si sposta di un millimetro.

Hanno notato i miei occhi.spiego semplicemente, tanto so che lui capirà.

Yuki sospira e osserva il cielo azzurro, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.

Quanto vorrei avere gli occhi marroni o neri, come tutti!mi lascio sfuggire.

So che è un comportamento poco maturo, ma non è la prima volta che il grigio delle mie iridi mi causa qualche guaio. Per fortuna, la maggior parte delle volte Yuki era al mio fianco.

Non dire sciocchezze. I tuoi occhi sono bellissimi così come sono.

Queste parole, così semplici eppure così forti, mi risollevano lo spirito.

Grazie, Yuki.

Lui mi osserva, sa che non lo sto ringraziando solo per il complimento che mi ha appena rivolto.

Dai, andiamo, oppure la nota di ritardo sarà il minore dei nostri problemi.

Si incammina verso la scuola, poi si ferma per assicurarsi che io lo stia seguendo.

Lo raggiungo in fretta, e mentre camminiamo mi ritrovo a fissare ancora il cielo azzurro sopra di noi.


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