Capitolo 26 - Commiato

Mi guardo allo specchio, sistemandomi i capelli che ho raccolto in una coda semplice. Controllo che i miei abiti neri siano in ordine, poi faccio un respiro profondo e raggiungo i miei genitori sull'uscio di casa.

Anche loro sono vestiti interamente di nero, la mamma ha indossato un kimono tradizionale.

Usciamo in silenzio e ci dirigiamo verso la camera mortuaria poco distante. Nessuno dei tre ha molta voglia di parlare.

Quando arriviamo, troviamo un paio di persone in attesa di essere ricevute, così ci mettiamo in coda.

Mi guardo intorno: davanti all'altare c'è la bara con il corpo avvolto in un kimono bianco; dei fiori adornano i lati dell'altare e poco lontano noto un registro.

Quando arriva il nostro turno, ci avviciniamo alla famiglia della defunta. Ci inchiniamo per salutarli e loro fanno lo stesso con noi; poi, mentre i miei genitori firmano il registro e lasciano la busta con i soldi, io mi avvicino a Yuki.

L'incarnato pallido e le profonde occhiaie testimoniano quanto poco abbia dormito negli ultimi giorni. Sua nonna è stata ricoverata in ospedale per quasi una settimana, prima di venire a mancare. Tra il tempo trascorso in ospedale e l'organizzazione della veglia e del funerale, deve essere stanchissimo.

Riesce a farmi un piccolo sorriso, ma vedo nei suoi occhi il profondo dolore che si porta dentro. La nonna di Yuki viveva con loro, lo ha cresciuto, io stessa le ero molto affezionata. Da bambini ci raccontava un sacco di storie interessanti, legate a un Giappone di un'altra epoca, ormai scomparso. Ci preparava la merenda e ci teneva compagnia mentre i nostri genitori lavoravano o erano impegnati in varie faccende. Era un pilastro della sua famiglia e posso solo immaginare quanto stia soffrendo.

Mi siedo sul pavimento al suo fianco, osservando i nostri genitori che parlano poco più in là. Non so cosa dire, così rimango zitta, sperando che la mia presenza possa offrirgli un po' di conforto.

Mamma e papà mi indicano la sala accanto, dove viene servito del cibo per ringraziare chiunque passi a porgere i propri saluti e le proprie condoglianze. Scuoto la testa, non mi va di mangiare nulla, voglio solo restare al fianco di Yuki. Loro annuiscono e si accomodano a uno dei tavoli.

Dovresti andare di là.mi dice Yuki a bassa voce. È la tradizione. Sai che la nonna ci teneva.

Sorrido al pensiero di quella donna piccola e coriacea, che non si era mai fatta sopraffare dalle prove che la vita le aveva messo davanti, come la perdita del marito - il nonno di Yuki - quando ancora erano nel fiore degli anni.

Tua nonna mi considerava come una seconda nipote. Sono sicura che capirà che il mio posto è qui con te.

Le volevo bene, anche se il mio dolore non è paragonabile a quello del mio migliore amico.

Altre persone arrivano, salutano e porgono le condoglianze: tutto il quartiere la conosceva e tutti vogliono essere presenti per l'ultimo congedo.

Yuki segue il rituale senza lamentarsi, si inchina, ringrazia. Riesce a celare il suo dolore a chi non lo conosce, ma io so che dentro è distrutto.

Arriva anche il monaco incaricato di recitare le preghiere davanti all'altare; tutti i presenti partecipano al rito, ripetendo i mantra e porgendo delle offerte.

Quando il monaco se ne va è ormai tarda sera. Anche i conoscenti che si sono fermati fino a questo momento iniziano a tornare a casa. I miei genitori si avvicinano per farmi andare via con loro, ma io non voglio allontanarmi e lasciare Yuki da solo.

Non è necessario che resti.prova a dissuadermi lui.

Ma io voglio restare.

Sono inamovibile, così mamma e papà si rassegnano e mi danno appuntamento a domani, quando si terrà il funerale.

Ora che la veglia pubblica è terminata, solo la famiglia rimane nella camera mortuaria, restando accanto al feretro per tutta la notte.

Ho lo stomaco chiuso e non riuscirei a mangiare nemmeno un chicco di riso, ma sono preoccupata per Yuki. Immagino che nei giorni scorsi l'alimentazione sia stato l'ultimo dei suoi pensieri. Perciò mi alzo e mi avvicino a uno dei tavoli nella sala accanto; il cibo è ancora lì, su vassoi di metallo rettangolari, così afferro un tovagliolo e prelevo un paio di dolci di riso.

Torno dal mio amico e, mentre i suoi genitori sfogliano le pagine del registro, mi inginocchio di fronte a lui. Ha il capo chino e lo sguardo basso, è la prima volta che lo vedo così. Vorrei aiutarlo, ma l'unica cosa che posso fare è provare a farlo mangiare.

Tieni.gli allungo il tovagliolo coi dolcetti.

Lui alza lo sguardo sulla mia mano tesa senza accettare il cibo.

Grazie, ma non mi va.

Esito, non so come convincerlo.

Yuki, tua nonna non vorrebbe vederti così. Devi mangiare qualcosa.

Inaspettatamente lui abbassa di nuovo il capo, nascondendo il viso, e si sporge lentamente verso di me, fino ad appoggiare la fronte sulla mia spalla. All'inizio non capisco, ma poi mi accorgo di un leggero tremore che scuote il suo corpo: Yuki sta piangendo.

Questa realizzazione mi lacera dentro. Voglio confortarlo, ricordargli che non è solo. Con la mano libera gli accarezzo piano la testa, passando le dita tra i suoi capelli mossi. Sento le sue lacrime inumidire i miei vestiti, ma non me ne curo.

Dobbiamo essere una strana visione: un ragazzo di quindici anni alto e atletico chino su una piccola ragazzina che regge un tovagliolo con due dolcetti di riso.

Tuttavia nessuno ci può vedere, all'infuori dei suoi genitori; e forse è proprio per questo che Yuki è riuscito a sfogarsi.

Resto il più immobile possibile, lasciandogli tutto il tempo necessario, e continuo ad accarezzargli il capo.

Dopo un po' il tremore scema, fino a scomparire; il suo respiro torna regolare. Quando alza di nuovo la testa ha gli occhi arrossati e gonfi, ma mi sembra che si sia tolto un peso enorme dal cuore.

Mi regala un piccolo sorriso, che ricambio, per poi offrirgli di nuovo il cibo. Lui si asciuga le lacrime rimaste sulle guance e afferra un dolcetto.

Mi metto seduta e lo osservo mentre mastica. Lui evita il mio sguardo, ma l'importante è che stia mettendo qualcosa sotto i denti. Riesco a fargli mangiare anche il resto, poi gli porto un bicchiere d'acqua.

Mi guardo intorno alla ricerca dei suoi genitori; li trovo seduti all'ingresso della sala, di spalle, stanno parlando sottovoce.

Non so che ore siano, ma la notte sarà ancora lunga. Sono felice di essere qui con Yuki; anche se materialmente c'è poco che io possa fare, spero che la mia compagnia allevi un poco il suo lutto.

Ci sediamo più comodi, allungando le gambe e appoggiando la schiena alla parete. Stranamente è il mio migliore amico a parlare per primo. Inizia a raccontare sottovoce episodi e aneddoti vissuti con la nonna. In alcune occasioni ero presente anche io e così ricordiamo insieme quei momenti. Nella sua voce, seppur malinconica, non c'è più traccia di quella tensione che avevo percepito al mio arrivo.

Sai una cosa?Yuki si volta e mi cerca con gli occhi. Una volta la nonna mi ha confessato che, secondo lei, io e te un giorno ci sposeremo.

Mi scappa una piccola risata, a cui lui fa eco.

Tua nonna era fantastica, ma le sue doti divinatorie lasciavano un po' troppo a desiderare.


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