Capitolo 23 - Gita (parte quarta)

Siamo pronti a ripartire per la nostra ultima giornata di gita.

Alla fine ieri notte io e Yuki ci siamo addormentati tardissimo e stamattina ho fatto veramente fatica ad alzarmi. A colazione ero uno zombie, mentre lui, chissà come, sembrava riposato e rilassato.

Anche oggi c'è il sole, ed è una fortuna, perché capisco subito che mi tocca un'altra scarpinata lungo qualche sentiero.

Il monte verso cui ci dirigiamo è lo stesso di ieri e già tremo al pensiero di dover salire di nuovo sulla cabinovia. Invece i professori ci guidano lungo una pista diversa: meno irta, più larga, insomma più semplice di quella percorsa ieri.

Ci spiegano mentre avanziamo che visiteremo la statua di Buddha più grande del Giappone, alta trentuno metri e intagliata nel 1780.

Dopo circa mezz'ora, quando ormai iniziavo a chiedermi come mai non avessero costruito il santuario al livello del mare, scorgo la statua in lontananza.

Presa dell'entusiasmo accelero, per arrivare più in fretta e porre fine a questa tortura.

La statua è in effetti impressionante, appoggiata a un fianco della montagna, che domina in tutto il suo splendore.

Rimaniamo alcuni minuti a osservarla, mentre i docenti snocciolano nomi e date legati alla sua storia.

Bene, ragazzi, proseguiamo.

Che cosa? E io che speravo di concluderla qui.

Alle mie spalle spuntano Yuki e Ran, che vedendo la mia espressione scoppiano a ridere.

Delusa?

Quanto odio Ran quando mi prende in giro sulla mia forma fisica.

Dai, Ema. Ignoralo. Vuoi che ti porti lo zaino?

Meno male che il mio migliore amico riesce sempre a farmi tornare il sorriso. Stavolta però non voglio caricarlo ulteriormente. Così scuoto la testa e mi incammino.

Solo, se non mi vedi arrivare, vieni a cercarmi. Ok?

Yuki annuisce e prosegue insieme al suo amico.

Faccio del mio meglio per reggere il passo degli altri, cercando di non pensare alla fatica e osservando le centinaia di statue di discepoli buddhisti allineate ai lati del sentiero. Nonostante molte siano state decapitate o menomate nel corso del tempo, si capisce chiaramente che sono state scolpite in posizioni diverse le une dalle altre.

Per mia fortuna il sentiero prosegue senza inerpicarsi troppo sulla montagna. La fatica si sente, ma è nulla rispetto a ieri.

Saliamo ancora. Dalla mia posizione non riesco più a vedere Yuki e Ran, devono essere troppo avanti.

Cerco di godermi l'aria fresca e l'ombra offerta dagli alberi, il suono degli uccellini e il silenzio intorno a noi, ma è inutile: non riuscirò mai a farmi piacere i trekking.

Finalmente, dopo un lasso di tempo che non so quantificare, arrivo alla meta insieme agli ultimi compagni rimasti indietro.

Davanti a noi si apre una parete interamente di roccia e, su di essa, è intarsiata una raffigurazione alta una trentina di metri della dea della pietà Kannon. È impressionante e l'ambientazione davvero particolare.

Ascoltiamo alcuni cenni storici e ammiriamo l'opera; nel contempo io riprendo fiato e mi disseto.

Al mio fianco compare Yuki, così silenzioso che nemmeno lo avevo sentito arrivare.

Mi guardo intorno, aspettandomi di sentire anche la voce di Ran, magari pronto a fare qualche battuta; invece di lui non c'è traccia. Meglio così, non ho voglia di essere presa in giro ancora.

Rilassati, Ran non è qui.mi tranquillizza Yuki.

Come fai a sapere che stavo cercando proprio lui?

Alza le spalle.

È da ieri che vi comportate come cane e gatto. Non è che in realtà siete innamorati?

Che cosa? Stai scherzando, spero.

Sorride e alza le mani in segno di difesa.

Scusa, scusa. È che a volte i vostri battibecchi sembrano quelli di due piccioncini.

Yuki, te lo giuro. Piuttosto che uscire con Ran mi faccio suora!metto in chiaro con decisione.

Ma tu non sei cristiana.

Posso sempre diventarlo.

Ci guardiamo e scoppiamo a ridere.

Subito dopo i professori ci invitano a percorrere a ritroso il sentiero da cui siamo arrivati, in modo da tornare ai piedi della montagna per poter salire sul pullman che ci riporterà a casa.

E così la nostra gita sta finendo.

Mi accingo a infilarmi di nuovo lo zaino, ma Yuki mi precede e se lo carica in spalla come ieri.

Andiamo.mi invita a seguirlo facendomi l'occhiolino.

Grata, lo seguo fino ad affiancarlo. Mentre scendiamo, la sua voce mi regala l'ultimo ricordo di questa esperienza.

Sono fiero di te.

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