Capitolo 11 - Diciotto anni

La cerimonia per il giorno del Seijin No Hi si terrà nella piazza del quartiere, che è stata appositamente chiusa al traffico. File di sedie sono posizionate di fronte al palco e i primi ragazzi stanno già arrivando.

Non mi sento molto a mio agio vestita così, con questo haregi blu e azzurro che era della mamma. La seta leggera, seppur presente in vari strati, lascia passare l'aria gelida di gennaio; spero vivamente che il pellicciotto sintetico bianco che mi ha regalato papà mi eviti il congelamento.

Mi guardo intorno alla ricerca del mio migliore amico e lo scorgo da lontano. Mi allontano dai miei genitori per andargli incontro. Ci metto più del previsto, camminare con queste scarpe tradizionali non fa decisamente per me.

Anche Yuki è piuttosto impacciato nel suo hakama nero, decorato col blasone della sua famiglia, ma devo ammettere che gli dona. Sicuramente con il suo fisico slanciato non sembra un fagotto come la sottoscritta.

Wow! Ti sta molto bene.Yuki mi osserva con attenzione.

Queste maniche sono scomode.rispondo scocciata, ma il suo complimento in fondo mi fa piacere.

Prima della cerimonia ho dovuto sorbirmi una lunga sessione dal parrucchiere, che ha provato varie acconciature, ma non me ne piaceva nessuna. Erano troppo elaborate, troppo finte. Alla fine, la mamma si è arresa e mi ha permesso di lasciare semplicemente i capelli sciolti, decorandoli solo con un fermaglio in tinta con l'haregi.

Ema, dovremo solo stare seduti. Sopravvivrai.

Ci allontaniamo dalla sua famiglia, dirigendoci verso un paio di sedie libere. Si è radunata una discreta folla, pronta a festeggiare i ragazzi che hanno compiuto diciotto anni entro dicembre e che entrano quindi a far parte della società adulta.

Stiamo per sederci, quando uno zoccolo si incastra in un dislivello dell'asfalto e rischio di crollare poco elegantemente al suolo. Per mia fortuna, Yuki ha i riflessi pronti: mi afferra per un braccio, sostenendomi, e si assicura che io sia di nuovo in equilibrio prima di lasciare la presa.

Grazie.borbotto in imbarazzo.

Stavi per farti riconoscere.mi prende in giro lui con un ghigno.

È tutta colpa di questi zoccoli!mi difendo con convinzione.

Lo ammetto, non sono un tipo molto sportivo e coordinato, ma stavolta è veramente colpa delle calzature.

Yuki ride e fa finta di credermi.

Come dici tu.

-----

La cerimonia è durata più di quanto pensassi; per colpa del freddo ho le mani ghiacciate e non sento più i piedi. Dopo avere ascoltato i vari oratori elencarci i nostri nuovi diritti e doveri, finalmente possiamo alzarci.

Le nostre famiglie si congratulano con noi e insistono per scattarci delle foto.

Io vorrei solo poter infilare le mie scarpe da ginnastica e dei vestiti normali, ma Yuki mi costringe a mettermi in posa con lui e non posso sottrarmi. Si inclina verso di me e fa il gesto della vittoria con le dita della mano sinistra, sorridente. Per farlo contento lo imito, ma la mia sopportazione è breve.

Ti prego, fammi togliere questi cosi!lo supplico, riferendomi agli zoccoli.

La mamma estrae dalla grande borsa un sacchetto con le mie amate sneakers e io le infilo al volo.

Noto con la coda dell'occhio che anche Yuki sta indossando delle scarpe più comode.

Quando sto per togliermi il pellicciotto - che ha svolto il suo compito, devo ammetterlo - il mio amico mi ferma.

Non cambiarti. Andiamo a festeggiare.

Non possiamo festeggiare con dei vestiti normali?

Scuote il capo, rivolgendomi uno sguardo quasi serio.

Le tradizioni vanno rispettate. Almeno un po'.conclude con un occhiolino.

-----

Ci sono voluti cinquanta minuti di metropolitana per arrivare alla nostra meta. Ho seguito Yuki senza sapere dove stessimo andando, ma lui ha insistito per farmi una sorpresa e non me la sono sentita di deluderlo. Dopotutto, a me basta passare del tempo insieme al mio migliore amico.

Usciamo dalla stazione e ci ritroviamo nel quartiere di Shibamata. Ne ho sentito parlare molte volte, ma non ci sono mai stata. Mi sistemo meglio il pellicciotto per sfidare l'aria gelida e mi chiedo se Yuki non abbia freddo. Non sembra infastidito o provato, così lascio perdere e mi guardo intorno.

Attraversiamo un quartiere di stradine caratterizzate da edifici bassi in legno, risalenti a centinaia di anni fa. Adesso sono ryokan, sale da tè, negozi. Sembra di essere tornati indietro nel tempo.

Ci fermiamo a comprare un dolce di farina di riso, che gustiamo mentre continuiamo a camminare.

È davvero bello qui. Come ti è venuto in mente?domando al mio amico mentre avanziamo nella via principale.

Più di uno sguardo si posa su di noi, attiriamo l'attenzione coi nostri kimono tradizionali. Questo non è un quartiere turistico, né ci sono intrattenimenti specifici per i giovani, quindi risaltiamo tra la gente.

È stato Izo a parlarmene. Hai presente, no? Il mio compagno di squadra.

Annuisco.

Non mi sembra il tipo da frequentare posti del genere.mi lascio sfuggire. Izo è molto estroverso, chiacchierone, è uno che si trova a suo agio nella confusione. Un quartiere così tranquillo non mi sembra adatto a lui.

Yuki ride e alza lo sguardo verso il cielo grigio.

In effetti ci ha portato la sua ragazza per un appuntamento romantico.》

Rido anche io.

Ah, ecco. Mi sembrava strano.mangio l'ultimo pezzo di dolce e mi gusto il suo sapore. Però ha ragione lui, mi piacerebbe tornare qui col mio fidanzato.dico soprapensiero.

Yuki si blocca, quindi mi fermo anche io per guardarlo.

Sai che il tuo fidanzato dovrà essere approvato dal sottoscritto, vero?chiede serio.

Mi scappa un sorriso.

Yuki, nemmeno mio padre mi fa questi discorsi.

Lui si stringe nelle spalle e continua imperterrito.

Faccio solo il mio dovere di fratello maggiore.

Tu non sei mio fratello.sottolineo, anche se mi sembra ovvio.

Ma sono più grande di te.

A queste parole spalanco gli occhi.

Sei serio?

Quando lui annuisce e incrocia le braccia sul petto, mi sento in dovere di fargli notare un'altra ovvietà.

Yuki, siamo nati a soli tre giorni di distanza!

E questo mi rende più grande di te.

Decido di lasciar perdere e ricomincio a camminare, scuotendo la testa. Sorrido senza che lui mi veda, perché il suo istinto protettivo nei miei confronti è molto tenero.

Dopo aver percorso tutta la via principale ci troviamo davanti un tempio buddhista circondato da un pino secolare. Respiro il profumo dell'antica pianta e aspetto che Yuki mi raggiunga.

Sento che mi sta squadrando.

Cosa c'è?

Nulla. Mi stavo chiedendo... Con chi è che vorresti tornare qui?

Te l'ho detto. Con il mio fidanzato.

I suoi occhi non lasciano il mio viso.

E chi sarebbe? Non dirmi che sei ancora innamorata di Ran!

"Innamorata" è un po' troppo, diciamo che Ran è stato la mia cotta più recente. Lo conosco da anni, gioca con Yuki ed è veramente carino, ma sono mesi ormai che mi è passata. E poi, lui non mi ha mai dimostrato di essere interessato a me in quel senso.

Stai tranquillo, non dovrai proteggere il mio onore da Ran.lo prendo in giro. Non mi piace più da un po'.

Lo sento tirare un sospiro di sollievo.

A volte è proprio teatrale.

Comunque sono offeso. Sono venuto qui per trascorrere del tempo con la mia migliore amica e lei pensa al fidanzato.

Non riesco a non ridere davanti alla sua espressione imbronciata.

Hai ragione, ti chiedo scusa. Ora possiamo proseguire? Vorrei godermi questo posto insieme al mio migliore amico.

-----

Stiamo osservando alcuni oggetti esposti in una vetrina di un negozio tradizionale; siamo ad alcuni metri di distanza, intenti ad analizzare con curiosità la merce in vendita. Ad un certo punto mi si avvicina un uomo di mezza età vestito con un completo grigio e la cravatta. Pensando che voglia chiedere un'informazione, gli faccio un cenno col capo a mo' di saluto. Invece lui allunga una mano e mi tocca un braccio.

Che bell'haregi. Se diventata maggiorenne, giusto?

Non mi piace la sua voce, né il modo in cui mi guarda.

Ti va di venire con me? Ti offro qualcosa da mangiare.

Sto per rifiutare, quando Yuki compare al mio fianco e mi prende per mano, allontanandomi dall'uomo e frapponendosi tra di noi. La sua schiena copre la mia visuale, nascondendomi.

Perché non se ne va da solo a mangiare?sbotta con voce dura il mio amico.

Non avevo capito che era in compagnia...borbotta il tizio, allontanandosi in fretta.

Osservo Yuki, la sua schiena mi sembra rigida. Non ha ancora lasciato la mia mano, e mi sorprendo che la sua pelle sia così calda. Evidentemente non soffre il freddo come me.

Quando finalmente si gira, mi scruta con la mascella contratta, ma in un primo momento non dice nulla.

Aspetto che parli, o che faccia qualcosa, perché non so come comportarmi.

Lui lascia la mia mano, ma ancora non proferisce parola.

Grazie.

Spero di smuoverlo, perché non riesco a capire cosa gli prende, o cosa sta pensando.

Vieni, hai le mani gelide. Beviamo qualcosa di caldo.

Così dicendo si gira e si incammina, e a me non resta che seguirlo.

-----

Mi conduce in quella che sembra a tutti gli effetti un'antica abitazione degli anni Venti, con i pavimenti in legno e le pareti scorrevoli in carta. Entriamo e capisco che è stata trasformata in una sala da tè; ci accomodiamo a un tavolo basso con vista sul bellissimo giardino.

Ordiniamo subito; quando la cameriera si allontana cerco gli occhi di Yuki, seduto di fronte a me.

Sul suo viso non c'è più traccia dell'espressione tesa di poco fa, sembra essere tornato quello di sempre. Adesso posso rilassarmi.

Non capisco che senso ha diventare maggiorenni e non potere comunque bere alcol fino a vent'anni.si lamenta improvvisamente.

Non so come siamo arrivati a parlare di alcol, ma in fondo sono semplicemente felice di riavere con me il solito Yuki. Inoltre so che lui soffre questa limitazione molto più di me.

In pratica, invece del tè avresti voluto del sakè?gli chiedo con un sorriso.

Esatto!si interrompe per permettere alla cameriera di servirci. Come possiamo festeggiare senza alcol?

Alzo le spalle, a me piace il tè. Sorseggio il mio lentamente, per non ustionarmi. Diversamente da quanto accade col cibo, nel caso del tè so aspettare.

Ema, promettimi una cosa.Yuki si sporge verso di me con aria complice. Promettimi che tra due anni berremo insieme il nostro primo drink alcolico.

Ci penso su, non è che io ne senta l'esigenza, sinceramente. Ma so che per lui, invece, si tratta di un rito di passaggio importante.

Sei sicuro di poter aspettare tre giorni? Non mi tradirai infilandoti nel primo bar che troverai la sera del tuo compleanno?

Scuote la testa con decisione.

Ti aspetterò.

Allora va bene.

Promesso?

Promesso.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top