Capitolo 10

Il campus è proprio come me lo ricordavo: luminoso, moderno, pulito e ordinato nonostante sia pieno di studenti che lo attraversano in lungo e in largo. Dopo avere vissuto per quasi un anno in Italia, apprezzo ancora di più il senso di ordine che pervade le città giapponesi.

Trascino le mie valigie fino alla stanza che mi è stata assegnata, facendo lo slalom tra i ragazzi nei corridoi. Apro la porta ed entro nella mia piccola camera, molto simile a quella che avevo prima di andarmene: un letto nel centro, una scrivania vicino alla finestra, un piccolo armadio, un comò e un minuscolo bagno.

Giusto il tempo di sistemare le mie cose ed esco, cammino nel campus senza una meta precisa, voglio godermi questa sensazione di essere finalmente tornata. Mi guardo intorno, nonostante il jet lag sono piena di energia. Vorrei correre a cercare Yuki, non vedo l'ora di scoprire la sua faccia quando saremo una di fronte all'altro, ma avevo già deciso di attendere domani. Domani sarò più calma, adesso sarei così su di giri che non mi godrei il momento come meriterebbe. Non sono preoccupata di incrociarlo, a quest'ora è sicuramente in palestra ad allenarsi. Piuttosto, devo evitare la facoltà di lingue, lì i miei ex compagni di corso potrebbero riconoscermi.

Alla fine, recupero un tramezzino da una macchinetta e torno in camera a cenare. Piano piano, l'eccitazione svanisce e la stanchezza prende il sopravvento. Mi lascio cadere sul letto, e lentamente mi addormento con un sorriso sulle labbra.

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Mi sveglio molto presto, non so se a causa del jet lag o della voglia di vedere Yuki. Mi vesto rapidamente, indossando un paio di pantaloni chiari e la prima maglietta che trovo nel cassetto. Non mi sono mai truccata molto, e di sicuro con questo caldo me ne guardo bene; così nel giro di poco sono fuori dalla mia stanza e cammino - anzi, praticamente corro - lungo il corridoio, fino all'ascensore. Raggiungo l'ultimo piano del dormitorio; la stanza di Yuki è sempre la stessa, me ne sono accertata durante la nostra videochiamata di un paio di giorni fa.

Arrivo davanti alla sua porta e controllo l'orario. Dovrebbe essersi svegliato per andare all'allenamento.

Il cuore rimbalza tra le costole e non riesco a respirare regolarmente. Non credo di essere mai stata così agitata in tutta la mia vita, nemmeno il giorno dell'esame di ammissione. Spero di riuscire a controllarmi, perché rivederlo in carne e ossa dopo tutto questo tempo potrebbe essere troppo da gestire.

Mi faccio coraggio e busso alla porta, quattro colpi in successione, come facevo sempre per fargli capire che ero io.

Passano lunghi secondi senza che accada nulla. Così busso di nuovo. Sempre quattro colpi.

Stavolta la porta si spalanca di scatto e Yuki compare sulla soglia.

Spettinato, in pigiama, con un'aria perplessa che mi fa una tenerezza immensa.

Spalanca gli occhi e mi osserva dalla testa ai piedi, ma rimane in silenzio. Sono io a parlare per prima.

《Sorpresa!》

Faccio fatica a mantenere la voce bassa.

《Ema! Tu... Sei davvero tu...》balbetta, ancora incredulo.

Un secondo dopo mi ritrovo avvolta tra le sue braccia, a respirare di nuovo il suo profumo. Siamo in corridoio, qualcuno potrebbe vederci, ma tutto quello a cui riesco a pensare è che adesso sono veramente a casa.

Restiamo così a lungo, senza parlare, il suo mento appoggiato sul mio capo e le mie braccia intorno alla sua vita. Quel vuoto allo stomaco che mi tormentava in Italia è sparito, ho le lacrime agli occhi dalla felicità.

È dura riprendermi, ma in qualche modo ce la faccio e sciolgo il nostro abbraccio.

Lo guardo in volto, aspettando che dica qualcosa. Sapevo che sarebbe stato sorpreso, ma non credevo che sarebbe stato così scioccato.

《Come è possibile?》chiede alla fine.

《Possiamo parlarne dentro?》

Annuisce e si sposta per lasciarmi entrare; la sua camera è in disordine come sempre, con vestiti ammucchiati in attesa di essere lavati e il borsone della squadra ai piedi del letto.

Non oso sedermi, vorrei che mi invitasse lui a farlo. Nell'aria percepisco qualcosa di strano, qualcosa che non c'era mai stato tra di noi. Mi rendo conto che è passato molto tempo e forse dovremo riabituarci alla presenza l'uno dell'altra.

《Ema, come hai fatto a tornare?》

Ora lo shock è sparito dal suo viso, sostituito solo da una grande curiosità.

《Grazie a un gemellaggio con la mia nuova università italiana. Starò qui per sei mesi!》

Finalmente Yuki sorride, un sorriso vero, rilassato, uno di quelli che mi era mancato così tanto e che è capace di lenire tutte le mie ferite.

La sveglia del suo cellulare inizia a suonare e interrompe il momento. Yuki controlla l'orario e si scusa, deve prepararsi subito o arriverà tardi in palestra.

《Non ti preoccupare, ci vediamo dopo.》

Lo saluto con la mano ed esco.

Il mio cuore si è alleggerito, togliendosi un peso che nemmeno mi ero resa conto ci fosse. I corridoi iniziano ad animarsi e io torno quasi saltellando verso la mia camera. Oggi è il primo giorno di lezioni, il primo giorno della mia nuova vita giapponese.

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