Chapter 39 - Risveglio
Quando rinvenni, una strana presenza mi ricopriva in modo delicato e leggero dal petto in giù, rimanendo oppressante e libera allo stesso tempo; intorno a me sentivo un odore strano, a metà tra una stanza normale e un ospedale: l'odore del disinfettante si sentiva forte, bruciandomi quasi le narici. Riaprii gli occhi lentamente -dopo qualche secondo che fui sicura di essere abbastanza sveglia-, osservandomi intorno: non ero mai stata in quel posto, ma dagli armadietti pieni di medicinali sulle pareti e i letti ricoperti da lenzuola bianche, dedussi di essere stata trasportata in infermeria; l'ultimo ricordo che possedevo erano le braccia di Carl che mi avvolgevano la schiena e sotto le ginocchia, sollevandomi da terra mentre io percepivo scorrermi tutto via. Sulla mia destra, in un altro letto, c'era Negan con lo sguardo nel vuoto, rivolto verso il soffitto, con il collo fasciato e il corpo coperto da un lenzuolo; aveva la pelle bianca come uno straccio, poteva essere benissimo morto.
"Sì è svegliata!" Esclamò qualcuno alla mia sinistra, sentendo il materasso sollevarsi di fianco a me; fino a quel momento, non mi ero accorta che ci fosse qualcuno sedutomi vicino, e a causa dello stordimento non riconobbi neanche di chi fosse la voce, anche se avevo un'idea al riguardo.
Quasi di corsa, Siddiq raggiunse il mio letto, dicendomi di seguire la luce e accendendomi successivamente una pila in faccia; all'inizio sbattei un attimo gli occhi, ma dopo qualche secondo feci ciò che mi aveva chiesto.
"Le pupille sono ancora un po' dilatate, ma è questione di secondi; i parametri sono stabili," spostò il lenzuolo, guardandomi il fianco; mi accorsi solo in quel momento di indossare solamente il reggiseno, per questo avampai immediatamente. "l'emorragia sembra essersi fermata ed è sveglia e cosciente, direi che non può andare meglio di così." Sorrise sia a me che alla persona a cui si stava riferendo, allontanandosi poi da 'noi'.
Finalmente voltai lo sguardo, ritrovandomi davanti il viso sorridente e sollevato di Carl, che si risedette sul letto di fianco a me e mi prese una mano tra le sue.
"Come ti senti?" Mi domandò dolcemente, mentre notavo delle occhiaie scure sotto il suo occhio grigio tempesta.
"Diciamo che sono stata meglio, ma anche peggio." Risposi, passandomi una mano tra i capelli; solo in quel momento mi resi conto che Siddiq aveva lasciato il lenzuolo un po' più in giù, lasciando il petto scoperto.
In modo un po' impacciato e dolorante -causato quest'ultimo dal gesto improvviso- mi risistemai il lenzuolo sopra il petto, arrossendo ulteriormente per l'imbarazzo. Carl fece una piccola risata per quel mio gesto, che di per sè aveva qualcosa di buffo; nonostante fosse il mio ragazzo, era pur sempre una persona che conoscevo da poco più di una settimana, certe confidenze non c'erano ancora.
"Perché non mi dici che cosa è successo dopo che sono svenuta, invece di startene lì a guardarmi e ridere?" Gli domandai retoricamente, scuotendo la testa in segno di esasperazione.
"E va bene, peccato però, era un bello spettacolo." Scherzò, abbassandosi per lasciarmi un bacio sulla fronte; non potei resistere dal sorridere per quella piccola manifestazione d'affetto, afferrandogli la mano che aveva appena messo di fianco a sè sul letto. "Quando sei svenuta, ti ho presa in braccio e portata da Siddiq, che ti ha tamponato la ferita fermando l'emorragia, per poi estrarti il proiettile." Guardò verso il tavolo di fronte al letto su cui ero distesa. "L'ha messo in quel barattolino laggiù; non so bene il perché, gliel'ha chiesto Eugene, gli serve per fare un controllo. Da quello che ha detto, aveva fatto in modo che i proiettili esplodessero non appena si fosse premuto il grilletto." Riposò lo sguardo su di me, mentre il viso veniva attraversato da una specie di rabbia molto sottile. "Si sta chiedendo com'è stato possibile che quello abbia potuto colpirti. Sei stata incosciente per tre giorni."
Sgranai gli occhi a quella notizia; ero rimasta svenuta per così tanto tempo?
Decisi, però, di ignorare la strana sensazione che mi stava attraversando il corpo, scuotendo la testa freneticamente.
"Dwight come sta? E quell'uomo che era con lui?" Domandai invece, sentendo il cuore perdere un battito; non sapevo bene se Dwight avesse fatto apposta o meno a darmi quella cartina con il 'piano', ma dopotutto mi aveva pur sempre dato un grande aiuto quando ero stata al quartier generale dei Salvatori.
"Intendi Gabriel?" Ribattè Carl, mentre io annuivo in risposta.
Un piccolo ricordo riaffiorò nel frattempo nella mia mente: quando Carl stava morendo, ed io ero scappata a causa del dolore che mi stava logorando da dentro, avevo incontrato due persone, il dottor Carson e... Gabriel. Il mio cervello lo aveva completamente eliminato dalla memoria, come se non lo avessi mai incontrato nella mia vita.
"Beh, è malmesso: è diventato cieco dall'occhio sinistro, mentre quello destro si sta riprendendo piano piano, anche se con fatica." Continuò dopo qualche secondo, stringendo la mia mano. "Dwight, invece, è stato rinchiuso in una stanza al piano di sopra della casa; sanno che non è colpa sua per l'attacco a sorpresa di Negan, dato che era legato, ma la prudenza non è mai troppa, potrebbe benissimo aver finto."
"E lui? È... Morto?" Pronunciare quelle parole ad alta voce, nonostante si trattasse di una persona che disprezzavo con tutta me stessa, mi fece chiudere la gola, costringendomi ad ingoiare la saliva a fatica.
"Mio padre l'ha salvato per puro miracolo; Siddiq ha detto che un secondo dopo sarebbe di sicuro morto dissanguato, ma ad aiutarlo è stato anche il taglio poco profondo inferto. Almeno per una volta mi ha ascoltato. È cosciente a metà: capiamo che ci sente, ma non ci ha ancora parlato; probabilmente la ferita ha danneggiato le corde vocali." Voltai lo sguardo sul letto di fianco a me, ma lo riportai subito dopo su Carl; preferivo non guardarlo. Non ancora. Lui fece un respiro profondo, tentando un sorriso sollevato e rassicurante, che incorniciò ulteriormente le occhiaie che aveva sotto l'occhio. Da quanto non dormiva? Era rimasto sveglio per me?
"Carl, quand'è stata l'ultima volta che hai dormito?" Gli chiesi subito dopo, mentre lui mi accarezzava una guancia.
"Dormito per una notte intera, intendi? L'ultima che ho passato con te prima dell'attacco dei Salvatori, poi ho solo sonnicchiato ogni tanto, quando non ce la facevo più e allora crollavo." Mi rivelò, avvicinandosi al mio viso.
"Non avresti dovuto." Gli risposi, abbassando il tono di voce.
"So che tu avresti fatto lo stesso per me." Concluse, lasciandomi un bacio lungo e dolce sulle labbra per farmi stare definitivamente zitta.
Io ricambiai, senza pensarci due volte.
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