Pagina due: Paradiso, Cielo della Luna
Parigi, quattro mesi all'ora x
Se c'era qualcosa che potevo affermare con assoluta fermezza, era la mia inguaribile sbadataggine.
Non a caso ogni santo giorno che Dio mandava in terra io arrivavo in ritardo a scuola.
Potevo però difendermi con un'altra mia tesi, che portava il nome di Ladybug.
Avevo un vago ricordo della mia prima vera battaglia, in realtà.
Chatnoir invece continuava a ripetere che a differenza mia, lui si ricordava ogni cosa, ogni singolo dettaglio.
Me lo faceva notare perché sapeva che mi dava fastidio quando era lui quello che sapeva tutto, mentre di solito anche grazie al mio potere, era il contrario.
Gli piaceva fare il sapientone e prendermi in giro, si divertiva a fare le battute più stupide in momenti assurdi.
Continuava a raccontarmi di quel giorno, anche quando non glielo chiedevo.
Parigi, tre anni all'ora x
«Come posso chiamarti?» ci pensai su, «Ladybug, chiamami Ladybug» gli feci l'occhiolino regalandogli un sorriso furbo.
«Piacere, Chatnoir» mi baciò la mano e io roteai gli occhi.
«Perchè me lo dici? Non te lo ho mica chiesto» lui ridacchiò lasciandomi il polso, «Cosí la prossima volta potrai chiamarmi per nome».
In un battito di ciglia sparì dalla mia vista.
«La prossima volta...» sussurrai.
Parigi, quattro mesi all'ora x
«Scusa Milady se ti disturbo ma, avrei bisogno di una mano» scossi la testa quando la voce del diretto interessato mi chiamò.
«Arrivo subito!» urlai avvicinandomi a lui.
«Non ci posso credere, ancora Gelatone?» sbuffai, «Magari questa volta mi dai un bacio, che dici?» alzai gli occhi al cielo, «Dio no, smettila di fare il finto gentiluomo e aiutami, o Parigi si trasformerà in un ghiacciolo» apostrofai irritata, lui ridacchiò e si mise a correre.
«Non vedevo l'ora di festeggiare San Valentino in questo modo» lo sentii affermare sarcastico, sbuffai irritata, ignorandolo.
Lui e i suoi soliti capricci.
«Chiudi la bocca Micetto e piuttosto aiutami» la battaglia non durò poi molto, contando che avevamo già affrontato Gelatone due volte, quindi stessa procedura di ogni volta.
«Papillon non ha più tanta fantasia, non credi?» alzai un sopracciglio, «A me sembra un buon segno» risposi, «Perchè?» chiese curioso, «In questo modo è molto più semplice sconfiggerlo, meglio non perdere tempo, sai, sono pur sempre una adolescente che deve fare i compiti» spiegai, «La dura vita dei supereroi» «Eh già» mi portai una mano all'orecchio quando sentii il secondo bip.
«Devo andare, alla prossima!» prima che potesse ribattere, io ero atterrata sul mio balconcino.
«Domani è un altro giorno» dopo quella frase sbadigliai, «Tikki, ritrasformami» l'esserino mi sorrise, «Che ne dici di andare a letto Marinette? Ti vedo stanca sai?» annuii e mi sistemai sotto le coperte.
«Buona notte Tikki» fu l'ultima cosa che dissi prima di addormentarmi.
La mattina seguente non fu la sveglia a destarmi dal mio sonno, ma bensì un forte rumore che proveniva dalla mia finestra.
No, non me lo dire, sono le sette del mattino!
«Allarme Akuma Marinette, spiacente» alzai gli occhi al cielo alle parole di Tikki, «Come se non lo sapessi, speravo solo il contrario» lei alzó le zampette come per dire: non posso farci niente.
Ed era vero, nessuno poteva farci nulla.
«Siamo di cattivo umore oggi, eh Insettina?» lo fulminai con lo sguardo e ignorai il suo commento poco opportuno.
«Infatti, non è giornata. Oh e, smettila con quel soprannome assurdo, sai che mi dà fastidio» lui ridacchiò, «È proprio questo il bello».
Fortunatamente la battaglia duró poco, su una cosa Chatnoir aveva ragione: Papillon aveva finito la fantasia.Avevo perso il conto di quante volte avevamo sconfitto Mr. Piccione.
«Odio davvero tanto ammetterlo ma, avevi ragione, Papillon sta akumizzando sempre le stesse persone, la domande è: perché?» feci una breve pausa di riflessione.
«Insomma, credo che gli convenga creare nuovi supercattivi, così da metterci in difficoltà ma...» «Sta facendo l'esatto contrario, magari continuerà così e poi che só, scatenerà una apocalisse».
A volte mi sorprendeva il modo in cui io e lui riuscivano a leggerci nel pensiero, a volte lo trovavo addirittura inquietante.
«Giá, magari vuole confonderci le idee» lui annuì, pensieroso quanto me.
«Che ne dici se un giorno di questi ci vediamo al di fuori del..lavoro?» non ci credo, ancora? «Ascoltami, lo sai bene cosa penso riguardo l'argomento» lui sbuffò dal naso e io sospirai, frustrata.
Non mi piaceva per nulla ferirlo, anzi, Lui era forse la persona a cui tenevo di più al mondo. Il mio migliore amico, il mio compagno di battaglia, colui su cui potevo contare sempre. Chatnoir mi dava la forza di combattere, e visto che continuava a prendermi in giro perché non ricordavo la nostra prima battaglia, potevo affermare che una cosa in verità la rammentavo.
Ed era il nostro primo incontro.
Parigi, tre anni all'ora x
«Perchè un supereroe dovrebbe avere come arma uno yo-yo?» sussurrai a me stessa cercando di non cadere da uno dei palazzi su cui stavo saltando, senza meta.
Ingenuamente stavo inoltre pensando, che indossare una tuta e una maschera volesse dire "addio goffaggine".
Aimé, la sfiga è sempre stata dalla mia parte.
Senza neanche accorgermene mi ritrovai a testa in giù su un lampione, a reggermi soltanto il mio yo-yo, che pensai fosse tornato utile, alla fine.
«Scusa» aprii piano gli occhi. Già, non mi ero accorta di averlo chiusi.
«E tu chi sei?» esclamammo all'unisono io e il ragazzo misterioso, che ora mi fissava, più curioso che sorpreso.
«Sono qui per salvare Parigi, e credo che dovresti farlo anche tu».
Parigi, quattro mesi all'ora x
«Quindi credi che Papillon stia progettando qualcosa di molto più come dire..apocalittico?» chiesi, lui sembrò pensarci su.
«Si, credo di sì» rispose dopo un po' di esitazione, che mi non mi piacque per nulla.
Lasciai correre, infondo, tutti e due avevamo dei problemi nella vita reale.
Le maschere purtroppo nascondevano solo il viso, non le grane.
«Perchè oggi ti vedo tanto pensierosa?» mi girai a guardarlo, i pochi raggi di sole gli illuminavano il volto, facendo risaltare i suoi occhi verdi.
Mi ritrovai a pensare che fosse davvero bello.
Scossi la testa e cacciai immediatamente quel pensiero dalla mente, concentrandomi sulle malefatte del nostro nemico.
«Beh, qualche problema personale» risposi secca, lui annuì in silenzio.
«Posso farti una domanda?» inclinai la testa, «Si certo, dimmi».
«Quando riusciremmo a sconfiggere Papillon, e sì Milady, ci riusciremmo, ci rivedremo mai?» deglutii a vuoto sgranando gli occhi.
«Perchè lo chiedi?» deviai il discorso, «Non lo so, ora che stiamo riuscendo a capirci qualcosa, inizio a chiedermi cosa ne sarà di Ladybug e Chatnoir una volta che il supercattivo più temuto di Parigi sarà sconfitto. Per tutti sarà un nuovo inizio, ma comincio a pensare che per noi invece, sarà la fine» mi guardò malinconico.
«La nostra fine».
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