1.



Non so bene cosa vuol dire amare o essere amati. Ma credo che si avvicini alla sensazione di quando provi qualcosa di nuovo, che volevi fare da così tanto tempo, e ti assale quella paura che parte dallo stomaco, e si attorciglia intorno, sale fino a su al cuore, ti si forma un nodo in gola e ti prende la testa e poi riscende giù, ti prende le gambe e inizi a tremare. Inizi a pensare che non dovresti ma non resisti all'adrenalina e cedi al bisogno che senti, che ti fa sentire in un certo senso viva.
Ed è esattamente così che mi sento con Azriel. Non so esattamente da quanto, forse da sempre. Dalla prima volta che i miei occhi hanno incontrato i suoi. O forse anche prima quando le nostre anime già si conoscevano e si appartenevano.

E come quasi ogni sera mi ritrovo sul tetto della casa del vento, sotto la pioggia che cade copiosa sul mio corpo che brucia. Indosso la vestaglia ma nemmeno sento più il freddo, ne ho bisogno, ho bisogno di schiarirmi le idee, anche se sono già le tre del mattino e se mi vedesse qualcuno che non mi conosce bene penserebbe che sono una pazza.
Schiaccio di più le gambe contro il mio petto e ci appoggio la testa, di solito non ci sto più di tanto ma stare seduta così a guardare il cielo blu immenso mi da un senso di libertà assoluta.
E poi lo sento, ancor prima che si avvicini del tutto, ancor prima che la sua bocca dica qualcosa, é sempre stato così
«Ti prenderai qualcosa così  al freddo e con questa pioggia» la sua voce bassa e assonnata mi arriva da dietro le spalle
«Qualche minuto e poi vado» gli rispondo senza alzare la testa.
Lui non replica, infondo lo sa come sono, non lo ascolto mai quando mi dice di fare qualcosa. Faccio sempre di testa mia e solo il cielo blu notte sa quante litigate abbiamo fatto per questo motivo
«Cinque minuti» dice sedendosi dietro di me «poi andiamo a dormire» le sue braccia mi tirano a se mentre con le mani inizia ad accarezzarmi le braccia
«Va bene» rispondo mettendo la testa tra la sua spalla e il collo mentre mi abbandono al suo tocco
«Che ti prende?» mi chiede lasciandomi dei baci leggeri sulla tempia, come se non lo sapesse
«che mi prende?» rispondo chiudendo gli occhi mentre la stanchezza si fa sentire «Mhm» dice spostando le sue mani sul mio ventre
«Ho solo bisogno di far raffreddare il mio corpo» rispondo accarezzandogli le ginocchia
«Colpa mia?» risponde e sono sicura che in questo momento sulle sue labbra c'è un ghigno compiaciuto «Solo perché mi fai arrabbiare tantissimo, non per altro, non agitarti tanto Shadowspy» uso proprio il nomignolo che gli ho dato e so che lo infastidisce tanto e mi giro verso di lui incontrando quegli occhi e quei tratti del viso che conosco a memoria, sul suo viso ora c'è un lieve sorriso divertito «Sei tremenda... Flame» risponde usando il nomignolo che mi ha dato lui e che fingo di detestare tanto. Nomignolo che mi ha dato perché (e cito le sue parole) "quando ti incazzi così nei tuoi occhi si formano delle fiamme che potrebbero bruciare anche le anime dei mal capitati che hanno a che fare con te" «Smettila di chiamarmi così» cerco di mantenere la calma ma la voce mi esce più bassa del dovuto ridotta quasi a un sussurro perché ora la sua fronte è appiccicata alla mia, il suo sguardo è cambiato non c'è più solo divertimento e lui lo sa che effetto mi fanno i suoi occhi, la sua pelle che accarezza la mia, la mia schiena premuta contro il suo petto «Sei bollente» risponde facendo toccare appena le nostre labbra «Lo so» gli dico spostando una mano sulla sua guancia «é colpa tua... e anche tu sei bollente» faccio passare il mio pollice sul suo zigomo e poi sulla sua tempia con dei movimenti lenti per poi passare direttamente la mano sulla base del collo costringendolo ad avvicinarsi di più «colpa nostra» risponde con la voce che gli si smorza in gola e finalmente mi bacia, quando lo fa tutto prende un senso e mi sento di nuovo viva e ancora sua.
Senza neanche avvisarmi e senza far staccare le nostre labbra, mi prende con un braccio in vita e con l'altra le gambe, in un secondo siamo lanciati in cielo mentre con le braccia mi aggrappo intorno al suo collo «Sei insopportabile quando lo fai» e lui lo sa
«Avevi detto cinque minuti, siamo entrambi fradici. Andiamo a letto e ti faccio vedere io come ti faccio bagnare per bene» risponde compiaciuto «é una minaccia maestro indiscusso delle ombre?» rispondo «non é una minaccia, é una promessa» e detto questo non mi da neanche il tempo di replicare che si lancia giù in volo verso la casa del Vento.

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