Chapter Seven

"And I find it kinda funny
I find it kinda sad
The dreams in which I'm dying are the best I've ever had
I find it hard to tell you,
I find it hard to take
When people run in circles
it's a very very
Mad world, mad world"

Betty

Jughead era disteso con me sul mio letto, con la testa poggiata in orizzontale sul mio petto.
Mentre gli facevo conforto una mano la usavo per accarezzergli dolcemente i capelli, l'altra invece la teneva stretta alla sua.

Era notte e se non fosse stato per la luce della mia abat jour ci sarebbe stato il buio più profondo, nero come la pece.
Non c'erano ne le stelle, né la luna ad illuminare la stanza.

Fuori faceva freddo e il cielo era colmo di fitte nuvole grigie.
Dentro non stavo poi così meglio, ma appena vidi Jughead alla mia finestra e lui entrò, sentii il cuore riscaldarsi e la mente liberarsi da tutto.

Con lui era così.
Andava tutto bene, ero a casa.

«Veronica ha detto che sua madre non le ha aperto bocca e non la guardava mai in faccia.» «Betty io... non ce la faccio più.» sospirò e continuando disse: «A volte vorrei solo scappare da quí, con te, Archie e Veronica, ma anche tu mi basteresti.»

Strinse di più la mia mano e si alzò incrociando le gambe.
Mi sollevai leggermente anch'io.

«Hai ragione, sarebbe bello. Non riesco a capacitarmi di tutto questo... è tutto così assurdo.»

«È un mondo pazzo Betty... è un mondo pazzo.»
I miei occhi si fecero lucidi. Ormai tenevo il conto delle sere in cui non piangevo, erano di meno di quelle in cui lo facevo.

«Sono stanca, Jug.»
Si avvicinò ancora di più a me e mi guardò così profondamente negli occhi, che quasi mi risucchió l'anima.

«Ci sono io con te, Betty. Andrà tutto bene, risolveremo tutto, okay? Ci sono io.»

Annuii, ci credevo ancora un po'. Ma mi ero stancata.
Stancata di soffrire per forza perché succedevano cose tristi.
Perché non si può ridere anche quando succede qualcosa di brutto? O almeno sorridere, essere positivi.

Mi ero stancata anche di questo, era diventata una regola.
Ed io alle regole non ci stavo più.

Guardai di nuovo Jughead asciugandomi le guance e gli occhi rossi.
Mi misi sopra di lui, togliendomi la felpa sopra il pigiama. Avevo una canotta sotto, che lasciava intravedere un po' di seno.

«Betty... ne- ne sei sicura?»
Non risposi, lo baciai.

Mise le sue mani sui miei fianchi, per passare velocemente al mio sedere, che strinse facendo aumentare la mia voglia di lui.

Gli morsi il labbro e lui mi baciò il collo, la spalla, il petto.

Ci baciammo con passione e si tolse in fretta la maglietta, mentre io la canotta, mostrando il seno nudo.

Lui mi ammiró, poi con la mano avvicinai la sua testa a loro e iniziò a baciarmeli, leccarmeli, torturarmeli.

Gli abbassai la zip dei pantaloni e tolsi anche quelli, mente lui con le mani mi toglieva la tuta del pigiama.
Rimanemmo in intimo, ma subito dopo voló anch'esso.

Mi fece distendere e portò la lingua al clirotide, provocandomi un piacere inaspettato, mai provato prima.

Inarcai la testa e la schiena all'indietro; con lui volavo in paradiso.

Dal portafoglio della tasca dei suoi jeans estrasse il preservativo, e rompendo la bustina con i denti se lo mise in fretta, entrando in me.

Era la seconda volta, ma fu ancora più bella della prima.
Non ci fermammo mai, i respiri ormai si erano uniti in versi di piacere. La stanza era diventata calda, le paure di prima si erano smaterializzate.

Fu bellissimo, un momento speciale, solo nostro.

***

Jughead

Per due giorni non sono andato a trovare Archie, così appena la mattina dopo sparii dalla vista di mio padre, invece che andare a scuola mi diressi verso l'ospedale.

Avevamo parlato delle solite cazzate, non gli avevo ancora detto nulla degli ultimi giorni e non gliel'avrei detto.

Ma qualcosa dovevo pur scoprirla, così mi ricordai di alcune parole che vidi sui documenti di mio padre, ossia
"pistola", "incidente".

Era strano, sembrava riconducesse ad Archie.

«Senti amico, posso farti una domanda... turbante
Lui annuì semplicemente.

«Per caso sai come Sweet Pea potesse aver preso la pistola? O anche da chi?»

«No, non ne so nulla. Lui non ha rivelato alcuna informazione?»

«Non possiamo parlargli, e comunque da quel che sappiamo... no.»

«Jug devo dirtelo, ho come il presentimento che Hiram c'entri qualcosa.»

«Non sei l'unico Arch.»

«E se quell'arma fosse già stata utilizzata in passato? Non credo che sarebbe così stupido da dare un'arma nuova a lui.»

Spalancai la bocca alle parole di Archie; il suo ragionamento funzionava.

Poteva anche coincidere con i documenti... potevano esserci informazioni su quell'arma.

Ma sicuramente non erano del giorno in cui fu sparato Archie, ma prima, tanto prima.

Lo salutai in fretta, promettendogli che lo sarei venuto a trovare presto.

«Jug un'ultima cosa... »
Gli feci senno con la testa.
«Grazie di tutto, sei il miglior non-fratello che si possa desiderare.»

Sorrisi.
«Stessa cosa per me, non-grande-fratellone.»






Spazio autrice
D

edico questo capitolo in particolare a GiuliaBlossom , BettyJones13 e Auri_Light che so che aspettano con ansia questa scena intima dei Bughead, e che mi supportano ogni giorno♡ Andate a leggere le loro storie ovviamente, perché sono stupende.)

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