Capitolo 12.
Questa mattina a scuola è stata una vera noia, le ore non passavano mai. Ma, finalmente, adesso sono nel lungo corridoio, camminando verso la mia amata classe di arte. Questo pomeriggio inizieranno le lezioni del progetto, ed io non vedo l'ora di cominciare.
Entro nell'aula e trovo già il professore e qualche ragazzo che conosco, così mi accomodo in uno dei primi banchi e comincio a prendere l'occorrente. Man mano la classe si riempie, e quando siamo tutti presenti iniziamo la lezione.
"Allora ragazzi, innanzitutto buongiorno" dice con aria solare. Il professore di arte è il mio preferito, uno dei pochi che ama davvero il suo lavoro, sembra che non gli pesi affatto. Sempre così sorridente e disponibile.
"Buongiorno" rispondiamo tutti all'unisono.
"Per oggi ci concentreremo su di un concetto. Ognuno lo rappresenterà come meglio crede" spiega.
"Parleremo, quindi, della libertà!" continua a spiegare il lavoro di oggi ed io ho già un paio di idee che balenano la mia mente.
"Cos'è per voi, la libertà? Cosa vuol dire essere liberi? Cosa si prova ad essere liberi? Vi sentite liberi? Date libero sfogo alla vostra fantasia e disegnate, qualsiasi cosa vi passi per la testa!" da inizio al progetto così.
La mia idea è quella di disegnare il mare. Il mare al tramonto, e una donna seduta per terra sulla sabbia, magari con un filo di vento che le scompiglia i capelli. Per me libertà è questo, sentire l'odore del mare, il soffio del vento, mentre il sole picchia sulla pelle al tramonto facendola diventare dorata.
Finisco il mio disegno quando la lezione è ormai finita, consegnandolo il disegno al professore ed uscendo dalla classe.
"Che ne pensi?" chiede una ragazza che è al corso con me, pare si chiami Loren.
"Mi piace" dico sorridendo e iniziamo a camminare. Ci sono con noi anche altri ragazzi, di cui non conosco i nomi, ma che sono molto simpatici.
Oggi ci sarà la prima partita di football dell'anno, ed Ellie dovrà esibirsi con le cheerleader. Non potevo perdermela, così, dopo che ho scoperto che i miei amici erano diretti al campo, ci avviamo tutti insieme, mentre chiacchieriamo su quanto sia figo il corso e su quanto è professionale il professore.
Arriviamo al campo e ci vorrà ancora un po'
prima che la partita inizi, così ci fermiamo per un po' giù alle tribune.
"Ho iniziato a disegnare da piccola, quando ancora non sapevo come mantenere la matita" ride Loren, ed io mi aggiungo.
"Io ho ancora il mio primo disegno conservato tra i ricordi" afferma un altro ragazzo.
Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi. È lì, a pochi metri da me, che mi guarda. Jace.
Ma cosa ci fa qui?
Distolgo lo sguardo e mi rivolgo di nuovo verso Loren.
"Bea noi iniziamo a prendere i posti, ti unisci a noi?" chiedono.
"Oh no! Ho dimenticato i miei disegni in classe.. voi andate, arrivo tra poco" dico sorridendo, e loro si allontanano.
Ho bisogno di prendermi un momento per respirare e pensare lucidamente.
Mentre torno in aula, sento dei passi dietro di me, e dopo pochi secondi qualcuno affiancarmi.
Non ho bisogno di voltarmi per capire chi è.
Quel buon profumo mischiato alla puzza di tabacco, quella braccia e quelle mani che ieri stringevano i miei fianchi per tenermi stretta, le mie mani poggiate sul suo petto..
"Ciao" mi dice Jace distraendomi dai miei pensieri.
Ma a cosa stavo pensando!?
Cavolo Bi devi smetterla, ripeto nella mia testa.
Non rispondo, perché dopo quello che stava per accadere, non so davvero come comportarmi.
"Perché non mi parli?" chiede. Noto con la coda dell'occhio che si è girato verso di me per osservarmi.
Faccio spallucce non trovando la forza di rispondere.
Non so cosa mi sta succedendo, ma dalla mia bocca non esce nemmeno una parola.
"Bi.." inizia sospirando.
Entro nell'aula di arte e vado a recuperare i miei disegni per non farli vedere a Jace.
Mentre sono impegnata a sistemarli nella cartellina, sento i suoi passi avvicinarsi a me.
Afferra i miei fianchi e mi volta verso di lui.
"Puoi fermarti un secondo?" mi chiede puntando i suoi occhi nei miei.
Poso la borsa sul mio banco e continuo ad osservarlo.
"Mi dispiace veramente per come ti ho trattata" abbassa lo sguardo guardandosi le scarpe.
"Jace.." inizio sospirando.
"Lascia stare, abbiamo sbagliato entrambi. Non dovevo intromettermi in quel modo nel tua vita" porto una mano sul suo viso per guardarlo negli occhi.
Spalanco i miei dopo essermi resa conto del mio gesto e subito allontano la mia mano.
"Si, forse non avresti dovuto.." mi osserva trattenendo un piccolo sorriso mentre io alzo gli occhi al cielo.
"Quando si parla della mia famiglia.. io.." continua avvicinandosi sempre di più al mio corpo.
"Non devi giustificarti. È tutto risolto, non preoccuparti" gli faccio un piccolo sorriso abbassando gli occhi e osservando le mie scarpe.
Osservo la sua mano alzarsi e posarsi sulla mia guancia, ritorno ad incastrare i miei occhi nei suoi.
Mi sposta una ciocca di capelli biondi dal viso, e, a quel tocco così dolce, chiudo gli occhi, sentendo subito dopo qualcosa di morbido e caldo poggiarsi sulle mie labbra.
Mi sta baciando.
Senza rendermene conto, inizio a ricambiare il suo bacio sentendo un vuoto nel mio stomaco. La sua mano si sposta sul mio fianco destro, e le mie braccia si stringono intorno al suo collo.
Quando il bacio si fa sempre più intenso, mi solleva per i fianchi facendomi sedere sul banco. Io divarico un le gambe per permettergli di avvicinarsi sempre di più al mio corpo.
Le nostre labbra combaciano alla perfezione, le nostre lingue si muovono coordinate, sembra che siano fatte l'una per l'altra.
Porto le mie mani sulla sua nuca stringendo leggermente i suoi capelli, a questo mio gesto stringe di più la presa sui miei fianchi facendosi scappare un gemito.
Ci stacchiamo per prendere fiato, continuando però a guardarci negli occhi.
Questo magico momento è interrotto dal fischio di inizio partita, e da qualcuno che incoraggia i ragazzi facendo il tifo.
"Forse è meglio andare.." inizio. Lui annuisce e si allontana da me, afferro la mia borsa raccogliendo gli ultimi disegni che erano rimasti sul banco e ci avviamo verso la porta.
Tra di noi cala subito un silenzio che mi mette in imbarazzo, invece Jace sembra piuttosto tranquillo.
Siamo quasi arrivati al campo quando Jace mi rivolge la parola.
"Come va il polso?" mi chiede girando il suo viso verso il mio.
"Oh...ehm bene, ieri sera ho messo la crema." rispondo ricambiando il suo sguardo.
Nella folla intravedo Kevin, così faccio segno a Jace di andarci a sedere lì.
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