Capitolo 5
Sono passate due ore e finalmente posso rilassarmi dando un'occhiata ai libri presenti in quel luogo. Non pensavo che la presentazione del mio libro mi potesse stancare quanto un esame universitario. Per fortuna la folla di miei lettori si è già quasi tutta dileguata dopo la firma delle copie. Temo massaggiando i la mano destra che avverto indolenzita per il troppo scrivere.
Mi avvicino a uno dei corridoi e penso che finalmente posso perdermi tra gli scaffali alla ricerca del prossimo libro da leggere e che avrà un suo posto privilegiato nella mia biblioteca. Inevitabilmente sbaglio corsia ritrovandomi nella sezione dei libri per bambini e ragazzi. Un nodo mi risale dal cuore alla gola e sento le gambe dovermi all'improvviso molli. Scorro il dito sulle copertine colorate dei libri disposti su uno degli scaffali davanti a me e poco dopo mi ritrovo con un libro di favole illustrate tra le mani, senza rendermi conto di essere rimasta in quella sezione per una buona mezz'ora.
Osservo le pagine cariche di disegni e sulle quali le parole sono scritte in un carattere abbastanza grande e con un linguaggio molto pulito e delicato. Le figure sono assai pittoresche e rimandano a principesse in pericolo, draghi e valorosi cavalieri.
Ho un crampo allo stomaco e mi decido a dare un'occhiata all'orologio accorgendomi quasi con orrore che sono quasi le due del pomeriggio.
“Brian!” esclamo fra me, ricordandomi del nostro appuntamento.
Prendo il cellulare dalla borsa e provo a chiamarlo, ma a rispondermi c'è la segreteria del suo telefono.
Riprovo diverse volte finché non mi arrendo; poi mi accorgo che, sulla parte superiore del display del mio telefono, lampeggia il simbolo di whatsapp.
Clicco sulla piccola icona dell'applicazione e noto che ci sono almeno dieci messaggi di mio marito.
Trasalisco.
Dapprima mi avvisa che farà ritardo, per poi arrivare all'ultimo in cui mi dice che non ce la farà proprio ad arrivare al nostro appuntamento, ma che farà del suo meglio per tornare quanto prima a casa per cena.
Promesse su promesse.
Ricaccio il cellulare in borsa e ritorno ai libri, unica consolazione rimastami.
Faccio per chinarmi a prendere un romanzo dallo scaffale più basso, ma la borsa che porto sulla spalla scivola lungo il mio braccio finendo per terra e trascinando dietro tutta una pila di volumi poggiati sotto il ripiano che mi interessa.
«Accidenti a me!» impreco mentre rimetto il volume che avevo preso al suo posto e cerco di sistemare i libri che ho fatto cadere.
«Le serve aiuto?»
Improvvisamente una voce maschile mi sovrasta facendomi roteare gli occhi all'insù per l'esasperazione.
Senza alzare la testa per paura di far notare il mio evidente imbarazzo per quella situazione tanto patetica rispondo: «Oh. No. Ho combinato io questo casino e lo rimetto a posto io. Grazie comunque».
E cerco imbarazzata di risistemare velocemente.
«Questo è il mio lavoro, signorina. Non deve preoccuparsi!» ribatte la voce dall'alto.
Alzo un pochino la testa e vedo due gambe tornite fasciate in un jeans blu scuro che si stanno abbassando davanti a me.
Ed infine, eccolo.
Sento le guance andarmi a fuoco per lo sforzo e per il fatto di essere stata a testa in giù per tanto tempo.
«Lasci che rimetta a posto io, qui. Lei, può tornare a scegliere il suo libro», aggiunge il ragazzo, che ora è alla mia stessa altezza.
Se ne sta piegato sulle ginocchia mostrando una certa agilità, con i gomiti poggiati sulle cosce gonfie per lo stress a cui sta sottoponendo i suoi quadricipiti e le mani incrociate tra le gambe. Indossa un dolcevita verde acido di lana rasata che è abbastanza aderente da lasciar intravedere il fisico scolpito e ben curato.
I miei occhi indugiano sul colore abbagliante della sua maglia per poi risalire al suo viso.
Ha i lineamenti duri, gli zigomi sporgenti, un accenno di barba che adombra leggermente il viso e degli occhiali da nerd neri che celano occhi verde smeraldo. Mentre mi guarda vedo formarsi tra le sue sopracciglia una ruga d'espressione, sulla quale, quasi immediatamente si sistema un ricciolo color cioccolato. È accigliato. Forse lo sto infastidendo oltre misura. Dovrei lasciarlo lavorare e togliermi dai piedi.
Così mi decido a mettermi in piedi, ma le mie gambe mi tradiscono e perdo l'equilibrio sui tacchi ricadendo tra le braccia di quell'essere tanto affascinante e misterioso.
Oh.
Sa di buono. Il suo corpo è così caldo che, improvvisamente, un'ondata rovente investe anche me, scacciando tutti i dubbi e i cattivi pensieri che ormai turbano le mie intere giornate.
Subito mi rimette in piedi sulle mie gambe un po' meno molli e si china nuovamente a rimettere a posto i libri che ho scombinato poco prima.
Ora appare freddo e indifferente e la cosa mi infastidisce senza motivo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top