37. "Il tempo è un mare in tempesta!" (*)


Osservando i lampi che squarciano il cielo a una velocità sempre maggiore, seguiti poi dai tuoni, Ecate si sente come quella sera di Capodanno con Sandra e i suoi amici: quella palla luminosa che ti distorce la vista, portandoti a vedere le cose solo quando decide che è il momento di illuminare i tuoi occhi e, questo ti mostra le cose muoversi a scatti.
Questa visione frammentata mischiata al rumore assordante dei tuoni, fanno venire una fitta alla testa, fitta talmente forte da costringerla a portare le mani alle tempie, stringendo le dita tra i capelli per potersi distrarre con un dolore che meglio riesce a sopportare.
Chiude gli occhi, trattenendo un gemito di dolore indicibile e si accuccia, tenendo i piedi ancorati al terreno, ma portando il ventre contro le ginocchia piegate.
Basterebbe un alito di vento in più per sbilanciarla e farla finire con il sedere contro l'asfalto distrutto dalla battaglia contro gli umani, ma il grido che Ecate emette il secondo successivo riesce a rendere silenzioso l'intera Città Eterna, la battaglia e anche il tempo atmosferico.
Anche il mal di testa sembra passarle e, senza sciogliere la posa assunta a causa del dolore, la strega rilassa il volto, titubante, come se si aspettasse un ritorno a sorpresa.
Quando sente che, finalmente, è finito tutto, lei apre gli occhi, ma l'ambiente attorno a lei è cambiata.
E ora c'è un'altra donna che grida disperata.

Lunghe ore prima, una giovane donna dai lunghi capelli biondi suona con insistenza e disperazione il campanello del cancello che porta alla villetta della famiglia Acampora.
L'uomo trasalisce nel sentire quel suono, ma dà un veloce sguardo alla moglie, la quale non riesce a smettere di osservare le immagini che scorrono in televisione, e va ad aprire, ritrovandosi la futura nuora che corre per raggiungerlo ed entrare in casa.
Tutta la sua timidezza sparita a causa della paura per Alberto.
E per l'incredulità di quel che sta succedendo.
«Avete visto la televisione?»
L'uomo rimane in silenzio, ma annuisce col capo in maniera drammatica, poi la invita a raggiungere la moglie in salotto e, quando ella entra nella stanza, Anna alza finalmente lo sguardo, ponendolo sulla nuova arrivata.
Infine, si alza e la raggiunge a passo veloce, abbracciandola il secondo successivo e, come se questo contatto fosse stato quello che mancava al suo interruttore delle emozioni, la donna comincia a piangere.
«I miei bambini.»
E così comincia la nenia che accompagnerà i tre per l'intera battaglia che si sta svolgendo a Roma.

Le urla della donna, la quale si para davanti a Ecate, le riempiono i timpani e la lasciano interdetta.
Ricorda perfettamente colei che, in solitaria e in condizioni proibitive, sta cercando di mettere al mondo una figlia: è sua madre.
Lunghi capelli ramati e occhi verdi, socchiusi, arrossati e velati di lacrime.
«Mamma!»
Ecate non riesce a trattenere un grido, correndo verso la donna, ma ella non la sente, né la vede. È come se la strega innamorata di Giulio Cesare fosse un fantasma.
Un altro urlo raggiunge le orecchie di Ecate, la quale si abbassa e posa una mano in quella chiusa della madre.
«Ce la farai, sei più forte di chiunque altro.»
La donna, come se avesse percepito quelle parole, spinge un'ultima volta, prima di sentirsi con un peso in meno sul grembo e di muoversi per raccogliere la bimba sporca che è stata spinta su una specie di amaca fatta con delle foglie.
«Ciao, Ecate.»
Quando la neonata sente la voce della madre salutarla, apre gli occhi e inizia a piangere, subito seguita dalla donna.
La strega adulta raccoglie una lacrima che le è scivolata fuori dall'angolo dell'occhio destro e chiude gli occhi con un sorriso sul volto.

Il momento successivo, la donna millenaria rivive la sua infanzia assieme alla madre e ai suoi racconti mitici sull'origine dei suoi misteriosi poteri.
Poteri che solo la piccola possedeva.
Rivive le raccomandazioni della madre, di limitare gli incontri con le altre persone, di non raccontare o mostrare mai quel che lei era capace di fare.
Risente le parole che la donna che l'ha amata con tutta sé stessa le pronunciava, le stesse che non prese mai sul serio finché non fu costretta all'esilio.
Quando riapre gli occhi, è proprio quel momento che rivive.
È doloroso, non ha mai smesso di esserlo: innamorarsi di un uomo che, quando ha scoperto di cos'era capace l'ha messa alla gogna di fronte all'intera città, dicendo di non conoscerla e che fosse lei la causa dei problemi che la città stava passando.
Rivede il momento in cui, quello stesso uomo, la prese per i capelli dopo aver sentito che tutti volevano cacciarla e la trascinò fino al dirupo più vicino e, dopo averle portato gli occhi allo stesso livello e averle sputato in faccia, la scaraventò giù dallo stesso.
Ecate risente il dolore dell'atterraggio contro uno spuntone di roccia, il dolore di scoprire di aver perso il figlio dell'uomo che amava.
Il dolore di curarsi le proprie ferite, da sola, con la propria magia, nascosta.
Rivede il momento in cui il suo cuore diventò di pietra e decise di andare a spaventare la città più vicina.
La città che le permise di insediarsi sul Monte Olimpo e che la vide alzarsi allo status di Dea.

Quando Ecate raccoglie la seconda lacrima, l'ambiente cambia di nuovo.
Ora, di fronte a lei, c'è una giovane streghetta dai capelli ramati che scende il pendio del Monte sul quale si era trasferita e, una volta raggiunta la strada, si vede fermare da un capannello di romani.
È quello il momento del suo primo incontro con un soldato che partiva per delle missioni in Asia, Caio Giulio Cesare.
Si rivide seguire a distanza quel soldato che le aveva rapito il cuore con un solo sguardo, a ogni passo che la giovane compiva, allentandosi dalla vera Ecate, gli anni trascorrono e le immagini cambiano, fino a osservare il momento in cui l'uomo, preoccupato per la sua salute, la implora di renderlo invincibile.
Rivede anche il momento in cui, dopo avergli dato una risposta negativa, Cesare viene brutalmente ucciso in Senato e, presa dalla disperazione e dal senso di colpa di non averlo ascoltato, la donna invocò tutti i suoi poteri per poter riportarlo in vita e renderlo invincibile.

Quando Ecate riapre gli occhi, è di nuovo in mezzo alla battaglia e, ora, sa che cosa deve fare.

*Frase intera: "Molti credono che il tempo sia come un fiume, che scorre lento in unica direzione. Ma io che l'ho visto da vicino, posso assicurarti che si sbagliano. Il tempo è un mare in tempesta! Forse ti chiederai chi sono e perché io parli così. Siedi, e ti racconterò la storia più incredibile che tu abbia mai sentito..." tratta dal videogioco Prince Of Persia: Le Sabbie del Tempo, pronunciata dal Principe

Buongiorno ^^

Che ve ne pare di questo capitolo?
Ho deciso di spezzarlo perché i personaggi non mi hanno permesso di iniziare con il "flashback" sui genitori dei tre fratelli - e poi, ammettiamolo, è bello che la madre così addolorata sia come un piccolo anticipo di quel che si vedrà dopo con il parto della madre di Ecate (no, non ha un nome) -

Sono veramente contenta di essere riuscita ad approfondire un po' il passato della strega madre, è un personaggio complesso e che sarà la chiave per la fine di questo libro.

Che cosa pensate che succederà nel prossimo capitolo?
Lo scopriremo presto!

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