EPILOGO
Morgan House, dodici anni dopo.
***
C'era una cosa che più di ogni altra amava Gil Morgan: l'odore del cinghiale arrosto. Quella mattina, nel giorno di Natale, corse come suo solito nelle cucine rischiando di inciampare nei sacchi di farina e patate e spalancò la porta di legno.
–Credo di amarti, mia dolce Freya!– gridò rivolto alla giovane cuoca che aiutava la madre, Nola, nell'arte culinaria. Con i suoi capelli biondo cenere e gli occhi verdi come le praterie, Freya era da sempre l'oggetto del desiderio del piccolo Gil; almeno fin da quando aveva iniziato a prediligere gli esseri femminili e aveva abbandonato il suo stato di bambagia. Aveva solo undici anni, ma aveva già più volte cercato di strapparle un bacio che Freya aveva dolcemente rifiutato per via dei suoi quasi venticinque anni.
–Sono troppo grande per te, piccolo Gil del mio cuore. Erano sempre quelle le parole che diceva quando lui la abbracciava o le accarezzava una mano pur senza farlo apposta. Del resto, Gil non poteva essere biasimato se tentava in ogni modo un approccio fisico. I suoi genitori non facevano altro che sfiorarsi e baciarsi ogni volta che potevano, anche in presenza dei figli.
–Arriverà anche per te l'amore, Gil– gli diceva suo padre quando lui si sfogava pur senza rabbia nei confronti di Freya. –Lei è troppo adulta e tu hai solo dieci anni.
Un altro anno era trascorso e Gil ne aveva compiuti undici, ma l'affetto per Freya non era ancora mutato.
La cucina era sommersa dall'odore della carne che stava cuocendo, e se c'era davvero qualcosa che Gil amava più di Freya era quell'aroma.
–Dai, Gil, sali di sopra! I tuoi zii sono già arrivati.
Nola sorrise nel cogliere la titubanza del piccolo futuro duca nel lasciare il locale. –Freya ha ragione, piccolo lord.
Al contrario della figlia, Nola usava sempre un tono meno confidenziale con Gil e i suoi fratelli, anche se né Christopher né Juliet Morgan avevano mai avuto niente da ridire sull'atteggiamento fraterno di Freya.
Sbuffando, Gil roteò gli occhi e, non prima di aver lanciato un bacio a Freya, corse di sopra in biblioteca dov'erano riuniti i suoi genitori, i suoi zii e le sue sorelle.
–Ah, eccoti qui!– lo salutò Juliet con un gran sorriso. –Eri di nuovo in cucina a cercare di conquistare Freya?
Suo padre gli strizzò l'occhio mentre scuoteva la testa con un sospiro e il resto della compagnia scoppiava in una grossa risata. –Prima o poi lo capirà che Freya non fa per lui.
–Andiamo, Chris, è solo un bambino– replicò zia Susan. –Lascia che si diverta.
–Sì, genero, lascia che si diverta!– proruppe la voce tonante e divertita di John Palmer che, nonostante l'età, era ancora arzillo e autoritario.
–Susan ha ragione– si accodò zia Anne dando un buffetto alla spalla del nipote. –E poi, anche tu ti sei divertito prima di sposare mia sorella o sbaglio?
Christopher Morgan rimase interdetto per un po'. –Sì, beh, io... Non è esattamente la stessa cosa.
Juliet scoppiò a ridere e lo baciò di slancio sulla guancia. –Sta scherzando.
–Madre, guardate, nevica!– esclamò la piccola Amanda, di soli cinque anni, indicando fuori dalla finestra. –Nevica!– ripeté sua sorella Abigail, di un anno più grande. –Nevica, nevica!
Era da molto tempo che non nevicava nel Sussex. Quel giorno, tutti erano molto felici. Juliet riusciva a scorgere la gioia negli occhi dei suoi figli, di sua sorella, di suo marito e di tutti gli altri. Forse, come non l'aveva mai vista. Era incredibile come vedere cadere fiocchi di neve rendesse tutti così spensierati, quasi liberi. Sorrise di riflesso nel ricordare un giorno di tanti anni prima, quando il gelo, come quello di quel momento, aveva avvolto lei e Christopher che cercavano un riparo per la notte dopo essere fuggiti dalla capanna di Rose.
Dopo i primi anni in cui Rose aveva alloggiato a Morgan House, quando suo figlio Joshua era stato abbastanza grande da parlare, la donna aveva raccolto il coraggio ed era tornata dalla sua famiglia. Gli aveva mandato una lettera in cui li informava che dapprima tutti erano stati molto restii a riaccettarla, ma che poi era stato sufficiente che guardassero Joshua perché ogni traccia di vecchio rancore svanisse. Ora, Rose si era sposata e viveva felice con suo marito e suo figlio a Londra. Juliet sarebbe stata felice di averla insieme a loro nel giorno di Natale, ma aveva saputo che aspettava un altro bambino e che quindi era meglio non sottoporla a inutili viaggi.
Era stata un'amica preziosa per Juliet, come non ne aveva mai avute.
Negli anni trascorsi insieme, Rose aveva fatto di tutto per aiutarla nelle mansioni che riguardavano la casa, e l'aveva accompagnata anche nella crescita di Gil, la cui gravidanza non era stata poco difficoltosa.
Juliet aveva rischiato di perderlo due volte, ma per fortuna il destino era stato clemente. Non solo lo aveva fatto venire al mondo forte e sano ma, anzi, aveva regalato ai lord di Morgan House altre due splendide figlie.
Christopher le circondò una spalla e accostò la tempia alla sua.
–Buon Natale, amore.
–Buon Natale a te, amore mio.
–Ah, per favore!– si lamentò Gil mimando un gesto nauseato con la bocca. –Non dovreste lamentarvi se poi sono così... precoce.
Allora, tutti scoppiarono a ridere, compresa sua madre che si precipitò accanto a lui e lo prese in braccio coccolandolo come fosse ancora un bimbo piccolo. –Buon Natale, mio piccolo amore.
–Madre!– Gil tentò di sgusciarle dalle braccia, ma Juliet lo tenne stretto ridendo mentre Amanda e Abigail prendevano in giro il fratello maggiore con la dolcezza propria dei bambini.
Juliet depose un bacio sulla fronte di Gil, e poi tornò a sedersi accanto al marito che le sfiorò le labbra in un bacio leggero e le sorrise.
–Ti amo– sussurrò piano così che il suo primogenito non potesse lamentarsi ancora.
Juliet gli spostò una ciocca ribelle dalla fronte e gli accarezzò il collo. –Ti amo anch'io, Christopher. Come il primo giorno.
Quello, con i suoi figli che continuavano a ridere, e il resto della sua famiglia che osservava rapita i fiocchi di neve creare un manto immacolato sul paesaggio al di là della finestra, era realmente uno dei giorni più belli della sua vita. Non aveva mai desiderato altro, né mai l'avrebbe desiderato. Amava a modo suo ognuno dei presenti nella stanza. L'amore, come recitava il dogma del padre di Christopher, era la cosa più preziosa che si potesse provare e possedere.
E lei, nonostante le molte ingiustizie cui era stata sottoposta, l'aveva già abbondantemente trovato.
*
Fine.
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