39. Verità assassina
—Fate attenzione— sussurrò Clarice mentre le faceva strada attraverso la sterpaglia della foresta. Aveva ripreso il pugnale e lo aveva nascosto di nuovo in uno dei suoi stivali, così che nessuno — Juliet supponeva nemmeno Darcy — potesse accorgersene. Quella ragazza era spietata, ma ne aveva tutte le ragioni; esattamente come lei. Suo padre stava meglio, ora, ma nulla poteva cancellare ciò che quell'uomo gli aveva fatto né quello che aveva fatto a sua madre. Meritava di pagare. Doveva pagare.
—Dove sono?— chiese Juliet sottovoce seguendola verso un incrocio formato dagli alberi.
La risposta non tardò ad arrivare e lo fece senza bisogno che Clarice parlasse. Superato l'ultimo albero, se li ritrovarono davanti. Erano accerchiati dagli uomini di Darcy che tuttavia non sembravano intenzionati ad entrare in azione. Quella, chiunque ormai lo sapeva, era una questione tra loro. Non appena Christopher la vide, gli occhi gli si sgranarono. Lei avvertì il battito folle del proprio cuore, desiderando cancellare tutta la malvagità che la vita gli aveva riversato addosso, desiderando che fosse già tutto finito e che potesse correre da lui e dirgli che lo amava, che voleva diventare sua moglie. Che non c'era nulla che più volesse al mondo. Ma non poteva, non ancora. C'era quell'ultimo ostacolo da superare.
—Sei viva— sentì Christopher dire.
Allora Darcy si voltò verso di loro piantandogli addosso un paio di occhi famelici, accecati di superbia.
—Bentornata, piccola.
Juliet serrò le labbra, mentre percepiva il battito del suo cuore rimbombarle nelle orecchie. Il panico minacciò di prenderla alla gola, ma in qualche modo fu lesta a impedire che accadesse. Si concentrò su quello che stava per dire, su come eseguire le istruzioni di Clarice senza compiere passi falsi. Sollevando il mento, prese un respiro profondo e parlò.
—Non avete bisogno di lui— disse sperando che nessuno si accorgesse del tremore della sua voce. Si schiarì la gola. —È me che volete.
Ed è me che avrete.—
Quando si accorse dell'espressione inorridita di Christopher desiderò urlargli di non crederle, che non c'era nessun altro a cui si sarebbe concessa, che lui era stato e sarebbe stato sempre l'unico uomo per lei... ma questo, il duca, non poteva saperlo. Perché lei non glielo aveva ancora detto chiaramente.
Cercò di deglutire la propria saliva amara, ma senza risultato.
—Non farlo, Juliet!— la implorò Christopher facendo per avvicinarsi, ma il braccio di Darcy, ancora armato della pistola, lo bloccò.
—Stavolta non sbaglierò la mira— sibilò in tono tagliente per poi tornare a guardare Juliet. —Dicevate?—
Lei chiuse gli occhi.
Sembrò che il cuore le si frantumasse al pensiero di pronunciare quelle parole, ma sapeva che era l'unico modo per salvare Christopher. Darcy non lo avrebbe risparmiato, lei glielo leggeva negli occhi.
—Verrò con voi. Ma vi supplico, lasciatelo libero.
Con la coda dell'occhio vide Clarice lanciare uno sguardo in direzione di due degli uomini di Darcy e capì che, a breve, sarebbe tutto finito. Lo sperava davvero, perché il peso che si stava portando dietro era diventato insostenibile.
Il dolore negli occhi di Christopher era insopportabile. Lui doveva sapere che niente di quanto stava dicendo corrispondeva alla realtà.
L'espressione di Darcy si fece interessata.
—Se mi state mentendo, sparerò sia a lui che a voi. E non credo proprio che siate disposta a correre un simile rischio, Juliet.
—Non sto mentendo— replicò con tutta l'audacia che riuscì a racimolare. —Ma voglio che promettiate che, una volta che avremo finito, lo lascerete andare. Che non lo ucciderete a tradimento come mi aspetto che facciate.
Darcy sembrò soppesare quanto aveva detto per quelle che sembrarono ore, osservandola a lungo con gli occhi ristretti a due fessure. Stava cercando di capire se stesse dicendo la verità, Juliet ne era consapevole, e temeva che le si sarebbe letto in faccia il trucco che lei e Clarice avevano escogitato. Ma poi, l'uomo abbassò la pistola. A piccoli passi, come per tastare il territorio, si diresse verso di lei. Juliet sentì Clarice irrigidirsi, ma non la guardò per capire cosa avesse intenzione di fare. Colse solo un leggero movimento. La sua attenzione era rivolta a Darcy anche se tutto quello che voleva, in realtà, era guardare Christopher.
La mano che stringeva la pistola tornò a sollevarsi, stavolta verso di lei. La canna le premette sotto il mento, appoggiandovisi contro delicatamente. L'espressione di Darcy, adesso, si era addolcita. Assomigliava a quella di un amante malato, come lei aveva letto spesso nei suoi libri.
—Oh, Juliet— mormorò. —Non devo uccidere lui per avere la mia vendetta.— Le sollevò il mento con l'arma e caricò. A Juliet si gelò il sangue nelle vene. All'improvviso non avvertì più alcun rumore, nemmeno il suono della voce di Darcy, nemmeno il freddo invernale. Tutto scomparve intorno a lei. Lanciò uno sguardo a Christopher, ma scoprì che anche lui era sparito.
C'erano solo lei e Darcy, uno di fronte all'altra. Il lupo e la pecora.
Quello era il vero tradimento. Era lei che doveva morire. Come aveva potuto non capirlo subito? E Clarice, lei aveva architettato il piano traendola in inganno?
Non poteva crederci; aveva visto quanto dolore e rabbia provasse nei confronti del suo padrone. Clarice desiderava la vendetta per se stessa quanto lei la desiderava per sé.
—È te che devo uccidere perché lui si renda conto di quello che mi ha fatto.
Ma il colpo, quello che Darcy aveva preparato con tanta cura, non arrivò mai a destinazione. Con un grido brutale, quasi animalesco, qualcuno si avventò sull'uomo che rotolò a terra con un colpo di schiena. La pistola rilasciò la pallottola, per la seconda volta, a vuoto. Gridando, Juliet si rese conto che Christopher gli stava sopra tenendolo bloccato con le ginocchia. Nella mano destra stringeva un pugnale. Quello che lei aveva visto prima appartenere a Clarice.
—Clarice...
—Va tutto bene — mormorò la ragazza con tono tranquillo. Le prese una mano e le si affiancò. —Sta avendo quello che merita.
Con il cuore in gola, Juliet osservò la scena che si svolgeva sotto i suoi occhi. Christopher avvicinò la lama al collo di Darcy. Lo guardava con odio, ma lei notò che aveva le lacrime agli occhi. Si sentì morire. Se non lo avesse ucciso subito, con tutta probabilità lui si sarebbe rialzato e lo avrebbe ammazzato a tradimento.
—Io la amavo!— sussurrò Darcy con un suono strozzato cercando di divincolarsi dalla stretta del duca. —È stata l'unica donna che io abbia mai amato.
—Non sono stato io a ucciderla— replicò Christopher premendo la lama contro la pelle. Un rivolo di sangue sgorgò dal collo di Darcy, ma lui non sembrò nemmeno percepirlo. Iniziò a piangere dalla frustrazione, forse anche dal dolore dei suoi ricordi. Juliet trattenne il fiato. Clarice, invece, sembrava più tranquilla che mai.
—Non lo ucciderà— mormorò. Lei si chiese come facesse ad esserne tanto sicura. Come se l'avesse udita, la ragazza alzò la voce in modo che tutti la sentissero. —Il duca non è un assassino come Darcy White.
A quelle parole, Darcy cominciò a contorcersi su se stesso. Sembrava una larva, niente più che un animale in gabbia.
—Io ti ho dato tutto!— esplose in direzione di Clarice lasciando fuoriuscire uno sputo che non arrivò a destinazione. —Ti ho dato una casa, denaro, esperienza, saresti potuta diventare una madre grazie a me! Nessun altro ti avrebbe mai presa, stupida ragazzina ingrata...
Clarice strinse la mano di Juliet talmente forte che lei temette che le ossa le si spezzassero, ma non la allontanò. —Tu mi hai tolto tutto, Darcy— sibilò.
Sbatté le palpebre perché le lacrime non uscissero. —E mi hai fatto tanto male che non smetterò mai di maledirti. Lo farò per il resto della mia vita. Te lo prometto. Non vivrai un attimo di pace nemmeno nell'aldilà, Darcy.
Darcy provò a parlare, ma Christopher premette la lama ancora più a fondo. Juliet vide i muscoli delle sue braccia tendersi dallo sforzo, vide una vena pulsare vistosamente sulla sua fronte.
—Ancora qualche millimetro e finirai sgozzato— sibilò nel silenzio carico di tensione. —Che cosa dovrei fare, Darcy? Tu stavi per uccidere la donna che amo. —
—Come tu hai fatto con la mia!— gridò Darcy ma la sua voce era diventata talmente flebile da essere a malapena udita.
—Olivia ha scelto di abbandonare te come ha scelto di farlo con me— disse Christopher calmo, nonostante chiunque potesse accorgersi che stava facendo uno sforzo enorme per non affondare la lama nella sua gola.
—Nessuno ha colpa di questo. Siamo stati entrambi delle vittime.
—Oh, Christopher... — Darcy digrignò i denti per il dolore, mentre il duca cercava di comprendere cosa i suoi occhi stessero cercando di dire. —Tu non sai niente.
Christopher distese le labbra in un sorriso triste, appena accennato. Era davvero stanco.
—Lei ti ha usato, ma tu sei troppo offuscato dai ricordi per riuscire a comprenderlo.
Allora, Darcy dovette riconoscere la verità in quelle parole, perché dapprima lo fissò come se avesse appena visto uno spettro, poi si abbandonò a un pianto spietato, disperato, quasi come quello di un bambino. Sembrava così indifeso che Juliet desiderò gridare. Nessuno meritava di soffrire così tanto, nemmeno il più vile degli assassini.
Darcy cominciò a gridare il nome di Olivia, il suono rauco di un nome che si sollevò e venne trasportato dal vento per sparire in un'eco lontana. Pianse, gemette e si disperò per momenti che parvero interminabili, poi, prima che chiunque potesse prevederlo, sottrasse il pugnale dalla mano di Christopher e se lo conficcò nel cuore.
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