28. Luoghi desolati

—Dovremmo fermarci, da quello che riesco a ricordare c'è una locanda da queste parti— dichiarò Christopher un paio d'ore più tardi, quando i primi accenni del tramonto comparvero all'orizzonte.

—Non ho denaro con me— disse Juliet in tono mesto. Supponeva che lui, invece, lo avesse nascosto da qualche parte. Nei pantaloni, forse, o nella biancheria intima. Non voleva porsi il problema di come avrebbero pagato la notte alla locanda, perché lei, fondamentalmente, non era propensa a trascorrerne una insieme a lui. Doveva tenersi alla larga, se voleva salvaguardare la propria dignità, di cui ancora rimaneva qualcosa, e che si sarebbe mantenuta solo nel caso in cui non si fosse concessa a Christopher sapendo che non l'avrebbe mai sposata. Senza che potesse controllarla, una smorfia le si disegnò sul viso.

Christopher la notò.

—Non dovete preoccuparvi di questo— disse. —Ho del denaro con me.

—Lo avevo immaginato.— Non poté fare a meno di rispondere in tono irritato, dal momento che lei, di denaro, disponeva di rado. Poi, come se se ne fosse ricordata solo in quel momento, Juliet gli piantò addosso gli occhi. —Mi avete salvata dall'incendio— cominciò. —Questo significa che vi trovavate nelle vicinanze. Cosa ci facevate lì?

Christopher diede un altro colpo di remi, sistemandosi meglio sul sedile di legno della barca. —Hanno rapito anche me.

Il suo sguardo si incupì, e ciò non fece altro che incrementare la curiosità di Juliet. —Credete si tratti dello stesso uomo che ha rapito me e ucciso mia madre?

—Vostra madre?— Attonito, Christopher fece accostare la piccola imbarcazione rallentando il ritmo dei remi. —Vostra madre è morta?

—Mia madre è stata assassinata— replicò Juliet in tono duro. —È stato l'uomo che mi ha portata via a impartire l'ordine agli altri due.

Avvertí decine di emozioni affastellarsi dentro di lei, montare come una mandria di cavalli in carica, riverberarsi nel suo cuore come il giorno in cui aveva visto sua madre morire. Le lacrime scesero in silenzio, senza singhiozzi o gemiti, senza altro suono o rumore che non fosse il battito rapido del cuore. Christopher, quello, non poteva sentirlo. La mano del duca le sfiorò una spalla in un gesto gentile a cui lei non si sottrasse. Nei suoi occhi, Juliet lesse un dolore sconfinato, come se in qualche modo lui riuscisse a percepire il proprio.

—Mi dispiace davvero, Juliet— sussurrò. La mano si spostò dalla spalla al collo, delicata come una piuma, poi più in alto, sulla guancia. Lei sbatté le palpebre per scacciare il pianto. —Credete che sia stato lui?— insistette. —Aveva i capelli biondi, di un biondo scuro, e gli occhi...

—Darcy White— disse Christopher ritirando la mano. —Il mio carissimo amico d'infanzia.

Juliet colse una marcata nota di disprezzo nelle sue parole. Cos'era accaduto, si domandò, perché un caro amico del duca li rapisse entrambi trascinandoli chissà dove in mezzo ai boschi? Poi rifletté che era logico disprezzare un amico che lo aveva rapito.

—Lo conoscete, dunque— commentò. —Conoscete anche il motivo per cui ci ha rapito?

Christopher scosse la testa. Lei capì che non si era aspettato un gesto simile da quello che aveva considerato un amico fino a poco tempo prima, e tutto riportava a un'unica domanda: che cosa aveva spinto Darcy White a compiere un rapimento? E soprattutto, che cosa aveva a che vedere Juliet con lui? Poteva comprendere il legame con Christopher, ma lei?

Corrugò la fronte. —Non capisco che cosa voglia.

—Non lo so— replicò il duca con un sospiro teso. —Ma state certa che lo scoprirò. Sopra a tutto, perché voi siete quasi morta per colpa sua.

Lei fu colta da un improvviso moto di tenerezza a quelle parole, ma poi ricordo quello che si era ripromessa di fare e cioè debellare qualunque tipo di sentimento la legasse a Christopher Morgan, ed evitò di rispondergli.

Il freddo si era fatto prepotente; si strinse il mantello attorno alle spalle e, quando espirò, una minuscola nuvola biancastra le fuoriuscì dalle labbra.

—Prendete questo.
Christopher fece per togliersi la giacca, ma lei lo fermò con un gesto rapido della mano. —Sto bene. Non voglio niente da voi, Christopher— disse.

La voce le si incrinò e lui dovette accorgersene perché contasse la mascella. Tuttavia non disse nulla, ignorando apparentemente il tono aspro e limitandosi a scendere dalla barca che molleggiò appena sotto il suo peso. Attraccò e fece scivolare entrambi i remi fuori, lasciandoli cadere al suolo. Il River Way era costeggiato da una lunga fila di alberi dalle chiome scure. Sotto la quasi penombra del cielo, appariva uno scenario tutt'altro che sereno. Il viale di alberi creava un triangolo che andava man mano restringendosi verso la fine, là dove c'era solo una cupa cupola di rami e foglie. Juliet seguì i movimenti di Christopher quando rivolse lo sguardo lontano, rabbrividendo ancora una volta. Come poteva essere certo che in un posto simile esistesse una locanda?

—Siete sicuro che sia da queste parti? Questo luogo sembra disabitato, ed è talmente tetro che mi si sta accapponando la pelle.

—Non ne sono sicuro, ma dovremo tentare— fu la risposta di lui. —In fondo non abbiamo molta scelta. Preferite passare la notte su una barca in balia del gelo?

Juliet accusò degnamente il velato sarcasmo di Christopher, senza replicare con le parole, perché erano i fatti che contavano. Inspirando, saltò fuori dalla barca e, appena i suoi piedi toccarono terra, cominciarono a formicolare. Doveva essere a causa della posizione seduta che aveva adottato per tutta la durata del viaggio, ma cercò di non prestarci troppa attenzione. Il freddo era diventato intollerabile.

—Andiamo?—

Christopher si strinse la giacca intorno alle spalle e annuì, poi si chinò e infilò la mano all'interno di uno dei suoi stivali. Confusa, Juliet abbassò lo sguardo per capire cosa stesse facendo, poi lo vide estrarre un piccolo pugnale dall'impugnatura argentata. L'oggetto luccicò nella penombra, rischiarando per la frazione di un istante il volto del duca.
—Nel caso in cui incontrassimo degli inconvenienti durante la camminata— le spiegò. —Probabilmente Darcy era troppo occupato a fare chissà quali congetture per preoccuparsi delle armi e del denaro che avrei potuto nascondere in parti insolite del mio corpo.

La sua voce era attraversata da un'amara e leggera derisione, cosa che la colpì e di cui fu grata al tempo stesso. Era al sicuro con Christopher, per quanto la sua vicinanza la rendesse nervosa. Sapeva di esserlo. Sapeva che lui l'avrebbe difesa se si fossero trovati in una situazione scomoda, e questo riuscì a tranquillizzarla almeno in parte. L'altro lato di sé, però, pensava ancora al suo rifiuto, alla proposta di matrimonio per Rose, al fatto che, nonostante ne riconoscesse i segni, Christopher aveva espressamente rivelato di non provare altro che un sincero affetto verso di lei.

Il duca s'incamminò, e a un certo punto si voltò per sincerarsi che Juliet lo seguisse.

—Non avrete intenzione di restare lì, spero.—

Lei rimase con i piedi saldamente ancorati al terreno per qualche istante, poi, deglutendo nervosamente, lo seguì verso la lunga fila di alberi scuri.

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