24. La proposta di un gentiluomo

Il giorno dopo, a colazione, entrambi finsero che tra loro non fosse accaduto nulla.

Avevano capito che Rose era intelligente e che aveva già intuito tutto, ma in qualche modo cercare di tenerlo segreto era diventata una sorta di sfida. Juliet prese un pezzo di burro e lo spalmò sul pane tostato, poi lo mandò giù in silenzio. Christopher la stava osservando, ma lei aveva deciso di non assecondare il suo sguardo; più lo guardava e più il desiderio di baciarlo cresceva. Gli aveva rivelato che fissarlo mentre era quasi nudo le era piaciuto moltissimo. Sarebbe dovuto esserci imbarazzo, ma Juliet era stata ben lontana dal provare quello. No, avrebbe continuato a guardarlo all'infinito se ciò fosse stato possibile. Non riusciva a sentirsi colpevole, soprattutto di averlo baciato e di avergli confessato, seppur tra le righe, che anelava a qualcosa di più. 
Piuttosto si sentiva in colpa per aver provato certe sensazioni quando sua madre era morta da pochi giorni...

Eppure, Juliet ricordava le parole di Amanda la sera in cui aveva conosciuto Christopher. Sono certa che da qualche parte ci sia un gentiluomo che non aspetta altro che innamorarsi di te. Se fosse stata ancora in vita, lei le avrebbe detto che le cose si erano invertite, che la giovane, piccola Juliet Palmer si stava innamorando di un gentiluomo. Quel gentiluomo, a dispetto della passione che metteva nei suoi gesti, non avrebbe mai amato lei, però. Il pensiero la rammaricava, ma in fondo Juliet aveva compreso che tastare il terreno delle passioni, prima del matrimonio, andava bene. Soprattutto se poteva tastarlo con Christopher Morgan.

Dopo colazione, Rose si recò in cortile per occuparsi dell'orto e Christopher l'aiutò a dar da mangiare ai due maiali e a raccogliere le poche uova delle galline. Juliet rimase a guardarli dalla soglia della porta, senza sapere cosa fare. Non era cresciuta nel lusso più assoluto, ma la sua educazione non si era basata sull'amministrazione di una fattoria, così aveva accolto l'invito di Rose ad occuparsi di Joshua. Per il momento non le aveva dato troppi problemi, solo qualche mugolio e pianto di tanto in tanto che lei comunque aveva placato prendendolo in braccio e cullandolo. Non era mai stata una madre, ma sembrava che a Joshua non servisse molto per tranquillizzarsi; di questo, Juliet era grata. Il loro primo approccio non era stato dei migliori, giacché il pianto del piccolo aveva quasi rischiato di spaccarle la testa, un paio di giorni prima.

—Ti ho perdonato— gli aveva sussurrato scherzando appena un'ora prima, quando era corsa verso la sua culla e lo aveva preso in braccio così da spazzar via le sue lacrime. —Basta che tu non attenti di nuovo alla mia sanità mentale...

Joshua l'aveva fissata con due grandi occhi blu scuro, poi, come se avesse captato la battuta, aveva cominciato a ridere. Lei aveva notato che gli stavano spuntando due denti e la cosa l'aveva intenerita. Il pensiero di sua sorella, poi, le era tornato in mente. Chissà cosa faceva, Anne, con un bambino piccolo e un altro che presto sarebbe arrivato... Avrebbe tanto voluto vederla. Sua sorella le sarebbe stata accanto, l'avrebbe consolata, l'avrebbe incoraggiata verso la strada più giusta per quel sentimento che aveva iniziato a provare per Christopher. E Juliet, invece, non sapeva come dovesse comportarsi. Era giusto sentirsi così? E cosa discerneva il giusto dallo sbagliato? Anne le avrebbe detto che era normale, alla sua età, provare certe sensazioni. Del resto aveva solo due anni più di lei, ma aveva vissuto più esperienze in quel campo. Per Juliet, invece, era la prima volta. E che Dio l'aiutasse, era talmente bello sentirsi così...

—Per adesso abbiamo terminato— proruppe la voce di Christopher. Venne verso di lei e le rivolse un sorriso di cortesia, ben diverso da quello che gli curvava le labbra l'istante prima di baciarla. Juliet annuì, non sapendo come affrontare la situazione. Si sentiva pressoché inutile, in mezzo a due persone che sapevano come non battere la fiacca, eppure non poteva ritenersi colpevole di non saper agire come Rose. La ragazza li raggiunse con un mesto sorriso. I segni della stanchezza le percorrevano il viso, ma lei sembrava accettarli senza lamentarsi.

—Mi dispiace, ma per pranzo avremo solo uova e patate.

E non era un pasto diverso da quelli che avevano consumato nei giorni precedenti. Rose aveva l'abitudine di scusarsi per quel cibo a suo dire misero, ma sia Christopher che Juliet non avevano fatto altro che rassicurarla e, soprattutto, ringraziarla.
—È più di quanto potessimo aspettarci— si affrettò a dire Juliet, prendendole una mano in segno di gratitudine. —Come vi ho già detto, vi dobbiamo molto, Rose.

Lei tirò su col naso, in preda a un eccesso di pianto. Accadde all'improvviso, senza che nessuno dei tre potesse prevederlo. Gli occhi le si inumidirono.
—Non so come farò— gli confessò entrando in casa. Christopher richiuse la porta alle loro spalle e vi si appoggiò con la schiena. Juliet guardò la ragazza con amarezza. —Rose, non dovete preoccuparvi di questo, non adesso.

—Quando ve ne andrete— continuò lei tra i singhiozzi, —sarò di nuovo sola. So che sono trascorsi solo pochi giorni da che ci conosciamo, ma non posso ritenermi tanto ingenua da pensare che non tornerete a casa vostra...

—Rose— Juliet scosse la testa, afferrandola gentilmente per le spalle. —Non sarete mai sola.

Lei abbozzò un mezzo sorriso. —Siete voi, miss Juliet, che non sarete mai realmente sola.— Indicò con lo sguardo il duca, che puntava gli occhi sulla schiena di Juliet senza levarglieli mai di dosso.

Rose abbassò la voce. —Siete fortunata ad averlo. E lui è fortunato ad avere voi. Da quando Dwight mi ha lasciato io non faccio che pensare al mio futuro— confessò tra le lacrime. —Sapete, questo non sarebbe dovuto essere il mio destino. Io sono nata nobile, e Dwight era...

Un groppo le chiuse la gola e Juliet si accorse che non riusciva ad aggiungere altro. Se lo avesse fatto, Rose sarebbe di nuovo scoppiata in lacrime. Quella ragazza non meritava di soffrire. Come aveva potuto, quel Dwight, abbandonarla e per di più con un bimbo così piccolo? Quale genere di uomo aveva potuto compiere un gesto simile? Animata dallo stesso moto di fratellanza che l'aveva colta appena aveva incontrato Rose, Juliet si sporse verso di lei e le cinse il collo con le braccia. La ragazza si lasciò abbracciare, affondando il viso nell'incavo della sua spalla. Christopher osservava la scena come ipnotizzato, mentre un vago senso di angoscia lo pervadeva. Chiunque fosse quel Dwight, non avrebbe avuto la sua pietà se lo avesse incontrato lungo il suo cammino. Quello non era un uomo, piuttosto un animale che era fuggito con la coda tra le gambe. E fu a quel punto che gli venne in mente l'unica soluzione possibile. Per salvare il futuro di Rose, di suo figlio, e soprattutto per la sua reputazione.

—Non sarete sola, Rose— dichiarò, serio. Le due ragazze si allontanarono l'una dall'altra. Entrambe lo fissarono confuse, ma qualcosa nell'espressione di Christopher fece intendere a Juliet che quello che stava per dire non le sarebbe piaciuto. Attese in silenzio, cedendo all'istinto di incrociare le braccia sul petto.

Il duca sembrava più autoritario che mai. Alto, imponente, robusto e con una barba che chiedeva urgentemente di essere tagliata, celebrò la sentenza a morte del cuore di Juliet.

—Vi sposerò, Rose, se voi acconsentirete. In questo modo avrete salvo il vostro futuro, avrete salva la vita e la reputazione. E vostro figlio avrà un padre degno di essere chiamato tale. Vivrà circondato di ricchezze e non gli mancherà nulla, io stesso mi assicurerò che non accada. Non dovete rispondere subito, Rose, prendetevi il tempo che vi serve, ma fatelo in fretta perché i miei doveri di duca mi reclamano.

***

Nota autrice: ehi ehi! Spero di non essere linciata per questo capitolo, ma vorrei sapere cosa pensate della proposta di Christopher, e quali sono i vostri giudizi in merito al suo comportamento :D

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top